Capitolo sei

Nel capitolo precedente: Ad Harry piace dormire nudo, Louis si fa il bagno con su addosso la cuffia rosa di sua sorella, e Louis ed Harry si sono finalmente baciati!

 •••

Anziché essere svegliato dai baci di Louis, Harry apre gli occhi a causa di sua madre che, le labbra stirate in una linea dura, gli sta scuotendo una spalla, torreggiando accanto al suo letto.

Harry sbatte le palpebre, il cervello troppo addormentato per realizzare di essere davvero nei casini. Ha il braccio ancora attorno alla vita di Louis, e la schiena del ragazzo è premuta contro il proprio petto nudo. E su tutto il corpo nudo, a dire il vero. La coperta gli è scivolata sotto il livello delle ginocchia e quella che si era portato dietro Louis dalla stanza di Liam sembra essere scomparsa nel nulla. Merda.

"Ti aspetto giù al piano di sotto," è tutto quello che gli dice la mamma prima di abbandonare la stanza, premurandosi di lasciare la porta aperta. Harry non ha la più pallida idea di che ore siano, perché la stanza è avvolta in una penombra grigia, la luce che colpisce a spruzzi i vetri delle finestre.

Con un grugnito, Harry stringe la presa sulla vita di Louis, e strofina il viso sulla sua nuca calda, godendosi la sua ultima possibilità di coccolare ragazzi nel suo letto. E oh Dio, ha coccolato Louis. Tutta la notte. Dopo che si sono baciati e dopo che Louis gli ha detto di trovarlo carino. E adesso il fondoschiena di Louis è premuto caldamente contro la sua zona pelvica, ed Harry è solo un povero essere umano. Sarà pure un diciassettenne che ha avuto il suo primo bacio solo la sera precedente, ma si metterebbe a leccare quel sedere in un batter d'occhio.

"Hmm," mormora Louis, intontito e morbido, appiattendosi meglio nel caldo nascondiglio che sono le braccia del riccio. Harry vuole tenerlo con sé per sempre.

Quando, lentamente, prova ad estrapolare il proprio braccio informicolato da sotto la testa di Louis, il castano piagnucola e gli tira il braccio ancora sulla sua vita, abbracciandoselo stretto, neanche fosse il suo teddy bear preferito. E adesso Harry cosa dovrebbe fare?

"Lou?"

"No," replica Louis, la voce ancora impastata dal sonno. "Dove stai andando? Ho freddo."

"Devo andare... al piano di sotto."

"Ma ho bisogno del tuo calore corporeo per stare al caldo," bofonchia Louis, la bocca sepolta nel cuscino. "Se te ne andrai morirò di freddo e mi ridurrò in granelli."

Harry non può fare a meno di sorridere, nonostante tra pochi minuti verrà fatto a pezzi dalla sua stessa madre. "Ti rimbocco le coperte, okay?"

Louis sbuffa, ma nonostante tutto lo lascia andare. O almeno, questo è ciò che pensa Harry. Non appena sta per alzarsi dal letto e avvolgere il ragazzo nella coperta, Louis si gira ed allaccia entrambe le braccia intorno alle sue gambe.

Harry si deve aggrappare alla sua spalla per evitare di cadere giù. "Oh mio Dio, Louis--"

Louis ha gli occhi ancora chiusi, ed il suo viso gonfio dal sonno è a pochi centimetri di distanza dal pene molto-più-che-interessato di Harry. Cazzo.

"Louis, sono nudo," gli sussurra agitato, cercando di non lasciarsi andare alla sensazione dei capelli di Louis che gli solleticano la coscia.

Gli occhi del castano si spalancano di botto. Louis lascia lentamente la presa sulle sue gambe. E sicuramente non sta guardando Harry negli occhi. "Oh."

Harry afferra un cuscino per coprirsi, mentre Louis sposta educatamente lo sguardo. La sua bocca si contorce, ed un angolo gli si solleva in un ghigno. "Amico, ce l'hai enorme. Scommetto che lo potresti avvolgere intorno a tutta la mia faccia."

Harry squittisce, arrossendo fino alle punte dei suoi capelli arruffati dal sonno. Cerca di non pensare al proprio pene avvolto intorno al viso di Louis.
"Louis!"

