Capitolo nove

Nel capitolo precedente: I Lirry iniziano ad avvicinarsi grazie al pane alle noci con ripieno di banana, vengono costruiti fortini di lenzuola, c'è dell'amorevole strusciarsi e, ultimo per ordine ma non per importanza, Harry si sporca una mano con dello sperma non suo.

•••

"Questa cosa non va bene per niente," Harry sente dire da Louis quando sta per tornare in camera. Si copre le mani con le maniche del suo largo maglione color lavanda e sorpassa la soglia. Louis è sdraiato di sbieco sul suo letto, il viso sepolto in un libro aperto, come se così facendo potesse assorbire tutta la conoscenza attraverso la faccia.

"Stai parlando da solo?" si informa Harry, appollaiandosi sul ciglio del letto e allungando, esitante, un braccio verso di lui per accarezzargli i capelli scombinati.

"Mi hai abbandonato. Sono passati cinquantadue anni. Non riesco a stare da solo," Louis chiude lentamente gli occhi, la mano che si arriccia sul copriletto, "Ho dato ad un cuscino il tuo nome."

Harry gli appoggia il pollice dietro l'orecchio, e sorride. "Mi dispiace. Mamma sembrava avere bisogno di una mano giù in cucina."

"Vieni qui," Louis spinge via il libro, sistemandolo a rovescio sul letto, e afferra Harry per il polso, esortando il ragazzo a sdraiarsi su di lui.

"Lou?"

"Sì?" Louis gira la faccia per spingere il naso contro la sua tempia.

"Posso farti una domanda?"

"Puoi farmene anche due."

"Vuoi che, tipo... ti aiuti? A studiare?" Quando Louis non gli risponde, Harry si affretta ad aggiungere, "Non che io pensi che tu non possa farcela da solo, perché puoi. E' solo che... mi piacerebbe darti una mano, forse, se per te... se per te va bene."

"Harry," gli dice Louis dopo una lunga pausa, come se le parole fossero troppo difficili da essere pronunciate ad alta voce, "Non posso permettertelo."

"So di non essere famigliare con," Harry dà una sbirciata oltre la sua spalla per leggere la copertina del libro, "Produzioni teatrali e cose del genere, ma posso aiutarti a fare gli schemi e posso interrogarti e--"

"Harry, no. Io... ascolta, hai già abbastanza compiti da fare e cose da studiare e non mi sembra il caso che tu aggiunga alla lista anche le mie robe, okay? Che razza di fidanzato sarei se ti lasciassi fare una cosa simile?"

Harry aveva già pronte sulla punta della lingua centinaia di argomentazioni con cui controbattere, era già pronto a puntellarsi su un gomito per scoccare a Louis la sua migliore occhiata determinata quando però... fidanzato. Boccheggia per un attimo, il cervello andato temporaneamente in pausa.

"Non voglio approfittarmi di te, capisci?"

E, d'accordo. No. "Non si tratta di approfittarsi. Lo sai che mi piace imparare, vero? Perché mi piace tantissimo. Mi piace davvero, davvero tanto." Ogni volta che riesce a risolvere al primo tentativo le equazioni più complesse diventa euforico, ma al momento non sembra essere una cosa che Louis abbia bisogno di sapere. "Se posso imparare cose nuove e allo stesso tempo aiutarti a concentrarti allora non mi sembra poi un così grande problema, dico bene? Sarebbe una vittoria sia per me che per te!"

Louis ha in viso quell'espressione tormentata e dubbiosa che mette su ogni volta che non è del tutto convinto di qualcosa. E' arrivata l'ora per Harry di sfoderare il suo asso nella manica. "Inoltre sono un fermo sostenitore dei rinforzi positivi, quindi," le sue guance si scaldano appena, "Ti darei un premio per ogni risposta giusta che mi darai?"

Louis si illumina. "Che tipo di premio?"

Harry gli si avvicina ancora di più, e strofina il naso sul suo collo, le labbra che gli sfiorano il battito cardiaco. "Un bacio."

