Capitolo sette

Nel capitolo precedente: Louis scopre che, volendo, il pene di Harry potrebbe facilmente circondargli l'intera faccia, getta piselli alle persone che non gli prestano sufficiente attenzione ed è anche un dolcissimo pasticcino allo zucchero che è interessato ad Harry per davvero.

•••

Quando Louis gli aveva detto che le sue sorelline fossero difficili da gestire, Harry non si sarebbe certo aspettato di vedere due gemelle identiche irrompere in casa coperte dalla testa ai piedi di fango. Non se lo sarebbe mai immaginato, ma se quelle due bambine assomigliano anche solo un pochino a Louis, allora non è poi una così grande sorpresa. Louis inizia a rimproverarle, per poi arrendersi con un sospiro quando le piccole non fanno altro che ridacchiargli in faccia. Allora, per impedire loro di scappare via, le prende entrambe in braccio, posizionandosene una contro un fianco e l'altra contro l'altro, e le trasporta fino al bagno del piano di sopra. Harry non può fare a meno di ridere quando le gemelline si puliscono le mani sporche sul viso scontento del fratello.

"Et tu, Brutus?" esclama Louis in sua direzione, la bocca drammaticamente spalancata dallo shock. Barcolla pericolosamente in avanti, continuando il suo teatrino. Le bambine strillano, aggrappandosi con forza a lui, ed Harry non può fare a meno di perdere ancora di più la testa per questo ragazzo.

Trascorrono l'intera serata in salotto, fingendo di studiare mentre le ragazze guardano la tv. Harry cerca di non ridacchiare troppo di fronte alla telecronaca incessante che fa Louis sullo show televisivo, guadagnandosi le cuscinate da parte delle sorelline. Alle bambine piace Harry. Non lo hanno per niente guardato con aria di sufficienza, e non lo hanno nemmeno trattato come se fosse un estraneo.

"Oh, quindi tu sei il famoso Harry," gli aveva detto con un ghigno Lottie, la maggiore tra le sorelle, quando si erano presentati. Louis le aveva tirato un colpetto sull'orecchio, mentre Felicite aveva sbuffato.

Harry si era limitato a lanciare un'occhiata confusa a Louis --senza ricevere poi chiarimenti-- e a dire "Um, sì. Sono Harry."

"Sei carino. Puoi restare," gli avevano detto in coro le gemelle, trascinandolo poi in cucina per fare i biscotti.

L'incontro con Jay si rivela essere più imbarazzante, dato che la madre di Louis, di ritorno dal suo turno in ospedale, li becca mentre si stanno baciando appassionatamente davanti alla porta di casa.

"Mamma," dice Louis quando si stacca da Harry, quando finalmente si rende conto della presenza della donna.

"Alla buon'ora" replica Jay, divertita. "Pensavo che sarei rimasta qui ad urlarvi 'ciao' tutta la notte."

"Salve, signora Tomlinson," squittisce Harry, cercando di non sollevare la mano per asciugarsi la bocca. È ancora in grado di sentirsi il sapore di Louis sulla lingua. "Mi scusi."

"Va tutto bene, amore," ribatte lei gentilmente, mentre scompiglia i capelli del figlio. Louis fa una smorfia. "Torna presto dentro casa, Boobear, o al povero Harry non rimarrà neanche un pezzetto di labbra."

"Saluta Anne da parte mia, d'accordo, tesoro?"

"Sì, certo."

Jay stringe la spalla di Harry, per poi entrare in casa.

Harry ci impiega circa due secondi a scrollarsi di dosso l'imbarazzo perché, Boobear.

"No," lo avvisa Louis, premendogli un dito sulla bocca sorridente. "Non osare."

"Non potrei mai," Harry scoppia a ridere, e gli liscia i capelli per dargli una parvenza di ordine, "Boobear."

Louis grugnisce, facendo cadere la fronte sulla spalla di Harry. "Non riuscirò a fartelo dimenticare, vero?"

"Ho paura di no."

Louis sbuffa, mordendogli poi la spalla. La piccola fitta di dolore non dovrebbe davvero spedire ad Harry un'ondata di piacere lungo la schiena, eppure lo fa. "Sei fortunato che mi piaci."

"Hai ragione," risponde Harry, più sincero che mai.

•••

Harry sta cercando di risolvere un'equazione, quando all'improvviso gli squilla il telefono. Non dovrebbe prestargli attenzione. Non quando ha altri due esercizi di matematica da svolgere e un imminente mal di testa a cui badare.

Il cellulare suona una seconda volta.

Harry abbandona la penna sopra il libro, e si rotola sul letto fino a raggiungere con un braccio il comodino, dove è appoggiato il telefonino. Probabilmente è solo Gemma. Sarebbe strano, però, perché con la sorella ci ha parlato solamente il giorno precedente per ben quarantatré minuti --in particolar modo dell'argomento 'Louis'. E Gemma, alla fine, gli aveva attaccato il telefono in faccia. Non prima, però, di minacciarlo di fargli del male, quindi. Molto probabilmente non è lei.

È un messaggio proveniente da un numero sconosciuto, scopre Harry. Il che. Okay. Qualcuno deve aver sbagliato numero. Non sarebbe la prima volta, d'altronde. Una volta ha ricevuto da parte di un numero sconosciuto la foto di un cazzo, con allegata richiesta di mandargliene in cambio una di quello di Harry. Non ha mai risposto.

Fa vagare il pollice sullo schermo per un po', prima di decidersi ad aprire il messaggio.

'Alla fine non ti ho mai ringraziato x avermi pulito le scarpe, non è vero ?'

Harry si gratta la testa, per poi rispondere, 'Chi sei??'

'HAROLD'

"Louis??'

'Sì, patatino. Ma tornando alle scarpe'

'Oh. Sì, l'ho fatto. Le ho pulite. Erano sporche!'

