Capitolo tredici
Nel capitolo precedente: i Larry, finalmente, hanno fatto l'amore.
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"Fermo," mormora Harry, infastidito dalla sensazione di solletico che percepisce sulla spalla. Tira un braccio all'indietro e, alla cieca, cerca di allontanare quella presenza. Finisce per schiaffeggiare qualcosa di decisamente solido.
"Ow, che diamine," delle dita gli afferrano il polso, ed un respiro gli colpisce il collo, "Perché mi hai colpito?"
Ancora mezzo addormentato, Harry si limita a grugnire e a permettere a quelle mani di farlo sdraiare sulla schiena. Sono delle belle mani. Calde e gentili.
"Harry, svegliati, mi sto annoiando," polpastrelli gli tracciano delicatamente il contorno delle clavicole, "Accetterò persino le tue scuse per avermi maltrattato."
"Hngh."
"Lo prenderò come un 'sì Louis, sono enormemente dispiaciuto ed adesso mi sveglierò e ti intratterrò."
Harry cerca di non sorridere, le ossa ancora troppo pesanti dal sonno per avere la forza di muoversi.
"Un fatto inedito su di me: se lasciato senza supervisione, divento molto dispettoso. Sicuro di voler correre questo rischio, patatino?"
Harry nasconde il viso sul cuscino, in un tentativo di celare al ragazzo il suo sorriso.
"Okay allora, peggio per te. Poi non dire che non ti avevo avvertito." Il materasso si abbassa quando Louis scende dal letto per andare solo Dio sa dove, ed Harry non può fare a meno di aprire un occhio. Louis gli sta dando le spalle, e la sua pelle è colpita dalla luce mattutina. Fuori, la neve sta scendendo in grossi fiocchi e si sta impilando sul davanzale, morbida e magica. Nonostante ciò, il panorama più spettacolare rimane il sedere di Louis, avvolto nei boxer neri ed attillati di Harry.
Quando, all'improvviso, Louis si gira, Harry si affretta a richiudere l'occhio. La risatina di Louis gli fa capire di essere stato colto in flagrante.
"Cosa dovrei fare adesso? Sono così annoiato e solo e--" Louis, tutto d'un tratto, salta sul letto, spaventando Harry a tal punto da fargli emettere un gridolino, "--il mio fidanzato non vuole svegliarsi."
Fidanzato. E' piuttosto stupido come una sola parola riesca a far venire le vertigini ad Harry.
Un dito affonda dentro la sua fossetta, e delle cosce sode gli circondano i fianchi da sopra le lenzuola. Harry ha un improvviso flashback della notte del loro primo bacio, avvenuto proprio in questo letto. Il letto dove hanno fatto sesso la sera prima. Sesso anale. Harry vuole rifarlo. Possibilmente ogni giorno per il resto delle loro vite.
Segue un momento di silenzio. Non importa quanto Harry cerchi di drizzare le orecchie, tutto ciò che riesce a sentire è il leggero spiegazzarsi delle coperte causato da Louis, che si gira e si rigira per mettersi comodo.
"Harold Styles, piccolo sporco stalker!"
Dimenticando la farsa, Harry spalanca gli occhi. Louis lo sta fissando con sopracciglia inarcate e tra le mani tiene in ostaggio il cellulare del riccio.
"Cosa?" gracchia Harry, la voce ancora roca e lenta.
"Ed è sveglio."
Harry arrossisce, e preme il pollice nell'incavo del ginocchio di Louis.
"Non posso crederci che tu abbia una foto di noi due sul cellulare di cui non mi hai mai parlato. Mi sento tradito. Tradito e ricoperto di menzogne," dice Louis con tono drammatico, prima di lasciarsi cadere in avanti sul letto come un peso morto.
"Io non," balbetta Harry, sbattendo le palpebre, "Non è che... mia mamma--"
"Dai la colpa ad Anne, adesso?" Louis articola uno tsk, e prende a mordicchiarlo sotto la mandibola, "Spregevole da parte tua."
Harry sbuffa e rinuncia a cercare di spiegarsi, perché si sente davvero fottutamente in imbarazzo e niente che possa dire potrebbe migliorare la situazione.
Louis gli lascia una scia di baci fino a raggiungere il suo orecchio. Il respiro del ragazzo gli solletica la guancia, ed Harry vuole solo appallottolarsi su se stesso e fingere di non essere un tale sfigato senza speranze.
"Davvero però," continua Louis, con voce bassa e dolce, "Siamo carini in quella foto. Perché non me l'hai passata?"
"Scusami. Non volevo, tipo... fare lo stalker. Non intendevo--"
"Harry, no," le labbra di Louis sfiorano le sue, ed il suo respiro sa di menta fresca. Harry serra fermamente la bocca perché Louis deve essersi sicuramente intrufolato in bagno per lavarsi i denti, mentre lui non l'ha fatto. "Sono un tale idiota, scusami. Ti stavo solo prendendo in giro. Non sei uno stalker."
