Capitolo uno
Ad Harry piace l'ordine. Adora temperare le sue matite e sistemarle in un'unica fila, così come gli piace organizzare i suoi gilet di lana a seconda del colore. Ad essere sinceri sono quasi tutti marrone o beige, ma vengono sempre piegati accuratamente e sistemati in una pila ordinata, e classificati in base alle sfumature cromatiche.
A volte alcuni ragazzi a scuola lo prendono in giro, già. Gli danno dello sfigato e non esitano a ricordargli che si veste come un anziano. A loro non piace che Harry prenda sempre voti altissimi, o il fatto che sollevi la mano quando conosce la risposta ad una domanda posta dai professori, o che gli piaccia trascorrere la sua pausa pranzo in biblioteca. Harry non capisce cosa ci sia di così sbagliato nel voler imparare, in modo tale da potersi garantire un lavoro decente in futuro ed un bel marito con cui avere minimo cinque bambini.
Il che non dà il minimo senso al fatto che Harry abbia da quasi due anni un'enorme ed imbarazzante cotta per il migliore amico -o meglio, la personificazione del Caos stesso-di suo fratello. Beh, del suo fratellastro per essere precisi, ma sua madre continua ad insistere sul fatto di chiamarlo fratello, quindi Harry fa del suo meglio per renderla felice. Nonostante Liam non faccia il minimo sforzo per venirgli incontro.
"Perché non ti decidi a vestirti in modo normale?" si lamenta Liam mentre guida verso la scuola, le folte sopracciglia perennemente aggrottate. "La gente a scuola non ti prenderebbe così tanto in giro se ti vestissi decentemente."
Harry stringe la presa sul suo zaino e guarda fuori dal finestrino. "Cosa importa di quello che pensano? Non sto cercando di fare colpo su nessuno."
Liam sbuffa e alza il volume della radio, che sta trasmettendo la top ten di quel tipo di canzoni pop che, Harry lo sa già, gli rimbomberanno nella testa per ore.
"Nessuno? Seriamente?" Liam rallenta alla vista di un semaforo. Harry osserva la luce rossa e assiste silenziosamente alla sua trasformazione in arancione. "Come può anche solo essere possibile? Hai diciassette anni."
Harry si limita a scrollare le spalle, evitando di dargli una vera e propria risposta. Non è mai stato bravo a mentire.
"Cos'è questo improvviso interesse per la mia vita amorosa? Non pensavo ti importasse."
"Infatti non m'importa." Il semaforo diventa arancione e poi verde, e Liam torna a guidare. Grazie a Dio. "Ma... sei tipo mio fratello. Quindi immagino dovrebbe."
Harry si gira di scatto, fronteggiando Liam, e sbatte gli occhi con fare sospettoso. "Mamma ti ha per caso detto qualcosa?"
Liam si agita un po' nel sedile, smettendo di tamburellare le dita sul volante al ritmo della canzone trasmessa dalla radio. "Forse."
Bingo. Liam acquisisce sempre un briciolo di coscienza dopo una di quelle chiacchierate. E dopo qualche minuto torna ad ignorare Harry, continua a fingere di non conoscerlo a scuola. Cosa che sta bene ad Harry. Davvero. "Beh, non-- Solo perché viviamo nella stessa casa non significa che ti debba importare di me."
"Hey," replica Liam, gli angoli della bocca rivolti verso il basso, "Non sono così stronzo, lo sai."
La settimana precedente Andy, amico e compagno di squadra di Liam, aveva rubato ad Harry tutti i suoi vestiti e lo aveva spinto fuori dallo spogliatoio, costringendolo a restare nel corridoio della scuola semi-nudo, dove tutti potevano vederlo. Harry quel giorno indossava i suoi slip rosa con la stampa di Minnie sopra, quelli che sua mamma gli aveva comprato a Disneyland l'anno prima. E ricorda distintamente la presenza di Liam nello spogliatoio. Eppure, Liam non aveva fatto proprio niente per aiutare Harry, nemmeno mandare a fanculo il suo amico, quindi. "Certo. Come no."
Liam si limita a sospirare. "Ti serve un passaggio dopo?"
"A meno che tu abbia voglia di aspettarmi. Ho il corso di matematica oggi pomeriggio."
"Aspetta, non posso in ogni caso. Mi sono appena ricordato che dopo l'allenamento di calcio vado a mangiare con la squadra. Allora niente."
Spendere dieci minuti per dare un passaggio ad Harry è, dunque, il limite per Liam per quanto riguarda l'idea di instaurare un legame di fratellanza tra di loro. "Prenderò l'autobus allora," dice Harry, nonostante sappia già che dovrà aspettare mezzora alla fermata dei bus.
"D'accordo."
Liam svolta l'angolo ed accelera. Harry non vede l'ora di compiere diciotto anni, così da poter prendere la patente e farsi prestare la macchina da sua mamma. Così da poter evitare così frequentemente di soffrire per la distanza infinita che c'è tra lui ed il suo fratellastro.
•••
Se c'è una sola cosa bella riguardo al fatto di avere Liam come fratellastro, è sicuramente quella di avere la possibilità di vedere il suo migliore amico camminare fino alla macchina e premere il viso contro il finestrino per fare una faccia buffa a Liam. Harry respira profondamente e cerca di non notare quanto le mani di Louis siano delicate. Come il mignolo della mano destra destra sia leggermente storto. Harry ci prova, ma fallisce. Spettacolarmente. Già è incapace per conto suo di essere un essere umano funzionante, ma quando Louis gli è vicino le cose peggiorano ancor di più.
Liam si limita a sorridere e ad estrarre le chiavi dal quadro della macchina, prima di uscire fuori dall'auto. Harry dovrebbe fare lo stesso, ma Louis è ancora lì, e molto probabilmente ha le braccia appoggiate al tetto della macchina perché tutto quello che Harry riesce a vedere è un pezzo della sua pelle dorata, dove la maglietta gli si è sollevata, andando a scoprirgli la pancia. Harry deglutisce rumorosamente e si sistema gli occhiali con un dito, sollevandoseli sul naso. China lo sguardo sul proprio grembo, ricordandosi di non comportarsi in modo così maledettamente stupido. Louis non lo noterà nemmeno. Neanche tra un milione di anni. E' semplicemente troppo luminoso e magnetico e amato da tutti, mentre Harry fa battute a cui nessuno ride e parla troppo lentamente ed indossa gilet di lana quando la temperatura inizia a calare. Sono le persone meno compatibili sulla faccia del pianeta.
