Capitolo tre
Nel capitolo precedente: Harry raccoglie merda di cane e scopre che lo eccita avere qualcuno che gli tiri i capelli, e Louis ha modo di apprezzare la tazza con i cazzi di Harry ed i suoi boxer con fantasia a pallini.
•••
È sabato ed Harry è sdraiato sul divano a guardare il dvd di Rapunzel, qualcuno ha qualcosa in contrario? Nonostante sia da solo in casa, e abbia quindi la possibilità di fare qualcosa, rimane pur sempre un ragazzo ribelle. La confezione enorme di gelato che sta divorando nonostante sappia che non lo dovrebbe fare ne è una prova. Per di più farà le ore piccole, e probabilmente dovrà fare anche la lavatrice dopo mezzanotte.
Il citofono suona improvvisamente, ed Harry si vede la vita passare davanti agli occhi. La sua mano è presa da uno spasmo, e finisce per rovesciarsi sulla maglietta la cucchiaiata di gelato che stava per portarsi alla bocca. Sta per essere ucciso e squartato e abbandonato in mezzo ai boschi da qualcuno, cazzo merda cazzo. L'ultima cosa che ha detto a sua madre è stata che avrebbe scaldato le lasagne se mai gli fosse venuta fame, e non ha neanche cancellato la sua cronologia di internet.
Abbassa il volume della tv, si pulisce frettolosamente la macchia di gelato con un fazzolettino e striscia fino alla porta principale, silenzioso come il loro gatto Dusty, che al momento lo sta guardando poco lontano da lui con un'espressione per niente impressionata.
Il campanello suona una seconda volta. Harry lo sente a malapena tanto il proprio cuore sta battendo rumorosamente. La pioggerellina che batte sulle finestre non contribuisce a rendere l'atmosfera meno inquietante.
Quando sbircia attraverso lo spioncino della porta, non è sicuro se sentirsi sollevato o ancora più agitato. In ogni caso, apre la porta.
C'è Louis sulla soglia, scalzo e con le mani sepolte nelle tasche della sua felpa non allacciata. È ingiustamente bellissimo nonostante stia indossando un paio di larghi pantaloni del pigiama con fantasia quadrettata. Anche bagnato dalla pioggia, riesce a sembrare intoccabile.
"Uhm," parla Harry, cercando di non impanicarsi ancora di più dato che ha una macchia di cioccolato sulla maglietta, neanche fosse un bambino maldestro. "Ciao?"
"Harry," replica Louis, sembrando sbalordito tanto quanto lui. "C'è Liam in casa?"
Il battito di Harry inizia lentamente a rallentare, passando dal livello sto-per-avere-un-infarto a quello Louis-è-così-bello. La differenza non è poi così tanta. "È andato via. Se ne è andato a pescare con Geoff per il weekend. Per la storia legame padre-figlio, immagino."
"Merda, me ne ero dimenticato." In un gesto nervoso, Louis si sistema il ciuffo che gli fuoriesce dal beanie. Ha un aspetto leggermente emaciato, la pelle un po' pallida. Harry vorrebbe chiedergli se sta bene, ma probabilmente non sarebbe opportuno da parte sua. "Perché non sei andato con loro?"
Nonostante Geoff l'abbia invitato ad unirsi a loro, Harry non era poi così convinto che accettare sarebbe stata la scelta giusta. Si sarebbe sentito il terzo incomodo, come se si stesse intromettendo tra di loro. "Ho pensato sarebbe stata un'occasione per passare un po' di tempo con mia mamma," replica invece.
"Oh, Anne è in casa?"
"No," ammette Harry, le guance che bruciano. "È uscita con alcune sue colleghe di lavoro."
"Oh."
Tra di loro cade il silenzio, che Harry si rifiuta di chiamare imbarazzante. Non è mai riuscito ad avere a che fare con quelli.
"Vuoi," prorompe, "Vuoi entrare? Tipo, non stavo facendo niente in ogni caso e tu... tu hai solo dei calzini addosso. Non vorrei che ti venisse un raffreddore."
"Ma se avevi la casa tutta per te, io non vorrei--"
"No," lo interrompe Harry, scuotendo la testa con così tanta forza da prendersi quasi un colpo di frusta. "E poi stavo iniziando a sentirmi un po' solo, a dire il vero. Entra, per favore?"
