Capitolo quattro
Nel capitolo precedente: A Louis non piace indossare le scarpe quando è triste, i gatti amano piazzare i loro sederi nelle facce delle persone che dormono ed Harry rivela per sbaglio a Louis che lo fa eccitare quando gli tira i capelli.
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Gli ci vogliono cinque minuti di doccia fredda per prepararsi psicologicamente e mettere piede al piano di sotto. Trova Louis seduto sul ripiano della cucina, un bicchiere d'acqua appoggiato accanto al suo fianco. Persino coperte dai joggers le sue ginocchia risultano belle. Harry non ce la fa a sollevare lo sguardo più in alto di così.
Louis si schiarisce la gola. "Quindi, vuoi, tipo, parlar--"
"No. Ti prego, no."
"Hey," gli dice Louis nel saltare giù dal ripiano, i suoi piedi nudi che si bloccano a tanto così dallo sfiorare quelli di Harry. Cerca di non entrare in iperventilazione quando Louis gli stringe la spalla. "Cos'è quel muso lungo?"
"Ti ho detto--" Harry chiude la bocca. Non è forse ovvio?
"Ti piace quando qualcuno ti tira i capelli, e quindi? Non è poi chissà quale stramberia. Tutti quanti hanno qualcosa che li fa eccitare in modo particolare."
E Louis non si è reso conto che solo se è lui a tirargli i capelli ad Harry diventa duro, e che è solo lui, in generale, a farlo eccitare. E okay. Forse è meglio che non sappia tutta la verità. La situazione non è delle più idilliache, ma potrebbe essere peggiore.
"Tutti quanti?" Harry gli fa eco quando il ragazzo si allontana da lui.
"Vuoi forse chiedermi qualcosa, patatino?"
"No!" Sempre senza guardare Louis, inizia a frugare nel frigorifero. "Forse."
Louis ridacchia, e deve essersi avvicinato perché improvvisamente Harry sente il suo respiro colpirgli la nuca. Grazie a Dio Louis, quando gli avvolge la vita con le mani calde e gli appoggia il mento sulla spalla per sbirciare i contenuti del frigo, non può vedere Harry in faccia. Non può vedere come gli occhi di Harry si sgranino per poi chiudersi lentamente. Il riccio inizia a lottare con se stesso per non sciogliersi nella sua presa.
"Oh, possiamo mangiare anche il bacon?"
Se fosse per Harry, Louis potrebbe mangiarsi l'intero frigorifero. "Certo."
"Figo," ribatte Louis, la voce roca e pastosa che gli solletica l'orecchio. Dopo avergli accarezzato gentilmente il fianco, Louis si allontana. Harry deve sbattere le ciglia un paio di volte per tornare in sé.
"Dove tenete le padelle ed il resto?" gli domanda Louis ed Harry si gira appena in tempo per vedere Louis inchinarsi, il sedere per aria, e frugare nelle antine in basso. Il suo sedere. Rotondo e sodo e tutto da palpare.
Harry quasi si fa cadere la confezione delle uova sul piede. "Sono, um... proprio lì. Dove stai guardando. Sì."
"Trovata!" Louis brandisce la padella con un sorriso vittorioso e si rimette dritto in piedi senza alcun sforzo. Molto probabilmente potrebbe prendere in braccio Harry e sbattergli la schiena contro un muro mentre lo tiene sollevato, senza neanche faticare un po'. Harry è l'unico qui ad essere ad un passo dal sudare.
"Bene, bene." Harry tossisce e si accinge a preparare la colazione, mentre Louis torna a sedersi sopra il ripiano, le caviglie incrociate.
"Quindi," Harry si fa coraggio, fissando ostinatamente il bacon che frigge. "Non mi hai risposto, alla fine."
"A cosa?" gli chiede Louis, ed Harry è alquanto convinto stia facendo il finto tonto di proposito.
"Lo so che lo sai."
"Lo so che lo sai," canticchia Louis, colpendo Harry in testa con un canovaccio. "Se vuoi sapere qualcosa, basta chiedere."
Harry geme un verso lamentoso.
"Okay, allora. Immagino non lo scoprirai mai."
"Ma." Harry sospira. "D'accordo. Qual è la tua... um, cosa. La tua cosa sessuale. Quella che preferisci."
"Non era così dura, hai visto?" Louis fa una breve pausa prima di "Metaforicamente parlando, ovviamente" aggiungere.
Harry ha il viso rosso a causa del calore irradiato dalla stufa, d'accordo? D'accordo.
"Okay, allora. Uh... A dire il vero non l'ho mai provato, ma penso mi piacerebbe un po' dominare, forse. Tipo, legare qualcuno e stuzzicarlo fino a sfinirlo."
Harry avrebbe dovuto farsi una sega, sotto la doccia. Avrebbe davvero, davvero dovuto farlo. Perché mai ha pensato che avere questa conversazione sarebbe stata una buona idea? "Niente male," squittisce, girando un po' il bacon con una forchetta.
"Sono lieto di avere la tua approvazione."