"Beh, grazie. Mamma lo ha apprezzato molto. non tanto quando però le ho detto che non ero stato io a pulirle ma tu haha'

Harry si sdraia sulla schiena, sorridendo come un ebete. Ma tanto nessuno può vederlo, quindi.

'Mi piace pulire.'

'Siamo davvero la coppia perfetta. Ci piacciono pure le stesse cose... ;)'

Che cosa dovrebbe significare? Harry ha notato il poster dei The Script appeso nella camera di Louis. Forse il liscio si riferisce a questo?

'Tipo i gusti musicali?'

'Anche quelli credo ! Ma... potrei avere, uh... non ti imbarazzare !!'

'Oh Dio, cosa? Perché??'

'Quando mi hai mandato nella tua stanza per andare a riprendermi le mie scarpe da sotto il tuo letto potrei avere guardato nella scatola sbagliata...'

Ad Harry cade il cellulare sulla faccia. "Ow, cazzo, merda!"

Ha quasi paura quando gli arriva un nuovo messaggio, ma alla fine la curiosità ha la meglio e lo va a leggere.

'Mi dispiace avertelo tenuto nascosto! Scusami, non l'ho fatto di proposito'

'Oh mio Dio!!!'

'Nooo, stai tranquillo !! Almeno adesso so che ti piacciono i plugs con i brillantini e il lubrificante ai frutti della passione'

Harry non si è mai sentito così mortificato e allo stesso tempo stranamente eccitato in tutta la sua vita. Non è sicuro di cosa scrivere a Louis, adesso.

'Mi stai prendendo per il culo?'

'Ti sto solo stuzzicando un pochino sì, ma non ti sto prendendo in giro. Sarebbe un po' ipocrita da parte mia quando anche io ho della roba nascosta nel cassetto dei vecchi libri di scuola'

'Cassetto dei vecchi libri di scuola?'

'Troppe donne impiccione in casa. L'ultima volta che mamma mi ha pulito la camera è finita col farmi un discorso sul sesso e la sicurezza xché ha trovato la mia collezione di dildo mentre stava mettendo a posto le mutande pulite'

Harry seppellisce una risatina sul cuscino, sentendosi improvvisamente avvampare da sotto il colletto della camicia. 'Collezione?? Ma quanti ce ne hai??'

'Pensavo di essere coraggioso quindi me ne ero ordinato uno che però ho scoperto essere TROPPO grande. Ne ho dovuto ordinare un altro più piccolo. Poi ho anche un plug e altra roba. Sono quasi andato in bancarotta, harry, quelle cose sono costose !!'

Harry affonda i denti sull'unghia del pollice, cercando di non immaginare Louis mentre usa uno dei suoi giocattolini.

'Un maledetto spreco poi. Preferisco dare piuttosto che ricevere infatti'

Harry geme, impedendosi assolutamente di toccarsi da sopra i pantaloncini.

'Probabilmente non avrei dovuto scrivertelo'

'No,' Harry digita velocemente, 'Io, um... penso che preferirei decisamente fare il passivo'

'Lo faresti davvero? Sarebbe bello. Se tu fossi con la persona giusta voglio dire'

'Sì, mi piace... mi piace sentirmi pieno.'

Non riesce a crederci di aver appena scritto un messaggio simile. Di averlo inviato. Oh Dio. Sta facendo del sesso telefonico con Louis? E se Louis non gli risponderà mai? E se penserà che Harry è strano? E se--

'Cazzo, harry'

'Ti prego non prendermi per uno stramboide adesso.'

'A dire il vero penso che tu sia tipo perfetto'

Continuano a scriversi, parlando di cose stupide, fino a quando la mamma di Harry non lo chiama per avvisarlo che è pronta la cena. E dopo, quando Harry sta per andare a letto ed il suo cellulare si illumina con un 'Buonanotte patatino' risponde a Louis con un 'Buonanotte Boobear', addormentandosi con le farfalle che gli svolazzano nello stomaco.

•••

Dei libri vengono sbattuti con forza sul banco di Harry. Il riccio si spaventa a tal punto da farsi cadere dalle mani il panino, che atterra sul sul suo grembo.

"Merda, scusami," dice Louis, allungando un braccio per raccogliere alcuni pezzetti di insalata, noncurante del pene molto interessato di Harry.

"Louis, fermo, oh Dio." Gli scaccia via le mani, chiedendosi se sia possibile dare la colpa della propria eccitazione ai polimeri che stava studiando prima di essere interrotto.

"Stavo solo cercando di essere d'aiuto," sussurra Louis con un sorriso sornione, sedendosi accanto a lui. Le loro ginocchia si scontrano. "Prego, comunque."

"Che ci fai qui?" E' la pausa pranzo. Louis si siede sempre con i suoi innumerevoli amici a quest'ora. "Non penso di averti mai visto qui durante la pausa pranzo."

"Zitto," lo rimprovera Louis, aprendo un libro e sistemandoselo al rovescio tra le mani. Tira su con il naso con fare altezzoso. "Sto cercando di studiare, ovviamente."

"Louis--"

"C'è in ballo la mia educazione, qui, Harold. Ti stai comportando in modo maleducato."

Harry si divincola sulla sedia, e dimentica subito i compiti da fare ed il panino da mangiare, perché la coscia del ragazzo è calda e ferma contro la propria. Louis fa sprofondare il pollice nel suo ginocchio.

Attorciglia poi un piede intorno alla caviglia del riccio, ed apre il quaderno degli appunti. Tira fuori la punta della lingua, ed inizia a scarabocchiare con fare concentrato un ometto con gli occhiali sull'angolo del foglio.

"Non stai nemmeno studiando," si lamenta rumorosamente Harry, dimenticandosi di tenere basso il volume della voce.