Harry, pur di convincere sua madre ad inoltrargli quella foto che la donna fece loro mentre dormivano abbracciati sul divano, ha accettato di cucinare per tutta la settimana e le ha persino lavato la macchina. Quindi, sì. Lo è, più o meno. Un pochino. Okay, forse non è esattamente uno stalker, ma è definitivamente disperato e patetico. Il che è quasi peggio.
"Quindi è stata Anne a scattarla, giusto? Malefica." Louis, cocciuto, continua a baciare le labbra di Harry. Lascia cadere il cellulare sul letto per stringergli le guance. "La manderesti anche a me?"
Harry annuisce, determinato a non aprire la bocca.
"Mi potresti baciare come si deve, adesso?"
Harry scuote il capo. Louis gli strofina il pollice sotto l'occhio. "Ma ne ho bisogno. Non mi ami più?"
Questo è un ricatto emotivo, ed Harry è troppo debole per non cedere alla trappola. Beh, quasi. Afferra la mano di Louis e se la preme sulla bocca, prima di sussurrare, "Non mi sono ancora lavato i denti."
"Oh no! Allora farai meglio a non uccidermi con quel fiato da dragone. Sono troppo giovane e carino per morire."
Harry ridacchia contro il palmo di Louis, e gira la testa di scatto quando Louis ritira la mano dalle sue labbra e si abbassa su di lui per cercare di baciarlo. Finiscono per lottare ed Harry tende allo sfinimento ogni muscolo facciale, pur di non scoppiare a ridere, quando Louis gli pianta rapidi e aggressivi bacetti su tutto il viso. In qualche modo, gliene posa uno anche sulla narice.
"Solo un bacio," Louis gli strizza le guance per fargli arricciare le labbra, e preme la bocca su quella di Harry.
Harry risponde per esattamente un secondo prima di togliersi Louis di dosso e farsi scappare un "Possiamo fare di nuovo sesso?"
Louis, sbigottito, spalanca la bocca, ed Harry proverebbe mortificazione se solo non avesse visto il pene del ragazzo guizzare da dentro i boxer.
"Dopo che mi sono lavato i denti," aggiunge Harry, il viso rosso.
"Wow. Sì," Louis si chiarisce la gola, e si siede, "Per favore muoviti."
Harry non ha mai fatto la pipì o non si è mai lavato i denti così veloce in vita sua. Dimentica persino di fare i gargarismi con il collutorio pur di catapultarsi di nuovo dentro la sua stanza e raggiungere Louis a letto. E' diverso adesso, ogni parte di lui è perfettamente visibile a causa della luce mattutina che filtra dalla finestra. Ma le mani di Louis sono sempre gentilissime quando il ragazzo gli accarezza i fianchi. Si sporge per baciare la gola di Harry, con la stessa devozione con cui ci si rivolge a qualcosa di prezioso.
"Ti amo," sussurra Harry dentro la sua bocca, le loro lingue che si toccano quando Louis li fa sdraiare ed afflosciare sul materasso. Harry trascina le labbra sul suo corpo. Quando fa per tirargli giù i boxer, Louis ce l'ha già quasi del tutto duro. Fa scattare il bacino in avanti per avvicinarsi alla bocca di Harry. E' imbarazzante quanto la bocca del riccio si riempia di saliva, quanto gli piaccia quando finalmente inizia a succhiare Louis e sente la mandibola dolergli.
"Ti amo, ti amo, ti amo," farfuglia Louis, impugnandogli i ricci e spalancando le cosce. Louis si tira indietro fin troppo presto, ed Harry sta per lamentarsene quando però "Mettiti sulle mani e sulle ginocchia, amore," gli dice il ragazzo.
La voglia di coprirsi è ancora presente, soprattutto perché adesso le ombre della notte non possono aiutarlo a nascondersi, ma Harry obbedisce comunque. Rabbrividisce in tutto il corpo quando Louis si spalma su di lui e gli avvolge fermamente le braccia intorno alla vita. Gli bacia la schiena. "Bellissimo."
Louis si prende il suo tempo per aprirlo, infilando un dito alla volta fino a quando Harry spinge il bacino all'indietro, sussultando perché vuole di più. E nonostante ormai sappia cosa aspettarsi, quando Louis finalmente gli strofina la sua lunghezza tra le natiche, scivoloso e caldo, per poi iniziare ad entrare dentro di lui, Harry si sente come una tela senza firma. Ogni tocco di Louis gli sembra nuovo di zecca. E sa che non diventerà mai ripetitivo o noioso, perché Louis è in grado di fargli sfrigolare la pelle come una fiamma che non reca dolore. Harry si afferra alla testata del letto e si morde il labbro fino a sentirlo pizzicare, perché il cazzo di Louis lo sta allargando e le mani del ragazzo non smettono un attimo di accarezzargli la pelle.