Proprio mentre Harry sta mettendo il bacon nei loro piatti e sta per iniziare a cucinare le uova, Louis aggiunge un "Hai mai sentito parlare di negazione dell'orgasmo? Tipo, quando metti un anello al cazzo di qualcuno e gli impedisci di venire fino a quando non lo decidi tu. Penso che anche fare questo non mi dispiacerebbe."
I gusci delle uova scappano dalle mani di Harry, finendo sul pavimento. "Cazzo."
"Ti serve una mano?"
Harry si abbassa a terra per raccoglierli e, sì. Ha bisogno di una mano. Solo, non nel senso inteso da Louis. "Va tutto bene, mi sono solo... scivolate."
"Sentiti libero di mandarmi affanculo se ti sto dando fastidio. Sono un po' sceso nei particolari, scusami."
"No," replica Harry sollevando lo sguardo sul suo viso nonostante il timore che Louis possa essere in grado di leggergli i pensieri perversi che gli stanno popolando la mente in questo momento. "D'altronde sono stato io ad avertelo chiesto."
"Lo so," gli concede Louis, nel scendere giù dal ripiano della cucina. "Però. Hai solo diciassette anni. Non fraintendermi, non sto dicendo che sei troppo piccolo per sapere certe cose. Io quando avevo la tua età già scopavo, ma tu sei... sei diverso."
"Non sono così innocente." Harry sta facendo il broncio. Lo sa ma non gli interessa. Non è un bambino.
"Lo sei invece, un po'. Ma non è una brutta cosa, tesoro." Louis gli traccia la conchiglia dell'orecchio con il pollice e gli tira delicatamente il lobo prima di lasciare la presa. "Vado a preparare i toast."
"Non sono un ragazzino." Harry prende ad occuparsi delle uova, non propriamente sicuro che Louis lo abbia sentito.
"No che non lo sei," replica però Louis dopo un lungo ed ansioso secondo. "Sei molto più maturo di me, ed io ho due anni più di te."
Harry china il viso per nascondergli il suo sorriso.
"Mi piace come sei," insiste Louis, avvicinandosi ad Harry per stringerlo in un mezzo abbraccio. "Non mi interessa se sei andato a letto con dieci persone o con nessuno. Mi piace semplicemente che tu faccia quello che ti senti di fare. E' una bella cosa." Louis gli preme il naso sulla guancia, stringendolo più forte. "E' tutto a posto tra noi due?"
"Sì, certo," risponde Harry, sciogliendosi tra le sue braccia. "Ti lascerò pure le parti bruciacchiate."
"Adoro le parti bruciacchiate!"
Harry si limita a sorridere. Lo sa. Louis lo aveva detto durante una di quelle volte che si era fermato per colazione, ed Harry lo aveva memorizzato, così come ricorda tante altre informazioni su di lui, informazioni apparentemente piccole ed insignificanti che però rendono Louis Louis.
E' quando si siedono intorno al tavolo ed iniziano a mangiare e Louis gli sorride con la bocca piena di cibo dicendo "Questa è la migliore colazione della mia vita" che Harry si rende conto sarà impossibile per lui disinnamorarsi di Louis. Che non vuole proprio farlo.
*******
"Potresti venire qui un attimo e sederti accanto a me, tesoro?" sua mamma lo chiama dal salotto un paio d'ore dopo che Louis è ritornato a casa sua --indossando le sue stesse scarpe, che Harry aveva custodito sotto il letto. Harry, facendosi coraggio e stupendo se stesso successivamente, aveva stretto Louis in un lungo e stretto abbraccio prima di farlo tornare a casa. Sfortunatamente, la mamma ha assistito alla scena. Sommando questo all'incidente della mattina stessa, Harry non ha dubbi sul perché sua madre voglia parlargli.
Si siede accanto a lei nonostante tutto.
"Vuoi forse parlarmi di qualcosa?" chiede Anne ad Harry, spazzolandogli via dal viso alcuni capelli.
"Intendi dire su Louis?"
"Intendo dire su tutto ciò di cui vorresti parlarmi. Però tieni basso il volume della voce. Sono un po' sensibile ai rumori, in questo momento."
Harry sbuffa. E' una prova del loro legame il fatto che sua madre non lo stia rimproverando, ma che si stia limitando a scrollare le spalle in un gesto alla 'è quel che è'.
"Non è successo niente," replica Harry, sentendo il bisogno di mettere le cose in chiaro. "Ci siamo solo addormentati mentre guardavamo un film."
"Non sapevo che voi due foste così vicini." La donna sembra quasi offesa dal fatto che Harry non la abbia tenuta aggiornata sugli sviluppi della situazione.
"Non lo siamo, infatti. Dico davvero. Lui... lui era solo un po' triste ed è venuto qui per parlare con Liam ed io non potevo... non potevo mandarlo via."
"Oh. C'entra qualcosa con Jay e Mark, allora?"
Harry si appoggia contro lo schienale del divano, e chiude gli occhi quando sua mamma prende ad accarezzargli lo scalpo.
