Kind of best friend
Immaginiamo a questo punto che la ripresa allarghi il campo, allontanandosi dai singoli episodi della vita di un nuovo arrivato che cerca di ambientarsi e che, almeno per i primi tempi, sembra non poter ricordare nulla a distanza di qualche settimana.
Il chiacchierare dei sette mercenari si confonde e poi si affievolisce, lasciando spazio alla voce del narratore - cioè la mia! - che intende spiegarti un poco come la situazione si sia evoluta nel corso dei due mesi più tranquilli mai vissuti dal gruppo, stranamente fisso in Russia.
Premendo il pulsante con la doppia freccia verso destra, vediamo Abel diventare un campione di Sambo in una sola frase, grazie alle dritte dei colleghi. Ben e Jacques sono i suoi maestri: il primo, come un padre, lo guida talvolta in modo affettuoso e talaltra in modo secco e deciso; con lui non è ammesso alcun errore e le ore di allenamento devono aumentare praticamente di settimana in settimana. Il secondo è invece come un fratello, un migliore amico, per via del rapporto più sciolto che hanno potuto costruire. Jacques è stato un grande wrestler; ora, oltreché aiutarlo quando incontra delle difficoltà, tenta sempre di insegnargli delle mosse appartenenti al suo repertorio, tanto teatrali quanto efficaci. Si tratta di trucchi che ben si sposano con i movimenti del Sambo pur essendo ad esso estranei, per questo risultano più che accetti sia da parte del diretto interessato, sia del "maestro supremo", Sumner.
Nonostante tutta la fatica che quotidianamente deve fare, Abel è profondamente riconoscente e grato a quest'ultimo, poiché dalle sei persone che grazie alla sua buona fede può considerare colleghi, deriva la possibilità di ambientarsi in una comunità. E poi, tutto ciò che possiede deriva da essi. Abiti compresi. A questo proposito, nella pic all'inizio del capitolo puoi osservare la sua mise da tutti i giorni: il completo personalizzato con kurtka azzurra e cintura nera, i pantaloncini candidi con la bandiera francese sui lati che si alternano a leggeri pantaloni tutti bianchi di cotone; quando non risultano scomodi, guanti coprenti solo dorso e polsi, infine un paio di parastinchi blu. Tornando alle lezioni e alle tecniche che sta imparando, vorrei fermare un attimo il fast forward e guardare una dimostrazione dell'ultima tecnica imparata: noi la chiameremmo Airplane Spin, ma per Jacques quella è la Tornado Eye. Abel, come gli è stato spiegato poco prima, afferra Basso e se lo carica sulle spalle, trovandosi con la nuca contro il suo fianco: poi, inizia a girare su sé stesso in tondo facendo perdere il senso dell'orientamento a quello che dovrebbe essere l'avversario. Dopo qualche secondo, infine, si ferma per scagliarlo sul prato.
«Ottimo lavoro! Quando sarai più pratico potrai abbinarla ad altre mosse, tanto l'avversario non sarà capace di impedirtele.»
Quasi compiaciuto, Abel aiuta il collega a rialzarsi. È in questo momento che t'invito a notare la larghezza delle sue spalle: il Basso sarà anche una specie di armadio, ma quelle del francese sono ben più importanti delle sue. E così per il collo. Ecco, effettivamente il biondino ha un aspetto più allenato che mai, capace di donare finalmente un senso ai suoi centonovantotto centimetri d'altezza: i suoi pettorali sono ormai esagerati, il collo è imponente, le braccia paiono di marmo e le lunghe gambe sono così atletiche da sembrare a malapena naturali - il tutto ottenuto in un tempo record, grazie probabilmente a ciò che lo Psycho Power non ha potuto evitare di comportare sul suo corpo, oppure anche al misterioso gene che l'ha reso bersaglio dell'organizzazione di Bison.
Qualunque sia il motivo, rimane il fatto che il nostro giovane protagonista è sprofondato in una seconda adolescenza; come per quella "naturale", anche questa lo sta disorientando alquanto. Come dimenticare il disagio che aveva provato ai tempi, così forte da spingerlo a considerarlo l'unico colpevole del suo scarso autocontrollo? Beh, in effetti... Lui l'ha proprio dimenticato. Pari a tutto il resto, niente più e niente meno.