Ad un certo punto collassano sul materasso, sudati e senza respiro e così duri che Harry sente tutto il sangue accumularsi verso il basso, percepisce il battito cardiaco di Louis pulsare dentro di lui.
"Sì, cazzo, lì," Harry geme acuto, le dita dei piedi che gli si arricciano quando Louis fa rotolare i loro corpi sul fianco e gli prende una gamba per sistemarsela sul fianco ed allargarlo ancora di più. Louis gli fa i grattini sui fianchi, gli accarezza i capezzoli fino a che Harry, quasi senza fiato, gira la testa per far scontrare le loro labbra.
"Il mio piccolo," Louis lo bacia dietro l'orecchio, e gli copre la pancia con la mano. Harry fa intrecciare le loro dita, perdendosi nel modo pigro e lento con cui Louis lo sta scopando, come se avessero tutto il tempo del mondo. E mentre guarda la neve cadere dietro i vetri delle finestre e sente la cadenza del cuore di Louis battere contro la sua schiena, pelle che si appiccica ad altra pelle e labbra umide premute dietro il suo orecchio, Harry pensa che possano avere una possibilità. Quando la tensione finalmente supera la soglia e sporca il pugno di Louis, la bocca spalancata in un gemito silenzioso, Harry si comprime intorno al ragazzo. Louis viene a sua volta, mordendogli la spalla, ed Harry pensa forse potremo stare insieme per sempre.
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Harry non è sull'orlo di una crisi di nervi, definitivamente non si è lavato già due volte e non ha provato almeno cinque camicie diverse. D'accordo, ha fatto tutte queste cose. E' solo che nessuna camicia sembra andare bene.
Il suo cellulare inizia a vibrare.
Si tuffa nel letto e lo afferra, armeggiando per sbloccare lo schermo. "Pronto," dice, senza fiato, gli occhiali che gli sono scivolati giù dal naso.
"Vieni ad aprirmi, che ho freddo!"
"Vengo," Harry, facendo leva sulle ginocchia, si arrampica giù dal letto. Gira su se stesso un paio di volte, perché non riesce a vedere dove ha gettato la prima camicia provata prima. Cazzo.
"Baci tua madre con quella bocca?"
"Lo sai che lo faccio," Harry arrossisce, e cerca di far passare le braccia nelle maniche della camicia mentre si precipita fuori dalla sua stanza e giù per le scale. "Eccomi!"
Apre la porta, e termina la telefonata. Louis è lì in piedi, tutto imbacuccato in un beanie che quasi gli copre gli occhi e nel suo cappotto grigio più grande di almeno una taglia, quello che fa venire voglia ad Harry di abbracciarlo per sempre. E' ancora fermo con il cellulare all'orecchio, la punta del naso, da dove esce fuori dalla sciarpa di lana, esposta al freddo.
Il gelo si arrampica sulla pelle nuda di Harry, così il riccio si tira giù le maniche della camicia e si fa da parte, per permettere a Louis di entrare in casa. Chiude la porta.
"Ciao," lo saluta Louis, infilandosi il telefonino in tasca. Fruga un po' e dal cappotto estrae un rametto di vischio, un po' malandato. Louis lo solleva sopra la sua testa, con un sorriso sospettosamente innocente. "Giuro che non ho idea di come questo sia finito qui."
"Non ne hai idea," Harry sbuffa, le labbra che si incurvano, riluttanti, in un sorriso affezionato perché Louis è ridicolo ed il riccio lo ama davvero maledettamente tanto.
"E' il mio compleanno," Louis si stringe nelle spalle, come se quelle parole potessero spiegare tutto quanto, incluso come abbia fatto a recuperare un mazzolino di vischio. Siccome Harry non ne ha mai visto una pianta a casa Tomlinson, sospetta fortemente che Louis abbia strappato qualche povero rametto dalla ghirlanda natalizia appesa alla loro porta.
"Sei ridicolo." Harry gli bacia le labbra sorridenti, mettendo poi da parte il vischio quando Louis inizia a spogliarsi del cappotto. "Auguri. Ancora. Nonostante, tecnicamente, il tuo compleanno era due giorni fa."
"Il mio compleanno va festeggiato per l'intera settimana," protesta Louis, allungando velocemente le braccia in avanti per accarezzare il petto nudo di Harry. Il riccio gli schiaffeggia via le mani gelate, e si abbottona la camicia bianca fino al collo, per poi infilarsela dentro i pantaloni. "Per di più, non mi hai ancora dato il mio regalo."
"Forse non ti ho fatto niente," lo prende in giro Harry, nonostante il colletto gli stia iniziando a far prudere la pelle, ed i nervi stiano iniziando a prendere il sopravvento perché tecnicamente non ha comprato niente a Louis. Oh Dio, e se Louis pensasse che la sua idea di regalo è davvero stupida?