"Quindi lo sai?"
"Sì, sapevo che le cose ultimamente non andassero per il meglio. Jay mi ha detto che stanno per divorziare."
"Vorrei solo poter fare qualcosa."
Lei gli bacia la testa. "Lo so che vorresti, ma a volte tutto ciò che puoi fare è solo essere presente se all'altra persona servisse un abbraccio o poter parlare con qualcuno. E' stato carino da parte tua far rimanere Louis qui a casa. Non sono arrabbiata."
"Non avevo dubbi," ammette Harry, accoccolandosi contro il suo fianco.
"Eravate proprio carini tu e Louis, comunque. Tutti abbracciati, come dei cuccioli di gatto,"
"Mamma!"
"Non protestare." Anne ridacchia. "Potrei avervi scattato una fotografia."
Harry apre un solo occhio per verificare la sua serietà. "Non lo hai fatto."
"Sì, invece."
"Posso vederla?" E possibilmente inviarsela al proprio cellulare per fissarla per ore e cercare di non sentirsi un maniaco mentre immagina come sarebbe potersi svegliare ogni giorno con l'immagine del viso di Louis davanti agli occhi per il resto della sua vita.
"Non con questo atteggiamento, no. Penso che custodirò questa foto per il momento in cui dovrò chiederti un grosso favore."
"Ma mamma." Harry sporge il labbro inferiore per buona misura.
"Dobbiamo ancora fare un discorsetto sulla sicurezza. Smettila di distrarmi."
Harry nasconde il viso sulla sua spalla. "No che non dobbiamo. So tutto. Ho diciassette anni."
"Forse volevi dire che sei giovane ed imprudente e per niente informato? Quello che leggi su internet non conta niente, mi dispiace dirtelo. Scommetto che la metà di quella roba è tutta spazzatura."
Leggi su internet. Okay, va bene. "Hey, è presuntuoso da parte tua."
"Smettila di usare paroloni con me, signorino. Sono più vecchia e saggia di te, e devi promettermi che, nel caso succedesse, userai il preservativo. Beh, tu o il tuo ragazzo. E' lo stesso."
Mentre Anne sta finendo di parlare, Liam entra in salotto. Si blocca all'istante. Cerca di uscire silenziosamente dalla stanza, ma è già troppo tardi. La mamma lo ha visto.
"Eccellente! Vieni qui, amore. Siediti."
"Devo fare i compiti!" Liam sembra impanicarsi sempre di più attimo dopo attimo. Harry non lo biasima.
"I compiti possono aspettare." La donna mette su la sua espressione da 'mamma seria'. "Siediti."
Liam si appollaiala sul divano, il più lontano possibile da lei, come se i cuscini fossero ad un passo così dal mordergli il culo.
"Dove ero rimasta?"
"Preservativi," Harry le ricorda con tono infelice. Sarà meglio che questo discorso finisca presto.
"Giusto. Ora, ovviamente, questo vi riguarda entrambi. Usateli sempre, a meno che non siate in una seria relazione monogama ed entrambi abbiate fatto una visita medica e deciso insieme di non usare protezioni. Oppure, per quanto riguarda Liam, nel caso la tua ragazza prendesse la pillola."
Harry può sentire Liam deglutire pure a distanza.
Mamma inizia a parlare di lubrificanti e di prendersi il tempo necessario e di rispettare il partner così come l'importanza di venire a propria volta rispettati. Harry non ha mai desiderato così tanto l'interruzione di una conversazione. Per lo meno Liam sembra essere a disagio tanto quanto lui, forse anche di più, così Harry si sente un po' meglio riguardo al fatto di volere scavare una buca e nascondercisi dentro.
Il calvario si conclude solo una ventina di minuti più tardi, quando Geoff irrompe in salotto per prendere la mamma e andare insieme a fare la spesa. Harry non si lamenterà mai più dell'ossessione di Geoff per i biscotti Jaffa cakes.
*******
Harry si sta nascondendo.
Beh, più che altro sta strategicamente evitando.
Erano quasi le otto di sera quando sua mamma, dal piano di sotto, gli ha scritto un messaggio con su scritto 'per favore amore fammi un favore e vammi a comprare un pacco di tampax'. Perché, a quanto pare, ha finito la scorta e si è dimenticata di comprarli. Ad Harry non importa. Crescere con due donne significa che nella sua vita ha già avuto la sua buona dose di tête-à-tête con gli assorbenti e boules dell'acqua calda e massaggi alla schiena.
Solo, non si sarebbe mai aspettato di incontrare Louis al supermercato, intento a rovistare nel reparto dei cereali. Ovviamente, la reazione di Harry è stata quella di nascondersi dietro una torre di pomodori in scatola e cercare di sgattaiolare piano piano per raggiungere l'altra parte del, aimhé, piccolo supermercato, armato di preghiere e di un cestino della spesa ancora vuoto. Alla fine, il piano non funziona. Harry avrebbe davvero dovuto cercare di mescolarsi alla massa di gente --tipica della domenica-- anziché avventurarsi in un corridoio vuoto. Perché, proprio quando pensava di essere ormai al sicuro, una mano gli va ad appoggiarglisi sulla spalla ed Harry si spaventa a tal punto da andare a sbattere contro un'intera schiera di tampax. Le confezioni prendono a cadere sul pavimento, ed il rumore attira una commessa di mezza età che si premura di lanciare loro un'occhiataccia. Da qualche parte nel Cielo, Dio si sta sicuramente facendo grosse e grasse risate.