Harry riemerge bruscamente dai suoi pensieri non appena Liam bussa sul suo finestrino. Non appena nota due paia di occhi puntati su di lui, Harry sente il calore affluire sulle guance. Si aggrappa al proprio zaino, riuscendo in qualche modo ad uscire dalla macchina senza imbarazzarsi ulteriormente.
"Tutto bene?" gli chiede Louis.
Harry annuisce semplicemente, la lingua annodata, sentendosi fortemente a disagio quando Liam va a chiudere a chiave l'auto. E' che Louis è sempre stato gentile con lui. Non lo ha mai preso in giro, neanche una volta. E probabilmente Harry si basa troppo sul basso e triste giudizio generale che la gente ha di lui, ed è per questo che è tremendamente cotto di lui. Louis è semplicemente così maledettamente amorevole.
Louis sorride leggermente, e nonostante si unisca a Liam, camminando insieme a lui per raggiungere l'entrata della scuola, lasciandolo dietro da solo, Harry sa già che sarà difficile per lui concentrarsi per tutta la mattinata.
•••
D'accordo. Dunque, c'è la possibilità che Harry si stia nascondendo nello sgabuzzino degli inservienti in questo momento. Forse. Un po'. Non è un codardo. Si tratta solo di... principio di autoconservazione. Semplicemente, non se la sente di avere a che fare con battutine maligne già di prima mattina. Nessuno gli ha mai fatto niente di orribile. E' solo che Harry si sente un po' sensibile oggi e l'ultima cosa che gli serve è qualcuno che lo prenda in giro, facendolo scoppiare a piangere in mezzo ad un corridoio pieno di studenti.
Si stringe più forte al petto i libri di scuola, maledicendosi di aver indossato un gilet di lana prima di uscire di casa. L'aria è davvero soffocante nella stanzetta in cui si trova ed il colletto sta iniziando a irritargli la pelle, a lasciargli il retro del collo arrossato.
La porta si apre con un cigolio.
Harry si raggomitola istintivamente in un angolo, strizzando gli occhi per colpa della luce improvvisa.
"Cosa ci fai qui, Harry?" gli domanda con fare spaventato un ragazzo con i capelli biondi che Harry ricorda di aver visto nella sua classe di biologia. Niall. Ecco, Niall Horan. Una volta l''insegnante lo aveva fatto uscire fuori dalla classe perché Niall non riusciva a smettere di ridere davanti all'immagine di un pene flaccido. Al momento ha una ragazza addosso a lui e oh. Harry non aveva mai veramente pensato che potessero esistere persone pronte a pomiciare nello sgabuzzino dei bidelli, al di fuori degli adolescenti nelle commedie romantiche.
"Um... volevo solo un po' di tranquillità?" Harry desidera fortemente di risultare convincente.
"Oh, scusa. Noi possiamo--"
"No, va tutto bene. Stavo comunque per andarmene." Fa un gesto ai limiti dello spastico, mostrando loro la piccola stanza piena di polvere e ragnatele. "E' tutto vostro."
"Sicuro?" gli domanda Niall, arrossendo furiosamente quando la ragazza inizia a baciargli il retro del collo.
"Sicurissimo," replica Harry, schiacciandosi contro la parete e superandoli, le punte delle orecchie che gli stanno andando a fuoco. Prima o poi, quando avrà finito il liceo e avrà iniziato l'università, troverà anche lui qualcuno che vorrà pomiciare insieme a lui. Questo è quello che si dice ogni volta che nota le coppiette che lo circondano. Prima o poi. E magari non sarà Louis Tomlinson, ma nel frattempo Harry ha tutto il diritto di fantasticare e di disegnare sui margini dei suoi quaderni un omino che gioca a calcio, un omino con le sembianze di Louis.
Non si rende conto di avere alcuni fili di ragnatela tra i capelli fino allo scoccare della seconda campanella.
•••
Sta piovendo e questo non aiuta affatto Harry a non pisciarsi addosso. Persino l'immagine di Shakespeare, stampata nelle pagine del suo libro di letteratura inglese, pare iniziare a guardarlo con fare derisorio e a prenderlo in giro per la sua stupidità.
Harry stringe le gambe e sbatte la testa contro il suo libro, frustrato del fatto che nella sua stanza non ci sia un bagno incorporato. La toilette più vicina è, per uno scherzo del destino, alla fine del corridoio. Il corridoio in cui Louis e Liam stanno giocando a calcio, visto che fuori c'è brutto tempo. Harry deve davvero pisciare.
Potrebbe farla fuori dalla finestra? Sicuramente alle gardenie non farà male una dose extra d'acqua.
Che diavolo, si sta comportando da idiota. Non gli può succedere niente di male. Semplicemente lo ignoreranno, come al solito. Basta che esca dalla stanza, superi i due ragazzi e magari dica "Ciao" a Louis. Ed ecco il problema, però, pensa mentre si alza in piedi e si dirige verso la porta, una mano sudata pronta ad afferrare la maniglia. E' già tanto se non arrossisce come un idiota quando guarda Louis, figuriamoci cosa succederebbe se provasse addirittura a parlargli. Si comporta in un modo così dolorosamente ovvio in sua presenza che è sorpreso che nessuno glielo abbia ancora fatto presente.
Puoi farlo. Sei un uomo forte ed indipendente, e per nulla al mondo ti piscerai nei i pantaloni come un bambino spaventato. Assolutamente no.
Non appena mette piede fuori dalla porta, una palla lo colpisce dritto in faccia. Non è stato un tiro così forte, ma in qualche modo Harry si ritrova comunque ad inciampare contro la parete, stordito, gli occhiali che gli volano via dal viso.
"Cazzo! Stai bene, amico?"
Harry batte le ciglia, provando a spazzare via la nebbia nella sua testa. Una mano calda gli si posa sulla spalla, aiutandolo a ritrovare l'equilibrio. La mano di Louis. Louis, che sembra sempre destinato ad assistere ai momenti in cui Harry si mette in imbarazzo. Fantastico. Il karma di Harry fa cagare.