"Se per te va bene," dice Louis con un filo di voce, e per un secondo il suo mento trema. Harry si sente come se qualcuno gli avesse appena tirato un pugno sullo sterno, e stringe con forza il pomolo della porta tra le dita per non avvolgere Louis in un abbraccio.
Invece, si sposta di lato, liberando un respiro che non si era accorto di star trattenendo quando Louis finalmente si decide a superarlo e ad entrare in casa. I suoi occhi non incontrano quelli di Harry.
Harry chiude la porta, e lo segue, pronto a difendere il proprio gusto in fatto di film non appena Louis si accomoda sul divano del salotto. Alla fine non è necessario, perché Louis rimane semplicemente seduto, lo sguardo vacuo rivolto verso la televisione, nessuna tipica presa in giro che esce dalla sua bocca.
"Vuoi del thé?" gli domanda Harry, perché non sa cos'altro fare e solitamente una tazza di thé lo aiuta quando le cose gli vanno di merda.
Louis scrolla leggermente le spalle. Harry lo prende come un sì e si affretta a raggiungere la cucina per preparargli il più velocemente possibile la migliore tazza di tisana alla camomilla che abbia mai fatto. Per qualche motivo, gli sembra sbagliato lasciare Louis da solo per troppo tempo, nonostante non sembri tanto incline a parlare. Forse proprio per quello.
Harry si siede accanto a lui, e gli passa la tazza, le loro dita che si sfiorano quando Louis gliela prende dalle mani. Le sue dita sono fredde ed Harry sente il prudente bisogno di avvolgergliele tra i propri palmi fino a scaldargliele.
"Stavo guardando Rapunzel. Spero che non ti dispiaccia. Posso farlo ripartire dall'inizio se vuoi?" Non appena Louis gli sorride debolmente dicendogli che va bene così, Harry si ricorda della confezione di Ben & Jerry's appoggiata innocentemente sul tavolo. "Scusa, vuoi un po' di gelato? È al cioccolato fondente. Posso andare a prenderti un altro cucchiaio."
"Mi basta la tisana, grazie. Magari dopo?" replica Louis, socchiudendo gli occhi nell'inspirare lentamente la bevanda. "Ha un buon profumo. Che tipo di tisana è?"
"Camomilla. Ho pensato ti potesse," rilassare, farti sentire meglio, "che ti potesse piacere. Se non è così però posso andare subito a preparati una tazza di thé normale con del latte."
"No. No, sono sicuro che mi piacerà." Louis si stringe la tazza al petto, arricciando le labbra sopra l'orlo e soffiando piano sul liquido.
"Okay, fammi solo," Harry scatta in piedi, lanciando uno sguardo alle calze sporche e bagnate che ha indosso Louis. Vuole soltanto che Louis si metta comodo. Forse sta assumendo un atteggiamento fastidioso, ma non può proprio farne a meno. "Fammi solo andare a prenderti delle calze pulite, va bene?" E anche una maglietta asciutta ed un paio di pantaloni da ginnastica, ora che ci pensa.
"Mi dispiace. Sto sporcando ovunque--"
"No, non è vero! Tranquillo," lo interrompe Harry, voglioso più che mai di cancellargli quello sguardo dispiaciuto dal viso. "Va tutto bene, non ti preoccupare. Solo, toglile. Stavo comunque per fare la lavatrice. È più che necessario, arrivati a questo punto." Fa calare lo sguardo sulla propria t-shirt macchiata con un sorriso auto derisorio. "Posso lavarle per te e prestarti alcune delle mie cose, nel frattempo."
Per un momento Louis sembra come se volesse dire qualcosa che non può dire, come se non sapesse da dove iniziare. Infine si limita ad annuire e a dirgli un "Grazie."
Si toglie le calze e segue Harry fino al piano di sopra. I suoi piedi staranno congelando. Harry sta fottutamente impazzendo dal bisogno bruciante di fare domande, ma tiene la bocca chiusa perché, in questo momento, l'ultima cosa che serve a Louis è un interrogatorio da parte di qualcuno che non conosce neanche poi così tanto.
Quando entrano nella camera da letto di Harry, il riccio non accende le luci, nonostante la stanza sia completamente immersa nel buio. In un certo senso, non gli sembra la cosa giusta da fare. È sempre più facile fingere che le cose vadano bene quando le luci sono spente.