"Merda, scusa. Fammi solo," dice Louis, ed entrambi si chinano a terra nello stesso momento. Le loro teste si scontrano con forza. Ow, cazzo. "Cristo, hai la testa fatta di acciaio?"
"No, ma sono sicuro che la tua lo sia." Harry si massaggia la fronte dolorante e si abbassa nuovamente per recuperare le confezioni cadute. Chiaramente, Louis ha la sua stessa idea. Le loro dita si sfiorano, ed entrambi i ragazzi si bloccano. Harry non si sarebbe mai aspettato che andare a comprare prodotti per l'igiene femminile lo avrebbe fatto lottare con se stesso per non afferrare la mano di Louis e strofinarci il viso sopra, eppure.
"Hey, congratulazioni."
La fronte aggrottata di Harry pare essere la spinta necessaria per permettergli di spiegarsi, perché Louis inizia a sorridere, in quel modo da monello che fa sempre pensare al riccio che il ragazzo stia escogitando in gran segreto un enorme scherzo ai danni dell'intero mondo.
Louis afferra una confezione di tampax, e gliela scuote così vicina al viso che ad Harry gli si incrociano gli occhi. "Sei diventata signorina adesso! Emozionante, non è vero?"
Harry gli prende la scatola dalle mani, e la fa cadere nel proprio cestino della spesa. Inizia poi a mettere a posto negli scaffali quelle ancora a terra. "Sono una donna da molto tempo, Louis. Tutti sanno che i tampax non sono per le novelline. Specialmente non, uh..." butta un'occhiata alla manciata di confezioni, "il tipo super assorbenti."
Questa dovrebbe essere la prima volta che Harry vede Louis senza parole. Gli piace. Gli piace mostrargli di essere superiore alle sue aspettative.
"Dio, Harry, sei così--"
Un'addetta alla vendita, impegnata a rifornire lo scaffale dei saponi, si soffia improvvisamente il naso. Rumorosamente. Louis sgrana leggermente gli occhi, e non conclude la frase. Harry desidera disperatamente che Louis finisca di dire quello che stava dicendo perché le orecchie del liscio stanno diventando rosse ed Harry è cosa.
"Cosa? Sono cosa?" preme, ma Louis evita il suo sguardo.
"Merda, guarda un po'!" Louis, un sorriso leggermente maniacale dipinto sul viso, tira fuori dalla tasca il cellulare, ed inizia a scuoterlo nel vuoto neanche fosse una potenziale arma di distruzione delle masse. "Mi sta chiamando mia madre! Probabilmente si sta chiedendo perché ci sto impiegando così tanto, quindi mi piacerebbe tanto restare e continuare a chiacchierare, Harold, ma devo adempiere ai miei doveri. Devo andare. Dovevo solo comprare i cereali e altra roba. E ora devo tornare a casa. Adesso, immediatamente."
Harry si limita a fissarlo, sconcertato e, onestamente, senza parole.
"Ciao." Dopodiché, Louis gira sui tacchi e si precipita rapidamente verso le casse, neanche Harry fosse un mostro con i tentacoli che gli crescono sulla fronte.
Harry sbatte le palpebre un paio di volte, ed incontra gli occhi della commessa. La donna si limita a sbattere a sua volta le ciglia e a "Non ho mai visto due persone flirtare così tanto. E' stato davvero uno spettacolo doloroso a cui assistere" riferirgli.
Harry squittisce un verso acuto ed afferra altre due scatole di tampax dallo scaffale. "Dovrei comprare questi qui!"
Nello scappare via, Harry sente l'addetta alle vendite sospirare. E' solo quando sta porgendo i soldi alla cassiera che si rende conto che lo schermo del cellulare di Louis non si è mai illuminato.
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Odiare il lunedì è una regola generalmente abbracciata da tutti, Harry incluso. Ma. Questa mattina non la pensa così perché, quando Liam è impegnato a parcheggiare vicino alla scuola, scorge Louis già lì in piedi ad aspettare. Il tempo è pungente e triste, le nuvole rotolano nel cielo sembrando zucchero filato grigio, ma sul viso di Louis splende in ogni caso un sorriso. Sta indossando un maglione color borgogna troppo largo per lui, le maniche che arrivano a nascondergli le nocche, ed Harry quasi si dimentica il proprio nome. All'ultimo momento riesce a trattenersi dall'andare da Louis per stringerlo in un abbraccio. D'altronde Louis non vorrebbe mai che qualcuno vedesse --non vorrebbe mai che Liam vedesse-- Harry comportarsi come se fossero amici. Cosa che non sono. Non per davvero.