"Non mi interessa, mi bastano i tuoi baci." Louis gli abbraccia la vita da dietro e gli appoggia il mento sulla spalla, permettendo ad Harry di trascinare entrambi in cucina.
"Avrai tutti i baci che vorrai. Ma io, tipo, ti ho... ti ho preparato la cena?" Harry si gira tra le sue braccia, e sposta lo sguardo sulle sue stesse dita, guardandole giocherellare con il lembo della maglietta azzurra ed abbottonata di Louis. "Ho preparato l'arrosto con contorno di, tipo, patate dolci al rosmarino, ed ho fatto la cheesecake per dessert. Ho chiesto a tua mamma e lei mi ha detto che sono i tuoi piatti preferiti, quindi io--"
"Harry," Louis gli solleva il mento. L'espressione con cui lo sta guardando in questo momento è... Harry non se la dimenticherà mai. Nemmeno tra vent'anni. O cinquanta.
"Volevo fare qualcosa di carino per te e, non so. Spero tu non stia pensando che stia facendo il tirchio. Volevo solo," si scioglie sotto il tocco di Louis, "Tu sei quello che pensa sempre agli altri, quindi io... ho pensato di essere io, stavolta, a prendermi cura di te."
Louis gli avvolge la mascella tra le dita fredde e, prima che Harry possa anche solo prendere un respiro, unisce le loro bocche. Harry rabbrividisce e gli afferra il retro della maglietta, permettendo alla lingua di Louis di fargli schiudere le labbra e di leccargli la bocca.
"Ti amo così tanto," gli dice Louis, facendo scontrare i loro nasi. "Non posso crederci che hai speso così tanto tempo per fare una cosa per me. Grazie."
"Non hai ancora assaggiato niente. Potrebbe farti schifo."
"Mangerò comunque tutto quanto, anche se saprà di legno."
Harry ridacchia sul collo del ragazzo, respirandone la traccia d'inverno e dell'odore che è Louis, ricordi smorzati di qualcosa di fresco, e di agrumi e terra. "Ti amo."
Louis adora la cena. Divora il cibo in tempo record e chiede il bis, insiste per imboccare Harry e farsi imboccare con il dessert perché, segretamente, è un romanticone, proprio come il riccio. Forse anche di più. Da sotto il tavolo, allaccia il piede intorno alle caviglie di Harry e non gli dice niente quando il riccio continua a rubargli il cibo dal piatto. Harry quasi gli chiede di sposarlo.
Ci sono solo loro due in casa, perché sono tutti ancora dalla nonna. La mamma ha permesso ad Harry di prendere un autobus e tornare a casa un giorno prima del dovuto. Harry ne è davvero fottutamente felice perché se solo sua madre potesse sentire quello che sta per dire a Louis potrebbe morire dall'imbarazzo. Adesso sono seduti sul divanetto della finestra a bovindo di Harry, la schiena del riccio appoggiata al petto di Louis.
"Quindi io, um... ti ho fatto anche una cosa per Natale? Una specie. Non è proprio un regalo, voglio dire... tu non devi nemmeno... è un po' stupido."
"Un regalo di Natale? Pensavo avessimo detto di non farci niente, traditore," Louis gli morde l'orecchio e, con il pollice, gli accarezza il dorso della mano, da dove è appoggiata sulla sua pancia. "Che cos'è?"
"Non è neanche un vero regalo, quindi non ho esattamente barato," Harry si dimena leggermente, grato che Louis non possa vederlo in viso. "E' più una specie di favore."
"Un favore? Cosa, tipo aiutarmi a correggere i miei temi? Perché potrei approfittarmene."
"Come se non lo facessi già." Harry ride imbarazzato, sentendosi mortificato mentre cerca di formulare i pensieri in parole. "No, è un... ecco." Estrae una piccola cartolina natalizia dalla tasca dei pantaloni, e la liscia agli angoli prima di porgerla a Louis.
Mentre aspetta che Louis la legga da sopra la sua spalla, Harry si domanda se il viso di una persona possa andare effettivamente in combustione spontanea. Se così non fosse, è alquanto sicuro possa diventare il primo caso umano.
"Per Louis," legge Louis ad alta voce, accarezzando distrattamente la pancia di Harry con la mano libera, "Un voucher per un favore sessuale di qualsiasi tipo. Utilizzabile per ogni volta che vorrai. Buon Natale. Con amore, Harry."
Il respiro tremolante di Louis rizza i capelli sulla nuca del riccio, e le sue ginocchia piegate si stringono intorno ai fianchi di Harry. Il riccio combatte la voglia di scappare e rinchiudersi in bagno perché la sua potrebbe essere stata l'idea più stupida di sempre.