Louis rimane immobile in mezzo alla stanza, sembrando più piccolo che mai, mentre Harry fruga nel proprio armadio.
"Puoi buttare le calze nel cesto dei panni sporchi. È proprio accanto alla scrivania," gli dice Harry, osservandolo con la coda dell'occhio quando il ragazzo gli ubbidisce.
"Ecco," annuncia Harry quando finalmente è riuscito a recuperare una serie di vestiti comodi. Li appoggia sul letto, in attesa che Louis scelga quelli che preferisce. "Puoi cambiarti qui. E, se vuoi, puoi farti una doccia. Io sarò al piano di sotto, okay?"
Senza aspettare una risposta, Harry afferra il cesto dei panni sporchi ed una maglietta pulita da indossare, lasciando Louis da solo.
Harry ha già messo in funzione la lavatrice, ha portato via il gelato e si è seduto a gambe incrociate sul divano, quando Louis finalmente lo raggiunge. La maglietta bianca e semplice di Harry gli va un po' larga, e ha dovuto arrotolare i pantaloni della tuta all'altezza delle caviglie. Deve aver lasciato il beanie al piano di sopra, e le punte dei suoi capelli sono bagnate. Harry vorrebbe così tanto essere nella posizione di poter stringere Louis in un abbraccio.
Invece, Harry mantiene lo sguardo fisso sulla televisione, cercando di concentrare tutta l'attenzione su Rapunzel che colpisce Flynn con una padella, pur di non far sentire Louis sotto scrutinio. Forse Harry dovrebbe farsi crescere i capelli come quelli di Rapunzel.
"Grazie per i vestiti," rompe il silenzio Louis, il calore del suo corpo che fa rizzare i peletti delle braccia di Harry. "Sono comodi."
"Figurati, nessun problema."
Louis torna a sorseggiare dalla sua tazza, rannicchiando le ginocchia al petto. Ha scelto di indossare le calze morbide con le stampe di scimmiette sopra. Sono le preferite di Harry.
Restano in silenzio a guardare il cartone animato, ma Harry non riesce a concentrarsi per davvero. Non quando ogni singola parte del suo corpo vorrebbe davvero toccare Louis, nonostante sappiano che non può farlo.
"I miei genitori stanno per divorziare," Louis mormora dopo un po', con voce talmente bassa che quasi Harry non lo sente.
"Mi... mi dispiace." Harry si sente stupido non appena le parole gli escono dalla bocca. Perché non sono affatto d'aiuto, non è così? Si sente impotente.
Louis ride una risata bagnata, priva di qualsiasi umorismo. Il bisogno che Harry ha di fare qualcosa quasi gli procura dolore fisico. "Cazzo, sono... è una cosa stupida, in ogni caso. Tantissima gente divorzia ogni giorno. I miei litigavano un sacco ultimamente. Quindi è probabilmente un bene che abbiano deciso di divorziare."
"Ciò non toglie che rimanga pur sempre una cosa dolorosa per, uhm... per tutti," ribatte Harry.
Louis scrolla le spalle come se non fosse lui quello colpito dalla situazione, come se non fosse lui quello rannicchiato su se stesso accanto ad Harry, come se non fosse lui a sembrare più vulnerabile che mai.
"Sono corso via e basta," mormora Louis dopo un attimo di silenzio, le mani che stringono la tazza con tale forza da farsi sbiancare le nocche e gli occhi fissati sullo schermo della tv. La luce tremula della televisione danza sul suo viso, facendolo sembrare piccolo e fragile. "Non volevo restare e guardare mio papà andare via. Sono così egoista, cazzo."
"No, non lo sei," protesta Harry, girandosi per fronteggiare completamente Louis. "Non sei egoista."
"Ma ho lasciato le ragazze da sole. E mamma. Sarei dovuto rimanere per prendermi cura di tutte loro."
"Non è compito tuo, Louis." Harry fa del suo meglio per non toccarlo, fallendo miseramente. Le sue dita vanno a sfiorargli con cautela la spalla. Quando Louis non fa qualcosa come allontanarsi sussultando, Harry gli avvolge una mano attorno alla nuca, sperando di riuscire a confortarlo un po' con il suo tocco. I capelli di Louis, che stanno iniziando ad asciugarsi, gli solleticano le nocche. "Non sei loro padre. Non dovrebbe essere compito tuo prenderti cura di loro."
