Aquamarine eyes


«Jacques..?»
«Ciao. Ti disturbo?» risponde a mezza voce, in francese.
«No, no... Entra pure.»
Il biondo lo precede, lentamente, lasciandosi cadere seduto sul letto e guardandolo avvicinarsi. Jacques si stringe forte il braccio; non è da lui ricordarsi di prendere gli antidolorifici.
«Fa molto male?»
«Non è il peggiore che abbia mai provato... Ma non intendo nascondere che sì, del dolore me lo fa provare.»
Non sapendo bene cosa dire, il biondo increspa le labbra e abbassa lo sguardo sulle sue mani unite. Si sente tremendamente intontito dal pisolino interrotto, la testa gli pare prossima a girare vorticosamente; non ha minimamente voglia di pensare ad una qualsiasi conversazione. Sebbene, c'est clair, gli piaccia immensamente il fatto di essere in compagnia di Jacques.
Solo di lui.

«Senti... Non è che non apprezzi le cose ufficiali, o i brindisi. Ma sono venuto a ringraziarti di nuovo, e sinceramente, per stamattina.»
Un attimo di silenzio, rotto dallo scricchiolio delle molle del letto nel momento in cui anche Jacques ci si siede sopra.
«Tu ti saresti comportato in modo identico. Non ho fatto nulla di speciale.»
«Il fatto è che... Non ti ho insegnato tutto ciò che ti ho visto fare oggi. Hai mentito, a tavola. Sei stato...» Mentre l'amico parla, Abel alza lo sguardo incontrando il suo, carico di emozioni. «Incredibile» conclude Jacques, sottovoce.

Scuotendo la testa, il biondo nasconde il viso tra le mani.
Non è affatto contento di aver perso il controllo, di essersi fatto vincere dalla rabbia, sebbene alla fine sia riuscito a riprendersi: sente che non è cosa buona lasciarsi guidare da quegli istinti, che potrebbero prendere il controllo in ogni momento e sopraffare la sua volontà. Sente che vanno combattuti, anche se potrebbero costituire una forza. Perché nulla potrebbe essere più probabile di finirne succubi, un giorno - e secondo lui, è meglio perdere combattendo per il bene che vincere dalla parte del male, in qualunque senso s'intenda quest'ultimo.
«La verità è che quanto mi è accaduto... Mi spaventa. Ci sono così tante cose che ignoro, di me...» Fermandosi, Abel sospira; i suoi occhi diventano umidi e non trova la forza di continuare a parlare.
Come descrivere qualcosa di così sfuggente?
Comprendendo il suo stato d'animo, le braccia dell'amico lo stringono. Di rimando, anche lui lo abbraccia - sentendo per questo il cuore aumentare l'intensità dei battiti.
«Il fatto che ancor oggi tutti ignoriamo il tuo nome indica che si tratta della verità. Tu stesso non lo ricordi, ne sono certo.»
Senza troppo riflettere, il biondo appoggia la fronte contro la sua guancia.
«Odio mentire. Non lo farei mai. Soprattutto perché non ho nulla da nascondere. Al contrario, ho letteralmente tutto da scoprire.»
Non avevano mai scambiato parole così sincere; non erano neanche mai stati così vicini e forse è proprio per questo che vien loro da parlare con una tale spontaneità.
Aprendosi per la prima volta, Abel racconta a Jacques tutto quello che lo affligge. Gli racconta di come la sua memoria continui a sfumare, escludendo man mano tutto quanto si allontana dal presente - sebbene, ultimamente, la sua impressione sia che la velocità dello spaventoso processo stia iniziando a scemare. Gli parla, rendendosi conto di quanto ne avesse bisogno, dei luoghi nei quali i suoi sogni sono immancabilmente ambientati, quelli finiti in macerie come lui stesso aveva potuto constatare in compagnia del suo salvatore, Nash - l'uomo che sa lanciare onde dorate in grado di infrangere il vetro più resistente. 
Gli descrive il caos che regna nella sua mente riguardo il periodo presso quella base; esso è molto diverso dalla mancanza di informazioni che riguarda tutto il resto. C'è qualcosa, ne riesce a carpire qualche immagine di tanto in tanto, ma come noi sappiamo la sofferenza fisica gli ha intorpidito la mente e impedito di immagazzinare le esperienze in modo da essere fruibili. Gli allenamenti e le scariche prima, l'ultra-dosaggio, la fame, la sete e la noia patite nella cella poi... Sono traumi che lasciano un chiaro segno, che non è definitivo o eterno, ma che al momento rappresenta l'unica base disponibile ad Abel per la costruzione della sua personalità.

Jacques lo ascolta, scioccato e schifato dalla malvagità di chi ha agito con così poco cuore nei confronti di una persona come il suo collega e amico più caro. E apprendendo che una fitta alla testa è per lui il segnale più chiaro di un ricordo irrecuperabile ma presente, non resiste ad alzarsi in piedi e stringersela al petto.
Per quanto ancora avrebbe dovuto soffrire ingiustamente un ragazzo così speciale?

Liberandolo dalla stretta pochi attimi dopo, quasi pentito del gesto, ecco che incontra i suoi occhi d'acquamarina: ne rimane talmente rapito da non riuscire a spiccicare parola. Non che Abel minimamente cerchi, o abbia intenzione, di spezzare il silenzio.
Entrambi si trovano in quello stato d'animo che arriva dopo aver scoperto cose terribili, che a logica dovrebbe essere tristezza; ma che non può in essa riconoscersi totalmente, perché ora le due anime sono legate dalle medesime conoscenze, dalla terribile consapevolezza del passato più prossimo e della possibilità di scrivere il futuro a quattro mani. 

Sono le braccia di Abel a muoversi per prime, dopo secondi di immobilità completa; trattengono Jacques per i fianchi e lo adagiano, invero non troppo delicatamente, sulle coperte.

Di qui in avanti, le luci sono per noi spente. E la porta serrata.

Nel frattempo vorrei chiarire un concetto: Abel è quindi omosessuale?

La mia risposta è la seguente: no.

Analizzando la sua straordinaria capacità di affezionarsi, la sua disarmante dolcezza... Il suo bisogno di amore... C'è un vocabolo che lo definisce perfettamente!

Abel è pansessuale. Almeno, ovviamente, secondo me.
Innanzitutto nasciamo pansessuali, prima che la società ci faccia capire che l'eterosessualità è la via 'giusta': Abel non ha subito alcuna influenza dalla società dopo il lavaggio del cervello, quindi mi sembra corretto. Al seguente link (chissà se si può cliccare...) la teorizzazione per sommi capi di questa idea... https://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Mieli#Il_transessualismo_universale


In secondo luogo, Abel è francese. Ve lo spiego meglio con uno screenshot.

E prima che qualcuno mi prenda sul serio, marseilles-rolliamo insieme al prossimo capitolo!

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