"Io... tutto okay. Penso." Non riesce davvero a sentirsi metà della faccia. Probabilmente è una buona cosa.
"Mi dispiace così tanto, merda." Louis scivola sulle ginocchia e la sua testa finisce proprio accanto al cavallo dei pantaloni di Harry, ed Harry non ha idea se la sua testa stia girando a causa della pallonata o perché il suo amore non corrisposto lo sta guardando da quella che è la posizione giusta per fargli un pompino.
"Ecco," dice Louis, sollevandosi agilmente da terra. Con un'espressione concentrata gli sistema gli occhiali sul viso. La pelle delle nocche di Louis, che nel movimento è andata ad accarezzare gli zigomi di Harry, è calda. "Come nuovo."
"Ho davvero bisogno di andare a pisciare," farfuglia Harry, diventando prontamente rosso. Oh, beh, più rosso. Inoltre, ha con buone probabilità stampata sulla faccia l'impronta di una palla, e non di quel tipo che non gli dispiacerebbe.
"Beh, allora," ribatte Louis con un sorriso confuso. Deve sicuramente pensare che Harry sia un assoluto idiota incapace di interagire con gli esseri umani. Non che il suo pensiero non sia giusto, però, accidenti. "Lungi da me tenere un uomo lontano dai suoi bisogni."
Harry si limita ad annuire, trascinando se stesso ed il proprio ego ferito verso il bagno. "Sei sicuro di stare bene?" gli urla dietro Louis.
Harry riesce a fargli un piccolo sorriso. Spera di non far risultare troppo evidente la sua cotta per lui. "Sto bene. Grazie."
Non appena chiude la porta del bagno sente chiara e tonda la risata di Liam. Si sente il più grande idiota del mondo, e non sta certo facendo il melodrammatico della situazione. E la cosa peggiore è che Harry è grato del sordo dolore che gli rimbomba nella testa, perché è grazie a quella pallonata se Louis lo ha toccato, anche se in modo amichevole. Patetico, ecco cos'è Harry.
Quando esce dal bagno --dove non è rimasto per più di due minuti, perché non gli serve davvero che Louis vada a pensare che avesse bisogno di cagare, e non di fare semplicemente pipì-- Liam e Louis non sono più nel corridoio. Probabilmente sono andati nella stanza di Liam. Harry raggiunge la propria camera, dove c'è solo Shakespeare a tenergli compagnia, e cerca di non farsi sopraffare dalla delusione. E forse anche dalla sensazione di solitudine.
Si toglie gli occhiali non appena realizza che cercare di concentrarsi sullo studio è inutile. Si preme con cautela le dita sulla guancia, che è davvero troppo calda. Sta per alzarsi per andare a recuperare un po' di Tylenol dall'armadietto delle medicine quando qualcuno bussa alla sua porta.
Harry gira troppo velocemente sulla sua sedia per fronteggiare la porta, e cade per terra. Non ne va fiero, può ammetterlo. Soprattutto quando dalla porta emerge un Louis davvero preoccupato che immediatamente corre verso di lui per aiutarlo a sollevarsi da terra.
"Cazzo, stai bene? Mi dispiace, amico. Non intendevo entrare così di botto. È solo che... ho sentito un tonfo e mi sono preoccupato, quindi io... sì." Accompagna Harry verso il letto, aiutandolo a sedersi. La presa di Louis è sorprendentemente forte e salda, ed Harry non ha mai desiderato così tanto strisciare sotto il letto e fondersi con il pavimento. "Merda, non hai una commozione cerebrale vero?"
"No, è solo che... mi hai solo spaventato un po'? Non ti preoccupare, dico davvero." Niente commozione cerebrale, no. È solo in procinto di avere una coronarica, ma più che altro perché la mano di Louis è ancora sulla sua spalla. Harry non sta già componendo una triste canzone d'amore, con tanto di musica di violino, nella sua testa. Assolutamente no.
"Beh, troppo tardi. Ed ecco il motivo per cui ti ho portato, um..." Louis raddrizza la schiena e solleva un pacchetto di piselli congelati, sorridendogli impacciato. Harry cerca di non commuoversi, perché nessuno, se non sua mamma, Gemma e occasionalmente Geoff, ha mai mostrato questo tipo di preoccupazione nei suoi confronti. Ciò non significa che sia comunque una buona ragione per emozionarsi. Forse ha veramente subito una commozione cerebrale.
"Ecco," Louis preme gentilmente il sacchetto sulla parte arrossata del viso di Harry. Harry lo afferra, e le loro dita si sfiorano, e per un folle attimo si domanda se non stia tutto capitando dentro la sua testa. "Dovrebbe tenere a bada il gonfiore, sì? Personalmente mi ha aiutato molto quando l'anno scorso mi sono fatto male al ginocchio durante la partita."
Harry se lo ricorda. Ricorda decisamente quando cercava di estrapolare qualsivoglia informazione sulla salute di Louis da un ignaro Liam. "Grazie. Non ce n'era bisogno."
"Per sicurezza ti ho portato anche degli antidolorifici." Louis estrae una bottiglietta dai suoi jeans troppo stretti, appoggiandola sul materasso, accanto ad Harry. E' un vero angelo. I suoi capelli profumano di fragole e vaniglia. Harry è sicuro che questo possa costituire una prova.
"Grazie," ripete Harry, desiderando che le sue capacità comunicative non si azzerassero ogni volta che Louis gli è vicino. "Davvero, io... sei sempre così gentile con me. Grazie."
Abbassa lo sguardo sul proprio piede, grato dei piselli che gli stanno nascondendo il rossore del viso.
"Sì, non c'è di che," dice Louis, come se non avesse appena compiuto chissà quale azione grandiosa. E, in effetti, non lo ha fatto, si rende conto Harry. E' divertente come la sua testa dolorante non sembri essere della sua stessa opinione. "Fammi sapere se inizi a sentire un po' di nausea, va bene?"
Harry deglutisce, nonostante la gola secca, e riesce a offrirgli un piccolo sorriso, gli occhi fissi sul viso ingiustamente meraviglioso di Louis. "Okay."
