Capitolo 78 - It starts and ends with you (Pt. 1)

I will never forget the moment, the moment

I will never forget the moment

And the story goes on, on, on

That's how the story goes

That's how the story goes

(Thirty Seconds to Mars - "Do or Die")*


L'aria fredda di metà novembre sferzava crudelmente la pelle delle guance non coperta dalla sciarpa. Giulia rabbrividì, quando un colpo di brezza più forte la colpì, facendola tremare nonostante i vestiti pesanti e il cappotto abbottonato fino a sotto al mento.

I giorni precedenti non avevano riservato il tipico freddo e le temperature basse che di solito accompagnavano quel mese, ma quello sembrava essere un pomeriggio di pieno inverno: non era il giorno adatto per passeggiare all'aperto, ma non era certo stato quel dettaglio a fermarli. Il mercatino autunnale di Ferrara era quanto di più carino, affollato e colorato per via delle tante bancarelle che si trovava lungo le vie e nel centro della città: Giulia aveva insistito per giorni interi per costringere Filippo ad accompagnarla. Alla fine si era potuta dire soddisfatta della sua opera, perché non solo lui aveva ceduto, ma si erano aggiunti anche Caterina, Nicola, Pietro ed Alessio. Era da un po' di tempo che non si ritrovavano tutti insieme, lontani da Venezia: quella sembrava essere l'occasione giusta per passare un weekend tranquillo, tutti insieme.

Per quanto quello potesse sembrare un normale pomeriggio, a Giulia sembrava quasi di respirare una certa aria di cambiamento: ancora le faceva strano – anche se in maniera del tutto positiva- rivedere Caterina e Nicola sereni ed insieme, come non lo erano da molto; e non poteva fare a meno di domandarsi a cosa fosse dovuto il distacco silenzioso nato sia in Pietro che in Alessio. Il primo sembrava totalmente perso in pensieri che lo portavano ad essere insolitamente taciturno e distratto, mentre l'altro non faceva altro che tenere il cellulare troppo spesso in mano, per potersi tenere in contatto con Alice – costretta a rimanere a Venezia anche quel sabato a causa del lavoro al locale.

Giulia si era ripromessa di non fare troppe domande, almeno per quel giorno: non aveva voglia di rovinare l'atmosfera, almeno non più di così, cercando di godersi quel che c'era di buono in tutta quella situazione. Si stava limitando a camminare a fianco di Filippo, spesso fermandosi a qualche bancarella con Caterina per sbirciare tra vestiti, cappelli e borse: erano lì da meno di due ore, e teneva in mano già diverse sportine, rappresentanti le compere già fatte.

-Potevi dirlo, comunque, che oggi avevi intenzione di prosciugare completamente il tuo portafoglio- la voce di Filippo le parve vagamente ironica: doveva aver notato come lo sguardo di Giulia stesse indugiando già da qualche secondo su un cappello, appeso ad una bancarella a cui tra poco sarebbero passati di fronte.

-Ho solo comprato lo stretto necessario- replicò lei, lo sguardo innocente dipinto in viso. Filippo, in tutta risposta, sbuffò rassegnato scuotendo il capo, trattenendosi a malapena dal ridere.

Giulia si strinse un po' di più all'altro, in cerca di calore, e voltandosi poi leggermente indietro: Caterina e Nicola camminavano poco distanti da loro, immersi in una qualche conversazione di cui Giulia riusciva a cogliere solo poche parole. E poi, ancor più distanti, c'erano Pietro ed Alessio, taciturni allo stesso modo, lo sguardo rivolto altrove e che non si incrociava nemmeno per sbaglio.

-Secondo te che hanno quei due?- borbottò, riportando il viso verso Filippo. Non credeva davvero che potesse avere una risposta, ma tentar non poteva nuocere, e lei moriva dalla curiosità di sapere qualcosa in più.

-Intendi Caterina e Nicola o Pietro e Alessio?- domandò lui, e Giulia sbuffò, come se la risposta le sembrasse già ovvia:

-Lascia stare Caterina e Nicola, sono più appiccicati ora che non in tutti gli anni in cui sono stati insieme prima di lasciarsi- scherzò, seppur con una punta di tenerezza nella voce – Intendevo gli altri due piccioncini-.

-A me non sembra abbiano qualcosa di strano- Filippo stava evidentemente mentendo, e facendolo parecchio male nel tentativo di cercare di apparire convincente. Dovette cedere sotto lo sguardo torvo che Giulia gli riservò nell'immediato, tirando un sospiro rassegnato:

-Ok, non so che abbiano, ma in fin dei conti non sono poi così diversi dal solito-.

-Ma se si ignorano a vicenda!- esclamò Giulia, contrariata – Avranno litigato, come al solito-.

-Almeno riescono a rimanere nello stesso posto insieme senza azzuffarsi- replicò Filippo – Sarebbe già un passo avanti, per i loro standard-.