"Lo è, invece. Lo è ed io... chi si dovrebbe prendere cura di tutto, se non io? Mamma probabilmente dovrà iniziare a lavorare di più e io dovrò curare le ragazze più spesso e forse trovarmi un altro lavoro part-time," replica Louis, con fare sempre più forsennato. "Non ho idea di come riuscirò a fare tutto questo."
Harry gli accarezza i capelli, guardandolo deglutire con forza. "Tuo papà sarà sempre lì per aiutare, con i soldi e tutto il resto. Non è compito tuo."
"Non voglio mollare la squadra di calcio" confessa Louis in un sussurro, come se si vergognasse ad ammetterlo ad alta voce. "Non è giusto, cazzo."
"Posso aiutarti a curare le tue sorelline. Amo i bambini, non... non mi peserebbe affatto."
Dopo quello, Louis fissa lo sguardo nel suo, gli occhi lucidi e gli angoli della bocca rivolti verso il basso. "Non è nemmeno un tuo problema, Harry."
"Voglio solo aiutarti."
"Perché?"
"Perché..." Perché ti amo, porca miseria. "Perché lo voglio fare. Non sarebbe un peso per me farlo. E non è come se avessi poi così tanti impegni, per la maggior parte del tempo. Almeno non mi annoierei così tanto."
Harry sente la connessione che si era instaurata tra di loro scivolare via in un secondo, non appena Louis si gira per appoggiare la sua tazza semi-vuota sul tavolino da caffè. Prima che Harry abbia anche solo il tempo di spostarsi un po' sul divano per dare a Louis lo spazio che evidentemente vuole, si ritrova sovrastato da un corpo caldo, le braccia di Louis avvolte intorno alla vita ed i suoi capelli che gli solleticano la guancia. Louis odora di pioggia e di agrumi, ed Harry, sorpreso, lo stringe forte a sé, le braccia intorno alle sue spalle, respirando lentamente il suo profumo.
"Non voglio approfittarmi di te," bisbiglia Louis, le labbra che gli accarezzano il collo quando parla. "Sei decisamente troppo buono."
"Non si tratta di approfittarsi, visto che mi sono offerto io di farlo," replica Harry, la voce ugualmente bassa, spaventato di rompere l'atmosfera. Le sue ossa gli sembrano troppo pesanti.
"Grazie."
Harry chiude gli occhi, limitandosi ad abbracciarlo ancora più forte. "Andrà tutto bene. Te lo giuro."
Louis tira su con il naso, le dita che scavano nella schiena del riccio. Harry sente la sua gabbia toracica espandersi in un respiro profondo, e avverte la sua figura tremare.
"Andrà tutto bene," ripete, desiderando di poter fare qualcosa di più per far sentire meglio Louis.
"Mi dispiace."
Harry scuote la testa, aggrottando la fronte. "Per favore, non scusarti. Io sono... sono qui per te."
"Non avevo intenzione di... ti sto infradiciando tutta la spalla. Che schifo," dice Louis, la voce fragile e graffiata. "Scusami, è solo che dai degli abbracci davvero belli."
"Si asciugherà." Harry fa scivolare una mano sulla sua colonna vertebrale, massaggiandogli la schiena in piccoli cerchi fino a quando Louis smette di stritolarlo con forza e il suo respiro finisce di impigliarglisi nella gola.
Qualche attimo dopo Louis si ritira dall'abbraccio, abbassando imbarazzato il viso. Solleva le mani come se volesse pulirsi il viso con le maniche, per poi realizzare che sono troppo corte per poterlo fare. Tentenna. Harry non pensa. Semplicemente, allunga una mano verso di lui, tamponandogli delicatamente la pelle sotto gli occhi e allontanandosi prima di poter far risultare la situazione imbarazzante.
"Puoi dormire in camera di Liam, se vuoi. Tanto tornerà a casa solo domani, dopo l'ora di pranzo. Oppure posso sistemarti il divano per la notte. Non sono sicuro di quanto le coperte di Liam siano pulite. Io non correrei il rischio, se fossi in te."