"Okay, bene. Cerca di non morire, per favore, o Anne mi ucciderà." Louis sorride, tutto denti aguzzi e rughette intorno agli occhi, ed Harry si sente così stordito da quanto è bello il suo sorriso che quasi lascia cadere i piselli.
"Io... io ci proverò."
Louis non accenna ad alzarsi, le mani nascoste nelle tasche dei jeans, ed Harry non resiste più. Non sopporta il silenzio, dunque fa la prima cosa che fa sempre quando non ha idea di cosa dire. "Hey, Louis?"
"Sì?"
"Cosa dice una banana ad una mela mentre giocano a carte?"
Gli angoli della bocca di Louis si sollevano in un accenno di sorriso, ed Harry sa che si sta tirando la zappa sui piedi da solo ancora prima di finire la sua barzelletta. "Le dice: Pesca!"
Harry incontra lo sguardo impassibile di Louis ed arriccia le dita dei piedi sul tappeto, chiedendosi per quale motivo non abbia ancora imparato a tenersi le proprie battute per sé.
Non si rende conto di star tenendo il fiato fino a quando l'improvvisa risata di Louis lo fa spaventare a tal punto di farlo espirare rumorosamente.
"Oh Dio, questa è--"
"Tommo," Liam urla nel superare la porta aperta della camera di Harry, "Muovi il culo, il cibo è pronto!"
"Aspetta un attimo, cazzo!" replica Louis, lanciando uno sguardo alla porta. Torna a guardare Harry, e si stringe nelle spalle. "Scusa, forse è meglio che--"
"Tranquillo." Harry non ha mai desiderato tanto ardentemente infilare limoni nel tubo di scappamento della macchina di Liam. Ma non lo farà, perché non è una persona cattiva. In più hanno finito i limoni il giorno prima ed Harry si è dimenticato di ricomprarli quando è andato a fare la spesa, quindi.
"Io," inizia Louis, dirigendosi verso la porta, "Scusami, hai fame per caso? C'è abbastanza cibo per tutti. Non avevo pensato--"
"Sono a posto. Ho, um... ho mangiato prima." Ha cucinato per sé. Forse potrebbe menzionarlo a Louis, ma il ragazzo è già quasi fuori dalla stanza, e dunque la possibilità di fare colpo su di lui grazie alle incredibili doti domestiche che possiede sfuma velocemente.
"Hey," gli dice Louis, sporgendosi sulla soglia, il suo viso simile a quello di un bambino monello. "Cerca di guarire e di non giocare troppo a carte."
Nel cercare di trattenere un'imbarazzante e rumorosa risata Harry si fa sfuggire di mano il sacchetto di piselli congelati. Atterrano sul suo piede. Per fortuna Louis non è lì ad assistere alla scena.
Harry nasconde il viso nel cuscino, cercando di non ridacchiare come un pazzo. E' davvero innamorato di quel ragazzo, e la situazione non sembra affatto intenzionata a migliorare.
•••
Non ce la fa a guardare Louis negli occhi. L'ultima volta che l'ha fatto è stato dopo aver pensato a lui durante una delle sue docce speciali, e si è sentito incredibilmente in colpa. In qualche modo, questa volta la situazione è ancora peggiore. Harry è sinceramente preoccupato di potersi trasformare in poltiglia se si mettesse a guardare Louis. Louis che, al momento, è seduto accanto a Liam in cucina, ed è intento ad osservarlo mentre Harry sta cercando di prepararsi un panino con mani tremanti.
"Quindi, Harry," inizia Liam ed Harry è così sconvolto che spreme della senape sul suo panino nonostante odi la senape. "Spero che tu non farai la spia e non ci farai scoprire."
"Cosa?" Harry si ferma. Una fetta di prosciutto scivola via dalle sue dita ed atterra sul ripiano con uno splat. Arrossisce, e si concentra intensamente per evitare di guardare Louis perché improvvisamente il suo cervello sta iniziando a ricordargli continuamente alcuni spezzoni del sogno avuto durante la notte. Un sogno molto vivido, neanche fosse una pellicola di un maledetto film. Non è nemmeno stato un sognoerotico. Solo stupido, ed Harry cerca in tutti i modi di non arrossire ancor di più perché ha sognato di tenere per mano Louis, ha sognato che Louis lo bloccava sotto il lampione di fronte a casa per premergli un bacio sulla guancia, ed in qualche modo è convinto che se in questo momento guardasse negli occhi il ragazzo lui sarebbe capace di leggergli nel pensiero.
"Quello che Liam sta cercando di dire," si intromette Louis, "è che faremo una festa molto chic qui."
Liam sbuffa.
"Sì, Liam, chic. Perché qualcuno porterà anche del vino, e sono sicuro che questo basti a rendere una festa chic. Comunque," dice Louis sospirando rumorosamente, "Apprezzeremmo molto se tu non lo dicessi ad Anne e Geoff? Puoi comunque stare tranquillo che puliremo prima del loro ritorno dalla loro piccola... eh, scopata per festeggiare l'anniversario."
Il lungo grugnito che lancia in quel momento Liam rappresenta uno dei rari momenti in cui Harry si sente in piena sintonia con il suo fratellastro.
"Loro non scopano. Sono troppo vecchi. Tutto quello che fanno è dormire e abbracciarsi. Tutto qui, okay? Okay."
"Hai ragione, Payno," ribatte Louis, usando quel tono sarcastico e giocoso che Harry vorrebbe con tutto il cuore il ragazzo utilizzasse con lui per prenderlo amorevolmente in giro. Per distrarsi, si impegna nel tagliare la lattuga in tanti piccoli pezzi. "Ti lascerò vivere nella tua ingenuità. A meno che non farai qualche cazzata, al che sarò ben felice di ricordartelo nuovamente."
Liam incrocia le braccia e ci lascia scivolare la fronte sopra, con il grugnito di chi ha gettato la spugna tanto tempo prima.
Harry è così impegnato nel cercare di evitare gli occhi di Louis, o nel sentirsi infastidito dal fatto che il ragazzo abbia iniziato ad accarezzare la schiena a Liam, che quasi si dimentica del fatto che gli abbiano posto una domanda. Ancora. E' una buona cosa che non abbia problemi cardiaci perché i suoi battiti hanno raggiunto una velocità tale da fargli pulsare le orecchie.