Giulia annuì, sovrappensiero: non aveva idea di che poteva essere successo, dato che, in fin dei conti, non sembravano davvero essere arrabbiati tra di loro. Sembravano solamente ... Indifferenti. Totalmente indifferenti l'uno verso l'altro.

Di certo era curiosa di vedere come si sarebbe evoluta la giornata, quando sarebbero tornati tutti insieme a Torre San Donato per cenare a casa di Pietro. Nonostante tutti quei segnali avversi, Giulia aveva la netta sensazione che quella, in ogni caso, sarebbe stata una serata piacevole.

O, perlomeno, sperava che lo fosse.

*

Erano anni che Giulia non metteva piede in casa di Pietro, ma da come la ricordava non sembrava essere cambiata molto: era la stessa abitazione dall'aria semplice ed ordinata che era anche nei suoi ricordi. Da quel che aveva detto Pietro, durante il viaggio di ritorno da Ferrara, quella sera non ci sarebbe stato nessun altro, in casa, a parte loro.

Giulia si era offerta subito per dare una mano in cucina a Pietro: cucinare le era sempre piaciuto, e non le dispiaceva rendersi utile in quella maniera.

Chiusi in cucina da soli, mentre Caterina, Nicola, Filippo ed Alessio si occupavano della sala e della tavola da apparecchiare, Pietro sembrava ancor più silenzioso di prima: sembrava distratto da mille pensieri, e per quanto Giulia si sforzasse di farlo parlare almeno un po', non rispondeva mai con qualche parola in più rispetto al dovuto. Aveva accantonato l'idea di chiedergli spiegazioni sul suo strano atteggiamento taciturno: non voleva innervosirlo ulteriormente, né credeva davvero possibile che si sarebbe aperto con lei.

Era andata avanti così per quasi mezz'ora: erano a circa metà del lavoro, in uno di quei momenti silenziosi in cui Giulia cominciava a sentirsi a disagio. Avrebbe tanto voluto che qualcuno entrasse lì dentro per spezzare quella monotonia assurda, ma a quanto pareva a nessuno degli altri era passato per la mente di fare un salto da loro in cucina.

Sospirando pesantemente per i suoi pensieri pessimisti, Giulia si riscosse finalmente solo quando sentì la porta della stanza aprirsi e richiudersi subito dopo. Voltata verso il ripiano della cucina, non vide subito chi era entrato in quel momento: sperava in Caterina o Filippo, ma rimase quanto mai stupita nel riconoscere, girandosi pochi attimi dopo, un Alessio dall'aria vagamente spaesata. Non sembrava molto convinto, e Giulia si voltò verso Pietro, incuriosita da una sua possibile reazione: con sua grande delusione, lo vide rimanere impassibile, lanciare una veloce occhiata ad Alessio, e tornare ad affettare velocemente le verdure che aveva poggiato sul ripiano della cucina.

-Come procede qui?- Alessio si schiarì rumorosamente la gola, prima di parlare. Sembrava insolitamente imbarazzato, e Giulia ebbe l'ennesima conferma che tra di loro doveva essere decisamente successo qualcosa: erano troppo strani entrambi, troppo chiusi e taciturni.

-Direi che forse, se tutto va bene, entro una mezz'ora circa avremo finito- gli rispose prontamente Giulia, dopo aver atteso qualche secondo nel dubbio: pensava gli avrebbe risposto Pietro, ma a quanto pareva stava facendo finta di non aver nemmeno sentito Alessio parlare.

-Vi serve una mano?- domandò di nuovo Alessio, avvicinandosi e rivolgendosi solo a Giulia. Sembrava ancora poco convinto di trovarsi lì, e i suoi tentativi per nascondere il proprio disagio non sembravano sufficienti: si torturava le mani in maniera nervosa, e per quanto cercasse di trattenersi, lanciava rapide occhiate nella direzione di Pietro, salvo poi distogliere subito gli occhi. Sembrava quasi avesse deciso di rivolgersi a Giulia solo all'ultimo secondo, preferendola all'altro.

Giulia rimase per un attimo in silenzio, pensierosa: immaginava che, se non ci fosse stata, forse Alessio si sarebbe sentito meno in imbarazzo. Trovare un modo implicito per andarsene, però, e spingere gli altri due a parlarsi non sembrava essere così facile come a dirsi.

-Beh, se proprio insisti ... – cominciò a dire, avvicinandosi piano alle spalle di Pietro e dandogli una manata sul fondoschiena, costringendolo a voltarsi – Io me la sto cavando, ma perché non chiedi a Pietro se ha bisogno di aiuto?-.

Pietro – finalmente voltatosi e rosso in volto-, dopo aver masticato un'imprecazione fece di nuovo finta di nulla, cercando di tornare almeno ad una parvenza di calma che, però, fallì miseramente:

-Che diavolo stai facendo?- sibilò stizzito verso Giulia, squadrandola da capo a piedi e guardandola torvo.

