capitolo 12
Mi gettai sul primo del gruppo, quello che sembrava il capo. Era un gigantesco gatto nero come la notte dagli occhi gialli e maligni. Lottammo avvinghiati, in un vortice di graffi e morsi. L'avversario mi morse con violenza il muso, mentre io lo colpivo alla pancia. Rotolando nella polvere ci colpimmo con ferocia. Quando riuscii a liberarmi e a farlo fuggire sanguinavo abbondantemente dal muso e dal fianco, ma non mi importava. Balzai su una gatta grigia polvere magra e dalle lunghe zanne gialle. Mordendola alla schiena, la graffiai con le zampe posteriori. Ma quella " gatta", se così si poteva definire, mi scrollò con violenza, buttandomi a terra. Un dolore fortissimo mi colpì come una folgore quando la dissidente affondò le zanne giallastre nella mia pancia. Io cominciai a muovermi a scatti, scalciando per tentare di liberarmi. Quando finalmente la costrinsi a lasciare la presa mi alzai, premendo una zampa sulla ferita alla pancia. La dissidente, imperterrita, mi balzò di nuovo addosso, ignorando completamente i graffi e i morsi che le infliggevo. Ero distrutta, stanchissima e debole. Ma dovevo resistere. Con un violento colpo alla gola finalmente la uccisi e me la scrollai di dosso. Traballante mi rialzai, sul punto di svenire. Mi guardai attorno. Mi resi conto di una cosa terribile: ZampadiDiamante stava difendendo il mio vice, svenuto, da quattro avversari, ed era così coperto di sangue da non far riconoscere più il colore del pelo. Io mi gettai su un gatto rosso e bianco, graffiandolo. Ma lui, che sembrava ancora perfettamente in forma, mi scrollò e mi colpì con un calcio in pieno petto. Sentii un crack alle costole e una fitta atroce. Feci un volo di almeno un metro, atterrando violentemente di schiena, mentre sbattevo la testa contro la Grande Roccia. Tossii sangue, frastornata. Era finita. Non avevo più forze, era tutto annebbiato. Vomitai sangue, accasciata su un fianco. Il nemico mi si avvicinò, gli artigli rossi di sangue. Stava per uccidermi. In quel momento vidi ZampadiDiamante, il corpo sfregiato e sanguinante, balzare tra me e lui. Cominciarono a lottare. Tentai di rialzarmi. Le zampe non rispondevano, i dolori erano troppo forti. Gridando dal dolore mi alzai. Corsi zoppicando ad aiutarlo. Ma prima che potessi intervenire un altro avversario balzò addosso al gatto nero, rovesciandolo e, davanti ai miei occhi inorriditi, incindendogli a fondo la gola. Gridando di rabbia balzai addosso agli avversari, colpendoli in preda alla furia. Un secondo dopo avevo gli artigli affondati nella gola del primo, mentre l'altro si contorceva a terra, la pancia aperta. Corsi da ZampadiDiamante, che, sdraiato a terra in un lago di sangue, rantolava sputando sangue. Mi inginocchiai a terra, implorandolo:" No... No! Devi resistere! CuordiTifone! "
Il guerriero nero mi sorrise amaramente:" È troppo tardi... Almeno morirò per... il clan. Anche se non sono un guerriero..."
Io, piangendo come un cucciolo, dissi:" No. Chiedo al Clan della Stella di posare lo sguardo su questo apprendista: ha appreso il vostro nobile codice e ha perso la vita al servizio del clan. Sarà conosciuto come FuriadiDiamante, per ricordare la furia con cui ha difeso il clan. "
Il gatto sorrise, felice, e mormorò, la voce spezzata:" G-Grazie..."
Poi smise di respirare, gli occhi azzurri vuoti. Un odio profondo mi invase: tutti quei morti, non lo sopportavo più! Volevo vendetta. Mi alzai di scatto, furiosa. L'odio mi accecò.
Mi risvegliai da quella specie di " trance" quando i nemici cominciarono a scappare. Avevo gli artigli affondati nel fianco di un gatto ormai morente. Ero in uno stato pietoso. Avevo ferite profonde in tutto il corpo, e le costole spezzate. Non riuscivo a respirare, il dolore ai polmoni lancinante. Tossii sangue, accasciata a terra. Mi lasciai andare all'oscurità.
Angolo autrice: non uccidetemi! Vi prego! Mi dispiace per FuriadiDiamante. Ciao, a presto!
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