Louis singhiozza una piccola risata. "Qui sul divano andrà bene. Sempre che non sia troppo un disturbo."
"Per niente," gli assicura Harry, tornando a prestare attenzione alla tv. "Fammi solo sapere quando inizi ad avere sonno."
"Possiamo, tipo... sistemare le coperte adesso e poi guardare il film?"
"Certo."
Finiscono per alzarsi dal divano e stenderci sopra un lenzuolo pulito, più una coperta ed un copriletto di Spiderman - richiesti da Louis - e la maggior parte dei cuscini di Harry. Harry glieli avrebbe dati pure tutti quanti se ciò avesse potuto fare felice Louis. Si limita a recuperare la confezione di gelato e due cucchiaini dalla cucina, per poi sedersi accanto a Louis, le loro spalle premute insieme mentre guardano cartoni animati della Disney avvolti in un silenzio confortevole.
•••
Harry si sveglia con la sensazione di qualcosa che gli solletica il viso. Quando finalmente riesce a sollevare le palpebre, realizza due cose. Primo, Dusty lo sta fissando ad un centimetro di distanza dal suo volto, le sue vibrisse che gli sfiorano il viso. E secondo, fuori il sole ha appena iniziato a sorgere e Louis è addormentato affianco a lui, arricciato accanto al suo corpo, come se coccolarsi fosse una cosa normale tra di loro.
Harry sbatte gli occhi, cercando di non farsi prendere dal panico. Non aveva davvero intenzione di addormentarsi qui sul divano, non vuole che Louis pensi lo abbia fatto apposta. L'ultima cosa che si ricorda prima che la sua mente iniziasse ad annebbiarsi è Ariel che esclama un "Ma papà, io lo amo!"
Ricorda vagamente di aver pensato di doversi sollevare per raggiungere la sua stanza, ma il respiro già regolare di Louis deve averlo cullato fino a farlo addormentare prima ancora di riuscire ad alzarsi dal divano. Louis, che adesso è praticamente sdraiato su di lui, con una coscia tra quelle di Harry ed il palmo di una mano appoggiato proprio accanto al cuore del riccio.
Oh dio oh dio oh mio dio.
Harry prova davvero, davvero ardentemente a non farsi lasciare condizionare dalla vicinanza di Louis nel modo in cui solito fa, perché se Louis si svegliasse in questo momento e notasse la sua erezione, Harry avrebbe veramente modo di scoprire se morire a causa dell'umiliazione è una cosa fattibile o meno.
Dusty non sembra intenzionato a condividere le sue preoccupazioni. Quando Harry non si decide ad accarezzarlo, il gatto perde qualsiasi interesse verso di lui e va a piazzargli il sedere in faccia. Vendetta fatta, salta silenziosamente giù dal divano.
Harry osa lanciare uno sguardo al viso addormentato di Louis. I suoi occhi sembrano ancora un po' gonfi, ma il suo volto pare rilassato, e la sua bocca non è più stretta in una linea triste. Nonostante Harry sappia di doversi veramente alzare e andare a dormire un po' nel suo di letto, non trova davvero la forza di farlo. Louis sembra troppo rilassato e sarebbe un peccato svegliarlo, ed Harry è egoista abbastanza da ammettere che le sue braccia sono decisamente più allettanti delle lenzuola fredde del proprio letto.
Con attenzione, Harry chiude gli occhi e si gira su un fianco, il respiro di Louis che gli colpisce il mento. Non appena Louis si muove, Harry si immobilizza, trattenendo il fiato. Un paio di secondi dopo, Louis allunga un braccio oltre la vita di Harry, stringendolo in un molle abbraccio, e strofina il naso sul suo collo, sempre addormentato.
Harry rimane stupito quando Louis non si sveglia a causa del battito furioso che gli sta spaccando il petto. Ma, eventualmente, il cuore gli rallenta fino a raggiungere un ritmo normale, ed Harry torna ad addormentarsi di nuovo.
Non appena si risveglia, è a causa delle dita di qualcuno che gli accarezzano i capelli.
"Hmpf." Harry, confuso e a malapena consapevole, si avvicina maggiormente al corpo caldo, premendo il naso sulla pelle morbida.
"Harry, sei sveglio?"