"Beh, è vero!"

Harry non sa esattamente se sia così o meno, dato che l'unico cazzo che ha visto al di fuori di quelli nei porno gay è il proprio. "Davvero?"

Louis si sdraia sulla schiena, un sorriso perverso che si fa strada sul suo volto e che fa arricciare i pugni di Harry sul cuscino. "È meraviglioso, lo giuro sulla vita di mia madre."

"Non è carino dirlo." Ma, a proposito, "Oh, cazzo."

"Cosa?"

"Devo andare. Mamma ci ha tipo beccati... così. Eccetera. Vuole parlarmi." Harry deve davvero, davvero andare. Tipo, avrebbe dovuto farlo già cinque minuti fa. "Um... oops?"

Louis non sembra particolarmente preoccupato, ma probabilmente perché non è stata la sua di madre a beccarlo mezzo nudo ed abbracciato ad un altro ragazzo. "Hai detto la stessa cosa quando mi hai sporcato i pantaloni di pipì quel giorno. Penso sia stata la prima cosa che tu mi abbia mai detto."

Un attimo. Cosa? "Tu... tu te lo ricordi?" Harry non sta assolutamente per mettersi a piangere. È nudo ed è intontito dal sonno e ha superato la fase di emozionarsi nel rivangare certi ricordi da un pezzo. Beh. Non proprio.

"Beh, è stato memorabile. Mi ero dovuto cambiare e mettermi i pantaloncini che uso per ginnastica."

Harry fa del suo meglio per non tirare su con il naso. Fallisce. "Mi hai detto 'ciao'. La prima cosa che tu mi abbia mai... sì. Cioè, chiunque altro al posto tuo mi avrebbe tirato un pugno in faccia." Quello è stato il momento in cui Harry, inoltre, ha sviluppato una vera e propria cotta per qualcuno. Se lo tiene per sé.

"Awww, Harry. Preferirei sempre avere i pantaloni sporchi della tua pipì piuttosto che di quella di qualcun altro." Louis allunga le braccia verso di lui, sorridendo. "E adesso vieni qui e dammi un abbraccio. Sei troppo lontano."

Harry ci impiega esattamente un secondo per obbedirgli. Si accoccola sul corpo di Louis, godendosi le carezze che la mano del ragazzo gli lascia sulla schiena. "Bravo ragazzo."

Vuole che Louis gli dia del bravo ragazzo per il resto dell'eternità.

Louis gli bacia lo spazio tra le sopracciglia, sussurrando un "Bel corpicino, poi."

Harry affonda i denti sul suo collo, per poi allontanarsi di scatto, colto dalla consapevolezza, pronto a scusarsi profusamente. Si sta trasformando in un barbaro, Dio.

"Se non la smetti di sedurmi, tua mamma resterà giù ad aspettarti per almeno un'ora, sai."

Le scuse gli muoiono in bocca. "Un'ora?" Harry nasconde il viso contro il nascondiglio caldo che è il collo di Louis.

"Come minimo," ribatte Louis, i polpastrelli che vagano sulle vertebre del riccio, fino ad arrivare ad accarezzargli i corti capelli sulla nuca.

"Cosa," inizia Harry, deglutendo con forza. "Cosa faremmo?"

"Tutto quello che vuoi." La voce di Louis è come zucchero fuso ed Harry vuole leccargli tutto il corpo per scoprire se anche la sua pelle ha lo stesso sapore. "Coccolarci. Pomiciare. Qualsiasi cosa."

"Adesso non voglio proprio andare giù." Per più di una ragione.

"Io andrei giù anche adesso," replica Louis, mordendogli il lobo e, oh Dio, sta sicuramente parlando di fellatio.

"Louis!" Harry  riesce a malapena a trattenersi dallo strusciare i fianchi contro il cuscino che lo sta ancora coprendo, o dal baciare Louis fino a far venire i capogiri ed i respiri mozzati ad entrambi. Che razza di persona sta diventando?

"Va bene, farai meglio ad andare a parlare con tua mamma. Dille che non avrà bisogno di strapparmi i testicoli." Louis ferma la mano nel centro della schiena di Harry, il pollice che gli accarezza gentilmente la pelle avanti ed indietro. "Se vuoi che scenda giù con te, dimmelo."