Louis sposta la testa, in modo da conferire a Harry un migliore accesso per la sua bocca. "Un bacio?"

"Per ogni risposta giusta. Un bacio... in qualsiasi parte del tuo corpo, a dire il vero," la sua voce si trasforma in un bisbiglio, "Più la domanda a cui risponderai correttamente sarà difficile, e più il bacio sarà lungo."

Delle dita gli stringono i capelli. "Harry."

"E' un sì?" domanda il riccio, gli angoli della bocca che lottano per incurvarsi all'insù, in un sorriso vittorioso.

"Cazzo... okay," Louis gli tira gentilmente i capelli, costringendo Harry a guardarlo negli occhi, "Ma mi devi promettere che se le cose si facessero troppo... noiose o fastidiose, o se ti rubassero troppo tempo prezioso o ti impedissero di studiare le tue di cose, allora me lo dirai immediatamente. Giurin Giuretta."

"Giurin Giuretta," promette Harry, tornando ad accoccolarsi contro Louis. Ascolta la pioggerellina di novembre tamburellare contro i vetri delle finestre.

*******

Harry scopre che spronare Louis a concentrarsi sullo studio risulta essere una missione più ardua di quella che aveva previsto. Louis gironzola per la sua stanza, ispezionandone ogni più piccolo dettaglio, e riesce a dirottare la conversazione lontana dagli argomenti scolastici in modo così astuto che Harry se ne rende conto solamente quando si ritrova ad ascoltare Louis chiedersi se siano più buoni i biscotti o la crema, o discutere sui vantaggi di essere un pinguino.

"Alcuni di loro hanno un compagno per la vita, sai. Hanno, tipo, vere e proprie anime gemelle. E' una figata."

"E' un po' triste però, non trovi?" gli chiede Harry, accomodandosi sulla sedia accanto alla scrivania, con ancora indosso l'uniforme scolastica, "E se uno di loro morisse?"

"Ma non è meglio amare qualcuno e poi perderlo, piuttosto che non amare mai nessuno?" Louis sfiora con un dito le copertine dei libri di Harry, rivolgendo la schiena al riccio. "Personalmente penso di preferire la prima opzione."

Harry si schiarisce la voce, e giocherella con i bottoncini del suo gilet, il libro di testo abbandonato sul suo grembo. "Quindi sei, tipo... un pinguino. Ti basta una persona sola."

Quando Louis si volta per guardarlo, sta sorridendo, e ha le mani sprofondate nelle tasche dei suoi jeans neri. "Sì, immagino di sì."

"Beh, io... mi fa piacere."

"Oh, davvero, Harold?" Louis gli si avvicina, fino ad avvolgere tra le mani i braccioli della sedia su cui è seduto il riccio. "Ti eccita la monogamia?"

Harry ridacchia senza fiato perché,. L'idea di avere Louis tutto per sé per il resto della vita, di crescere ed invecchiare insieme, di allevare figli con lui e di spendere le mattinate pigre a letto, a fare niente se non baciarsi e sentire la pelle dell'altro, e di fare battaglie di cibo in cucina e di ballare in salotto con la musica spenta, rendono Harry accaldato tanto quanto l'idea del castano che lo lega a letto.

"Sì," squittisce, rabbrividendo quando Louis si fa strada sulla sua mascella a suon di morsetti, fino a tirargli il lobo con i denti.

"Perverso," respira Louis, allentandogli il nodo della cravatta e togliendogliela dal collo con dita veloci. "Che altro, poi?"

"Cosa?" Harry sbatte le ciglia, inclinando la testa quando Louis prende a lasciargli baci sulla gola.

"Cos'altro ti eccita?"

Harry stringe tra le mani il libro ancora sul suo grembo. I denti del castano sfiorano il punto dove il collo di Louis incontra la sua spalla e, semplicemente, "I baci sul c-collo."

"Sì?" Louis ha ancora la bocca in quello spazio, e sta succhiando. Cazzo, è così piacevole. Così, così piacevole. "Cos'altro, Harry?"