"Liam," Louis lo accoglie con voce seria, quando escono dalla macchina. "Buongiorno."
Harry si limita a spingersi gli occhiali sul naso e a cercare di non fare notare troppo la propria presenza, semplicemente felice del fatto che Louis sembri stare bene.
"Cosa, non mi saluti nemmeno, patatino?"
Harry, sorpreso, solleva lo sguardo su Louis e balbetta un imbarazzante ed acuto "Ciao."
"Non conoscono l'educazione, i giovani d'oggi, lascia che te lo dica."
Liam non ribatte, si limita a cingergli le spalle e a dirgli, "Niente ombrello oggi, Tommo? Sta piovendo, se non te ne fossi reso conto."
"Io rido in faccia alla pioggia!" Dopodiché, Louis ruba lo snapback a Liam, ed afferra il polso di Harry, tirandoselo dietro, "Corri!"
I loro piedi sbattono sul marciapiede bagnato mentre fuggono da un veramente esasperato Liam, e ad Harry il cuore sta battendo davvero forte. Gli è risalito in gola, perché le dita di Louis sono premute sul battito pulsante del suo polso ed il castano sta ridacchiando trionfante mentre si mette in testa il cappellino di Liam.
Quando rallentano, per poi fermarsi definitivamente, ad Harry manca il respiro ed è accaldato, ed è sufficientemente stordito da sorridere così tanto da sentirsi la faccia spezzarsi in due parti. Il pollice di Louis gli sta massaggiando circolarmente il polso, piccole scariche di elettricità che squartano le terminazioni nervose di Harry. Il resto del mondo diventa una macchia confusa. Ci sono solo lui e Louis, con le sue rughette intorno agli occhi ed il cappellino di Liam piazzato in modo precario sulla testa. Harry si chiede se le sue labbra sappiano di pioggia.
Quando Liam li raggiunge, Louis fa scivolare via le dita, lasciandolo andare, ma non prima di avergli accarezzato il dorso della mano. Harry rabbrividisce, ma non a causa della arietta frizzante.
"Il cappello me lo tengo," dichiara Louis.
Liam si limita a sospirare.
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Harry non riesce a concentrarsi. Per niente. La sua professoressa di matematica, Miss McNamara, ha dovuto dire il suo nome ben due volte prima che si rendesse conto di dover rispondere ad una domanda. Inoltre, durante la lezione di chimica, ha versato la fiala sbagliata, rischiando di bruciarsi le sopracciglia. È un disastro ambulante. Il ricordo del tocco di Louis gli fa pizzicare il polso. Mancano solo altre due ore di scuola, grazie a Dio. Forse può farcela a terminare la giornata scolastica senza procurarsi danni fatali. Forse.
Sta camminando lungo il corridoio, troppo immerso nei propri pensieri per guardare dove sta andando. Non si accorge neanche della presenza di Andy, che sta torreggiando accanto agli armadietti. Il ragazzo prende a sussurrare ai suoi amici non appena individua Harry camminare verso di loro. Andy allunga un piede, ed Harry non se ne accorge. Inciampa, e può vedersi cadere in avanti quasi al rallentatore, tutti i libri e i quaderni che gli volano via dalle mani, disperdendosi intorno a lui non appena si schianta con forza sul pavimento.
Il suono di persone che ridono non tarda ad infiltrarsi attraverso il rumore bianco che gli sta graffiando la mente. Harry non alza lo sguardo dalle piastrelle consumate, gli occhiali che gli sono scivolati giù dal naso. Prova ad inspirare, e, con tutte le sue forze, cerca di mandare giù il nodo che gli si sta rapidamente formando in gola. Non è la prima volta che succede una cosa simile. E probabilmente non sarà neanche l'ultima. Solo... alzati e ridici su.
"Hey, e quello cos'è?"
Harry si puntella sulle mani e sulle ginocchia, e guarda con orrore crescente le mani di Andy raccogliere da terra un pezzo di carta a forma di cuore, con su scritto nei margini il nome di Louis.
"Non farlo," lo prega Harry, allungandosi verso di lui per cercare di afferrare il foglio. Ma è troppo lento, sempre troppo lento, cazzo, ed Andy, con un sorriso che si allarga sempre di più, sta già facendo correre gli occhi sul pezzo di carta.
"Che diamine, hai una cotta per Tommo?" Ride come una iena, tutto denti aguzzi e sbianchiati artificialmente, ed occhi alla ricerca di qualcuno interessato ad ascoltare. "Gente, gente, guardate! Ha fatto pure dei disegnini di Tommo! E sentite qua." Ridacchiando, inizia a leggere, abbassando e rallentando di proposito la voce per scimmiottare quella di Harry. "Se mi sdraiassi accanto a te, il mio battito si sincronizzerebbe..." fa una pausa, ridendo così forte da riuscire a malapena a finire di leggere, "a quello del tuo cuore!"