-Perché incolpi me? Potrebbe essere anche stato Alessio a toccarti, per quel che ne sai- lo prese in giro maliziosamente l'altra, sperando di non aver esagerato e di non essersi procurata per l'ennesima volta l'ira dell'altro. Pietro rimase di nuovo in silenzio, distogliendo per pochi secondi lo sguardo, prima di tornare a voltarsi verso Giulia e Alessio. Non disse nulla, limitandosi a rimanere in silenzio.

Giulia fu quasi sul punto di sospirare a pieni polmoni, irritata.

-In ogni caso mi serve una pausa. Devo andare in bagno- disse infine, rifilando loro la prima scusa che le venne in mente per uscire da lì – Quindi, in fin dei conti, direi che sei arrivato comunque al momento giusto, Raggio di sole-.

Alessio annuì piano, lo sguardo perso nel vuoto lontano da Pietro; quasi non sembrò accorgersi nemmeno che Giulia, in pochi passi, uscì, richiudendosi la porta della cucina alle spalle.





Erano rimasti da soli lui e Pietro, di nuovo.

-Comunque non mi serve davvero aiuto, ho quasi finito qui- borbottò Pietro, cercando di apparire non troppo scortese: non era arrabbiato con Alessio, nulla di simile. Semplicemente non aveva voglia di parlargli, come spesso capitava da un mese a quella parte.

-Riusciremo mai a non litigare sempre, io e te?-.

Alessio aveva pronunciato quelle parole a bassa voce, in poco più di un sussurro che, però, giunse comunque a Pietro. Sospirò piano, con aria stanca, mentre ancora gli voltava le spalle celandogli l'espressione del volto.

Più che altro, non riusciva fare a meno di domandarsi se sarebbero mai riusciti a superare i loro litigi in poco tempo: in quel momento gli sembrava quasi che, dopo la loro ultima discussione di due settimane prima, tra di loro non fosse più lo stesso.





Cercò di girare la chiave nella toppa nella maniera più silenziosa possibile: la serratura scattò, e Pietro poté infilarsi velocemente dentro all'appartamento, girandosi indietro solamente per richiudere la porta delicatamente. Si stupì di come era riuscito a non fare quasi per niente rumore.

Accennò qualche passo verso il salotto, ma le gambe gli si bloccarono e il respiro si fece teso non appena vide che, seduto sul divano e voltato verso di lui, c'era già qualcuno.

Alessio aveva un'aria sconvolta: i capelli completamente scombinati e le occhiaie sotto gli occhi non potevano indicare altro se non una nottata passata in bianco. La stanchezza era visibile sul suo volto tirato, ma lo sguardo che stava rivolgendo a Pietro era ugualmente duro e rabbioso, e non tradiva alcuna traccia di sonnolenza.

A Pietro bastò incrociare le sue iridi azzurre per capire quanto fosse infuriato.

Mosse qualche passo incerto, tenendosi comunque a debita distanza: in quel momento avrebbe preferito trovarsi il più distante possibile da Alessio e dalla sua rabbia. Non aveva nessuna voglia di litigare, non con lui e non alle sette di mattina, ma a giudicare dal suo sguardo sembrava un destino inevitabile.

Alessio non diceva ancora nulla, rimanendosene in silenzio e limitandosi a guardare Pietro nel peggiore dei modi possibili. Non sembrava intenzionato a parlare per primo, o forse stava solo cercando il più possibile di trattenersi dall'urlargli addosso.

-Pensavo stessi dormendo- mormorò Pietro, con un filo di voce e cercando di mantenere uno sguardo fermo, per quanto gli sembrasse possibile. Capì di essere partito male non appena smise di parlare.

-Dove sei stato?-.











*il copyright della canzone appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori

NOTE DELLE AUTRICI

E' quasi incredibile da pensare, ma siamo davvero giunti all'appuntamento finale di Youth: l'ultimo capitolo di questo lungo viaggio inizia la sua fine con questa prima parte, ambientata a metà novembre (quindi più di un mese a distanza dal capitolo 77)... Novembre sarà il mese in cui, come tutto è iniziato nel primissimo capitolo, tutto finisce :) (o almeno in questa prima tappa della trilogia prevista).

E mentre i nostri sei si ritrovano a passare una giornata tutti insieme all'insegna della semplicità, l'aria che tira non è esattamente tranquilla e rilassata come si potrebbe sperare: Alessio e Pietro a quanto pare stanno passando l'ennesimo momento down, dovuto ad un litigio di un paio di settimane prima. E come iniziamo a scoprire dall'inizio del flashback, sembra essere dovuto a qualche motivo particolare... Ma sarà davvero così?

E come finirà, nella serata presente, questa cena collettiva?

A venerdì per scoprire qualche altro dettaglio!

Kiara & Greyjoy

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