"Um... quando tu... i miei capelli."

Le dita di Louis scivolano sui suoi ricci, tirandoglieli giusto un po'. Abbastanza da far strizzare a Harry il libro di scuola con tale forza da rendersi le nocche bianche e da accartocciare la copertina. "Tipo così?"

Harry annuisce, la bocca che si schiude per respirare a fondo quando Louis gli tira più forte i capelli e gli succhia di nuovo il collo, caldo e bagnato.

"E," sussurra Harry, le guance che gli si scaldano così tanto che pensa di avere il viso completamente rosso, "Quando mi dici... quando mi dici che sono b-bravo. Ma devo... tipo, meritarmelo, penso."

"Meritartelo in che senso?" Dita svelte gli slacciano i primi tre bottoni della camicia, e la bocca del ragazzo inizia ad esplorare la pelle scoperta.

"Tipo, quando io... quando ti faccio sentire bene? O quando faccio qualcosa c-che ti causa piacere."

Louis torna a farsi strada sulla sua gola a suon di baci, e fa aleggiare le labbra su quelle di Harry giusto un attimo prima di farle fondere insieme, a fondo, con intenzione.

"Fammi," Louis sussurra dentro la sua bocca, "Imparare questi tre capitoli e lo farò." Detto ciò, si allontana da lui, lasciando Harry esausto e disperato, con la camicia e gli occhiali scombinati.

Louis gli sorride nel tornare a sedersi sul letto, le guance rosse e un rigonfiamento più che evidente nei jeans.

"Sei crudele."

"Beh, mi hai promesso rinforzi positivi. Ho pensato dovessi ricambiarti il favore. Lo farò dopo."

Harry riesce a malapena a ricordarsi il proprio nome, in questo momento. "Cosa intendi dire?"

"Voglio dire che visto che mi aiuterai a studiare, allora sarai il mio bravo, bravissimo ragazzo e io ti bacerò per tutto il tempo che vorrai."

Harry arrossisce. Violentemente. Si affretta ad aprire il libro di testo, e torna a guardare Louis solo quando riesce a darsi una calmata.

*******

Louis è in piedi di fronte allo specchio dell'armadio della camera del riccio, e ha indosso gli occhiali di Harry. "Pensi che i tuoi occhiali mi renderanno magicamente più intelligente?"

Harry è seduto sul suo letto, a gambe incrociate. "Impossibile. Sei già intelligente."

"Hai appena iniziato ad interrogarmi," Louis gli ricorda, con quel tipo di sorriso che indossa solo quando vuole fingere che vada tutto bene. Le labbra strette in una linea dura e affatto vivace, gli occhi che vagano per la stanza e che sono privi di rughette ai lati. "Cambierai presto idea. Voglio dire, non riesco mai a ricordarmi le definizioni. Sono più bravo nella pratica che nella teoria. Non sono esattamente un ragazzo intelligente."

"Hey," Harry inizia a parlare, la fronte corrugata, "Essere intelligenti e avere una buona memoria sono due cose diverse. Dobbiamo semplicemente trovare un metodo di studio adatto a te. Forse qualcosa maggiormente legato alla memoria visiva."

"E otterrò un bacio come ricompensa se darò la risposta giusta?"

Harry nasconde un sorriso dietro il libro di scuola. "Sì, otterrai un bacio."

"Okay, allora. Continuiamo."

*******

"Questo argomento lo so da Dio," gongola Louis un'ora e mezza più tardi, da dove è sdraiato sul letto, intento ad accarezzarsi lentamente il petto in un modo piuttosto distraente per Harry.

"Non esageriamo," lo corregge Harry, masticando la sua matita. "Ma sì, sei stato abbastanza bravo. Hai esposto bene la parte degli strumenti scenici e tecnici, ma ti sei dimenticato quella dell'arredamento del teatro."

