Capitolo 1

"Muovi il culo e vieni qui, puttanella!" Carlo mi chiama dal fondo del bancone. Ubriaco, come sempre.

"Taci gallina! Voglio Bella!" lo sento imprecare di nuovo contro Rachel che tenta invana di attirare la sua attenzione. Agito i capelli negando con la testa pensando all'addestramento di questa notte. Non so ancora come mi è saltata per la mente quest'idea di voler cambiare le cose qui a Madrid. In che modo poi!

Accendo il sorriso più falso che ho, con la speranza di non deludere Carlo per qualche secondo. Preparo velocemente la sua birra e la verso sul bicchiere. Dopodiché, mi affretto a raggiungerlo per porgergli il ventesimo bicchiere di questa sera. 

"Tu mi farai morire!" e scoppia in una fragorosa risata che si perde appena le labbra unte raggiungono l'estremità del bicchiere.

Alzo gli occhi al soffitto, sospirando nel ricordare per un attimo le borse sotto i suoi occhi spenti e incavati.

"BALLIAMO BELLA!" esclama infastidendo i clienti vicini. Di sottecchi lo vedo alzarsi dallo sgabello e raggiungere il palco delle danzatrici per strusciarcisi contro. Traballante, poi, alza le braccia come se si trovasse nel bel mezzo di un ballo lento.  

"Ti prego non iniziare a fissarlo. Fa già ribrezzo nei suoi vestiti poco decorosi... Per non parlare di quella barba unta e folta!- Rachel sghignazza- A proposito! Un ragazzo mi ha lasciato una busta timbrata di tutto punto." si gira raggiungendo il piano di lavoro accanto alla cucina. Estrae una busta dal colore giallognolo da una fessura tra il poggia coltelli e il tagliere e me la porge, dirigendosi subito dal prossimo cliente.

Le faccio un segno e mi allontano verso l'interno della cucina. Mi appoggio sul piano di pietra e stacco la cera dalla carta.

Riconosco da subito il timbro stampato sulla cera...

Apro la lettera piegata su se stessa e ne leggo il contenuto:

"Bella;

Da Iniziata come sei ti ricordiamo che molti di noi vengono da un futuro a noi sconosciuto, pertanto ti chiediamo di tener segrete ogni cosa detta in questa congrega. Indipendentemente da chi siamo tu dovrai attenerti alle nostre storie, rispettarle e qualora fossero ambigue ti chiediamo di far più domande possibili affinché ti chiariremo le idee. Ti verranno consegnati completo, guanto, munizioni e pistola a doppia carica al tuo appartamento.

L'addestramento si svolgerà alle Cuatro Torres nel centro di Madrid. Spero tu sappia di cosa parlo.

Ti aspettiamo al terzo rintocco delle lancette dell'orologio che troverai assieme a tutto l'equipaggiamento.

B.D

Richiudo la lettera, la ripongo sulla tasca del mio grembiule ed esco dalla cucina. 

Quando esco, Carlo è in mezzo alla stanza, disteso a terra mentre ride di gusto. Guardo Rachel che mi fa segno di andare a recuperarlo, mentre va avanti con la preparazione di altra birra. Al bancone è rimasta una sola persona. E' coperta in volto da un cappuccio scuro e lungo. Di sottecchi, mentre esco dal bancone, lo vedo guidare la sua testa proprio dove mi sto dirigendo.

Distolgo lo sguardo per un momento e quando noto di essere quasi vicino a Carlo, sembra essere in uno stato pietoso a giudicare dalla bava che gli cade dalla bocca e dagli occhi chiusi. In pochi secondi ha preso sonno sul pavimento della nostra locanda.

Per fortuna sappiamo dove metterlo, altrimenti sarebbe stato d'intralcio per gli altri clienti.

Le ballerine, sopra il palco, sembrano essersi stancate di ballare, perciò siedono sulle sedie dietro le tende del palco e chiacchierano sull'unico cliente rimasto al bancone.

"Che spalle! -osserva una- Hai visto gli occhi, Celeste?" sussurra sperando di non attirare la sua attenzione. Sbuffa per non essere riuscita ad osservare meglio quella figura composta, con la testa china piegata sul suo bicchiere.