Harry, dopo attimi e attimi di confusione, finalmente realizza. E, come se si fosse bruciato all'improvviso, si tira indietro con uno slancio, finendo quasi per cadere dal divano. Louis riesce ad acchiapparlo in tempo, evitando di farlo spiaccicare sul pavimento.
"Cristo, fai attenzione."
"Cazzo, scusa," farfuglia Harry, un piede che dondola nell'aria e la voce simile a carta vetrata. Il braccio di Louis intorno ai suoi fianchi è come una morsa ed Harry dovrebbe davvero fottutamente allontanarsi prima di fare qualcosa come afferrarglielo per poi non lasciarglielo mai più andare. Dovrebbe davvero, davvero allontanarsi. "Non avevo intenzione di addormentarmi qui, non--"
Harry prova a sedersi, ma le dita di Louis catturano il retro della sua maglietta e lo tirano giù. "Dove stai andando? È troppo presto."
Harry non avrebbe dovuto lanciare un'occhiata oltre le proprie spalle perché Louis ha il segno del cuscino sulla guancia ed Harry ama questo ragazzo così tanto da far male. Non dovrebbe rimanere ancora steso accanto a lui, ma lo fa in ogni caso, troppo consapevole delle sue braccia e delle sue gambe, e di ogni respiro che prende e del modo in cui la luce mattutina gli si sta accumulando negli incavi delle clavicole e gli sta colorando le punte delle ciglia di oro pallido.
"Non morderò," dice Louis, facendo un piccolo sorriso e lasciando Harry, per poi arricciare il braccio attorno al cuscino più vicino a lui. Dopodiché, chiude gli occhi e strofina il naso sulla federa, e come può Harry avere la possibilità di andare avanti, sapendo che la sua vita ha raggiunto il culmine della felicità a diciassette anni?
"È strano?" chiede Harry, stringendo pigramente l'angolo del cuscino attualmente avvolto tra le braccia possessive ed amorevoli di Louis. Harry non è geloso di un pezzo di cotone. Non lo è. "Scusami se è una situazione strana."
"Non è strana a meno che tu non la renda tale." Louis apre un occhio. "Non renderla strana, Harold."
"Louis?" la bocca di Harry si sta rapidamente asciugando. Deglutisce con forza e punta lo sguardo sulla coperta di Spiderman, che giace ai piedi di Louis. "Ci siamo, tipo... coccolati?" Come può una persona chiedere ad un'altra persona di fare qualcosa per una seconda volta e, perché no, per il resto della vita, senza risultare troppo ovvia?
Louis si limita a mormorare un verso di assenso, senza sembrare affatto preoccupato. "Scusa se ti ho rubato la coperta. O se ho rubato te. Mi è stato detto che è una cosa che faccio spesso."
"Non ti preoccupare, non mi hai dato fastidio." Questo è l'eufemismo del secolo. Harry vuole spendere il resto della sua vita tra le braccia di Louis, e farsi rubare le coperte da lui per l'eternità. Solo il pensiero di qualcuno insieme a Louis che non sia lui gli fa rivoltare fastidiosamente lo stomaco, ed è stupido ed infantile perché Louis non è suo, ma non può proprio farne a meno.
"Dovrei comunque andarmene a casa tra poco, in ogni caso," dice Louis dopo una lunga pausa che ha fatto tornare Harry a tormentare tra le dita la federa del cuscino. "Non voglio farlo, ma non è il caso che stia qui tutto il giorno, giusto? Non potrei proprio, davvero."
Sta scherzando? Può stare qui per tutta la vita.
"Puoi restare per tutto il tempo che vuoi. Andrò a preparare la colazione." Ad Harry non importa nemmeno di quanto disperato stia sembrando. Vuole semplicemente prendersi cura di Louis in tutti i modi possibili e immaginabili. "Farò le uova?"
"Liam non mi ha mai cucinato delle uova. Mi sembra chiaro chi sia il fratello amorevole tra voi due."
Harry tenta disperatamente di combattere il sorriso che sta costringendo gli angoli delle proprie labbra a sollevarsi. Imbarazzante. Non pensa di riuscirci. E forse dovrebbero parlare di quello che è successo la sera precedente, ma Louis non sembra averne voglia. Harry sa che ciò di cui ha bisogno in questo momento è qualcuno che lo faccia distrarre. Ed Harry può essere quel qualcuno. Vuole far sorridere Louis.