Harry stringe la presa sui propri libri, abbracciandoseli contro il petto, così umiliato da sentirsi tremare le ossa. Si sente come se stesse per vomitare. Il sudore freddo gli gocciola lungo la schiena, facendogli appiccicare la camicia alla pelle.
"E c'è di più!"
Qualcuno alla sinistra di Harry ride nervosamente.
"Un vero e proprio poeta, il nostro Harry. Chi lo avrebbe mai detto?" Il pavimento sta scavando nelle ginocchia di Harry, ma il ragazzo non ce la ad alzarsi. Si sente come se si potesse frantumare in piccoli pezzi se solo osasse muoversi anche di un solo centimetro. Come se potesse soffocare se solo provasse a respirare un po' più forte. "Il mio cuore è una mosca," continua Andy, tornando ad imitare la voce di Harry. "È intrappolato in una sfera di vetro modellata dai," grugnisce, "palmi delle tue mani." Appallottola il foglio, gettandolo poi sul pavimento, la faccia tutta rossa a causa delle troppe risate. "Questa è davvero la cosa più divertente che io abbia mai letto."
"Andiamo, amico, non fare lo stronzo. Lascialo in pace," dice uno dei ragazzi dell'ultimo di anno, che Harry ricorda di aver visto in giro con le mani sporche di pittura, intento a fumarsi di nascosto una sigaretta dietro la palestra.
"Cosa? Allora ti piacerebbe che scrivesse poesie anche su di te, Malik?"
"Meglio lui che te, questo è poco ma sicuro."
Harry non riesce a registrare ulteriori scambi di parole dopo di quelle. Si sente come se qualcuno gli avesse trafitto lo stomaco e che le sue interiora stessero per cadere a terra da un momento all'altro. Avverte una mano appoggiarglisi sulla spalla, ma non riesce a vedere bene il viso della persona. È tutto una macchia confusa. Tutti lo stanno guardando. Alcuni con pietà, altri apertamente e senza vergogna, come se fosse un animale raro rinchiuso in uno zoo, qualcosa da esaminare e da studiare. Di Andy, invece, non c'è più traccia.
"Tirati su" gli dice il ragazzo, piazzandogli tra le braccia tremanti il resto della sua roba che era sparpagliata a terra. "È una testa di cazzo."
"Io non r-riesco a... stare qui."
"Vuoi che chiamo i tuoi genitori?" gli chiede gentilmente il ragazzo, stringendogli il gomito con presa delicata ma ferma.
Harry scuote la testa, le lacrime che gli rigano il viso fino a sgocciolare sui quaderni che ha tra le mani. Qualcuno, Niall Horan, sta urlando a quelli che lo stanno ancora attorniando di andarsene nelle loro cazzo di classi, coglioni pigri che non siete altro.
Harry guarda i propri piedi muoversi da soli mentre il moro lo guida lungo il corridoio, popolato da persone ancora intente a sussurrare tra di loro e a lanciargli sguardi non-propriamente-sottili. L'intera scuola saprà tutto. Louis saprà tutto.
Non riesce a respirare. Non riesce a, cazzo... non--
"Hey, hey." Il ragazzo dai capelli neri gli appoggia una mano tra le scapole. "Andrà tutto bene, okay? Adesso ti porto a casa."
Non importa. Harry non riuscirà mai più a ritornare qui a scuola. Non ce la farebbe mai.
"Non che sia rilevante, ma mi è piaciuto. Quello che hai scritto, intendo."
"N-no," sussurra Harry, il respiro che gli si incastra in gola. "Faceva cagare."
"Niente fa cagare se ci metti il cuore per farla."
Harry non apre bocca fino a quando non raggiungono il parcheggio della scuola. "Non c'è bisogno che tu mi dia un passaggio, io--"
"Tranquillo, amico. Stavo per fare sega in ogni caso." È la replica di Malik. Il ragazzo tira fuori un pacchetto di sigarette dalla tasca posteriore dei suoi skinny neri. "Ti dà fastidio?"
Harry scuote la testa, e si abbraccia lo stomaco, insicuro, le ginocchia che prendono a tremargli.
"Cristo," dice il moro, espirando una nuvola di fumo e avvolgendo il suo braccio libero intorno alla vita di Harry. "Non svenirmi addosso. Solo, respira, okay? Ti porterò a casa non appena ti darai una calmata. Non voglio che tu cada giù dal motorino."
"Non r-riesco." Harry non ha un attacco di panico da quando era piccolino ed i suoi genitori stavano ancora insieme, ma forse in questo momento ne sta per avere uno.
"A Louis non gliene fregherà niente. È un ragazzo a posto." Accarezza distrattamente il fianco di Harry, su e giù. "Sono Zayn, comunque."
"Harry," riesce a mala pena a presentarsi. Si sente come se qualcuno gli avesse versato un gallone d'acqua nei polmoni.