"No, tranquillo. Penso sia meglio se le parlo da solo." Harry vuole stare qui, ma si solleva in ogni caso dal letto, un broncio dipinto sul viso ed il cuscino ancora strategicamente piazzato sull'inguine. Una volta con i piedi sul pavimento, rimane immobile. Ogni cellula del suo corpo sta cercando di obbligarlo a farlo tornare accanto a Louis.

"Sicuro?"

"Sì, lo sono." Gli sorride, perché non può farne a meno.

"D'accordo." Louis, immediatamente, gli sorride di rimando, per poi gettargli un cuscino contro il petto. "E per l'amor di Dio, mettiti su delle mutande!"

*******

Ora che Harry è a conoscenza del sapore di Louis e della consistenza della sua lingua contro la propria, il viaggio per arrivare a scuola risulta un po' strano. E' sul sedile posteriore e non riesce a smettere di giocherellare con i bottoncini del gilet di lana, in un tentativo di evitare di fissare il retro della testa di Louis. Louis non ha usato nessun prodotto per i capelli oggi, e a questo punto avrebbe fatto prima a mettersi in testa un cartello con su scritto 'accarezzami'. Ed Harry vuole farlo. Vuole davvero, davvero farlo.

"Quindi," dice Louis dopo essersi schiarito la gola, le mani che torturano la cintura di sicurezza mentre lancia uno sguardo ad Harry da sopra la spalla. "E' andata tanto male? La chiacchierata con tua madre?"

Harry getta un'occhiata ansiosa a Liam, ma non riesce a determinare con chiarezza l'espressione sul viso del fratellastro. Harry prova a fingersi rilassato, e se ne esce con una frase neutrale. "Um... tutto bene." Come può una persona dire 'mamma mi ha chiesto per favore di non scopare quando c'è anche lei in casa' senza tradire il proprio... partner segreto con cui pomicia? Futuro marito e padre dei suoi figli? "Mi ha detto di, uh... trattenermi quando la casa non è libera?" Ecco. Harry è il re degli eufemismi.

"Quindi non ti ha messo in punizione?"

"Il peggio che potrebbe farmi sarebbe portarmi via i miei libri, ma ne avrei comunque alcuni salvati nel mio computer e poi mi servirebbero per studiare." Harry scrolla le spalle. "I privilegi di essere una persona noiosa, immagino."

Louis si gira con uno sbuffo ed allunga un braccio attraverso lo spazio tra i due sedili anteriori, gli angoli della bocca rivolti verso il basso. "Vieni qui."

Senza pensarci due volte, Harry si allunga in avanti, la cintura che gli stringe il petto.

Louis gli avvolge il retro della nuca per farlo avvicinare ancora di più. "Non," dice e poi le sue labbra sono su quelle di Harry, leggere e veloci, "Ti," un altro bacio, "Devi," un altro, "Sottovalutare." Schiude le labbra contro quelle di Harry, prolungando il bacio questa volta, e ad Harry gira la testa quando si accinge a baciarlo di rimando.

"Potreste non pomiciare nella macchina?"

E cazzocazzocazzo, l'attimo in cui la bocca di Louis ha toccato la sua, Harry si è dimenticato che il mondo non si era fermato intorno a loro due. Aveva resettato il fatto che Liam, infatti, sta seduto proprio qui. Harry si stacca da Louis, combattendo contro l'urgenza di sbottonarsi la camicia perché sta iniziando a sentirsi avvampare. "Non lo stavamo facendo! Noi non... io, um--"

"Harry, va tutto bene," lo rassicura Louis, la voce morbida e gentile e sta ancora guardando in faccia il riccio, nonostante la posizione in cui è messo --tutto girato nel sedile-- non debba essere delle più comode. "Sta solo scherzando."

"A dire il vero tutti quegli schiocchi non erano proprio--"

"Oh, falla finita." Louis ruba il cappellino di Liam, piazzandoselo sulla propria testa. "Per caso io mi lamento mai quando tu e Sophia vi succhiate le facce a vicenda?"