"Quindi, lo farai?" gli chiede Louis, appoggiando improvvisamente i gomiti sul ripiano e avvicinandoglisi. "Manterrai il nostro segreto?"
Harry fa l'errore di guardarlo negli occhi. Dovrebbe essere abituato al suo viso ormai, ma in realtà la vista della luce del sole che si intrappola nelle ciglia di Louis, disperdendosi nelle sue iridi azzurre lo sorprende ogni volta. Rende ancora precario il suo equilibrio, fa sempre diventare la sua bocca secca e trasforma irrimediabilmente il resto del mondo in una macchia confusa.
"Io," schiude le labbra e deglutisce rumorosamente, sollevato dal fatto di essere riuscito ad emettere dei suoni, "Lo farò?"
"Lo farai?" ripete Louis, i canini affilati che brillano quando sorride compiaciuto e cazzo, Harry dovrebbe davvero appoggiare il coltello prima di fare qualcosa come mozzarsi accidentalmente le dita.
"Sì, okay. Lo farò. Manterrò il vostro, um... il vostro segreto."
Louis si solleva dalla sedia con un grido entusiasta, iniziando poi a saltellare intorno al tavolo per raggiungere Harry e stringerlo velocemente a sé con un solo braccio. Prima che Harry riesca anche solo a ricominciare a respirare correttamente o ad accertarsi che le ossa non gli si siano trasformate in gelatina, Louis si stacca dal suo corpo per ritornare a sedersi accanto a Liam.
Harry riesce a muoversi solo cinque minuti più tardi.
•••
La festa è tutto tranne che chic. Gli invitati sono sostanzialmente adolescenti ubriachi, e la casa è già pronta ad accogliere macchie sui tappeti e assenza di aria respirabile. Harry è rimasto al piano di sotto per cinque minuti, durante i quali si è sentito come se avesse la testa piena di cotone. Non si è neanche mai sentito così tanto un pesce fuor d'acqua, quindi si nasconde presto nella sua camera da letto, una bottiglia di vino stretta tra le dita. Si arrampica fuori dalla finestra ed appoggia la schiena contro il muro della casa, le gambe stese sulle piastrelle sporche del tetto. Se non avesse già bevuto un terzo della bottiglia, immagina avrebbe esitato all'idea di sporcare il suo paio preferito di pantaloni. Però ha bevuto, quindi si infila la bottiglia di vino rosso tra le cosce e fa riposare la testa all'indietro, per guardare il cielo scuro e nuvoloso.
Può ancora sentire il sordo rumore della musica, e le pareti vibrare al ritmo degli amplificatori. Non può fare a meno di domandarsi cosa ci sia di sbagliato in lui. Chiedersi il motivo per cui preferisca nascondersi nel tetto con i capelli trasandati ed una logora maglietta con un buco sotto l'ascella piuttosto che unirsi alla festa.
"Per lo meno ci sei tu, Don Pinot. Sei un bravo amico." Avvolge l'orlo della bottiglia tra le labbra, permettendo al liquido amarognolo di bagnargli la bocca. Gli scivola nella gola, bruciandogliela, per poi piazzarsi nel suo petto come una piccola palla di luce del sole di Francia.
Cattura una goccia pronta a scivolare dalla bottiglia con la punta della lingua, e perché nessuno sta facendo buon uso della sua eccellente abilità nell'usare la lingua? Il mondo non sa cosa si sta perdendo. Anche Harry non lo sa. Certa gente starà probabilmente pomiciando proprio sotto questo tetto adesso. Anche Harry vuole pomiciare con qualcuno, cosa c'è di così sbagliato in questo? Magari potrebbe baciare Don Pinot, vedere se è interessato a lui.
Le ante della finestra accanto alla sua spalla vengono improvvisamente spalancate, ed Harry a momenti si rovescia addosso tutto il vino. Sobbalza e rannicchia le gambe contro il petto, smettendo di leccare l'orlo del Don Pinot perché, ma che cazzo. Quella che qualcuno ha appena invaso è la sua stanza, ed il tetto è suo, e gli invitati non sono... invitati. Un attimo. Non suona bene. Eh. Harry è troppo brillo per fargliene importare qualcosa.
Tutto ciò che riesce a vedere dell'intruso sono i suoi polpacci sodi e le sue cosce muscolose e la curva rotonda del suo fondoschiena stretto in jeans molto stretti e, okay. Forse possono tenergli compagnia per un po'.
"Cosa ci fai qui?" gli chiede la voce una volta che il resto del corpo emerge dalla finestra. Harry sbatte gli occhi e si spinge gli occhiali sul naso, domandandosi se il vino bevuto contenesse anche assenzio.
"È... um, è la mia stanza."
"Oh, giusto. Non me ne ero reso conto. Scusa, amico." Senza sembrare particolarmente dispiaciuto, Louis gli si siede accanto, come se Harry non stesse da un momento all'altro in procinto di prendere il volo, talmente è agitato. "Questo non spiega il perché sei qui fuori, però."
Harry si è arrampicato qui perché il vino che aveva rubato dalla cucina gli aveva detto che sarebbe stata un'ottima idea. Che se gli avesse dato ascolto non si sarebbe sentito così solo come quando era nel mezzo di una folla. E chi è Harry per disubbidire? "Volevo un po' di silenzio." Gli scappa un rutto.
"Sei ubriaco?" lo interroga Louis e la sua pelle è così dorata che Harry vorrebbe tipo toccarla per vedere se sulle punte delle dita gli comparissero poi dei brillantini.
"No, signore. Io... io non lo faccio. Non faccio queste cose." Afferra dall'angolo l'etichetta già rovinata della bottiglia, lanciandola poi dal tetto e lasciandola fluttuare. Don Pinot è sufficientemente audace da non vergognarsi di rimanere nudo di fronte ad estranei. "Sono responsabile. Un vero giovane adulto."
"Amico, non dovresti rimanere seduto lì quando sei così ubriaco. Potresti cadere."
"Non siamo così in alto." Harry torna ad appoggiare la testa contro il muro, e chiude gli occhi per far smettere il mondo di oscillare. "Liam è più alto." Ridacchia alla sua stessa battuta. Non c'è motivo di chiedersi come faccia a prendere sempre voti alti.