Fa ripetere a Louis l'intera lezione fino a quando non la dice in modo perfetto, e per aiutarlo a memorizzare facilmente il tutto gli fa scrivere ogni risposta corretta su un pezzetto di carta e gli fa evidenziare le cose più importanti differenziandole con colori diversi.

"Posso avere un bacio adesso?" gli chiede Louis quando finisce per l'ennesima volta di ripetere la lezione. E, Dio, sta imbronciando le labbra. Harry è così, così debole.

"Certo che sì." Si sporge verso di lui per dargli un bacio lungo e appassionato. Quando si ritira, Louis ha gli occhi ancora chiusi ed un sorriso sulle labbra.

"Puoi diventare il mio professore? Preferisco decisamente il metodo che usi tu per spiegarmi le cose rispetto a quello del mio vero insegnante."

Harry morde un sorriso. "Sarebbe un po' inappropriato, non trovi?"

"Sarebbe eccitante," lo corregge Louis, rotolando sulla pancia e nascondendo il viso sulle sue braccia incrociate. Si è spogliato della felpa viola già da tempo ormai, e adesso ha indosso solo un paio di skinny jeans ed una maglietta grigia e leggera che gli si solleva ogni volta che si stiracchia. Harry non riesce a distogliere lo sguardo dalla curva sul basso della sua schiena.

"Okay," Harry si schiarisce la gola, e si aggiusta gli occhiali sul naso. "Prossima domanda."

Un'ora dopo hanno finito di studiare, sono completamente circondati da fogli ed Harry ha posato un bacio sulle palpebre di Louis, sulle sue guance, sulla sua gola, sul battito dei suoi polsi sottili e sui suoi gomiti, sul punto sotto l'ombelico e ovunque sulla sua schiena. Ha perso il controllo più di una volta, e gli ha lasciato la traccia dei denti e dei rossi succhiotti sulla schiena e sulla pancia e sui fianchi. E' tutto nascosto dalla maglietta di Louis, adesso.

"Vuoi ripetermi tutto quanto ancora una volta?" gli domanda Harry, voltando le pagine del libro.

Louis gli prende il libro dalle mani, gettandolo noncurante sul materasso. Prima che Harry possa lamentarsene, Louis lo spinge sul letto e gli si siede sopra, circondandogli il bacino con le cosce.

"Lou, che stai--"

"Grazie," dice Louis, abbassandosi per premergli un bacio sulla bocca. "Mi hai aiutato tantissimo. Lo apprezzo davvero molto."

Harry gli afferra i fianchi, gli occhiali che gli si annebbiano un po' a causa dei loro respiri pesanti. Allora se li toglie, piegandoli attentamente prima di appoggiarli sul materasso. "Non c'è bisogno che mi ringrazi. Io, um... mi sono divertito."

"E' proprio così, non è vero?" Louis gli sta sorridendo, le ciocche arruffate di capelli che gli coprono il viso.

"E tu? Neanche un po'?"

Louis si sposta, e gli tira il colletto. "Forse un pochino."

"Un pochino?"

"D'accordo. Molto più che un pochino." Louis si abbassa completamente, in modo da far aderire i loro petti. Gli sfiora la mandibola con le labbra quando aggiunge, "Mi è piaciuta molto la parte dei baci."

Harry chiude gli occhi, e fa correre la mano sulla schiena di Louis, sotto la maglietta, per sentire la sua pelle liscissima.

"Grazie, sai. Dico sul serio. Non eri obbligato ad aiutarmi," Louis gli bacia la mascella, "Sei stato così bravo per me amore, non è vero? Il mio bravo ragazzo."

Harry si morde il labbro inferiore, arrossendo fino alla pancia. Non ha idea del perché gli piaccia così tanto sentirselo dire. Del perché risulta migliore, così diverso dall'essere lodato dai suoi insegnanti o da sua mamma. Non riesce a capire perché quelle parole gli si imprimano così a fondo nelle ossa, perché lo facciano sentire così caldo.

"E'... non è troppo strana come cosa, vero?" gli domanda Harry, abbracciando il ragazzo per non essere costretto a guardarlo negli occhi. "Il fatto che mi piaccia quando mi parli così?"