"Liam ha trovato il dentifricio al lubrificante, comunque."
Louis si gira sulla schiena e sorride, tutto denti bianchi e aguzzi e braccia talmente allargate che il suo mignolo sfiora il ginocchio piegato di Harry. Il suo viso è colpito dalla luce mattutina ed Harry a momenti si scorda di ciò di cui stanno parlando.
"E che cosa ha detto?"
"Lui, uhm... ha pensato che il dentifricio fosse andato a male. L'ha buttato via."
Louis scoppia a ridere, il naso che si arriccia un poco e le rughette che gli si formano intorno agli occhi. "Che stupido. Non ci posso credere che non se ne sia accorto. Immagino che non si immaginerebbe mai che tu possa fargli degli scherzi."
"Se lo è meritato," borbotta Harry, ancora seccato dall'incidente delle pizze.
"Non è così stronzo come pensi, sai."
"Beh," balbetta Harry, allontanandosi i capelli dal viso in un gesto nervoso, "Non si è mai comportato in modo particolarmente gentile con me, ecco tutto. Ma tipo, non dirglielo che te l'ho detto."
Louis gli tira un calcetto leggero sulla caviglia. "Sai, la settimana scorsa è andato dall'infermiera per chiederle se tu stessi bene."
"Di cosa stai parlando?" Durante l'ora di ginnastica Harry ha subito un piccolo infortunio, causato ancora una volta dalla sua mancanza di equilibrio. Non era riuscito a padroneggiare i propri piedi ed era inciampato su una palla che rotolava. Alla fine, si era semplicemente sbucciato un ginocchio, ma l'allenatore lo aveva comunque spedito dall'infermiera della scuola.
"È andato a vedere come stavi subito dopo che l'allenatore ti ha mandato in infermeria. Quando è tornato in palestra mi ha detto che stavi bene. Ha parlato con la capo infermiera, eccetera."
Harry punta lo sguardo sulle proprie mani intrecciate in grembo, e corruga le sopracciglia. "Lui non... Voglio dire, non l'avevo visto--" La sua voce si affievolisce l'attimo dopo che solleva gli occhi. Il resto della sua frase viene cancellata dalla sua mente perché Louis inizia a stiracchiarsi, rilasciando un gemito roco e prolungato che colpisce Harry dritto dritto nello stomaco come se fosse un carico di mattoni.
"Era solo per dire," dice Louis, facendosi scivolare la mano lungo il torso e intrufolandola sotto la maglietta, iniziando a grattarsi la pancia. Harry non è in grado di ricordare una benedettissima parola di quello che stava dicendo cinque secondi prima. E non ha idea di ciò di cui stanno parlando adesso, quindi si limita ad annuire.
"Cibo! Dovremmo... cibo," è la prima cosa coerente che il suo cervello riesce a suggerirgli, perché ha fame. Il nodo fatto ai cordoncini dei pantaloni da ginnastica che sta indossando Louis si è sciolto un po' a causa della dormita e dello stiracchiamento del ragazzo, e adesso i joggers gli arrivano sotto la vita, e rivelano le ossa illiache sporgenti. Harry vuole solo abbassarsi e baciargli la pelle dorata dell'ombelico. Vuole mordere e succhiare un livido sul suo stomaco, farsi strada a suon di graffi tra la peluria fitta che riposa sotto l'ombelico.
Harry non registra il suono delle scale che scricchiolano, così quando sua mamma dice, "Ragazzi. Felice di vedere che siete svegli," quasi cade giù dal divano per la seconda volta da quando ha aperto gli occhi questa mattina.
"Non ho fatto niente!" sbotta, il viso che prende a bruciare quando sia sua mamma che Louis lo fissano con espressione interrogativa.
"Come dici, tesoro?"
E oh dio, sua mamma deve essere tornata a casa mentre dormivano, deve averli visti abbracciati insieme sul divano e sicuramente sa. Harry deglutisce con forza ed afferra la coperta per coprirsi perché, a quanto pare, l'imbarazzo che sta provando in questo momento non riesce a convincere il suo pene che non è il momento adatto.
"Harry stava per prepararci la colazione," annuncia Louis nel sedersi, i capelli tutti arruffati ed i tratti del viso morbidi. Harry quasi geme.