"A dire il vero, sì. Tutte le volte," gli risponde Liam, lottando per non sorridere. Harry non capisce cosa sta succedendo. "Ieri durante la pausa pranzo continuavi a lanciarci addosso dei piselli."

"Beh, non mi stavate dando attenzione." Louis tira su con il naso, sistemandosi meglio lo snapback. "Assolutamente deplorevole da parte vostra."

"Quindi lo sai?" farfuglia Harry. "Che io e Louis..." la voce gli si affievolisce, in quanto incapace di definire il rapporto tra loro due.

Liam si ferma ad un semaforo rosso, gettandogli uno sguardo oltre la spalla. "Um, sì. Voglio dire, il signorino Tommo qui presente non la smette un attimo di p--"

"Le luci!" urla Louis, la voce talmente alta che Harry sente male alle orecchie. "Sono verdi!" Louis pizzica con forza la spalla di Liam ed alza il volume della radio, iniziando ad andare a ritmo con le canzoni.

Harry spende il resto del loro viaggio in macchina a cercare di non ridacchiare come lo stupido idiota che è ogni volta che Louis stona di proposito.

*******

La gente continua a lanciargli occhiate non-propriamente-sottili quando pensano che Harry non stia guardando, ma non tante quanto il riccio si sarebbe aspettato di ricevere. Nessuno, fortunatamente, lo raggiunge per prenderlo in giro quando si ferma davanti al suo armadietto. Neanche Andy, che Harry, ora che ci pensa, non ha visto nemmeno in giro. Il nodo nel suo stomaco si scioglie considerevolmente.

Quando Harry chiude l'anta dell'armadietto, trovandosi di fronte un Louis con le sopracciglia danzanti ed un ghigno sulle labbra, quasi fa cadere a terra i libri di fisica.

"Cristo, Louis--"

"Sei carino."

"Um," Harry boccheggia per i più imbarazzanti cinque secondi della sua vita. "Grazie?" balbetta infine.

"Sei tutto abbottonato ed elegante. Mi viene voglia di incasinarti tutto."

Harry potrebbe o non potrebbe essersi lasciato scappare uno squittio. Le punte delle orecchie gli stanno andando a fuoco.

"E, tipo, hai idea di quanto ti stiano bene quei pantaloni?" Louis si morde il labbro, lasciando lentamente vagare lo sguardo sul corpo di Harry. "Il tuo sedere."

"Ma tipo," Harry riesce a farfugliare, i libri di testo abbracciati stretti contro il petto, "Ce l'ho a malapena?" Sicuramente non può competere con le dimensioni di quello di Louis.

"Ce l'hai a mala..." Louis si esibisce in un verso indignato, e stacca la schiena dalla schiera degli armadietti per avvicinarsi a Harry. Tra di loro adesso c'è la distanza di un respiro. Harry lascia cadere le braccia lungo i fianchi, come se Louis fosse circondato da un potente campo di forza. O forse Harry non vuole che ci sia niente tra i loro corpi. "Ce l'hai. E' piccolo, sì, ma è carino e sporgente. E' fatto apposta per essere afferrato dalle mie mani."

Harry quasi gli suggerisce di toccarglielo pure un po' se vuole, ma riesce a chiudere la bocca appena in tempo. "Ma il tuo sedere..."

"Cosa?" gli chiede Louis, mordendo un sorriso. I suoi occhi vengono attorniati da piccole rughette ed il castano perde la battaglia, iniziando a sorridere sempre di più. Harry quasi si dimentica cosa voleva dirgli.

"E', um..." rilascia un sospiro sognante. "E' fantastico." Starebbe alla perfezione nella stretta delle mani di Harry. E adesso il riccio sa con certezza che lui e Louis sono anime gemelle, legate dal fato da un innegabile compatibilità del rapporto mani-culo.

"Ne sono piuttosto orgoglioso, a dire il vero. Prima o poi me lo farò assicurare. Come ha fatto J Lo."

Prima o poi Harry forse avrà la possibilità di palparlo. Oh Dio. "Lou?"

"Sì, patatino?"