La bibliotecaria compare dal nulla, e picchietta Louis sulla spalla. "Potrebbe abbassare la voce, signor Tomlinson? Le ricordo che si trova in una biblioteca."

Louis spalanca la bocca, ed Harry deve seppellire una risata contro la sua spalla quando scorge la sua espressione ridicolmente indignata. Ovviamente non preme la bocca sulla spalla del ragazzo anche per annusare il suo profumo, che è un mix tra colonia, detersivo per il bucato e semplice e dolce calore. Perché Harry non si comporterebbe mai con fare inquietante.

"E' così ingiusto," bisbiglia Louis, tirandogli un pizzicotto sulla coscia. "Non ci posso credere che tu mi abbia appena messo nei guai. Perché la tipa non ha detto qualcosa anche a te?"

"Perché sono uno studente modello," risponde Harry con una scrollata di spalle, l'espressione compiaciuta. "Nessuno potrebbe mai sospettare di me."

"Mi vendicherò di te, sappilo. Aspetta e vedrai."

Ad Harry l'idea piace più del previsto, in special modo se la punizione di Louis includerà l'essere legato a letto e venire stuzzicato fino allo sfinimento dal liscio.

Al solo pensiero, Harry arrossisce con tale forza da sentire il calore irradiargli l'intero viso.

"Tutto bene?" gli chiede Louis, un sopracciglio inarcato. "Sembri agitato, tutto d'un tratto."

Harry si sistema meglio gli occhiali sul naso, ed espira lentamente. "Già."

"Sei tutto rosso. Tipo, super rosso. Rosso pomodoro." Louis sorride, tirandogli un buffetto sul naso. "E' inutile negarlo."

Harry scuote la testa, mangiucchiandosi il labbro inferiore.

"Scrivimelo?" Louis gli avvicina un blocchetto degli appunti ed una penna.

Harry recupera la penna e scrive, 'Sono io quello che hai disegnato?'.

'Non te lo dirò fino a quando non mi dirai a cosa hai pensato prima'.

Harry inizia a mordicchiare la sommità della penna, per poi ricordarsi che, in effetti, non è sua. Lancia uno sguardo apologetico a Louis, e se la sfila dalla bocca.

"Ho avuto la tua lingua nella mia bocca, amore. Non ti preoccupare," sussurra Louis al suo orecchio, le labbra calde e morbide. "Adesso me lo dici per favore? Non ti prenderò in giro, lo sai."

"Lo so, è solo che..." Harry si schiarisce la gola, allentandosi poi il nodo della cravatta. Dio, Louis gli fa venire voglia di spifferargli ogni più piccolo segreto. "Okay."

Fa una piccola pausa, la punta della penna sospesa sul foglio, prima di prendere coraggio e iniziare a scrivere, 'Stavo pensando a te che mi leghi e mi stuzzichi e mi sono eccitato, scusami'.

Louis si solleva di scatto dalla sedia, ed Harry sente quasi il proprio cuore crollargli sulle scarpe.

"Louis, cosa--"

"Ho bisogno di un libro e tu mi devi aiutare a trovarlo. Adesso."

"Okay?" Harry si impedisce appena in tempo di squittire, quando Louis gli afferra il polso e lo trascina fino all'angolo più lontano dalla porta d'ingresso.

"Non pensavo studiassi psicologia?"

"Infatti non la studio," risponde Louis prima di avvicinarsi al suo viso, sussurrando un "E' che voglio davvero baciarti."

"Oh. Okay. Sì, ti prego."

Louis lo spinge contro uno scaffale di libri, e fa scontrare le loro labbra, la bocca aperta e bisognosa. Harry fa scattare le braccia sulla vita sottile del ragazzo, e chiude gli occhi quando Louis approfondisce il bacio, separandogli le labbra con la lingua. Harry è maledettamente grato di avere la schiena appoggiata contro la libreria, perché in questo momento si sente estremamente debole e barcollante.

Quando Louis fa per allontanarsi, Harry sussulta e gli cattura il labbro inferiore con i denti, tenendosi il ragazzo così vicino da riuscire quasi a sentire il suo battito cardiaco. Continuano a scambiarsi baci caldi e bagnati, ed Harry inizia ad accaldarsi, tanto da sentire la maglietta irritargli la pelle.

"Cazzo, sei così sexy con gli occhiali," gli rivela Louis, trascinando la bocca sulla mandibola di Harry per baciargli lo spazio dietro l'orecchio.

"Non prendermi in giro."

Louis gli morde il lobo. "Non lo sto facendo. Credimi."

E' solo quando qualcuno si schiarisce la voce che Harry si rende conto che lui e Louis stanno pomiciando a scuola, nella biblioteca dove la responsabile potrebbe beccarli in qualsiasi momento e spedirli dal preside per il loro comportamento inopportuno. Cristo.

Solleva lo sguardo dalla spalla di Louis e scopre Niall in piedi di fronte a loro, intento a fissarli con fare più divertito che infastidito. Louis non smette di baciarlo dietro l'orecchio, ed Harry allora gli pizzica il fianco. Cerca in tutti i modi di non gemere.

"State occupando tutto il corridoio, ragazzi. Dovrei prendere un libro," dice loro Niall con un sorriso imbarazzato.

"Huh?" Louis finalmente si scosta e si gira in direzione della voce, le guance arrossate. "Oh, merda. Scusa, Nialler."

"Scusa," squittisce a sua volta Harry, tirandosi contro Louis per permettere a Niall di recuperare il suo libro.

"Beh, continuate pure," esclama Niall con un occhiolino allegro, sistemandosi il tomo sotto il braccio. "Siete davvero carini insieme."

"Grazie," ribatte Louis, ancora un po' arrossato, ma sicuramente in condizioni migliori rispetto ad Harry. "Hey, Niall?"

"Sì?"

"Grazie."