"No," gli risponde Louis, la voce bassa e dolce, "Non è strano. Riguarda noi. Qualsiasi cosa ci piaccia o qualsiasi cosa facciamo... siamo semplicemente noi. A te piace sentirtelo dire e a me piace dirlo, e non c'è niente di male in tutto questo."

"Rimane comunque un po' imbarazzante, però."

Louis gli bacia il lobo. "Non è vero. Io lo trovo eccitante."

"Davvero?" gli chiede Harry, ed una parte di lui vuole essere scettica. La stessa parte che si rifiuta di credere che sia davvero possibile per lui sdraiarsi in questo modo ed essere così aperto e sincero e vulnerabile senza che qualcuno possa pugnalarlo da un momento all'altro e girare il coltello nella piaga. Ma questo qualcuno è Louis, che gli ha dimostrato più di una volta di essere degno della sua fiducia. I dubbi di Harry si fanno sempre più piccoli, fino a scomparire del tutto.

Louis abbassa il bacino, strusciandosi sul suo grembo. "Tu che dici?"

Harry sussulta, e sprofonda i polpastrelli sulla schiena del ragazzo. Semplicemente... lo vuole. Così tanto. Vuole tirarsi addosso Louis, così vicino da scambiarsi ossigeno e da far espandere i loro polmoni intorno allo stesso respiro, come se fossero due anime in un corpo solo.

Louis lo bacia, lasciandogli piccoli baci a stampo che diventano mano a mano più prolungati, fino a che le loro labbra finalmente si schiudono e si fondono insieme. La frizione bagnata fa venire le vertigini a Harry. Prima di avere Louis, non aveva mai davvero capito a pieno come facessero le persone a smettere di pensare e a limitarsi a sentire. Come facessero ad essere dipendenti alla pelle di qualcun altro, come facessero a buttare la precauzione e le responsabilità al vento pur di stare insieme ad un'altra persona. Per un attimo, Harry pensa Mamma non ha bisogno di scoprire che le sto disobbedendo. Per un secondo di troppo, considera di portare le cose con Louis ancora più avanti.

"Lou," sussurra però, le mani spalmate sulla schiena del ragazzo, "Aspetta."

"Sì?" Louis gli bacia l'angolo della bocca.

"Non possiamo... Ho promesso alla mamma che non avremmo fatto niente quando lei è in casa." E' consapevole di sembrare un santarellino. Che è lontano anni luce dall'essere divertente e eccitante e ribelle. Ma semplicemente... non può tradire la fiducia di sua madre in questo modo.

Louis gli avvolge le braccia e le gambe intorno al corpo come se fosse un koala, e rotola in modo di essere lui quello sotto. Harry, tra le sue cosce, gli appoggia i gomiti ai lati del costato. "D'accordo, tranquillo," lo rassicura Louis.

"Mi dispiace."

"Hey, no," gli dice Louis, facendo scivolare le dita tra i capelli di Harry e iniziando ad accarezzargli lo scalpo, "Preferirei non essere beccato, in ogni caso. Possiamo però... continuare a baciarci?"

"Um, sì, se lo vuoi."

"Certo che lo voglio, non essere stupido," Louis lo tira giù per baciarlo, "Potrei passare ore intere a baciarti. Non lo faccio solo per avere degli orgasmi. Mi hai capito?"

"Sì," mormora Harry, premendo un silenzioso Ti amo sulla sua bocca.

Louis sta per leccargli la linea divisoria delle labbra quando qualcuno bussa alla porta ed entra subito dopo nella stanza senza aspettare di essere ricevuto.

"Ah, merda, scusate," esclama Liam, spalmandosi una mano sugli occhi, "Pensavo steste studiando, cazzo. Me ne--"

"Stavamo solo pomiciando, e siamo completamente vestiti. Rilassati, Payno," Louis scoppia a ridere, mentre Harry nasconde il viso fiammeggiante sul suo collo.