Zayn finisce la sua sigaretta in silenzio, il fumo che si disperde nell'aria già nebbiosa. Le uniche parole che Harry riesce a dire sono il suo indirizzo di casa ed un "Grazie" quando Zayn gli porge un casco. "A volte do degli strappi a Nialler, quindi ne ho sempre uno di scorta a portata di mano," gli spiega Zayn nell'uscire fuori dal parcheggio. Non appena arrivano a casa di Harry, le sue dita sono fredde e sudate mentre cerca di aprire la porta principale, ed il riccio desidera che Zayn fosse rimasto con lui per non pensare al fatto che non riuscirà mai più a guardare in faccia Louis.
Louis. Cazzo.
Harry si precipita verso il bagno del secondo piano, giusto in tempo per vomitare il suo pranzo.
*******
Il pomolo della porta trema.
Knock. Knock.
"Mamma?" Harry chiede con voce roca da dove è seduto contro la vasca, realizzando troppo tardi che sua madre dovrebbe ancora essere al lavoro, per almeno altre tre ore. Le sue gambe sono intorpidite da quanto è rimasto seduto per troppo tempo senza mai spostarsi, ed ancora non si è tolto i vestiti di scuola. Ma non ha nessuna intenzione di muoversi. Starà qui in questo bagno fino a quando tutti i suoi problemi non scompariranno come per magia. Più sta seduto qui, e più gli piace l'idea.
"Harry?"
Non realizza di stare trattenendo il respiro fino a quando la testa non gli inizia a girare, come se fosse appena sceso da una montagna russa. Espira, preso dal panico, e striscia a carponi fino ad arrivare alla finestra, le ginocchia troppo deboli per riuscire ad alzarsi in piedi. Contempla l'idea di saltare fuori e svignarsela. Hey, per raggiungere Francia basta una lunga nuotata.
Knock. Knock. Knock.
"Harry, se sei lì dentro, sappi che ho davvero bisogno di pisciare!"
Per un attimo Harry si chiede se stia sentendo la voce di Louis a causa di un'allucinazione uditiva o se davvero Louis sia qui, a casa sua, proprio ora che la sua vita è ufficialmente finita e che ha strisciate di vomito sul gilet di lana.
"Harry, per favore," dice Louis, la voce gentile e quasi troppo bassa per essere sentita. Ed Harry lo sa che non ha poi chissà quali opzioni. Non può davvero nascondersi nel bagno per l'eternità e fingere che oggi non sia mai successo niente. Forse non lo sa ancora.
Harry barcolla nei propri piedi ed avvolge la mano sudata attorno al pomolo della porta. La sua bocca è così secca che non riesce nemmeno a deglutire, e la sua lingua punge a causa di tutto il dentifricio alla menta che ha usato per lavarsi i denti. Quando finalmente apre la porta e fa per superare Louis, non ce la fa. Louis gli afferra il gomito e lo fa voltare ed Harry non riesce nemmeno a guardarlo negli occhi, perché... Perché questo è presente nella classifica dei cinque incubi che non avrebbe mai voluto si potessero trasformare in realtà, e non ce la fa a guardare in faccia Louis e a leggere sul suo viso 'Non posso crederci che questo schifoso sfigato sia innamorato di me'.
"Cristo, stai bene?"
Harry scoppia in lacrime. Vere e proprie lacrime, di quelle brutte che non ti permettono di respirare correttamente, che ti fanno venire i conati di vomito e che ti rendono il viso rosso. E che non riescono a smettere di scendere.
"Cazzo, Harry, Harry, cosa--"
"T-tu," farfuglia Harry, ad un passo così dall'entrare completamente in iperventilazione e dal soffocare a causa della sua stessa incapacità di respirare regolarmente. "P-pisciare?"
La presa di Louis sul suo gomito si allenta. "Oh. Già, no. Io, um... ho pensato che mi avresti fatto entrare se ti avessi detto che... sì."
Harry indietreggia di un passo, e probabilmente è una buona cosa dato che non riesce a vedere niente ad eccezione di vaghe forme sfocate. Louis intensifica nuovamente la stretta
"Ma che cazzo, Louis? Cosa gli hai detto?" Domanda Liam da qualche parte dietro di loro. Ulteriore prova di quanto Harry sia fuori di sé, visto che non lo ha neanche sentito salire le scale. "Se tu--"
"Non dire cazzate, Payno. Non gli ho fatto niente. Solo, lui..."
Se Harry avesse qualche possibilità di riuscire a scappare via, sarebbe già sparito da un pezzo, perché Liam gli piazza le mani sulle spalle in una morsa poderosa e lo trascina verso la sua stanza.
"Stai bene, amico?" gli chiede Liam, facendolo sedere sul letto. Harry non riesce a parlare, cazzo, tanto sta singhiozzando e sta cercando di reprimere i conati. Forse è ad un passo dall'avere un attacco di panico.
"Ti sembra che stia bene?" Louis afferma l'ovvio, ed il materasso si abbassa sotto il suo peso, quando si siede proprio accanto ad Harry. "Vai a preparargli qualcosa di caldo, va bene? Cerca la tisana alla camomilla? So che ce l'avete."
Liam rimane immobile per un attimo, tentennante, prima che Harry guardi i piedi del suo fratellastro sparire dalla sua vista.