Il ghigno di Niall si trasforma in un sorriso dolce. Fa vagare brevemente lo sguardo su Harry, per poi stringere una spalla di Louis e rispondere con un "Sì, non c'è di che."

Niall li saluta con una sventolata di mano, abbandonando poi il corridoio. Harry non è mai stato così curioso in vita sua. "Um, quindi... conosci Niall?"

Louis fa aderire i loro petti, e gli solletica la gola con il respiro. "Chi non conosce Niall?"

Beh, probabilmente ha ragione, ma Harry capisce che c'è qualcosa di più da dire, qualcosa che gli sfugge. "Te l'ha detto lui, non è vero? Di Andy e tutta la situazione."

"Non l'ha fatto perché è un pettegolo," precisa Louis, lanciando uno sguardo ad Harry. "Lui e Zayn semplicemente--"

"Zayn?"

"Sì. Immagino che volessero assicurarsi che io sentissi le notizie da una fonte affidabile. Tipo, per essere sicuri che sapessi come sono andate davvero le cose," ribatte Louis, strofinandosi il retro del collo. "Zayn mi ha tipo minacciato di prendermi a calci in culo se solo avessi provato a trattarti male."

Harry non è certo di quello che prova in questo momento, ma sicuramente non è né arrabbiato né risentito. Lo sa che Zayn e Niall hanno detto tutto a Louis in buona fede. D'altronde, meglio che siano stati loro piuttosto che qualcuno che avrebbe potuto raccontare una versione diversa della storia. "Zayn è stato davvero gentile con me. Mi ha riportato a casa."

"Già. Ha un cuore enorme, anche se non lo ammetterebbe mai."

"Non sapevo che tu e lui foste così tanto amici."

"A scuola non ci frequentiamo granché. Gli piace stare da solo, di solito. Non gli piace stare in compagnia di molte persone. Preferisce così," Louis scrolla le spalle, "Quando passiamo del tempo insieme, di solito restiamo a casa sua. A guardare film e a rilassarci quando i suoi genitori non ci sono."

Harry, esitante, gli circonda il polso con le dita, osservando cautamente una sua possibile reazione. Louis si lascia tirare senza problemi. Harry, allora, si abbandona tra le sue braccia, e chiude gli occhi. "Sono felice che tu non sia stato cattivo con me."

"Harry," dice Louis con voce bassa. Affettuosa. "Non potrei mai comportarmi in maniera cattiva con te. Hai un viso troppo dolce, sarebbe impossibile per me farlo." Avvolge le braccia intorno al collo di Harry, abbandonandogli poi bacetti veloci e aggressivi su tutta la faccia fino a quando il riccio deve combattere per non scoppiare a ridere. "Sei troppo carino!"

"Louis, Lou, shh--"

"No!" esclama Louis con tono di voce alquanto alto, per poi spalancare la bocca, come se fosse in procinto di mettersi a gridare. Harry gli spiaccica una mano sulle labbra, catturando e attutendo con il palmo il "Sei troppo carino!" urlato dal ragazzo.

E' così che la bibliotecaria li trova. La donna rimane lì in piedi a fissarli, scuotendo la testa con fare deluso e puntandosi le mani sui fianchi.

•••

La giornata scolastica sta per terminare ed Harry è riuscito ad inciampare nei suoi stessi piedi soltanto poche volte, e per di più senza cadere a terra, quindi lo considera come un successo.

Si risciacqua i residui di sapone dalle mani, per poi chiudere il rubinetto. Solleva lo sguardo sullo specchio --macchiato di sporcizia indefinita della quale Harry non è sicuro di voler conoscere l'origine-- posto sopra il lavandino, e si controlla i capelli.

Con l'aiuto dei palmi ancora bagnati, si liscia i lati della testa, nonostante non abbia ricci fuori posto. Improvvisamente, la porta del bagno viene spalancata.

Qualcuno ridacchia, e dei piedi smettono di camminare.

"Dubito fortemente che tu possa migliorare la situazione," parla una voce, maschile e derisoria e famigliare. "Ti servirebbe un fottutissimo miracolo."

Harry, in un tic nervoso, si spinge gli occhiali sul naso, per poi lasciarsi cadere le mani lungo i fianchi. La gente potrà pure prenderlo costantemente in giro per il suo aspetto, ma Harry ci tiene ad apparire al meglio. Non è mai trasandato, e per andare a scuola cerca sempre di mettersi in tiro. Pensava che oggi avesse un aspetto più che decente. Louis gli ha detto che stava benissimo.

"Hai intenzione di restartene lì e a guardarmi pisciare o cosa?" gli dice Andy, e quando Harry si decide a sollevare lo sguardo dal pavimento, nota immediatamente il livido violaceo sotto l'occhio del ragazzo. "Beh?"

Harry si ingobbisce mentre fa per superarlo, ed Andy improvvisamente aggiunge, "Sei stato bravo oggi durante l'ora di ginnastica. Avevamo fatto una scommessa su quante volte saresti riuscito ad inciampare sui tuoi stessi piedi durante la partita. Mi hai fatto vincere dieci pound, amico."

Harry, a questo punto, potrebbe dirgli di rimando tante cattiverie. Potrebbe chiedergli di quell'occhio nero, nonostante abbia già il vago sospetto di chi sia stato a farglielo. Harry è tante cose, ma sicuramente non è uno stupido. E non è, non vorrebbe mai, essere come Andy. Non si abbasserebbe mai al suo livello. E' migliore di lui.

"Sono felice per te, allora," replica quindi, asciugandosi le mani bagnate su un fazzolettino, che butta poi nella pattumiera. Andy rimane a bocca aperta. Harry considera perfino di ringraziarlo perché, ironia della sorte, se Andy non fosse stato così cattivo con lui, non avrebbe mai avuto la possibilità di baciare Louis. Alla fine, non gli dice 'Grazie', ma un "Ti auguro una bella giornata."

