Capitolo 77 - Wicked game (Pt. 4)

TW//: in questo capitolo si fanno riferimenti ad una possibile relazione romantica tra una professoressa ed un suo ex studente. Ci teniamo a precisare che in questo caso entrambi i personaggi sono maggiorenni, consenzienti, e nel momento di incontro il loro rapporto insegnante-studente è già terminato da diversi mesi.

Ma in ogni caso ognuno è libero di leggere quel che vuole, quindi se non gradite questo trope vi consigliamo di saltare la lettura di questo capitolo :)





Quando uscirono dal locale Pietro non aveva ancora idea di che ore fossero: non aveva alcun orologio al polso, e la batteria del suo cellulare aveva smesso di reggere già da un po'. Sperava solo che Alessio non si preoccupasse troppo, nel sentirlo ritornare così tardi, quando sarebbe rientrato a casa. Forse, a quel punto, avrebbe quasi preferito che se ne fosse già andato a dormire, senza pensare a lui. Non aveva alcuna voglia di dargli spiegazioni sul suo ritardo, né di rispondere alle probabili domande che Alessio gli avrebbe fatto circa la serata che aveva passato.

-Abiti molto lontano?-.

Giada glielo chiese non appena la porta del bar si fu richiusa dietro di loro. Fuori la massa si era dispersa, ed ora vigeva invece un silenzio notturno. Pietro si voltò verso di lei, la testa che gli girava già meno non appena aveva inspirato l'aria fresca dell'esterno.

-Ci dovrei mettere una mezz'ora a tornare- disse, sovrappensiero – Tu, invece?-.

-Una decina di minuti a piedi-.

Pietro annuì, riflettendo:

-Forse però sarebbe meglio se ti accompagnassi comunque-.

Giada lo guardò parecchio divertita, anche se Pietro fu piuttosto sicuro di leggervi anche una punta di sorpresa nei suoi occhi azzurri.

-Pensi che non riesca a cavarmela da sola?- lo provocò, braccia incrociate contro il petto e sopracciglio alzato.

-Penso solo che probabilmente rimarrei in pensiero- Pietro lo disse con più sincerità di quanto lui stesso non si sarebbe aspettato.

Giada non rispose subito: Pietro la osservò farsi più vicina, fino ad arrivargli di fronte. La vicinanza improvvisa lo spiazzò per un attimo, non lasciandogli nemmeno il tempo di riflettere su niente. Pietro si umettò le labbra, il fiato improvvisamente corto e il cuore martellante mentre Giada muoveva ancora un passo verso di lui.

-Non solo un buon conversatore- fece lei, a mezza voce, ma era così vicina che Pietro non faticò affatto ad udirla – Anche cavaliere-.

Pietro rimase per un attimo in silenzio, osservando il viso dell'altra: non stava sorridendo, ma sembrava alquanto tesa, sotto un'apparenza di calma e serietà. Rimase a guardarla ancora un po', senza rispondere nulla: l'attimo dopo fu quasi automatico, per lui, lasciarla che annullasse definitivamente ogni distanza e poggiare le proprie labbra su quelle morbide e piene di Giada.

Quando realizzò appieno quel che stavano facendo – con le labbra di Giada posate sulle sue- gli venne voglia di urlare.

Quella era una pazzia, ed era perfettamente consapevole che lo fosse. Lo sapeva eccome: dentro di sé sentiva che doveva andarsene il prima possibile da lì, tornare a casa e fare finta di niente per il resto dei suoi giorni. Ma un'altra parte gli disse di rimanere lì, che in fin dei conti era solo un bacio tra due persone che probabilmente non si sarebbero più riviste. Giada non avrebbe mai scoperto che era stato suo studente.

Ma mentre la baciava, ad occhi chiusi e con le mani sul viso e tra i capelli di lei, il suo pensiero andò di nuovo ad Alessio: non era Giada quella che avrebbe voluto baciare, non era lei quella che avrebbe voluto contro il suo corpo, non era la sua pelle che avrebbe voluto accarezzare.

Non era lì il suo posto, non era con lei. Ma fu la consapevolezza che, per quanto avrebbe voluto, il suo posto non sarebbe mai stato nemmeno accanto a Alessio, a spingerlo a ricambiare appieno il bacio.