In questo momento sono a scuola e le persone stanno camminando accanto a loro per raggiungere i rispettivi armadietti o le varie aule, ed Harry non si è mai sentito più deconcentrato di così. Non gli interesserebbe nemmeno se qualcuno li stesse ascoltando o gettando loro sguardi stralunati, in questo momento. "Ti va di, tipo... uscire con me? Dopo. Quando finisce la scuola?" Il cuore gli sta battendo furiosamente nella gola, e non smette nemmeno quando Harry prova a deglutire.

"Oh," dice Louis, le sopracciglia che si aggrottano. "Non posso."

Harry è un maledetto idiota. Non può crederci di essere davvero rimasto sorpreso dalla risposta decisamente non entusiastica datagli da Louis, quando se la sarebbe dovuta aspettare con assoluta certezza anche prima di aprire bocca. Il rapporto mani-culo chiaramente non significa niente, ed il destino è un crudele bastardo.

"Va bene, non importa," Harry si affretta a dire, spingendosi gli occhiali sul naso. "Non stavo nemmeno, non è che..." si arrende con un sospiro frustrato, ed abbassa il viso.

"No, no, no, non è che non voglio uscire con te," lo rassicura Louis. La sua barbetta leggera va improvvisamente a solleticare il collo di Harry. Louis lo sta abbracciando, il mento appoggiato sulla spalla del riccio. "E' che... devo stare a casa a badare alle ragazze. O meglio, voglio. Lo voglio veramente fare."

Harry, gli occhi chiusi, solleva esitante un braccio per avvolgerglielo intorno alle spalle. Forse ha esagerato a reagire così. Un pochino. "Posso darti una mano?"

Louis mormora qualcosa di indefinito, spalmandosi come un gatto contro Harry.

"Voglio dire, solo se tu lo vuoi. Non ho intenzione di impormi."

"Le mie sorelle sono difficili da gestire," lo avvisa Louis, i capelli che solleticano la guancia di Harry. "Sei sicuro di non volere passare il tuo pomeriggio a fare qualcosa di più divertente?"

Più divertente di stare insieme a Louis? E' davvero possibile una cosa simile? "No, io voglio solo... uscire con te. Passare del tempo insieme. Se per te è okay?"

Louis gira il viso nel collo di Harry, le labbra asciutte e morbide che gli accarezzano la pelle. "Come se potessi mai dirti di no." Circonda la vita di Harry con entrambe le braccia, stringendolo forte. "Non aspettarti niente di glamour, però."

"Niente glamour," ripete Harry, sentendosi come se avesse appena ingoiato una palla di raggi di sole che lo stanno illuminando da dentro. "Afferrato."

*******

Nelle pareti della stanza di Louis sono appesi dei poster del Manchester United, quelli di alcune band e quelli di un David Beckham mezzo nudo. C'è poi un letto enorme che occupa quasi la metà dello spazio, ed una manciata di elastici per i capelli con i brillantini che Harry è piuttosto sicuro non appartengano davvero al ragazzo. I suoi capelli non sono così lunghi, d'altronde.

"Lou?"

"Sì?" Louis, un paio di calze tra le mani e le sopracciglia sollevate in una domanda silenziosa, distoglie l'attenzione dal cassettone in legno.

Adesso che il liscio lo sta guardando, Harry si sente le parole intrappolate in gola. Si tira un lembo del gilet, cercando di formulare la gratitudine che sente. L'orgoglio che prova perché Louis non sta facendo finta che non si siano mai baciati e non si sta comportando come se quello che ha fatto con Harry sia stato tutto un semplice favore da non ripetere mai più.

"Tu sei," inizia Harry, cosciente di quello che sta per dire, "Tu sei davvero bello." E perché? Perché non è nemmeno in grado di comunicare come un normale essere umano? Frustrato, si passa le mani sul volto, rischiando quasi di far cadere gli occhiali a terra perché, ovviamente.

"Beh, grazie. Anche tu lo sei."

Quando Harry risolleva lo sguardo, Louis è in piedi di fronte a lui, le mani libere dai calzini. Il riccio lascia cadere gli occhi sui piedi nudi di Louis, osservandolo dimenare le dita contro il pavimento.

