11 ~ Nel cuore dell'oblio

CantodelRuscello's P.O.V

"CantodelRuscello..."

Forte mi chiama un mormorio silenzioso.

Sono l'aria, il cielo, la polvere.

Il battito di un cuore fantasma.

Senza suono.

"CantodelRuscello..."

L'ombra del mio nome. 

La musica di un ricordo.

La mente la suona.

Una mente cava, vuota.

Immemore.

"CantodelRuscello..."

Il vibrare di un passo.

Frusciare di foglia.

Stormire di vento secco. 

Fiato di deserto.

"CantodelRuscello!"

Questa volta il suono è reale. Respiro di bufera. 

Due lame mi trafiggono.

I suoi occhi.

Firmamento nebuloso, stelle in fin di vita.

Galassie senza nome.

Paiono volermi ancora richiamare, mormorando silenti, urlando, piangendo, stridendo.

Ma ora tacciono.

Fuochi estinti.

Riprendo il cammino e il sussurro ancora si ripete, laconico. 

Chiudo gli occhi e sento l'acqua ululare, e onde abbattersi su di me, barchetta alla deriva in un mare tempestoso. Tacita, contemplo la rovina. E ascolto la voce dell'oblio.

Voce nera, di sangue.

Mi volto e lo vedo, il sangue scarlatto, seguirmi. Una scia di desolazione.

L'aria è cupa, immota, odorante di carogna, di cenere, di putrefazione. Un senso di nausea mi pervade e non mi abbandona, mescolandosi all'onnipresente dolore, all'invincibile pavore.

Arriccio il naso e mi rivolgo a colui che mi guida, come desiderosa di rivolgergli una domanda. Le parole mi muoiono in gola, di fronte al suo sguardo, fiamma antica.

Torno a fissarmi le zampe e mi mordo le labbra, trattenendo i miei tanti dubbi.

"So che vuoi chiedermi qualcosa, piccola". La voce roca del gatto mi atterrisce, per quanto non contenga che rimpianto. "Riconosco chi cela in sé una domanda. Parla, giovane, non temere. Nessuno dovrebbe più aver paura di un relitto come me, un avanzo masticato dalla storia."

"Tu..." Impasto la polvere sotto di me, incerta se continuare. Una strana sensazione mi invade, e scorgo una fine aura scura propagarsi lungo il mio corpo trasparente, per poi dissiparsi in corrispondenza del punto in cui si sarebbe dovuto trovare il cuore.

Un gelido brivido d'ombra.

Il felino pare comprendere la mia paura, e smette di fissarmi, invitandomi con dolcezza a proseguire. Annuisco e procedo a passo più spedito, costruendo frasi che, forse, non pronuncerò.

Poi, in uno scatto improvviso, la mia lingua si scioglie e le corde vocali si tendono. "Tu... tu chi sei?" 

"Io chi sono, vuoi sapere?" replica con fare enigmatico, afflosciando le orecchie e fissando un orizzonte invisibile, velato di nere nubi. "Già, io chi sono? Io sono una leggenda, e come tutte leggende posso essere variamente interpretato."

"Che cosa vuoi dire?" sussurro, avvampando. Ho sempre faticato a parlare, temendo i giudizi altrui. Ora che sono qui, che il Clan della Stella stesso mi ha giudicato indegna, la mia paura è triplicata.

Il grande guerriero tenebroso procede: "Io sono uno di quegli incubi che si aggirano la notte, a spaventare i cuccioli e ad assillare i giovani. Ma sono anche un'ombra che cerca la luce, per poter sentire il calore anche solo per un istante, prima di svanire. Oppure la neve che gela i rami e le foglie, ma è sciolta dal sole. Sono tutto e niente. Un arrogante pentito. Un assassino che non sopporta più l'odore del sangue. Un mostro senza più zanne. Io sono ciò che resta di ArtigliodiCardo".

"ArtigliodiCardo."

Il suono di quel nome ha in sé qualcosa di sinistro.

Sa di battaglie e di ferocia.

Di odio e di veleno.

Di paura e di morte.

Deve essere stato il protagonista di qualche racconto, di qualche mito d'infanzia, di qualche favola degli anziani.

Non lo so. Non ricordo.

"A-ArtigliodiCardo?" La mia voce è uno strillo impaurito. Mi distanzio di qualche passo, il pelo gonfio e la coda in agitazione.

Lui si acquatta, nasconde le zampe dai lunghi artigli sotto il ventre, per mostrarmi le sue buone intenzioni. C'è sofferenza nel suo sguardo, come se combattesse con il suo passato, con l'immagine che si era creata di lui. "Non temere, CantodelRuscello. Questo nome ormai non è che un guscio vuoto. So che non ti fiderai, perché fidarsi di quelli come me è innaturale. Le mie parole potrebbero essere solo fandonie, che ne sai? Magari non sono davvero pentito, magari ti sto ingannando per trarti in trappola e colpirti alle spalle quando meno te lo aspetti. Sai, nella vita ho perso il senno, e nella morte certo non mi è tornato. Sono un folle omicida, eppure... eppure, ora vorrei essere diverso. Meno di uno spirito. Il tempo ha consumato la mia essenza, tanto che nemmeno io mi conosco più" replica.

"Oh, la memoria... gioca brutti scherzi..." sussurro, imbarazzata.

"E tu, tu chi sei, piccola?" mi domanda con tono affettuoso.

La saliva si prosciuga nella mia bocca. "Io..." Abbasso gli occhi sulle zampe insanguinate, sforzandomi in ogni modo di ricordare. Mi allungo verso il fiume dell'oblio, che ha divorato i miei ricordi. Mi tuffo, mi impegno, riemergo. Niente. "Io non lo so."