Avrebbe continuato a sognare Alessio, solamente a sognarlo, mentre erano le mani di Giada a toccarlo, le sue labbra a baciarlo.

Avrebbe solamente continuato a sognare colui che avrebbe voluto davvero, mentre se ne stava con una persona che non conosceva e che, in fondo, non voleva affatto – o almeno, non in quel modo. Non ancora, forse mai.

What a wicked thing to do

To make me dream of you*

Quando Giada si staccò lentamente da lui, gli sorrise ancora.

-Andiamo, allora?-.

A Pietro non rimase che annuire, il panico latente che però cominciava a salire mentre prendeva sempre più coscienza della situazione in cui si era appena cacciato.

Furono tra i dieci minuti più lunghi che avesse mai vissuto, quelli che lo separarono dal locale al palazzo di Giada. Fu anche un tempo insufficiente per riuscire a capire cosa avrebbe dovuto fare, cosa avrebbe dovuto dirle, e soprattutto quanto avesse sbagliato a non dirle subito la verità – o almeno prima che lei lo baciasse.

Quando si fermarono definitivamente davanti al portone d'ingresso, Pietro ancora non aveva trovato il modo giusto per andarsene. Forse avrebbe solamente dovuto essere sincero con lei, prendersi la responsabilità dell'ennesimo casino che aveva causato a se stesso, e incassare il colpo.

-Eccoci qua- mormorò lei, facendo un cenno con il capo verso l'edificio dov'era il suo appartamento.

-Pensavo abitassi più lontano- commentò Pietro a fatica. La osservò girarsi verso di lui:

-Mi trovo bene qui- disse Giada, molto più sciolta rispetto all'inizio della serata, ancor di più dopo quel bacio – L'appartamento è minuscolo, ma l'affitto è conveniente. E vivendo da sola non è da sottovalutare-.

Pietro annuì silenziosamente, preso da alcuni pensieri: all'inizio, quando aveva frequentato il suo corso, aveva dato per scontato che Giada potesse essere sposata, per qualche sensazione che evidentemente non aveva alcun fondamento. Dubitava fosse il tipo di persona da baciare qualcuno mentre era impegnata con qualcun altro.

-Buon per te- le rispose Pietro, la gola stretta in un nodo – Allora ... -.

-Ci salutiamo qui- concluse Giada per lui.

Sembrò sul punto di avvicinarsi di nuovo, forse per baciarlo – forse per convincerlo a salire da lei-, e fu esattamente in quel momento che Pietro capì che non poteva nasconderle le cose ulteriormente. Non sarebbe stato giusto nei suoi confronti, non così.

-Aspetta-.

Pietro si sentì tremare, per la paura e l'imbarazzo, quando si bloccò sotto lo sguardo d'un tratto cauto di Giada. Sembrava quasi subodorasse già qualche fregatura, e Pietro si sentì tremendamente in colpa al pensiero che in quello non l'avrebbe certo delusa.

-Non ti ho detto una cosa, prima al bar- iniziò a dire con un filo di voce, sperando che non risultasse evidente il suo tentennare. Riusciva a capire solo in parte come mai si sentisse così male all'idea di deluderla, quando aveva parlato con lei qualche ora e quando l'aveva a malapena sopportata quando aveva seguito il suo corso all'università. Forse era perché, in fin dei conti, anche lui sapeva che la loro era stata una bella conversazione. Era la prima volta da chissà quanto tempo che passava una serata senza piangersi addosso costantemente, ed ora stava di nuovo per complicare le cose.

Giada lo guardò con la fronte aggrottata:

-Stai già con qualcuno?-.

-No- Pietro scosse il capo, ignorando l'immagine di Alessio che gli fluttuò in mente – Non direi-.

Si passò la lingua sulle labbra ormai secche per l'agitazione, cercando di trovare le parole più adatte per iniziare. Fu un tentativo vano.

-Prima ti ho detto che sono uno studente all'università-.

-Lo ricordo- Giada iniziò a guardarlo con sospetto, e i secondi che ne seguirono furono talmente carichi di tensione che Pietro fu inevitabilmente spinto a parlare, ancor prima di rendersi conto di quel che ne sarebbe seguito:

-Studio informatica- disse lentamente – Alla Ca' Foscari-.











*il copyright della canzone (Chris Isak - "Wicked Game") appartiene esclusivamente al cantante e ai suoi autori.

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