"No! Ma dal mento sembrava essere un vero uomo latino!" Un'altra sembra esserne sorpresa e mi meraviglio come la sua intelligenza sia così spiccata... 

Mi chino a terra, prendendo un braccio di Carlo e me lo faccio passare tra le spalle.

"Forza Carlo... Alzati." ordino ad un tono di voce tale che riesca ad attirare la sua attenzione.

"Belle! E' sempre un piacere ballare con te...! OH!" sussulta come se una scossa avesse connesso il suo cervello per un momento.

"Su, andiamo a dormire." e lo trascino verso le scale andanti alla mansarda.

"Resta con me a dormire... Potrei incantarti...!"  singhiozza richiudendo gli occhi. Fa le scale a stento.

Per fortuna, quando arriviamo alla mansarda, non mi rivolge nemmeno di un'occhiata e si butta sul cumulo di fieno dove ormai è abituato ad appisolarsi.

Mi allontano, senza far rumore per le scale e raggiungo Rachel dietro il bancone. Noto che l'uomo di cui parlavano le ragazze non c'è più e un silenzio di tomba è calato nell'intera locanda.

"Chi era? Lo conosci?" mi chiede Rachel lucidando i bicchiere con uno straccio umido.

"No... Perché?"

"Era strano... ti ha fissato per quasi tutto il tempo.- si guarda attorno cercando qualcosa-  Se n'è andato lasciandomi questa strana moneta d'oro." afferma lei porgendomela.

Su di essa, stampato con grande attenzione c'è lo stesso simbolo della lettera che ho ricevuto.

"Ti dice qualcosa?" chiede lei notando la mia espressione alquanto perplessa.

Sposto lo sguardo all'esterno della locanda, fuori dalla porta. Come se rivedessi scene già viste. O semplicemente vorrei capire chi si nascondeva dietro a quel cappuccio.

E' come se rivedessi le sue orme di fango lasciate sul pavimento, ma in modo più chiaro.

Come se lo avesse fatto apposta nel tentativo di indurmi a seguirlo.

"Era uno di loro..." sussurro realizzando, sperando che Rachel non mi abbia sentita. 

"Eh?" anche lei sembra sovrappensiero, nel modo in cui mi chiede di ripetere. 

"Oh. Nulla." 

Ritorno a guardare fuori dalla locanda, il sole illumina la strada ciottolata, l'ombra degli alberi  riflette sul terreno e un leggero venticello scosta le tende delle finestre.

Il rumore delle carrozze fa tremare il pavimento e questa perpetua sensazione di esser guardata si conferma appena distinguo la figura molto simile all'uomo di prima infondo alla strada.

Corro verso la porta, trasportata da un istinto mai sentito prima, che accorda con la mia spontaneità. I capelli ondeggiano sulla mia schiena e i miei occhi sembrano andare a fuoco appena incontrano la luce del sole.

Rimango a guardare la figura alta e penetrante, che si distingue dai passanti, dall'altra parte della strada.

Passano altre carrozze e dietro a una di queste l'uomo sparisce.

Era restato li come se si aspettasse che agissi d'istinto nel volerlo cercare. Evidentemente ne è rimasto soddisfatto. 

Ritiro fuori la lettera dal grembiule e cercando di estrarne il foglio all'interno, rimango sopraffatta quando noto che questo si sia trasformato in un cumulo di polvere.

Alzo la lettera dal fondo in modo da svuotarla, ma mentre tento di svuotarne il contenuto un rapace vola basso e mi sbatte l'ala sul viso, strappandomi la lettera dalle mani.

Guardo quello che riesco a definire un falco allontanarsi nel cielo in una velocità inaudita, con la mia lettera imprigionata nel becco aculeo e giallo.

Seguo il rapace fino al suo decollo, sopra alla spalla di una figura indistinta. Questa se ne sta protesa in avanti e come un puntino grigio in una tettoia completamente bianca, aspetta che il rapace si fermi sulla sua spalla.

Poi scompare correndo sul tetto del palazzo, dalla parte opposta, in modo che non possa vedere dov'è diretto. 

Ora, quindi, lo posso dire con certezza. Non era solo un caso o un'impressione. 

Gli Assassini mi stanno aspettando.



 








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