Il guerriero si stupisce. "Non lo sai? Ma tu sei qui da così poco!"

Abbasso di più le orecchie. "Io..." Deglutisco, ricordandomi alcuni sfocati dettagli dello strano sogno che mi aveva strappato i ricordi. Non ricordo le parole, solo le immagini.

Acqua, umidità, luce argentea...

"Io non ho memoria."

"Tu... non hai memoria?" Le sue iridi si accendono in un modo strano, che mi spaventa.

Un borbottare sospetto si fa sentire alle nostre spalle, piatto e fortissimo.

"Brutto idiota! Imbecille! Cervello di topo!"

Rizzo il pelo. Chi è? Con chi parla?

ArtigliodiCardo accenna a un arbusto inaridito, dietro al quale ci nascondiamo. Mi appiattisco piena di terrore, scorgendo l'immagine di un felino beige dalla stazza imponente, la cui corporatura ricorda un leone di montagna. Per poco non mi viene un mancamento, quando riconosco la figura che gli sta accanto: il soriano bruno, quello del riflesso in riva al fiume. Il mio assassino. Mi nascondo meglio, tremando, spandendo scintille nere.

I due gatti stanno discutendo, ma quello simile a un puma sembra star rimproverando l'altro, il quale lo ascolta, per nulla intimidito.

"Io ti do un solo compito, e tu lo sbagli pure!" 

"Rilassati, LeonediMontagna. Non è la fine del mondo!" La voce del mio carnefice è terribile, come i denti che mi hanno squarciato la gola. Lo odio e lo temo. Vorrei che soffrisse, quel mostro spietato, ladro di sogni. Eppure, a ogni mio pensiero sanguinoso, sento di compromettermi sempre più, e comando alla mia mente di tacere.

"Oh, sì! Sì che lo è! Tu dovevi portarla qui viva! E invece cosa hai fatto, VolodiPoiana? Tu l'hai uccisa!" Il gatto più chiaro e più snello è furibondo. "Non hai pensato neanche per un momento a come reagirà lui?"

"Lui?" mi domando, inghiottendo il timore.

"Oh, lui non se la prenderà così tanto. Dovrà capire. Era argentea, per la miseria! Lo sa anche lui quanto io odi le gatte argentee! E con gli occhi azzurri, per di più!"

Il pelo si rizza. Argentea... Occhi azzurri... Stanno dunque parlando di me? Faccio per gridare, spaventata, ma ArtigliodiCardo mi copre le labbra con l'imponente zampa.

"Oh, mio sciocco, rancoroso amico... Metti per una buona volta da parte le tue velleità vendicative e obbedisci agli ordini! Ora, vedi di non commettere più errori o ti farò fare un bel viaggetto nell'oblio." La voce di LeonediMontagna è agghiacciante, un pugnale che affonda lentamente, facendosi strada verso il cuore.

Gli occhi di colui che mi ha strappata alla vita si restringono. Il rancore mi fa provare un istintivo piacere, che cerco di reprimere. "Non vi deluderò, signore. Ora, cosa volete che faccia?"

 "Andate al confine con il Clan della Stella. Non temere, è stato chiuso. Quegli sciocchi sono caduti nella nostra trappola. Gli ostaggi hanno fatto il loro dovere, e ora saranno ricompensati... con l'oblio!" Sorride sadico, segnandosi il collo con l'affilatissimo artiglio. 

Tremo più forte. Ostaggi? Oblio?

"Nessuno ti intralcerà. Vedrai arrivare una gatta più bianca della neve, pura, bellissima... una rosa eterea." I suoi occhi divengono sognanti, ma in modo inquietante, innaturale... peccaminoso. 

ArtigliodiCardo indurisce il pelo. Bofonchia qualcosa, che non riesco a decifrare. Pare un nome, un sussurro in punta di labbra. Lo mormora di nuovo. "FonteChiara."

"Non far caso alla gatta nera che la accompagnerà. Ingannala, inventati qualcosa, e portami lei. Il fiore nato dalle tenebre. La profezia lo dice chiaramente: 'Quando le stelle taceranno, la belva oscura sarà tornata. Coglierà il fiore nato dalle tenebre, che nel dolor langue'. Lei diverrà nostra, lo capisci? Sarà un'alleata preziosa, ora che RosaScarlatta ci ha traditi. Ma ogni tradimento ha una conseguenza..."

Il tono si fa ancora più oscuro. Mi faccio piccina, il cuore di spettro che pulsa violento.

"Trova FonteChiara. Svelto! Io, intanto, vado a far visita a una mia vecchia conoscenza..." Il corpo massiccio di LeonediMontagna si schiarisce sempre più, fino a svanire in un refolo di vento. Vento che di solito non c'è, nella Foresta Oscura.

VolodiPoiana scatta come una molla, velocissimo, un fulmine. Vederlo sparire mi fa sospirare di sollievo: la sua vista mi annientava. Prima di dileguarsi tra i fitti alberi neri, ha sussurrato qualcosa. Qualcosa che ha fatto irrigidire ancora di più il mio compagno.

"Sarà fatto, padre."

~•~•~

Ecco a voi un nuovo capitolo! Il pericolo e i misteri si intrecciano sempre di più, coinvolgendo sia i vivi sia i morti. Cosa accadrà? FonteChiara passerà al lato oscuro? Gli ostaggi sfuggiranno alle grinfie di LeonediMontagna? E chi è "Lui"?

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