first date
Dopo la scenata avvenuta nel loft di Magnus per invocare il demone della Memoria, Jace aveva ucciso il demone sotto richiesta di Clary, vedendo che questo era libero e che avrebbe provocato danni enormi se non l'avessero fermato.
Perciò i ricordi della rossa furono persi, così come la speranza per lei di riuscire a scoprire dove fosse la Coppa Mortale.
Intanto lo stregone aveva raggiunto Alec ma quest'ultimo l'aveva cacciato dichiarando di voler rimanere solo. Successivamente si presentò anche Jace, il suo parabatai. Alec era spaventato di scoprire la sua reazione, la reazione a ciò che aveva visto durante l'evocazione.
«Alec, stai bene? Perché hai reagito in quel modo?» gli chiese Jace mentre l'altro si metteva una mano nei capelli neri, evidentemente nervoso.
«Che intendi? Voglio dire... Perché mi parli? Non sei arrabbiato con me?» incalzò lo Shadowhunter spaventato dalla eventuale risposta dell'amico.
Jace rise mettendosi seduto accanto a lui.
«Seriamente Alec? Pensavi me la sarei presa? So che mi ami... Lo so da molto tempo. Ma perché non me l'hai mai detto? Sono il tuo para-»
Non fece in tempo di finire la frase che Alec lo interruppe confuso e rosso come un pomodoro allo stesso tempo.
«Cosa?! Izzy ti ha detto qualcosa? C-come fai a sapere...»
Il maggiore non era mai stato così evidentemente scosso.
«No Isabelle non c'entra, si vede, tutto qui. Smettila di tenere le emozioni per te Alec, prima o poi esploderai. Non vorrei essere lì, sai com'è, ci tengo al mio bel faccino.» Il biondo finì la frase con un'aria sarcastica. Ovvero il suo solito modo di esprimersi.
«Jace, non puoi dire sul serio...»
L'interpellato assunse un'espressione seria e guardando gli occhi azzurri del parabatai disse in tono conciso
«So che non sei davvero innamorato di me, è solo perché ci conosciamo da tanto. Tu credi di amarmi ma non è così Alec.»
Gli occhi azzurri del Lightwood si spostarono molto velocemente da una parte all'altra, in preda alla disperazione. Voleva solo seppellirsi in quel momento; nonostante fosse un guerriero, si sentiva come una bolla di sapone, come se potesse scoppiare da un momento all'altro.
Decise di assecondare l'amico, anche se non era d'accordo con le sue parole.
Ma era troppo giù di morale per ribattere e discutere.
Tuttavia assunse un'espressione accigliata, un misto tra rabbia e arrendevolezza.
«Sì, hai ragione. Scusa Jace, ti voglio bene.» Disse il maggiore abbassando il capo, con voce tremante. Nonostante fosse arrabbiato –arrabbiato per tutto quello che avrebbe voluto dire, ma non ne aveva il coraggio– era altrettanto fragile in quel momento. Sperò che Jace non ribattesse e che lo lasciasse da solo.
Come se gli avesse letto nel pensiero, Jace sorrise debolmente e lo abbracciò dandogli qualche pacca sulla schiena.
«Anche io Alec.» si alzò e si allontanò, varcando la soglia della porta, lasciando di nuovo lo Shadowhunter solo.
O almeno per qualche secondo.
Dopo infatti qualche attimo la porta si riaprì, rivelando la sorella minore Isabelle.
Alec la guardò mentre attraversava la stanza e si metteva accanto a lui.
Sforzò un sorriso, o almeno ci provò, ma il risultato fu una smorfia venuta male.
«Ehy fratellone, tutto bene?» Gli accarezzò l'avambraccio dolcemente. Alec si rilassò, e sincero rispose «No, per niente. Non che cambi qualcosa»
Izzy guardò gli occhi azzurri del fratello, erano lucidi ed il colore stava diventando più cupo, un velo di tristezza che era visibile anche a chilometri di distanza.
«Che ti ha detto Jace?» chiese cautamente Isabelle, non volendo far rattristire maggiormente Alec.
Questo gesticolò riferendo la conversazione avuta poco prima con il parabatai.
«Lui lo sapeva. Capisci Iz? Eppure mi ha detto che non è vero, che ciò che provo non è reale. Come se lui sapesse cosa provo...» sbottò infastidito Alec, mentre la sorella ascoltava e continuava a carezzargli il braccio, per rassicurarlo.
«Forse dovreste parlarne... Non dovreste litigare lo sai» Cercò di convincere il fratello maggiore, ma sembrò tutto inutile.
«Lo so, ma non c'è nulla da dire. Anche se davvero lo amassi, non cambierebbe nulla no?»
Alec si allontanò dalla sorella che non fece in tempo a ribattere, dato che questo era già fuori dalla stanza.
A passo deciso si avviò verso il salone principale del loft di Magnus, dove trovò lo stregone intendo ad accarezzare il Presidente Miao che era accoccolato sulle sue gambe.
«Avete finito con le vostre conversazioni da Nephilim?» alzò gli occhi al cielo mentre spostava il gatto sul divano e si avvicinava ad Alec.
«Ehm... Hai detto che per invocare il demone avrei dovuto–» arrossì grattandosi la nuca evidentemente imbarazzato -nonostante qualche attimo prima fosse infuriato- «Beh sì, passare una giornata con te.» riprese lo Shadowhunter mentre Magnus tramutava la sua espressione, alzando un sopracciglio. «Cosa intendi? Vorresti iniziare ora? Mi sembrava aver capito che per ora non era un buon momento.»
Alec si guardò intorno e vide Jace con Clary, lui che le accarezzava la schiena per consolarla. Nonostante sapeva che fossero fratelli, Alec sentì un misto di rabbia e gelosia invadergli il cuore.
«Non importa, quando vuoi possiamo uscire.» ribatté in tono più freddo e deciso.
«Perfetto allora! Che ne dici di stasera? Ti passo a prendere alle otto.» Alec non ebbe nemmeno il tempo di ribattere che Isabelle entrò nella stanza e li interruppe.
«Mamma mi ha mandato un messaggio, dice che stanno arrivando perché hanno sistemato quel problema a Idris. Dovremmo andare, prima che non ci trovino all'Istituto.» disse frettolosamente mentre Alec e Magnus si lanciavano delle occhiate e Isabelle li osservava incuriosita.
«Vado ad avvisare Jace.» disse la sorella in modo provocatorio, ovviamente per lasciarli "soli", non che la situazione sarebbe cambiata.
«Vuoi ancora uscire stasera?» gli chiese lo stregone con premura, sapendo che probabilmente avrebbe cambiato idea.
Alec ci pensò, sarebbe stato rischioso uscire di nascosto con i suoi genitori nell'Istituto, ma era troppo arrabbiato per cambiare idea, così senza pensarci disse «Sí, ma vengo io da te alle otto.» sorrise debolmente mentre Magnus esplose in un'espressione felice quanto sorpresa.
«Perfetto allora, ci vediamo alle otto!» sorrise ancora e questa volta fece sorridere veramente anche Alec.
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