"Posso preparala anche a te," riesce a dire Harry, lanciando uno sguardo veloce a sua madre. Spera ardentemente che lei sia troppo distrutta dai sintomi dopo-sbornia per prenderlo in giro.
"Sono a posto così, patatino, ho bisogno solo di un po' di caffè. Non sono tanto affamata adesso, ma grazie comunque."
"Patatino," mima Louis, indirizzando ad Harry un ghigno.
Harry si limita a lasciarsi cadere sul divano per seppellire un grugnito sul cuscino.
Non si muove fino a quando non sente sua mamma ritornare al piano di sopra con la sua tazza di caffè tra le mani.
"Quindi, patatino," dice Louis, ed Harry non ha bisogno di sollevare la testa per sapere che il ragazzo sta sorridendo. Può percepirlo anche solo ascoltando la sua voce. "Per quanto riguarda quelle uova?"
Harry lo schiaffeggia alla cieca, finendo per connettere la mano con quella che sembra la coscia di Louis. La coscia muscolosa e soda di Louis.
Gira il viso verso Louis, per assicurarsi che lo senta parlare quando "Prima ho bisogno di andare in bagno," lo informa. Per fare pipì e, soprattutto, per immergere la testa sotto un potente getto di acqua fredda.
La mano di Louis si fa spazio tra i suoi capelli, e prende a grattuggiargli lo spazio dietro l'orecchio. Harry ha davvero bisogno di ficcare i denti nel cuscino perché non ce la può fare.
"Farai meglio a muoverti prima che sia io ad andare in cucina a provare a cucinare." Louis gli tira un ricciolo accanto all' orecchio e, cazzo, come può Harry riuscire ad alzarsi adesso? "Fidati, non è il caso."
"Ora vado. Adesso. Sì."
Louis gli sta ancora toccando i capelli. È peggio di sua madre. L'effetto delle dita di Louis e, però, molto, molto diverso.
"Sai che se ti facessi crescere i capelli avresti veri e propri riccioli?"
"Dovrei farlo?"
Louis mormora un verso d'assenso, ed arriccia la mano tra i suoi boccoli. Senza farlo apposta, glieli tira un po' più forte. "Staresti bene."
"Louis," riesce a sussurrare Harry. Louis si ferma.
"Sì?"
"Io, uhm... bagno?"
"Giusto." Louis fa scivolare via la mano. Harry non avrebbe mai pensato che i propri capelli potessero iniziare a soffrire di solitudine, eppure.
Mostra le spalle a Louis l'attimo dopo in cui si solleva dal divano, cercando di atteggiarsi con il massimo della naturalezza. È un portento a comportarsi con fare nonchalant.
"Avresti potuto semplicemente dirlo che dovevi andare a prenderti cura della tua erezione mattutina, sai. Non ti avrei certo giudicato."
Harry è così sconvolto che si dimentica di doversi comportare con nonchalance - cosa di cui non è assolutamente in grado, a quanto pare - e si gira velocemente verso Louis. "Non lo stavo per fare! Voglio dire, non è vero. Non devo andare a prendermene cura, io stavo solo..." Se si guardasse in uno specchio in questo momento è sicuro che assisterebbe alla trasformazione della sua faccia da rossa a fucsia.
Louis rimane seduto a gambe incrociate sul divano, sembrando fin troppo innocente e carino per essere uno che ha insinuato quello che ha insinuato solo pochi secondi prima. "Come ho detto, non c'è problema, amico. Succede."
"È solo che... mi hai tirato i capelli!" E, tipo, perché sua mamma gli ha insegnato a parlare?
La bocca spalancata di Louis è l'ultima cosa che vede Harry, prima che giri rapidamente i tacchi e si precipiti su per le scale il più velocemente che la sua situazione dentro i pantaloni gli rende possibile. Inciampa su Dusty proprio quando riesce a raggiungere l'ultimo scalino, evitando fortunatamente di schiacciargli il muso. Non gli interessa nemmeno che Louis lo abbia sicuramente visto perché non ha nessuna intenzione di farsi vedere da lui per il resto della sua esistenza.
Ad eccezione del fatto che gli ha promesso che gli avrebbe preparato la colazione.
Beh, cazzo.
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