"Scusami. E' che mi fai dimenticare come inglese." L'attimo dopo che la frase gli abbandona la bocca, Harry sente un'ondata di calore invadergli la faccia. "Parlare, volevo dire! Io solo... non... io--"

Louis lo bacia. Semplicemente, arriccia le mani intorno al suo gilet di lana per tirarselo contro, e fa scontrare la sua bocca sorridente contro quella di Harry, come se niente fosse. Harry fa scivolare le mani sui fianchi del ragazzo, gli occhiali che gli affondano un po' nel viso quando entrambi schiudono le labbra per assaggiarsi maggiormente a vicenda. Ignora il fastidio della montatura contro la pelle senza troppi problemi, perché Louis sa di gomme da masticare alla menta, e le sue labbra sono morbidemorbidemorbide.

Si separano con uno schiocco, un sottile filo di saliva che ancora connette le loro labbra. Harry si sente le ginocchia come se fossero fatte di gelatina.

"Sei bello anche tu," gli dice Louis, la voce più roca rispetto a prima. Il cervello di Harry quasi va in corto circuito al solo pensiero di quanto riesca a condizionare il liscio. "Così, così bello." Gli morde la punta del naso. "Ed eccentrico. E la tua bocca, Cristo." Louis gli lecca la linea che gli divide le labbra schiuse, allontanandosi prima che Harry possa contraccambiare. Louis rimane a fissarlo, gli occhi puntati così intensamente sulla sua bocca che Harry se la sente pizzicare sotto il suo scrutinio. Ci passa la lingua sopra, inspirando bruscamente quando Louis gli preme il polpastrello del pollice sul gonfio e sensibile labbro inferiore, accarezzandoglielo avanti e indietro. Harry gli stringe i fianchi con più forza, in caso le ginocchia decidessero di cedergli.

E forse il suo cervello ha deciso di andarsene e partire per una lunga vacanza, perché Harry arriccia le labbra intorno al pollice di Louis, succhiandoglielo lentamente fino ad avvolgerglielo interamente. E' solo quando Louis si lascia scappare un piccolo verso strozzato che Harry si rende conto che non solo ha chiuso gli occhi, ma che gli sta anche succhiando il pollice come se fosse un chupa-chupa. Spalanca gli occhi di botto, incapace di dire o fare alcunché, ed incontra lo sguardo intontito di Louis. Cosa diavolo c'è di sbagliato in lui?

Harry rilascia il dito di Louis con un pop rumoroso, e si chiede se sia possibile che il viso gli stia andando a fuoco.

"Io, um..."

"Cazzo, Harry," Louis ride debolmente, e gli preme le mani sul petto, spingendolo all'indietro fino a quando le ginocchia di Harry non vanno a scontrarsi contro il ciglio del materasso. "Sei un diavolo tentatore."

Oh Dio, lo è per davvero.

"Mi dispiace?"

"Non mi sembravi tanto dispiaciuto." Louis lo spinge, facendogli piantare il sedere sul letto. Sul suo letto, dove Louis dorme e si rotola nudo e fa... altre cose. Cristo.

E poi Louis è a cavalcioni su di lui, e qualsiasi cosa Harry stava per dirgli vola giù dalla proverbiale finestra. Le cosce muscolose di Louis gli circondano i fianchi e le sue mani gli stanno avvolgendo il viso come se fosse fatto di vetro e le sue labbra possiedono le sue con urgenza tale che Harry gli avvolge la vita con entrambe le braccia, per stringerlo come se Louis fosse il filo del proprio aquilone.

"Cazzo, sei così," dice Louis, tirandogli il labbro inferiore con i denti, "Reattivo."

Si struscia contro l'inguine di Harry, muovendo il bacino verso il basso. Fuochi d'artificio esplodono dietro le palpebre chiuse di Harry, ed il riccio si lascia scappare un imbarazzante gemito acuto. Si sente così fuori controllo. Sarebbe così facile lasciarsi andare, limitarsi ad afferrare i fianchi di Louis e aiutarlo a far scontrare insieme i loro inguini ancora e ancora fino a non riuscire più a trattenersi, e lo vuole fare. Lo vuole così tanto, ma qualcosa non glielo permette ed Harry semplicemente... non ce la fa. Non ce la fa e basta.