Esce dal bagno senza mai voltarsi indietro.

•••

Harry è seduto sugli spalti del deserto campo da calcio della scuola, intento a leggere un libro, quando un'ombra entra nel suo campo visivo. Il riccio sobbalza leggermente e solleva lo sguardo, dimenticandosi di mettere un segno alla pagina a cui era arrivato quando chiude di scatto il libro. Che, ovviamente, non è un romanzo per adulti scritto in modo molto dettagliato. Assolutamente no.

"Scusami, non volevo spaventarti," gli dice Zayn, per poi lasciarsi cadere accanto a lui. Harry non ha mai visto nessuno sedersi in un modo così figo e rilassato. "Che stai facendo?"

"Sto aspettando Louis e Liam," risponde Hary, una volta conscio del fatto che non verrà aggredito o punito per il fatto di essere stato scoperto a leggere un non-propriamente-soft porno gay nel cortile della scuola. "Hanno ancora un'altra ora di lezione."

Zayn si fa scivolare una Marlboro tra le labbra. Mette a posto il pacchetto, e si accende la sigaretta, facendo attenzione a non far spegnere la fiamma dell'accendino dal vento. Emana calma in tutto ciò che fa, e con lui Harry non si sente affatto costretto a colmare per forza il silenzio. E' una sensazione piacevole.

"Mi dispiace per l'altro giorno. Per, tipo, averti costretto ad assistere al mio crollo nervoso," mormora Harry, piegando pigramente l'angolo di una pagina. "E poi voglio ringraziarti. Per essere stato così gentile con me."

"Non dovresti ringraziarmi. Qualsiasi persona decente avrebbe fatto quello che ho fatto io."

"Forse," gli concede Harry. "Eppure non l'ha fatto nessuno, tranne te."

Zayn sorride, e butta fuori il fumo dall'angolo della bocca, lontano da Harry. "Non ti ricordi, non è vero? Tipo, l'anno scorso. Dietro la palestra? Tutta la faccenda con il professor Lawrence."

Harry prova a scervellarsi, ma non riesce a portare alla memoria niente di tutto quello. "No, non mi ricordo. Mi dispiace."

"Tranquillo." Zayn scrolla le spalle, e fa un altro tiro della sua sigaretta. Espira. "E' solo che... mi ricordo che ero uscito fuori a fumare e quel vecchio stronzo mi stava per beccare. Non so per quale motivo, ma tu eri lì fuori, tutto imbacuccato nella tua divisa da ginnastica, e hai visto che mi stavo nascondendo dietro la palestra. Il prof mi avrebbe scoperto se tu non lo avessi distratto. Non ti ho mai ringraziato per avermi aiutato, quindi adesso immagino che siamo pari."

"Oh." In effetti sembra una cosa che Harry farebbe, e ora che ci pensa ricorda vagamente di aver chiesto al signor Lawrence di scortarlo in infermeria, per impedire di fargli notare il ragazzo nascosto dietro l'angolo. In realtà Harry era già stato dall'infermiera della scuola, ma questo il professore non poteva saperlo, quindi. "Non c'è problema, figurati."

"Quindi, tu e Louis, huh?" La bocca di Zayn si solleva in un ghigno.

Harry arrossisce, ed abbassa la testa. "Sì," risponde.

"Gliel'ho detto io," confessa Zayn, ed Harry solleva lo sguardo, sorpreso. "Gli ho detto cos'era successo. Solo in generale. Non volevo che lo venisse a scoprire da qualche stronzo chiacchierone, sai? Sono felice che sia andato tutto bene."

"Lo so che sei stato tu a dirglielo," ammette Harry. "Prima Louis se lo è tipo lasciato scappare."

"Non sei incazzato con me, vero?"

"No." Harry lo osserva silenziosamente mentre si fa un altro tiro di sigaretta, per poi lasciare andare fuori il fumo. E' quasi affascinante. "Capisco perché tu lo abbia fatto. E immagino che... credo tutto vada bene, adesso."

"Perfetto, allora." Zayn sorride, e punta lo sguardo sul cielo grigio.

Rimangono seduti lì, avvolti da un piacevole silenzio, fino a quando la campanella della scuola non inizia a suonare.

•••

Ottobre sta lentamente giungendo alla fine. La temperatura si abbassa giorno dopo giorno, ed il freddo è quasi insostenibile, soprattutto quando iniziano a calare le tenebre. Nonostante ciò, Harry si arrampica ancora fuori dalla sua finestra per sedersi sul tetto. Imbacuccato in un paio di pantaloni della tuta, in una calzamaglia pesante, nel suo maglione natalizio preferito --caldo e soffocante, quello che gli ha fatto la nonna l'anno precedente--, nel suo cappotto, nel suo berretto a forma di scimmia ed in tre paia di calze, Harry sistema attentamente una coperta sulle tegole. Fa aderire la schiena al muro della casa, e si siede, coprendosi con un altro plaid. Il sole è sprofondato dietro l'orizzonte già due ore prima, ed il cielo è ora color blu scuro. Harry chiude gli occhi, cercando, almeno per una volta, di non pensare troppo.

Non ha idea di quanto tempo sia rimasto seduto lì, quando la finestra si apre lentamente e una voce dice, "Ti ho portato del thé."

Harry gira la testa, sorridendo così ampiamente da sentire dolore alle guance. "Non lo sapevo che oggi saresti venuto qui a casa."

"Nemmeno io," replica Louis, sporgendosi dalla finestra per offrire ad Harry un piccolo thermos colmo fino all'orlo di thé caldo. "Ma mia nonna è venuta a trovarci, e mamma mi ha detto che ci avrebbe pensato lei alle mie sorelle e di venire pure qui a casa tua se avessi voluto."