"Ero solo venuto a chiedervi se volevate fare una pausa-merenda, ma vedo che siete già impegnati a mangiarvi a vicenda."

"Che tipo di merenda?" si informa Louis, accarezzando la schiena di Harry in piccoli cerchi.

"Del tipo cibo."

"D'accordo, simpaticone. Scendiamo tra un attimo, dacci un momento."

Harry ritrae il viso dal collo di Louis giusto in tempo per vedere Liam barcollare fuori dalla camera con una mano ancora a coprirsi gli occhi, e intento a borbottare tra sé a sé cose su quanto sia rimasto traumatizzato a vita. Il riccio non può fare a meno di ridacchiare. L'atmosfera giusta, in effetti, non c'è più.

"Pensi che sia divertente, vero?"

"Un po'," ammette Harry, allontanandosi riluttante da Louis.

"Sai, un giorno avremo un posto tutto nostro e nessuno ci potrà disturbare. Potremo fare tutto quello che vorremo."

"Un posto tutto nostro?"

Le orecchie di Louis diventano rosse. "Um, voglio dire... merda. Voglio dire, non adesso ovviamente. Ma tipo, un giorno. In futuro. Se lo vorrai."

Harry torna ad abbracciarlo stretto-stretto. "Non so se riuscirai a sopportarmi per tutto questo tempo, sai."

"Potrei dire la stessa cosa."

"Non potrei mai stancarmi di te," gli dice Harry, perché se c'è una sola certezza nella sua vita quella è Louis.

"E' lo stesso per me."

Harry sta ancora sorridendo quando sono al piano di sotto e stanno mangiando insieme a Liam, con Louis che fa incrociare le loro caviglie insieme e che gli sporca il naso di sugo. Non riesce a smettere nemmeno quando Liam rotea gli occhi o quando mamma, tubando, riferisce loro quanto siano carini. Perché sposati qualcuno che non fai difficoltà a vedere nella tua vita futura, e quando Harry osserva Louis cercare di pulirsi quella macchia di sugo sulla maglietta senza essere visto, sa già che il ragazzo sarà una costante anche negli anni a venire.

*******

"Harry?"

"Hm?" Sono da pochi minuti passate le quattro di pomeriggio, eppure il cielo è già scuro, e all'orizzonte è visibile una sola traccia di luce.

"Come faccio a capire cosa voglio fare nella mia vita?"

Il vento soffia sul viso di Harry, una brezzolina frizzante gli si sta appiccicando sulle guance. "Hai interi anni di fronte a te per capirlo, Lou," gli risponde dolcemente, sperando di star dicendo le cose giuste, "E' okay se non sei sicuro di cosa voler fare o di cosa voler diventare, o se proprio non ne hai la più pallida idea. Puoi provare tante cose diverse prima di sceglierne definitivamente una."

"Odio tutto questo, cazzo," sospira Louis, "Perché la vita è così difficile? Perché non ci si può semplicemente... divertire e svagarsi senza doversi preoccupare dei soldi e di avere un maledetto lavoro? Chi è che ha deciso tutto questo?"

"Delle persone stupide?" quella di Harry sembra più una domanda che una affermazione, mentre camminano mano nella mano lungo la strada ciottolata. Il palmo di Louis contro il suo è l'unico punto di contatto che gli regala calore. "Andrà tutto bene, sai. Troverai qualcosa che amerai fare."

"Penso... penso mi piacerebbe studiare recitazione?" Louis dice dopo una pausa, il tono incerto come se non fosse sicuro di poterlo dire ad alta voce. "Non è molto realistico però, non è vero? Voglio dire, quante possibilità ci sono poi di trovare lavoro?"

"Se c'è qualcuno che può riuscirci, quello sei tu. L'anno scorso, a scuola, ho assistito al tuo spettacolo teatrale." O, per meglio dire, si era intrufolato nella sala e si era nascosto in fondo per poter sfacciatamente osservare Louis nel suo elemento, per vederlo brillare e riuscire ad accecare con la sua luce tutti gli altri attori. Come se il palco fosse solo suo. Ai tempi, Harry non si sarebbe nemmeno mai azzardato di sognare di poterlo tenere, un giorno, per mano. "Hai così tanto talento."