"Andiamo, adesso." Louis gli toglie gli occhiali dal viso, appoggiandoglieli sul letto. "Respira e basta. Con calma. Dentro e fuori, okay?"
"L-Louis."
Louis gli stringe la nuca con un palmo e se lo tira contro per abbracciarlo, la mano libera che va a massaggiargli la schiena fino a quando Harry la smette di strozzarsi con le sue stesse lacrime.
"Ti sto mettendo," il suo respiro si spezza, "Tutto il mocio... a-addosso."
La spalla sotto la guancia di Harry si solleva in un gesto di menefreghismo. "Non sarebbe la prima volta. Le mie sorelline sono tanto amiche del signor mocio."
Se Louis è ancora qui e non gli sta dando dell'illuso allora significa che ancora non sa niente, ed Harry non è sicuro del perché, ma il fatto che la sua cotta per lui sia ancora un segreto rende la situazione peggiore. Tutto d'un tratto, ha di nuovo la nausea.
"Qualunque cosa sia, puoi dirmelo cosa c'è che non va, sai." Louis inizia ad accarezzargli lo scalpo ed Harry non se lo merita.
"Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace," mormora fino allo sfinimento sulla spalla di Louis, stringendosi forte al suo corpo nonostante sappia di doverlo spingere via.
"Se hai ucciso qualcuno, farai meglio a dirmi dove hai abbandonato il corpo. Dobbiamo nascondere le prove." Louis appoggia il naso sulla tempia di Harry. "Penso di aver visto una pala o forse due nel vostro capanno degli attrezzi. Penso potrebbero andare bene."
Harry scuote la testa, sufficientemente coerente con i propri pensieri dall'allontanarsi da lui, perché deve farlo. Deve dire tutto a Louis --tranne il fatto che ogni tanto scrive "Harry Tomlinson" sul suo diario, giusto per vedere come suona-- perché essere rifiutati adesso è comunque una prospettiva migliore rispetto a quella di essere rifiutati il giorno dopo davanti all'intero corpo studentesco. Harry prende un respiro profondo e sta per schiudere le labbra per rivelare a Louis ogni più piccolo e sporco angolo del proprio cuore quando Liam torna dentro la stanza, una tazza di thé stretta tra le mani.
"Ecco a te. Attenzione mi raccomando, che è calda."
Harry ci impiega un attimo a processare il tutto, a realizzare che, segretamente, si sente sollevato che l'opportunità di confessarsi gli sia stata tolta dalle mani e che non abbia potuto dire tutto a Louis. Non quando Liam poteva vederli, non quando è più a portata di orecchie di quanto Harry se ne fosse reso conto.
Perché ti stai comportando in modo gentile con me? Vorrebbe chiedergli Harry, ma, invece, afferra la tazza e gli sussurrando un "Grazie."
Le nocche della mano di Liam sono rosse e gonfie. Probabilmente il ragazzo si accorge dello sguardo confuso di Harry perché si limita a ridacchiare e a "Ho sbattuto contro un muro" dire.
"Sì. Dovresti tenere d'occhio quei muri. Sono pericolosi," si intromette Louis, alzandosi in piedi. "Vieni a guardare la TV con noi. Sto introducendo il signorino Liam qui presente alle meraviglie di Breaking Bad. Non lo ha mai visto, ti rendi conto?"
"Non ce n'è mai stata occasione," ribatte Liam. Sia lui che Louis fingono di non notare i respiri spezzati di Harry ed il suo viso bagnato di lacrime. Il riccio ne è più che felice.
"Sei un impostore."
"Nemmeno mi piace la matematica!"
Louis spalanca la bocca, per poi richiuderla di colpo. Scuotendo la testa, si gira verso Harry. "Vedi cosa mi tocca sopportare?"
"Cosa?" Chiede Liam, lasciando vagare lo sguardo da Harry a Louis. E, per un attimo, Harry riesce a dimenticare. Può fingere per un po' che siano tutti e tre grandi amici che si beffeggiano quotidianamente a vicenda e che, invece, non abbia vomitato il suo pranzo a causa del ragazzo proprio accanto a lui.
"È, um... chimica, penso. Credo," gli spiega Harry, la voce rauca come se si fosse sfregato il retro della gola con della carta vetrata.
"Oh." Liam si stringe nelle spalle, imbarazzato. "D'accordo."
"Questo è il mio ragazzo," dice Louis nello stesso momento, offrendo ad Harry un sorriso che quasi gli fa rovesciare il contenuto della tazza addosso.
Liam sbatte le mani insieme. "Breaking Bad allora?"
Sia lui che Louis si girano verso Harry, mettendolo proprio sotto la metaforica luce di un riflettore. L'istinto di auto conservazione non è mai stato il suo pezzo forte, e dire "No" alle persone è una dote che proprio non possiede. Per di più dirlo a Louis?
Harry si stringe la tazza al petto, e deglutisce con forza, consapevole del fatto che la sua lunga e dolorosa giornata non potrà fare altro che peggiorare il secondo in cui risponde con un "Okay."
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