"Vuoi sederti qui con me?" Harry gli indica lo spazio accanto a lui.

"Non sto interrompendo il tuo momento zen o quello che è, vero?"

Harry si limita a sorridere e a scuotere la testa. "Solo, mettiti la giacca e copriti, fa un po' freddo."

"Fa un po' freddo, dice lui," borbotta Louis, sparendo poi dalla vista di Harry. Riemerge qualche minuto dopo, imbacuccato nel suo giubbetto, in un beanie di lana e con il collo e metà della faccia coperti da due delle sciarpe floreali della mamma di Harry.

"Ti terrò al caldo," gli promette Harry, arrossendo quando Louis si accoccola su di lui sotto le coperte e si abbassa le sciarpe al livello del mento per baciargli la guancia.

"Farai meglio, Styles. Il look ghiacciato non mi dona per niente. Mi inizia a scendere furiosamente il moccio giù dal naso."

"Beh, abbiamo qualcosa di caldo da bere!" Harry si stringe il thermos al petto, e solleva le gambe di Louis, sistemandosele sulle proprie cosce per non far prendere freddo al ragazzo. "Grazie per averlo portato."

"Qualsiasi cosa per il mio patatino." Louis gli tira giù il berretto, sistemandoglielo meglio sulle orecchie. "Bel cappellino."

Harry vuole davvero, davvero, baciarlo. "Posso baciarti?" si decide finalmente a chiedergli, ancora un po' insicuro nel prendere autonomamente l'iniziativa. Appoggia il thermos accanto a sé, premurandosi di sistemarlo in modo di non farlo cadere giù dal tetto.

"Non lo so. Puoi?" Louis appoggia il naso sulla sua guancia, e fa scivolare la mano sotto la coperta, alla ricerca di quella di Harry. Intreccia le loro dita insieme, e nonostante si siano già baciati innumerevoli volte, questa è la prima dove Harry ha la possibilità di stringere in questo modo la mano di Louis; palmo contro palmo e dita incatenate. Harry è sorpreso, e sente di essere vicino a lui più che mai. Un calore improvviso lo abbraccia, scaldandolo fino alle dita dei piedi, ed è migliore di qualsiasi thé caldo o coperta pesante. Il cuore gli batte fortissimo, e lo fa sentire come se fosse in procinto di precipitare e la mano di Louis fosse l'unica cosa in grado di farlo rimanere ancorato al suolo.

Harry volta la testa, e spinge le labbra contro quelle di Louis in un bacio lento. Louis non si è rasato, e la leggera barbetta fa venire voglia ad Harry di strofinare le loro guance insieme, gli fa pensare Mi domando come sarebbe se mi baciasse la pancia. Accaldato, bacia Louis con più forza. Il naso di Louis è freddo contro il suo, ma la sua bocca scotta quando si apre sotto quella di Harry. Louis sa di thé.

Harry fa scontrare la lingua sulla sommità del labbro superiore di Louis, e lo scivolare delle loro labbra gli fa sentire la propria pelle troppa stretta e calda e tremante. Stringe la mano di Louis e geme quando il ragazzo incontra la sua lingua, lentamente e con fare languido e così famigliare. Le loro teste si inclinano sincronizzate, e i due ragazzi si assaggiano a vicenda più in profondità. Le loro bocche si incontrano ancora e ancora e tutti e due, ansimanti, scoppiano a ridere quando l'aria tra le loro labbra si condensa in delle nuvolette bianche.

"Sai," il respiro caldo di Louis gli solletica la bocca, "Quando lo faremo in inverno, quando ci sarà davvero freddo, le nostre labbra finiranno per congelare ed incollarsi insieme."

Non se. Quando.

Harry gli avvolge la nuca e se lo tira contro, reclamando la sua bocca, baciandogliela ancora e ancora finché la frizione tra le loro labbra gonfie inizia a fargli pizzicare la pelle.

"Wow, um," Louis dice, affannato, "Cosa ho detto di così bello?"

Ti amo. "Forse mi piace semplicemente l'idea di restare incollato alle tue labbra."

"Pervertito."

Harry preme le labbra sulle sue un'ultima volta, prima di far riposare la testa nel nascondiglio caldo che è la spalla di Louis. Il cuore gli sta ancora battendo con forza. "Liam non dice niente del fatto che tu sia qui con me? Non vorrei, tipo, privarlo della tua presenza o cose del genere."

Louis scoppia a ridere. Harry vuole infilare quel suono in una bottiglia, per poterla stappare ogni volta che si sente triste. "Nah, tranquillo. Sophia continua a chiamarlo al telefono in ogni caso, quindi è colpa sua se lo ho abbandonato. Non mi stava prestando sufficiente attenzione." Con voce più bassa aggiunge, "E poi volevo passare un po' di tempo con te. Liam lo vedo sempre anche a scuola, mentre non si può dire lo stesso di te."

"Sono felice che tu sia qui."

"Anche io lo sono."

Rimangono seduti in silenzio, ad ascoltare il vento sussurrare attraverso i rami quasi spogli ed il rumore distante delle macchine che guidano lungo la strada. Harry strofina il pollice sul dorso della mano di Louis, che è più piccola della sua. Combaciano alla perfezione.

"È Halloween settimana prossima," afferma Louis.

Harry rimane in silenzio.

"Vuoi fare qualcosa?"

"Tipo?" gli domanda Harry, concedendosi un sorriso.

"Tipo uscire con me. Uscire davvero con me. Un appuntamento, tipo. Ti comprerò persino dei cupcakes alle mele caramellate."

Qualsiasi altro giorno. Letteralmente qualsiasi altro giorno durante l'anno sarebbe stato okay. In qualsiasi altro giorno Harry si sarebbe sicuramente sentito esaltato, come se stesse per saltare fuori dalla sua stessa pelle. Ma la sola idea di uscire il 31 di ottobre gli fa venire l'imbarazzante voglia di declinare l'invito di Louis. "Oppure possiamo andare prima ad una festa? O, tipo, dopo?"