"Ma non abbastanza," replica Louis, scrollando le spalle con'aria consapevole. Nasconde il mento nella sua enorme sciarpa di lana, e stringe con più forza la mano di Harry. "Tipo, sono bravino. Ma in tutto il mondo ci sono un sacco di persone molto più brave di me, capito? Perché qualcuno dovrebbe scegliere proprio me tra tutti?"

"Perché fai partecipare anche le altre persone," risponde frettolosamente Harry. Ha bisogno che Louis gli creda. "Perché fai sentire tutti quanti a loro agio, le fai sentire bene, importanti, solo grazie alla tua vicinanza."

"Harry--"

"Sei così pieno di talento, e sei luminoso, lo so che lo sei. Non sto dicendo tanto per dire."

"Ho solo... paura. Non voglio fare la scelta sbagliata." Si tira contro Harry, e gli appoggia il naso sulla mandibola, sedendosi improvvisamente sul marciapiede e spronandolo a fare lo stesso. Nessuno dei due ha più voglia di camminare. "Non so se prendermi un anno sabbatico oppure andare direttamente all'università. E se scegliessi la seconda opzione dovrei essere sicuro al cento per cento di scegliere la facoltà giusta. Non posso, sai, pesare sulla mamma per sempre, capito? Lei ha già tante cose di cui preoccuparsi."

E, tipo, università. Harry lo sa, è consapevole che Louis stia già frequentando l'ultimo anno di liceo. Che tutta questa frenesia di dover studiare e questa ossessione di prendere bei voti siano legate soprattutto al fatto di dover affrontare gli esami finali dell'ultimo anno, ma. Harry non si è mai concesso di pensarci troppo, non si è mai soffermato troppo sul fatto che nelle vicinanze non ci siano università competenti.

"Devi fare quello che ti rende felice. Puoi fare domanda per una borsa di studio e trovare nel frattempo un lavoro," gli dice Harry, sincero. Perché la felicità di Louis è la cosa che conta, ed è sicuramente più importante del suo egoismo che vorrebbe il ragazzo per sempre vicino a sé. "Possiamo... possiamo dare un'occhiata alle opzioni che hai, insieme. Se ti va. Per capire cosa puoi fare."

"Harry, io--" Louis gli avvolge il fianco con una mano, per stringerlo in un abbraccio, "Mi prendi per pazzo se ti dico che, um... non voglio che tutto questo sia solo temporaneo. Voglio dire, io e te. Non voglio che tu vada a pensare che io mi trasferirò in un'altra città e mi dimenticherò di te. E' che tu, tu mi piaci davvero tantissimo, cazzo. Non so cosa fare."

Harry gli si fa ancora più vicino, il respiro che si condensa tra le loro bocche. "Mi piaci anche tu. Io... io voglio te. In qualsiasi modo possibile. Ma tipo, l'università è importante, capito? Voglio che tu stia bene. Voglio che tu sia felice."

La barbetta del ragazzo gli pizzica il collo quando Louis appoggia il mento sulla sua spalla. "Tu mi rendi felice."

Harry cerca di ingoiare il nodo che gli sta stringendo la gola, cerca di ripetersi nella mente che abbiamo ancora tantissimo tempo, non c'è bisogno di pensare a tutto questo già adesso. "Anche tu mi rendi felice."

Quando finalmente arrivano di fronte alla casa di Harry, e sono costretti a separarsi, si stringono in un abbraccio più lungo del normale, le mani dell'uno aggrappate al corpo dell'altro in modo più disperato del solito. E quando Harry rimane a fissare Louis continuare a camminare lungo il marciapiede, sa che per il ragazzo potrebbe aspettare un anno o anche dieci. Ma non è sicuro che per Louis sia la stessa cosa, ora che il concetto di distanza non è più una semplice ipotetica prospettiva.

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