"Terribile," commenta Louis, ma Harry non pensa lo abbia detto in modo cattivo. Lo ha fatto nella stessa maniera con cui si prendono in giro gli amici. O forse Harry si sta solo illudendo da solo. "Fai il bravo ragazzo e passami la bottiglia. È da maleducati non condividere, sai."
Harry si porta al petto la bottiglia, abbracciandosela stretta. Lui è Don Pinot hanno un legame. Sono amici per la vita. Si scambiano baci. Finché l'ultima goccia non li separi. "Prometto di non lasciarti andare. Questa porta è grande abbastanza per reggere il peso di tutti e due."
"Giuro che se inizi a cantare My Heart Will Go On ti intrappolo il collo in una presa mortale."
Se Louis lo facesse per davvero, Harry non si vergognerebbe di strofinare il viso sulla sua ascella e di ammettere prima di morire che quello sarebbe il giorno più bello della sua vita. Il fatto poi che Louis abbia riconosciuto il riferimento a Titanic significa senza ombra di dubbio che è destinato ad essere l'anima gemella di Harry. "Every night in my dreams, I see you, I feel yo--"
Louis gli spiaccica una mano sulla bocca aperta. "No."
Nello sforzo di guardare la mano in questione, Harry incrocia così tanto gli occhi da sentirsi stordito per un po'.
"È un classico," mugola contro il palmo di Louis, domandandosi perché Louis non sia ancora scappato via da lui urlando alla folla di essere stato contagiato e di aver preso i suoi germi da sfigato.
"Sei completamente ubriaco, tesoro."
Louis lo libera dalla sua mano, ma Harry non se ne fa nemmeno un cruccio perché, tesoro. TesoroTesoroTesoro.
"Hai le fossette."
Harry sbatte gli occhi. "Oh."
"Una rivelazione sconvolgente, ne sono sicuro," Louis dice ironicamente, scuotendo la testa. Subito dopo fa sprofondare il dito sulla guancia di Harry, annuendo soddisfatto quando la fossetta diventa ancora più accentuata sotto il suo polpastrello. Harry sta praticamente sondando la seconda base con il ragazzo dei suoi sogni. Il suo sobrio sé non ci crederebbe mai.
"Perché sei qui?" Gli chiede Harry quando Louis allontana la mano dal suo. La fossetta di Harry sente già la mancanza del suo tocco. Harry vuole che Louis gli tocchi il viso sempre e per sempre.
"Cosa fai, mi rigiri contro le mie stesse domande?"
"Non devi dirmelo se non ti va. È okay." Harry lancia un' ultima occhiata triste a Don Pinot, per poi offrire la bottiglia a Louis. Sua mamma gli dice sempre che è sempre buona cosa condividere, ed essere brilli non può certo essere una giustificante per comportarsi in modo maleducato. "Puoi averlo."
"È un lui adesso?"
"È francese. Però non è un gentiluomo. Puzza." Le loro dita si sfiorano quando Louis si appropria della bottiglia. Harry si domanda perché non gliela abbia offerta sin dal principio. Perché poi succede. Le labbra di Louis si adagiano sull'orlo, lo stesso orlo dove solamente un minuto prima era appoggiata la bocca di Harry. Ed ecco. È come se si fossero baciati. Questa nottata è folle.
"Non sono molto un tipo da vino, ma... a caval donato non si guarda in bocca e cose così. Non è tequila, ma me lo farò andare bene."
Harry non è ferrato sull'argomento cavalli, ma Louis si sta tergendo la bocca umida di vino con il dorso della mano adesso, quindi. Poco importa. Harry considera brevemente di offrire la propria bocca per aiutarlo ad asciugarsi.
"Ho qualcosa sulla faccia?" Gli domanda Louis, sollevando prontamente una mano per pulirsi.
"Solo... troppa bellezza." Cazzo, l'ha semplicemente pensato o lo ha davvero detto ad alta voce?
Louis blocca la mano a mezz'aria, per poi lasciarla cadere e farla giocherellare con la bottiglia, ed un sorriso timido gli si dipinge sulle labbra.Timido. Non è consapevole di quanto sia bello? Harry ha sempre pensato che se lo sentisse dire almeno un centinaio di volte al giorno, perché se lui fosse amico di Louis glielo direbbe in continuazione, e Louis ha molti amici, quindi.
"Va bene, amico. Penso sia ora di smettere di bere."
"Non sono ubriaco." Harry si siede sulle proprie mani, per evitare di fare qualcosa di stupido, come accarezzargli i capelli.
"Certo che no." Louis sorride e stira le gambe in avanti. Le punte delle sue scarpe raggiungono a malapena le caviglie di Harry. Harry sa di essere più alto di lui, ovviamente. Non c'è nulla di lui che non abbia osservato in maniera maniacale, e ha sempre sognato di stringere Louis tra le braccia, immaginare il suo corpo perfettamente modellato al proprio, ma. Non ha mai veramente percepito la differenza tra le loro altezze. La personalità di Louis è sempre stata così grande e luminosa e rumorosa da riempire stanze intere, da farlo sembrare molto più grande e molto più intimidatorio di quanto in realtà non sia.
"Perché non indossi mai calzini?"
"Stiamo facendo il gioco delle venti domande adesso?"
Harry è indeciso tra il sentirsi affascinato dal sorriso tutto denti di Louis o il sentirsi infastidito dal fatto che stia rispondendo a delle domande con altre domande. Si protegge sempre con il sarcasmo. Harry desidera ardentemente riuscire a combattere le barriere difensive che si è creato Louis e arrivare al suo centro. Farsi strada anche con la lingua, se necessario.
"Quando metto le scarpe ed indosso anche le calze i miei piedi sudano, e non lo sopporto," ammette Louis dopo una calma attesa silenziosa. Harry vuole continuare a imparare fatti random e inutili su questo ragazzo fino a quando sarà vecchio e avrà i capelli bianchi e tutti i loro bambini con gli occhi blu e i ricci saranno già grandi. Harry ne vuole almeno sei, in modo tale da poter giocare a calcio quattro contro quattro nel loro giardino sul retro. Anche se Harry non è bravo a giocare.
"Puoi toglierti le scarpe se vuoi. Ci sono solo io qui. E poi nemmeno io ce le ho su." Sta indossando solo delle calze con delle stampe di banane ridenti sopra. Se Harry fosse in pieno possesso delle proprie facoltà reputerebbe la situazione alquanto imbarazzante. Invece, silimita a far danzare le dita dei piedi e a sorridere.