"Puoi fare, tipo, tutto quello che vuoi. A me. O... dirmi di fare qualcosa a te," sussurra Harry, tentando, invano, di non giocherellare con i suoi occhiali.
"Cazzo, io," le labbra di Louis gli solleticano la conchiglia dell'orecchio, "Non so se voglio farti mettere a novanta sulla scrivania oppure coccolarti. Non riesco a crederci che l'hai davvero scritto su una cartolina di Natale e tutto il resto."
Harry sente la morsa feroce intorno alle costole allentarsi e, sollevato, il suo corpo si rilassa su quello di Louis. Non gli dice che per sbaglio stava per mettere la cartolina in uno dei regali di Natale di mamma. Se glielo riferisse, Louis lo prenderebbe in giro per mesi. "Chi l'ha detto che non puoi fare entrambe le cose?"
"Dozzinale," lo apostrofa Louis, premendo un sorriso sul collo di Harry. "Non dovevi essere nervoso per questa cosa, sai. E' il migliore regalo di Natale che abbia mai ricevuto."
"Ma non ero nervoso," inizia Harry, per poi ripensarci e continuare, "Okay, lo ero. E' solo che... mi sento sempre piuttosto stupido nel provare a fare cose sexy. Io non sono sexy." L'ultima volta che ha provato a fare un pompino a Louis, in qualche modo è riuscito ad impigliarsi con il gilet di lana alla zip del castano, ed ora che erano riusciti a liberare il tessuto senza strapparlo, la campanella della scuola aveva iniziato a suonare. Per non dimenticare quella volta in cui gli si era impigliato il piede nella gamba del pantalone ed era inciampato, finendo addosso a Louis e facendolo cadere a terra.
"Lo sei, invece," Louis gli lascia una scia di baci fino ad arrivare al suo orecchio, "Dovresti vederti quando ti lasci andare. E' la cosa più eccitante a cui abbia mai assistito."
Harry preferisce non pensarci troppo. Ai versi che fa e a quanto disperato e disinibito riesce ad essere, a quanto implori Louis di toccarlo, di spingere più a fondo, più forte. "Non è vero."
Louis gli afferra i fianchi e lo tira indietro, fino a far scontrare il sedere di Harry contro il suo gonfio cavallo dei pantaloni. "Sei ancora convinto che ti stia mentendo?"
"Non lo so," mormora Harry, perché a volte gli sembra ancora assurdo che Louis lo voglia. Che sia genuinamente attratto sessualmente da lui.
"Un giorno lo faremo davanti ad uno specchio, e vedrai quello che vedo io. Quanto distrutto e sopraffatto diventi. Così peccaminoso, cazzo." La mano di Louis è sulla pancia di Harry, le sue dita stanno scendendo e scendendo, fino ad arrivare ad arricciarsi, da sopra i pantaloni, intorno al cazzo del riccio. Perché sta ancora indossando i pantaloni? I vestiti sono stupidi. "Non adesso, però. Anche io ho un regalo per te."
Dopo averlo palpato un'ultima volta, Louis allontana la mano e fa spostare il corpo inutile e accaldato di Harry in avanti, in modo da potersene andare. Ad Harry la cosa non piace. Proprio per niente. Chi ha bisogno di regali, poi?
"Lou--"
"Shhh," lo zittisce Louis, premendogli un dito sulle labbra schiuse, "Arrivo tra un attimo."
Quando ritorna, il ragazzo ha un grosso pacchetto tra le mani, incartato malamente, ed un sorriso imbarazzato sul viso. "L'ho tenuto nella stanza di Liam. Per oggi. Non volevo che una delle gemelle lo trovasse e se ne appropriasse."
"Pensavo," Harry deglutisce, sedendosi con la schiena aderente alla finestra e le gambe larghe per permettere a Louis di mettercisi in mezzo, "avessimo detto niente regali."
"Immagino che siamo entrambi dei ribelli." Louis gli mette il regalo in grembo, e gli appoggia le mani sulle ginocchia. La carta dorata è tempestata di cuori e di bastoncini di zucchero, ed il tutto è tenuto insieme dallo scotch, avvolto intorno al pacchetto.
Harry cerca di aprirlo con attenzione, ma il nastro adesivo non glielo permette. Troppo impaziente e curioso di vedere cosa ci sia dentro, inizia a strappare, pezzetti di carta-regalo che volano dappertutto.
"Sei un tale bambino," lo apostrofa dolcemente Louis, le ciglia che gli proiettano ombre sulle guance quando recupera uno dei due piccoli fiocchetti verdi per appiccicarlo sulla punta del naso di Harry.
"Oh mio Dio!" Bruttissimi maglioni natalizi. Due! "Mi piacciono da morire!"
"E' una cosa stupida, non è vero?"
Harry si porta quello più largo al petto e sorride così ampiamente da sentire le fossette formarglisi sulle guance. Il suo ha un'enorme renna kitsch con un naso che si illumina, mentre quello di Louis ha un albero di Natale. Harry li ama con tutto il cuore. "Svelto, mettiti il tuo!"