Si allontana. "Aspetta, Louis, aspetta. Possiamo..." balbetta, sbattendo gli occhi e impedendosi di alzare lo sguardo per incontrare quello confuso e deluso di Louis. "E' solo che, um... possiamo fermarci per favore? Possiamo... non ce la faccio. Mi dispiace."

"Harry--"

"Sono così," Harry si morde il labbro, districandosi goffamente dal corpo di Louis, rischiando quasi di cadere per terra, "Dispiaciuto."

La sua roba. Dov'è la sua roba? Potrebbe giurare di averla messa proprio sulla scrivania di Louis, eppure--

"Harry, fermati. Non." Louis, la bocca gonfia dai troppi baci, salta giù dal letto, e gli si avvicina, restando comunque ad un paio di passi di distanza. E quello nella sua tasca non è certamente un cellulare, oh Dio. "Possiamo parlare?"

"Mi dispiace."

"Okay," ribatte Louis, tornando a collassare sul letto, guardando Harry attentamente. "Perché?"

E' la cosa è che nemmeno Harry lo sa. Si sente semplicemente... in colpa, forse. Sopraffatto. "Non era mia intenzione di, tipo... è solo che." Rintraccia la sua borsa, e si sente i polmoni così stretti che vorrebbe così tanto avere un inalatore con sé.

"Hey, no. Va tutto bene. Dico davvero."

"Probabilmente dovrei andarmene," gli dice Harry, sistemandosi la tracolla della borsa sulla spalla, barcollando un po'.

"Se è questo quello che vuoi, va bene," ribatte con voce bassa Louis, le mani raccolte in grembo. "Non voglio che tu ti senta costretto a stare qui. Non ti costringerei mai a fare qualcosa che tu non voglia fare, sai. Non potrei mai farti una cosa simile. Quindi, almeno... non ti scusare? Non c'è nessun motivo per cui tu ti debba scusare." Louis si schiarisce la gola, abbassando lo sguardo sulle proprie mani. Anche Harry è indeciso su dove guardare, in questo momento. "Semmai sono io qui quello ad essere dispiaciuto."

"Cosa?" Harry tira la cinghia della borsa, corrucciando la fronte. "No."

"Mi dispiace di avere spinto le cose così lontano. Mi sono solo... lasciato trasportare. A volte mi dimentico che tu sei, um..."

"Un fottuto vergine?" Harry gli suggerisce con tranquillità. Le volte che la gente a scuola lo ha chiamato così per insultarlo potrebbero stabilire una sorta di record mondiale. Tutte le volte che gli hanno detto che nessuno lo avrebbe mai desiderato, che se non avesse pagato qualcuno per stare con lui allora sarebbe morto da solo. Eppure ora qualcuno --forse l'unica persona che Harry abbia mai voluto-- lo vuole, ed il riccio, probabilmente, adesso ha appena rovinato tutto quanto. Perché non riesce mai a--

"Non dire così," replica Louis, le sopracciglia aggrottate. "E a meno che tu non lo voglia davvero, per favore non te ne andare? Non voglio che tu ti senta come se io ti avessi portato qui solo per masturbarmi con te. Tu mi piaci." Il suo viso si ammorbidisce, tutta l'apprensione e la rigidità gli scivola via. Harry sente la morsa intorno ai propri polmoni sciogliersi considerevolmente. Non lo ha fatto. Non ha rovinato tutto quanto. "Mi piaci davvero. Mi basta anche solo uscire con te."

Mi piaci anche tu, così tanto. Sei molto meglio di quanto io abbia mai immaginato. "Ma rendo sempre ogni cosa imbarazzante."

"Dicendomi quello che provi? Sono grato che tu lo faccia." Louis si alza dal letto, incamminandosi verso di lui. Gli circonda un gomito con la mano. "Per favore resta?"

Louis gli tira la cinghia della borsa, le sopracciglia sollevate in una domanda silenziosa. Harry si limita ad annuire, e gli permette di fargli scivolare la borsa giù dalla spalla.

"Coccole?" propone Louis, ed Harry si sente un po' stupido e irrazionale a causa della sua reazione precedente, così si limita ad annuire e a permettere a Louis di abbracciarlo. Harry strofina il naso sul suo collo, i piccoli nodi di ansia che vanno a sciogliersi ad ogni lunga carezza che gli lascia Louis sulla schiena.