Louis si volta a guardarlo, osservandolo senza dire una sola parola. Gli sorride poi di rimando, e si libera delle Vans aiutandosi con i piedi. Il calore dell'intera ridicola situazione si sparge nel petto di Harry, senza nemmeno il bisogno di bere un altro sorso di vino.
"Ho svuotato tutto il tubetto di dentifricio di Liam e ci ho messo del lubrificante dentro perché ieri ha ordinato solo pizze all'ananas, nonostante gli avessi detto che a me la pizza all'ananas non piace," confessa Harry per impedire a Louis di alzarsi e andare via e rompere la loro piccola bolla. "Per favore non dirglielo."
Louis scoppia a ridere, le rughette che gli si formano intorno agli occhi. Harry sente la propria bocca stirarsi in un ampio sorriso, e inizia a preoccuparsi un po' del fatto che non sarà mai più in grado di smettere di sorridere. Ma. Ha fatto sorridere Louis. Ha fatto sorridere Louis. Ancora una volta. Nessuno ad eccezione di sua mamma e Gemma ha mai trovato i suoi scherzi divertenti, ma loro due non contano davvero dato che è come se fossero obbligate da una sorta di patto non scritto del codice della famiglia.
"Non glielo dirò," giura Louis, disegnandosi per di più una croce all'altezza del cuore, giusto per ricordare per l'ennesima volta ad Harry quanto sia carino. "A patto che tu mi dirai la sua reazione non appena lo scoprirà."
Harry annuisce con tale forza da sentire la testa girare. Louis vuole davvero che si parlino ancora una volta. "Si arrabbierà così tanto."
"Nah. Farà il finto incazzato per un po' e poi gli passerà in dieci secondi, fidati." Louis dà un colpetto gentile al piede di Harry con il suo piede nudo. Harry quasi cade giù dal tetto, talmente è inaspettato il tocco. Non può fare a meno di sospirare per come sono dolorosamente carini i piedi di Louis. Strofinerebbe volentieri il viso sulle sue caviglie.
"E poi perché hai del lubrificante?"
La mente di Harry si annebbia. Può quasi percepire la statica circostante. "Um..."
Louis ride, stringendosi il Don Pinot al petto. "Ti sto solo prendendo in giro, Harold. Non farti venire un infarto. Faccio cagare a fare i massaggi cardiaci."
Harold. Non è nemmeno il suo nome, ma Louis può chiamarlo così tutte le volte che vuole. Davvero. "Lo uso per i cardini delle porte," farfuglia, il viso probabilmente rosso. Rosso come quei pantaloni che Louis era solito indossare frequentemente l'anno prima. "Li lubrifico per impedire i cigolii."
"Per i cardini. Certo," replica Louis, sollevando divertito le sopracciglia. "Se lo dici tu."
Harry si nasconde il viso --che gli sta andando letteralmente a fuoco-- tra le mani, desiderando più che mai che si formi un buco sotto i suoi piedi che lo risucchi interamente.
Delle dita morbide e delicate gli circondano i polsi, allontanandogli le mani dal viso e. Louis lo sta toccando davvero. Pelle contro pelle. E le sue mani sono un po' fredde, ma ad Harry non interessa affatto perché confesserebbe tutti i suoi segreti più imbarazzanti se ciò gli permettesse di essere ancora toccato da Louis.
"Hey," dice Louis, il pollice che strofina su e giù il battito del polso di Harry. Harry pensa onestamente di star per svenire, tutto ciò che riesce davvero a vedere è Louis. "Va tutto bene. Sarebbe un po' ipocrita da parte mia giudicarti quando anche io uso il lubrificante."
Harry si lascia scappare uno squittio imbarazzante. "Davvero?"
"Sì," gli risponde Louis, lasciandogli andare il polso e facendogli un occhiolino.
La pelle del polso di Harry brucia, come se si fosse allontanato da una fiamma troppo tardi, e non riesce davvero a impedirsi di puntare lo sguardo verso le mani delicate di Louis. Non può evitare di immaginarlo disteso sul letto, nudo e sudato, mentre geme cercando di infilarsi lì un dito alla volta o mentre avvolge il suo cazzo umido di lubrificante. Cazzo.
Il pomo d'Adamo di Louis va su è giù quando si porta la bottiglia alle labbra e ne trangugia un sorso. Se esistesse una scala da uno a dieci per scoprire quando si è incredibilmente eccitati, Harry avrebbe già superato il livello dieci e raggiunto il numero cento.
"Non male," commenta Louis nello studiare l'etichetta --mezza strappata-- della bottiglia. Il suo profilo è il più bello che Harry abbia mai visto in vita sua. Se dovesse scegliere un solo soggetto da disegnare per il resto della sua esistenza, rappresenterebbe Louis su ogni superficie disponibile. Forse anche nella scrivania del Preside e nella parete laterale della palestra.
"Sei così bello." Cosa diavolo c'è di sbagliato nel suo filtro cervello-bocca stasera? Cristo.
Con la coda dell'occhio --perché si rifiuta di guardarlo interamente-- nota Louis chinare la testa.
"Non... non mi sono neanche sistemato i capelli. Non ho avuto tempo per farlo perché mamma aveva bisogno di una mano con le ragazze. Sono in disordine."
Harry sbatte gli occhi in direzione delle sue calze-banana e deglutisce rumorosamente, determinato, perché Louis deve sapere. "No, tu sei... mi piacciono i tuoi capelli. Sembrano morbidi. Mi..." Mi fanno venire voglia di sdraiarmi con te in qualche campo mentre ci teniamo per mano. Dove mi permetti di baciarti ed i tuoi capelli finiscono per solleticarmi il viso. "Ti rendono davvero carino."
"Carino!" sbuffa Louis. "Preferirei essere bellissimo e muscoloso, grazie mille."
"Sei anche quello," mormora sinceramente Harry, giocherellando con il materiale elastico dei propri pantaloni, all'altezza del ginocchio.
"Grazie," replica tranquillamente Louis, le dita che torturano l'etichetta dentellata e rovinata del Don Pinot. "Anche tu sei piuttosto carino, e mi piacciono i tuoi capelli sistemati così."