Per capire il suo stato d'animo, mi spiace doverti accompagnare dove forse non avresti mai voluto sbirciare - è esattamente come pensi, sì, eccolo in accappatoio dopo una doccia bollente. A grandi passi si dirige allo specchio ovale appeso sopra il lavandino; si potrà guardare ancora per poco, prima che il vapore acqueo oscuri tutto, ma non sente alcun bisogno di rimirarsi per più di pochi attimi. S'acciglia, squadrando la cicatrice scura che sottolinea la sua orbita sinistra, quella un poco meno colorata - ma pur sempre evidente - che troneggia sul sopracciglio destro, sottile verso l'alto ma addirittura sdoppiata alla base e quella che pare unirle passandogli sul naso. Infine, carezza delicatamente con l'indice il segno a forma di croce che occupa per intero il suo mento sottile. Forse, riflette, potrei farci crescere sopra il pizzetto. Ha già provveduto, in effetti, a nascondere un'altra cicatrice: quella in cima alla fronte, sicuramente non impressionante come le altre, ma in un punto tale che ha potuto celarla dietro un semplicissimo ciuffo di capelli biondi. L'unico ciuffo che non ha rasato, e che quindi mi permette di affermare che sono tornati del bel biondo che era appartenuto a suo padre prima che a lui. Lo stesso biondo che lo rende così adorabile da fare avanzare la trovata della "cresta" a niente meno che Jacques, uno che in effetti non aveva mai fatto alcun caso all'apparenza di nessuno... Ma che non ha potuto evitare di pensare che i capelli stanno meglio corti su quel viso, che lunghi come sarebbero presto diventati per via dell'incuria a cui erano soggetti.
Il motivo per cui il mercenario ancora "apprendista" ha scelto di tenerli praticamente rasati non è, comunque, solo il consiglio del collega; il fatto principale è che sono davvero comodi.
Ben prima che il vetro possa appannarsi, con un semplicissimo pettine, mette il ciuffo in ordine consapevole che nel giro di qualche minuto sarà perfettamente asciutto. Poi, senza osare far caso a tutti i segni che ha sul corpo - anche e soprattutto perché gli fa senso il fatto di non riuscire a collegarli ad alcun momento preciso - si riveste. I suoi indumenti gli sembrano così grandi... Sa che fino a non molto tempo prima gli bastavano magliette grandi la metà. Non che sia importante, ovvio. Anzi, penso che sia giunto il momento di rimettere il fast forward - ma prima di mutare argomento... Parlando di cambiamenti che si possono notare, come ultima cosa... Non posso non fare riferimento al tono della sua voce, che è sempre più basso. O al fatto che la usi sempre meno spesso, a causa del malessere continuo che può provare solo chi non conosce sé stesso.
I suoi begli occhi sono incollati al terreno per la maggior parte del tempo, a farci caso: quando se ne distolgono paiono fissi nel vuoto, o si concentrano nello sguardo dell'interlocutore - che di preferenza è il suo più caro amico, Jacques.
Voglio specificare, a questo proposito, che quando Abel è in sua compagnia diventa qualcuno di un po' diverso dal solito. La sua concentrazione è spesso rivolta alle labbra rosa del connazionale, che gli sembrano tanto lisce e vellutate; la sua voce pare più lieta quando parla con lui, anche se rimane bassa, probabilmente per far sì che la abbassi a sua volta - quando Jacques parla sottovoce diventa qualcosa di inaudito - e fors'anche per mantenerlo fisicamente vicino a sé, come se non potesse sopportare di averlo lontano per lungo tempo. Più di una volta lo scorgiamo accarezzargli i capelli, così scuri da sembrare neri, in contrasto alla pelle che entrambi hanno bianca come carta da stampante; e non sottovalutiamo i sempre più rari sorrisi che esibiscono soltanto quando in disparte rispetto agli altri, dolci come albicocche - sfuggenti, ma comunque sempre notati dal destinatario.
E dopo tutte queste curiosità, lasciamoci trasportare dal veloce scorrere del tempo ad un avvenimento davvero degno di nota: la prima missione da mercenario del nostro protagonista.
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