"Amo quando ci baciamo," mormora Harry, rilassandosi completamente contro il corpo di Louis. "Giusto perché tu lo sappia."

"Bene," ribatte Louis con un sorriso nella voce, baciandogli la tempia. "E' tutto okay?"

"Va molto meglio," risponde Harry. "Grazie."

"Ti meriti le cose più belle di questo mondo, Harry Styles." Poi aggiunge, con voce molto più bassa, "Cose migliori di quelle che posso darti io."

Harry intensifica la stretta sul suo corpo, scuotendo la testa. "Non è vero."

"Sei solo accecato dal mio bellissimo corpo," gli dice Louis, cercando e fallendo di alleggerire il discorso. Con voce più seria, aggiunge "Sei la persona più intelligente che io abbia mai conosciuto. Andrai molto lontano. Forse dovresti firmarmi un autografo, così potrò venderlo su Ebay quando tu vincerai un premio Nobel. Sai, per quando avrò quaranta anni e lavorerò al supermercato Asda."

"Hey, non c'è niente di male nel lavorare ad Asda. Ma tu non lo farai. Anche tu andrai lontano, nella vita. Lo so che ce la farai," insiste Harry. "Le possibilità sono sicuramente superiori a quelle che ho io di vincere un premio Nobel."

"Beh, vorrei avere anche io così tanta fiducia in me stesso."

"Ce l'ho io per tutti e due." Ce la farà. Riuscirà a convincere Louis di quanto sia fantastico. Perché Louis illumina tutto ciò che lo circonda come se avesse dei raggi di sole trapiantati sottopelle, e forse non ha voti altissimi in pagella, ma ha così tanto potenziale per raggiungere grandi obiettivi. Potrebbe fare qualsiasi cosa ed eccellere in ognuna di esse. Harry ne è più che certo.

"Settimana scorsa il mio professore di geografia mi ha detto," Louis inizia a parlare con voce così bassa che Harry se non fosse così vicino a lui non lo sentirebbe nemmeno, "Mi ha detto che non valgo niente."

"Che si fotta," replica Harry, considerando seriamente di scoprire l'indirizzo di casa dell'uomo per lasciargli la cacca di Dusty sullo zerbino. "Dimostragli che si sbaglia."

"Okay." Louis annuisce, espirando a lungo e in modo tremante. "Sì, okay." Harry riesce comunque a sentire un ma se avesse ragione sospeso nelle sue parole titubanti.

"Non aveva idea di cosa ti stava dicendo. Non ti conosce nemmeno." Harry si allontana dall'abbraccio per stringergli il viso tra le mani. Gli liscia gli zigomi appuntiti con i pollici. Cattura poi lo sguardo di Louis, assicurandosi di mostrargli la propria serietà. Di fargli vedere quanto crede in lui. "Puoi fare qualsiasi cosa, Louis. Qualsiasi cosa."

"E se non ce la facessi potresti sempre diventare il mio sugar daddy," risponde Louis, perché è quello che fa ogni volta. Quando si sente sopraffatto nasconde tutto dietro l'umorismo. Lo fa sempre, ma Harry riesce a capire quanto sia rimasto toccato dalle sue parole grazie al modo in cui gli accarezza gentilmente la schiena e grazie al sorriso che aleggia sul suo viso.

"Ho come la sensazione che la situazione sarà al contrario."

"Che tu sarai il mio sugar baby?" gli chiede Louis. Il sorriso sempre più grande sul suo volto fa arrossire Harry tanto quanto il fatto che il ragazzo lo abbia chiamato il suo bambino. "Beh, non posso proprio tirarmi indietro adesso, vero?"

Harry scuote la testa, e preme un bacio gentile sulle labbra di Louis, e nonostante sappia che parlare del loro futuro insieme faceva solo parte del gioco, lo sa che sarà davvero così. Che Louis sarà il suo futuro. E sarà pure un diciassettenne ingenuo e sognatore, ma Harry non riesce proprio ad immaginarsi il proprio futuro accanto a qualcuno che non sia Louis.

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