Louis ride mentre obbedisce, e adesso si stanno fronteggiando con sorrisi stupidi, indossando orrendi e rossi maglioni complementari di almeno una taglia troppo grande. Louis rincolla il fiocchetto sulla fronte di Harry.
"Lo metterò a scuola," annuncia Harry, fregandosene del fatto che, una volta che dovranno ritornare sui banchi, il periodo natalizio sarà già finita da un pezzo.
"Harry, no," gli dice Louis, ridendo.
"Harry, sì." Pianta un bacio sulla guancia di Louis, facendo accartocciare il piccolo fiocco.
Quando mamma e Geoff e Liam tornano a casa ore dopo, trovano Harry e Louis sdraiati sotto l'albero di Natale con ancora addosso i loro maglioni complementari, un orpello dorato allacciato ai loro colli come se fosse un'enorme sciarpa viscosa.
*******
Harry si sente un po' come un bambino in gita on the road, seduto sui sedili posteriori della macchina con Louis a fianco, mentre condividono biscotti. Louis, prima, era seduto sul posto davanti, ma quando Liam gli aveva impedito di scegliere la stazione radio aveva aspettato il semaforo rosso prima di slacciarsi drammaticamente la cintura di sicurezza ed arrampicarsi nei sedili posteriori. Harry non ne è affatto dispiaciuto.
Tira la manica del cappotto di Louis, e ancora non riesce a capacitarsi di quanto il viso del ragazzo diventi così dolce quando si volta per guardarlo. "Hai una briciola sul labbro."
"Me la toglieresti?" gli chiede Louis arricciando le labbra, il ritratto di un bambino birichino.
Quando Harry si sporge per baciarlo, Liam sospira. "Potreste smetterla di essere così sposati? State insieme da soli due mesi."
"Come osi! Tre mesi e quindici giorni." Louis colpisce la spalla di Liam con il libro arrotolato di chimica di Harry. I suoi sforzi di studiare durante il tragitto in macchina erano evaporati l'attimo in cui Louis si era seduto accanto a lui. Non che gli interessi. "Se non ti sta bene, puoi semplicemente scendere dalla macchina."
"Sto guidando."
"Ho l'aspetto di uno a cui importa qualcosa?"
"E' come se voi due foste costantemente in una bolla di sesso," Liam sospira. "E' strano."
"Tu sei strano," controbatte astutamente Louis, mentre Harry si trattiene dal dire, "Ma magari". Non hanno avuto molte occasioni per fare qualcosa, se non pomiciare, sin da Natale perché sembrava non potessero mai rimanere un attimo da soli. Solo la settimana prima Jay è entrata nella stanza del figlio, beccandoli mentre Louis aveva una mano dentro i pantaloni di Harry. Loro pensavano che Jay fosse già uscita di casa, ma la donna si era dimenticata di dare a Louis i soldi per il pranzo prima di andare al lavoro. Harry non riesce a guardarla negli occhi da allora.
"Non sono io quello che disegna cazzi sul mio banco dai tempi delle medie."
"Beh, che altro dovrei disegnare? Mi piacciono i cazzi." Louis imbroncia le labbra e tira un piccolo calcio al sedile di Liam.
"Mi vedi disegnare vagine dappertutto, per caso?"
"Non lo fai solo perché non possiedi le mie stesse abilità artistiche," replica Louis ed Harry si riappropria del suo libro per poterci nascondere dietro il suo sorriso, nell'osservarli bisticciare. "Forse sei gay."
"Voglio dire, se Sophia avesse un cazzo non me ne fregherebbe niente," Liam scrolla le spalle, mettendo un punto alla conversazione.
Quando arrivano a scuola, Louis bacia Harry in modo disgustosamente rumoroso, arrivando a soffiargli una pernacchia contro la bocca fino a far sospirare profondamente Liam tre volte in quindici secondi. Quando parcheggia la macchina, Louis storce il capezzolo all'amico. Quando Liam prova a vendicarsi di lui rubando il biscotto che tiene in mano Harry, Louis gli schiaffeggia la mano alla velocità della luce. Aggrotta le sopracciglia e, nonostante sia il più basso tra di loro, nasconde Harry sotto il suo braccio. "Leva le mani di dosso al mio ragazzo."
Harry si sente come se il suo cuore troppo grande per il suo petto, così quando alcuni suoi compagni di classe lanciano al suo maglione con la renna occhiate confuse alla 'che diavolo ha addosso' --perché, beh, è gennaio-- non gli interessa nemmeno.
Si ricorda come gli occhi di Louis si sono contornati di rughette agli angoli quando, questa mattina, l'ha visto indossare il maglione che gli aveva regalato per Natale. Non è mai stato più felice di così. Questo è tutto quello che conta.