Louis gli tira la mano fino a quando Harry non si decide a sollevare il capo e ad incontrare il suo sguardo.

"Sei forse una di quelle persone che non festeggiano Halloween? Perché se è così, ti convertirò senza problemi." Tamburella un dito sulla punta del naso di Harry. "Se non ti dà noia prima potremmo accompagnare per un po' le gemelle a fare dolcetto o scherzetto. A quanto pare quest'anno Fizzy e Lottie sono troppo fighe per farlo, e mamma lavora, quindi... sì. Ma poi possiamo andare a casa di Niall? Ho sentito che darà una festa. Oppure possiamo semplicemente passare per sgranocchiare qualcosa da mangiare."

Cazzo, è arrivata l'ora di superarla. È successo un sacco di tempo fa. "Okay."

Quando risolleva lo sguardo, Harry nota Louis osservarlo di sottecchi.

"Non dobbiamo andarci per forza."

"No. No, lo voglio fare," insiste Harry, perché l'ultima cosa che vuole è rovinare tutto. Si sta comportando da stupido. Vuole davvero andarci.

"Harry," dice Louis, ed Harry sa di non essere stato abbastanza convincente. "È alla festa che non vuoi andare? Perché, seriamente, non siamo obbligati ad andarci. Non m'importa. Possiamo restare qui e farci una maratona notturna di film dell'orrore e mangiare caramelle. Voglio solo stare con te."

Harry si sente la gola improvvisamente annodata e per una volta, solo per una volta, vorrebbe non essere così maledettamente sensibile. Così completamente incasinato.

"Cosa c'è che non va?"

"Niente," risponde, la voce tremante. Forse se non lo guarda negli occhi, Louis gli crederà.

"Okay, ascolta." Louis gli strizza forte-forte la mano, e continua a parlare solo quando Harry alza lo sguardo. "Ora faremo una cosa. Da adesso in avanti, ogni volta che uno di noi due dirà all'altro 'Giurin Giuretta' non ci sarà più permesso mentire. Anche nel caso pensassimo che la verità potrebbe ferire o far arrabbiare l'altro. L'attimo in cui sentiremo questa frase dovremo dire la verità e nient'altro che la verità." Louis annuisce con finalità, guardandolo con fare determinato, ed Harry si sente come una mosca sotto l'analisi di un microscopio. "Quindi adesso te lo chiederò. Ti va bene uscire con me ad Halloween? Giurin Giuretta."

Harry deglutisce con forza, e scuote la testa.

"D'accordo," ribatte Louis, la voce cauta e curiosa. "Vuoi dirmi perché?"

Harry non è nemmeno sicuro di saperlo spiegare a se stesso, figurarsi a lui. "È solo che... non mi piace Halloween. A causa di... cose. Che sono successe. E non voglio che la nostra prima, um, uscita vera e propria avvenga... quel giorno. Sarebbe distraente. Voglio che sia," abbassa la voce fino a sussurrare, "Nostra. Solo nostra."

Louis gli si avvicina ancora di più, e punta lo sguardo all'orizzonte, come se si fosse accorto che se guardasse Harry negli occhi lui si sentirebbe a disagio.

"È solo che... non è nemmeno..." Harry sbatte le palpebre in un tentativo di cacciare via le lacrime di frustrazione. Cerca di usare parole che non lo facciano sentire come se si stesse pelando via la pelle dalla carne per mostrare a Louis cosa c'è sotto. "Mi ricorda alcune cose brutte e, tipo, è stupido. Ero piccolo. È una cosa così stupida. Avrei dovuto superarla già da anni." Harry guarda il cielo ed inspira, permettendo all'aria fredda di stirargli i polmoni. Si sente già troppo nudo. "Non ha senso per te quello che ti sto dicendo, non è così? Ma non sto... non sto cercando di trovare delle scuse per non uscire con te. Mi dispiace." Gli dispiace di non riuscire ad aprirsi e scavalcare tutte le barriere si è costruito intorno a sé. Gli dispiace di non riuscire ad esprimere ciò che prova in parole di senso compiuto.

"Non devi raccontarmelo per forza. Non vorrei mai che tu ti sentissi obbligato a dirmi cose che non vorresti dire," gli spiega gentilmente Louis. E la maggior parte del tempo lui è questa rumorosa ed esuberante presenza, ma con Harry è sempre così delicato. Ogni volta che lo tocca le sue mani sono gentili, e il modo in cui gli parla fa capire ad Harry che può fidarsi di lui, che può raccontargli tutti i suoi segreti perché Louis non andrebbe mai a spifferarli in giro. Ed Harry vuole dirgli ogni cosa. Lo vuole così tanto. È solo che non sa come fare.

"Lo so." Harry vorrebbe quasi che il vento gli risucchiasse le parole appena dette, che gliele disperdesse tra il fruscio delle foglie e che gliele immergesse nella terra, perché ha così tanta paura. Paura che se gli raccontasse tutto, Louis lo guarderebbe con occhi diversi. Paura che se solo desse voce ai suoi ricordi, allora significherebbe che tutto è successo per davvero. "È solo che non... non so se ci riesco."

"Harry, se c'è una sola cosa che voglio tu sappia sempre, è che tu puoi parlarmi di qualsiasi cosa. E, tipo, mi hanno detto in molti che sono un ottimo ascoltatore quindi immagino che sia vero."