Harry, imbarazzato, fa scorrere una mano sui propri ricci scompigliati. Fa una smorfia. "Non mi piacciono quando sono così. Li preferisco ordinati."
"Lo avevo immaginato, visto come anche la tua stanza è tutta pulita e ordinata. Esiteresti prima di mettere piede nella mia. Dovrei appendere alla porta un cartello per avvisare la gente di tutto il casino che c'è dentro."
Harry spera con tutto il cuore che Louis non abbia notato appoggiato sulla scrivania il suo diario con su scritto più volte Harry Tomlinson. In tal caso Harry cambierebbe la sua identità e si trasferirebbe in un altro continente. "Non mi interessa se le altre persone mettono in disordine. Mi piace pulire."
Louis si volta verso di lui. "Sei serio? Sei sicuro di avere diciassette anni, tesoro?"
"A quanto pare sono strano." Harry si porta al petto le ginocchia, e ci appoggia il mento sopra.
"Io non," inizia Louis, allungando una mano verso di lui, come se volesse toccarlo. Lascia cadere la mano ancora prima di creare un contatto. "Non l'ho detto in modo cattivo."
"No, tranquillo. Lo so." Harry sorride in modo un po' forzato. "Hai comunque ragione. Sono strano. Ma non importa, davvero. Mi piace il modo in cui sono e non cambierei mai per compiacere qualcun altro."
"È un bene, sai. Vorrei riuscire ad essere un po' più come te."
Harry rimane in silenzio e immobile per qualche istante, dubbioso su cosa dire perché Louis non è perfetto, no. Harry è innamorato, ma non è stupido. Ma. Louis è una bella persona. Impulsiva e dolce e divertente e. Un milione di altre cose di cui Harry potrebbe scrivere e riempire altri due diari con.
"Davvero lo vorresti?" gli chiede Harry, il cuore che batte più forte. "Per lo meno la gente ti ascolta quando parli. Vogliono... starti vicino. Baciarti, perfino. Nessuno ha mai voluto--" chiude la bocca di botto, imponendosi di guardare un punto nell'orizzonte.
"Harry," dice Louis, spostandosi per fronteggiarlo, sedendosi a gambe incrociate. Così vicino che Harry inizia a faticare a respirare. Perché ha detto quello che ha detto? StupidoStupidoStupido. "Sicuramente qualcuno... sai. Tipo, anche solo un piccolo bacio? Tipo, alle elementari o qualcosa del genere?"
Harry scrolla le spalle, non propriamente desideroso di risultare ancora più patetico ai suoi occhi. Si sente improvvisamente decisamente meno ubriaco. "In realtà no. Nemmeno all'asilo. Ma va bene. Probabilmente non è nemmeno così bello come dicono tutti."
"Al diavolo." Louis gli avvolge il viso tra le mani calde, portandoselo vicino. Così vicino che Harry è in grado di sentire il suo respiro solleticargli le labbra e può contargli tutte le ciglia.
"C-cosa stai facendo?"
"Posso? Tipo, posso baciarti?"
"Non voglio che tu mi baci solo perché... solo perché provi pietà per me," replica Harry, la voce malferma e, merda. Il suo cervello non potrebbe zittirsi per un secondo e lasciarlo fare stare bene per un po'? Apparentemente no.
"E se lo volessi fare perché ne ho voglia?" ribatte Louis, determinato. Ha lo stesso sguardo che fa ogni volta che deve vincere una scommessa. Ad Harry non sembra uno sguardo adatto al momento.
Le sue guance bruciano dove Louis lo sta toccando ed è qualcosa che Harry sogna da due anni, ma. "Perché vorresti baciarmi?"
I suoi pollici gli strofinano gli zigomi, e Louis si lecca le labbra per inumidirle ed Harry è così debole. Si sente come se stesse per uscire fuori dalla sua stessa pelle. O come se stesse per vomitare. Spera davvero di non dover vomitare sul serio. "Non lo so," replica Louis sinceramente. "Forse perché non bacio qualcuno da un po'. Tu vuoi baciarmi o no?"
Ti bacerei se io ti piacessi. Voglio che significhi qualcosa per entrambi, pensa Harry, mentre circonda i polsi di Louis con mani tremanti, senza sapere se vuole spingerlo via oppure strattonarselo addosso così da non farlo allontanare. "Io--" Spostare le mani di Louis dal suo viso risulta un'impresa più ardua di quella che si aspettava. Forse anche più difficile di quando ha confessato a sua mamma di essere gay. "Io... lo voglio. Solo. Non così, se per te va bene."
"No, certo. Va bene. Non ti farei mai fare qualcosa che tu non voglia fare. Non era mia intenzione fare, tipo, supposizioni. Cazzo. Scusami, Harry, io--" Le loro dita si districano non appena Louis si solleva sulle ginocchia, allontanandosi. "Mi dispiace tanto."
Dispiace anche a me. Harry se lo tiene per sé. "Tranquillo. Va tutto ben--"
Il resto della sua frase viene tagliata dai conati rumorosi di qualcuno che vomita nelle gardenie sotto il tetto. E continuano per quelle. Che sembrano. Fottutissime. Ore.
"Cristo, mi sembra di stare assistendo ad un esorcismo," commenta Louis, premurandosi di non guardare Harry negli occhi. "Farei meglio a--" scuote il pollice in direzione della finestra. "I ragazzi mi stanno probabilmente cercando."
Cosa ci fai qui, allora? Vorrebbe chiedergli Harry. Ma non lo fa. "Già, faresti meglio ad andare."
Nel guardare Louis aprire distrattamente la finestra, Harry cerca di convincersi di avere fatto la scelta giusta. È davvero difficile riuscirci, soprattutto quando Louis, nel tornare dentro la sua stanza, gli piazza praticamente il fondoschiena in faccia.
"Hey, Harry?" Lo chiama Louis, sporgendo la testa fuori dalla finestra, le guance un po' rosa e gli occhi seri. "Sono felice di aver parlato con te."
"È lo stesso per me," afferma sinceramente Harry, sentendosi più sobrio di quanto non sia stato nell'ultima ora.
È solo quando la finestra si chiude che si rende conto che Louis ha dimenticato le scarpe lì.
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