*******
"Non è importante," dice Louis, le spalle rigide e lo sguardo fisso sulle pagine del suo libro. Harry sa che non lo sta nemmeno leggendo perché i suoi occhi non si muovono da minuti. Tutto quello che sta facendo è rimanere seduto e sbattere le ciglia, mangiarsi le unghie fino alla carne.
"Lou," gli dice dolcemente Harry, allontanandogli la mano dalla bocca prima che le sue unghie scompaiano del tutto, "certo che importa. Ti stai comportando in modo strano e mi stai preoccupando."
"Mi dispiace."
"Non dire così." Harry gli chiude il libro ed aspetta che Louis sollevi lo sguardo per incontrare i suoi occhi. "Qualsiasi cosa sia, me ne puoi parlare, sai. Siamo migliori amici, d'altronde?"
Louis incassa la testa tra le spalle, e si passa una mano stanca sul viso. "Ma non so se posso. Tu sei, tipo... parte dell'intera... cosa. Che mi sta turbando."
"Oh," dice Harry, un respiro tremulo che gli esce dal petto, "E'... non so cosa dire." Si sta intristendo ed è una cosa sciocca, perché non sa nemmeno quale sia il vero problema, ma i suoi stupidi occhi si stanno gonfiando comunque di lacrime. Abbassa lo sguardo per non farlo notare a Louis.
"Harry, no, non è... cavoli." La biblioteca è vuota ad eccezione di loro due e la bibliotecaria è scomparsa da qualche minuto, presumibilmente per andare a bersi un caffè in sala insegnanti. Quindi, quando Louis si alza e supera il tavolo per sedersi sulle sue gambe, Harry non si lamenta nemmeno. "Per favore, non fare così. Io..." Louis preme un bacio sulla sua fronte ed il riccio deve mordersi il labbro inferiore per non iniziare a piangere, perché a cosa servirebbe? "Ti amo, per favore. E' solo che... non penso che questo sia il posto adatto per parlarne."
"Vuoi," gli chiede Harry, costretto prima a schiarirsi la gola per ingoiare l'ansia, "vuoi che saltiamo la prossima lezione? Così possiamo--"
"Non voglio che tu non vada in classe."
"Non riuscirei a concentrarmi, in ogni caso. Non sarei in grado di... ti prego."
Louis lo bacia ancora una volta prima di alzarsi ed Harry vuole così tanto tenerlo per mano, ma stanno entrambi trasportando dei libri. Il silenzio li accompagna per tutto il tragitto fino agli armadietti.
Quando escono dalla scuola Harry ha accumulato così tanto stress che le sue mani tremano, tutti i peggiori scenari gli tormentano la mente. Affonda le mani nelle tasche del cappotto ed abbassa lo sguardo verso i suoi stessi piedi, la spalla che sfiora quella di Louis. Non si sono ancora rivolti la parola, ed Harry sta iniziando a diventare vagamente paranoico. Ha paura di imbattersi in qualcuno che conosce, e che capirà che ha bigiato la scuola.
Improvvisamente delle dita fredde scivolano dentro la sua tasca per circondargli la mano, ed Harry si sbalordisce a tal punto che solleva il capo per incontrare lo sguardo di Louis.
"Che succede, Louis?" gli chiede con un filo di voce. Una parte di lui spera che Louis non lo abbia sentito, cosicché non possa dire ad Harry che vuole rompere con lui. "Dimmi che va tutto bene."
"Non lo so," gli dice Louis, Il silenzio torna a calare tra di loro, e si limitano a continuare a camminare. Harry gli stringe fortissimo la mano, come se così facendo possa convincerlo a restare per sempre con lui.
Solo quando arrivano ad un parco giochi e si siedono sulle altalene, Louis torna a parlare. La mano di Harry si raffredda, senza quella dell'altro ragazzo. "Quindi, oggi abbiamo avuto questo... tipo, è venuto questo consulente del lavoro a parlarci e cose così, sai? Ci ha spiegato le varie opzioni che avremo e ci ha parlato delle iscrizioni universitarie e degli esami e tutto il resto."
Harry si limita ad annuire, aspettando che Louis finisca di spiegare.
"E," continua Louis, le mani raccolte in grembo, il naso che gli sta diventando rosso a causa del freddo, "mi ha solo colpito, sai. Perché tra poco andrò all'università e ci ho provato a non pensarci perché sembra distante secoli, ma non è così. Non veramente. Ed ho sempre voluto... ho sempre sognato di trasferirmi a Londra un giorno, ma... è così maledettamente lontana da qui." Il suo respiro si condensa nell'aria ed il ragazzo lascia cadere il mento sul petto, guardando il suo stesso piede calciare il suolo.