Harry sorride leggermente, gli angoli della bocca pesanti e fiacchi. Non l'ha mai detto a nessuno. Se lo è sempre tenuto per sé, così come ha sempre fatto con qualsiasi altra cosa. E la verità è che il peso di tutte le cose che ha tenute nascoste agli altri non lo hanno mai fatto sentire come se stesse sprofondando nel terreno. Perché si sono impilate una sopra l'altra piano piano, senza quasi farglielo notare. Ma adesso... adesso Harry si sente come se avesse un grosso macigno sulle spalle, e cercare di sbarazzarsene è difficile come provare a scalare una montagna a mani nude. "Non so da dove iniziare."

Louis si porta le loro mani unite alla bocca, e gli bacia le nocche una ad una. "Va tutto bene. Abbiamo tutto il tempo del mondo."

Harry fa un respiro profondo e chiude gli occhi, per poi espirare. Come se farlo potesse aiutarlo a parlare. "C'entra con mio papà, credo." Aggrotta le sopracciglia e sta per dirlo ad alta voce. "No. Lo so. C'entra con lui e, tipo... con quello che ha fatto."

"Intendi dire quando se ne è andato?"

Harry scuote la testa. "Sono felice che lo abbia fatto," ammette, il cuore che batte con forza. "O meglio, sono contento che mamma lo abbia lasciato."

"Ha mai, tipo, fatto qualcosa di brutto? A te?"

"Non... non a me. Non ha mai picchiato me o Gemma, ma lui..." Louis appoggia la mano libera sulle loro unite, ed il suo palmo è caldo, così caldo e accogliente. Ma forse Harry ha semplicemente freddo. "Lui era così ubriaco quella notte e--" Harry si sente gli occhi pungere e le mani tremare, ed è consapevole del fatto che Louis debba per forza rendersene conto. Ed è grato che il ragazzo non glielo faccia notare. "Lui, tipo, iniziò a dire le cose più orribili a mamma in mia presenza, e non smise nemmeno quando iniziai a, tipo, piangere e... implorarlo di smetterla... e--" inspira bruscamente e tremante, e si rifiuta di guardare Louis. Non ancora, non fino a quando avrà buttato tutto fuori. "E poi la colpì e, tipo, la trascinò nella loro camera da letto e io... io non sapevo c-cosa fare. E lui continuava a... farle del male."

Non riesce più a respirare correttamente a questo punto, non abbastanza per continuare a raccontare, per dire a Louis che aveva solo sette anni ma che ricorda ancora oggi ogni più piccolo dettaglio e la sensazione di impotenza che provò quel giorno. Come lui e Gemma potevano solo colpire le gambe di papà con piccoli e deboli pugni, e potevano solo piangere mentre l'uomo, con mani violente ed arrabbiate, cercava di strappare il costume di Halloween dal corpo di mamma. Mentre la picchiava, sfogando la gelosia che provava su di lei. Il modo in cui mamma alla fine riuscì a toglierselo di dosso, e l'attimo in cui lui si inginocchiò a terra iniziando a piangere e a chiedere perdono. A dire loro che se lo avessero abbandonato si sarebbe ucciso. Harry si sentiva così spaventato e così fottutamente inutile, e riusciva solo a guardare Gemma urlare a papà Ti odio, Ti odio. Si ricorda di come, insieme a Gemma e alla mamma, ancora sotto shock, uscirono di casa con niente se non i loro grotteschi vestiti da festa e le chiavi della macchina. Si ricorda di quanto le mani di mamma tremavano quando cercava di infilare le chiavi nel quadro.

"Harry," dice Louis, ed i suoi occhi sono lucidi e gli angoli della sua bocca sono rivolti verso il basso. Gli lascia andare le mani tremanti, e stringe Harry tra le braccia. "Mi dispiace."

Harry piange sulla sua spalla, singhiozzando e tremando e sentendosi come quando aveva sette anni e si addormentava piangendo per poi risvegliarsi sempre con le lacrime agli occhi. Ma forse adesso si sente meglio rispetto ad allora. Il peso di tutta la situazione sembra come essersi alleggerito un po'. Mamma aveva provato innumerevoli volte a farlo parlare di quello che era successo, ma Harry non ci era mai riuscito. Non pensava di avere diritto di sentirsi sconvolto quando era stata lei ad essere la persona a cui era stato fatto del male. Quando era stata lei quella costretta a ricominciare tutto da capo, e a prendersi cura di due bambini senza l'aiuto di nessuno, e per lungo tempo. Probabilmente si sentiva sola e in difficoltà, ma non si era mai lamentata. Che diritto aveva Harry, allora, di farlo?

"Mi dispiace," bisbiglia contro la spalla bagnata di Louis. "Il 31 di ottobre mi ricorda di... mi dispiace."

"Cazzo, no. Non scusarti."

"Ma è successo... tanto tempo fa. Non voglio più sentirmi così." Respira il profumo di Louis, cercando di ricomporsi. Cercando di ricordarsi che mamma adesso è di nuovo felice e che non ha più bisogno di coprirsi i lividi sul viso con il fondotinta o di piangere al telefono con la sua migliore amica, confessandole di quanto sia spaventata che Des possa picchiarla di nuovo. "Voglio che le cose cambino."

Louis gli accarezza la schiena in piccoli cerchi, la voce pacata e gentile quando dice, "E se rimanessimo a casa a guardare i peggiori film esistenti? Qualcosa di demenziale. E facciamo i popcorn e vediamo chi tra noi due riesce ad afferrarne al volo il maggior numero? Potremmo... potremmo renderlo il nostro giorno, invece? Non, tipo, un vero e proprio appuntamento. Non ancora. Solo, passiamo la giornata insieme e cerchiamo di creare ricordi più belli?" Louis lo bacia sotto la mandibola. "Cosa te ne pare?"

Harry lo abbraccia stretto-stretto, ed annuisce. Vorrebbe che Louis sapesse quanto lo rende felice sapere che ci tiene a lui. "Sì. È perfetto." Tu sei perfetto.

Rimangono sul tetto fino a quando non finiscono di bere tutto il thé, ed Harry non sente più freddo.

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