"E voglio andarmene, ma allo stesso tempo non voglio. Perché... perché tu sei qui. Ed io, semplicemente," Louis inspira tremante e, quando solleva la testa, le sue labbra sono strette in una linea dura, con gli angoli della bocca rivolti verso il basso. Ha le sopracciglia corrucciate in quell'espressione di cui il riccio conosce il significato: Louis sta cercando i tutti i modi di non piangere e... ad Harry, in questo momento, non importa nemmeno cosa tutto questo significherà per lui, per loro. Si alza ed allaccia le braccia intorno alle spalle sottili di Louis, per tirarselo contro il petto. Gli si stringe il cuore quando sente Louis tremare e dire, "Non so cosa fare."
Harry si abbassa un po', per appoggiare la guancia in cima alla sua testa. Il beanie di Louis gli solletica la pelle. "Lou... ti amo," chiude gli occhi, e si vede costretto a deglutire con forza, "ma devi fare quello che è meglio per te. Non... non iscriverti ad un'università qui nei paraggi solo per stare più vicino a me. Dovresti... dovresti immatricolarti in quella che vuoi veramente frequentare. E," respira l'odore di Louis, lo stringe ancora di più, "Non ci dovremo lasciare per forza."
Il castano si limita ad annuire e quando Harry lo lascia andare, le guance di Louis sono bagnate. Harry preme le labbra sulla pelle delicata sotto i suoi occhi rossi, e percepisce il gusto del sale. "Se vuoi andare a Londra, allora è quello che voglio anche io."
"Ho paura," ammette Louis. "Ho paura che cambierà tutto quanto."
"Sarà così," gli dice Harry, perché vuole essere totalmente sincero. "Ma non necessariamente in peggio. I cambiamenti sono positivi. Aiutano le persone a crescere, sai."
"Smettila di essere intelligente, lo odio."
Harry ride una risata bagnata e Louis si solleva definitivamente dall'altalena per abbracciarlo come si deve. Rimangono lì in piedi, ondeggiando leggermente, stringendosi fortissimo come se non volessero mai lasciare la presa sull'altro.
"Tu... pensi che piacerebbe anche a te trasferirti a Londra? Dopo il diploma. So quanto tu ami la tua famiglia e non voglio, tipo, farti... è solo che. Pensi ti piacerebbe venire a Londra?"
Harry non ha ancora riflettuto più di tanto su quello che vorrà fare personalmente in futuro, aveva tipo considerato di andare ad Oxford, forse, ma... ci sono tantissime università competenti anche a Londra. "Potresti cambiare idea. Potresti non volermi più lì con te, entro un anno."
"Sì, invece," ribatte Louis, nascondendo il viso sul collo di Harry. "Ti vorrò ancora."
"Allora siamo d'accordo."
Louis si spalma su di lui, come se tutto il peso che ha tenuto sulle spalle per l'intera giornata fosse finalmente scomparso. "Probabilmente non verrò nemmeno accettato, e tutte le mie sceneggiate di oggi saranno state fatte per niente. Sarebbe imbarazzante, dico bene?"
"Sarebbero stupidi a non accettarti, Lou. Lo so che lo faranno."
"Harry?"
"Sì?"
"Sono egoista?"
Harry scuote immediatamente la testa, e gli accarezza la schiena perché sa che Louis si calma quando glielo fa. "Perché dici così?"
"Perché... tipo, non siamo ricchi. E lascerò la mamma da sola a occuparsi di tutto ed è una cosa davvero merdosa da fare, non è vero? Tipo, lei mi dirà di andare pure, perché odia ammettere di avere bisogno di aiuto, ma io lo so che le servirà una mano."
"Lou, non sei egoista. E lo so che pensi che sia un tuo dovere restare qui per aiutarla, ma tua mamma riuscirà a gestire la situazione. Si è presa cura di voi per anni, da molto prima che tu fossi grande abbastanza da darle veramente una mano. Ed ha pure Lottie e Fizz. Saranno grandi abbastanza per badare alle gemelle quando tu... quando tu non sarai qui. E darò una mano anch'io."
"Harry, no--"
"Non te lo stavo chiedendo," gli dice Harry, pizzicandogli il sedere in un tentativo di alleggerire la situazione, per cercare di rendere meno pesante la pietra che pesa sul suo petto. "Adoro le tue sorelle ed adoro Jay. Andrò a trovarle sempre, in ogni caso."
"Non ti merito."
"Sì, beh," dice Harry con tono leggero, sporgendosi per baciare Louis, morbido e dolce, "Male. Sono tuo."
Louis si mette sulle punte dei piedi per far fondere ancora di più insieme le loro bocche. Muove le labbra su quelle di Harry fino a fargli diventare la pelle bollente.
"Sei mio," dice Louis una volta che si separano, ed Harry sceglie di non rimuginare troppo. Hanno ancora sette mesi di tempo, ed Harry intende spenderli tutti amando al massimo Louis. Il resto può aspettare.
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