Capitolo 77 - Wicked game (Pt. 1)
TW//omofobia interiorizzata
World was on fire
No one could save me but you
It's strange what desire
Will make foolish people do
Quel che rimaneva di settembre scorse lentamente, in giorni monotoni e piatti, tutti simili nel loro susseguirsi – non che ottobre si stesse presentando diversamente in questo: Pietro trovava che la vita scorresse languida e monocorde, tra le giornate in università, i pomeriggi e le sere a studiare o passati a lavorare, e le poche e regolari uscite che vi erano state con Giulia, Filippo, Nicola, Caterina, e Alessio tutti riuniti. Un po' come i vecchi tempi, solo con molte più cose diverse.
Anche quel primo pomeriggio di lunedì di metà mese gli stava sembrando di rivivere la stessa giornata per l'ennesima volta: stessa aula, stesso palazzo a Mestre, la stessa voce soporifera del professore che spiegava, lo stesso silenzio interrotto solo dal fruscio delle penne sui fogli di quaderno o del battere dei tasti dei pc. L'unica cosa di diverso, in tutto quello, era l'autunno che avanzava sempre di più: a Pietro metteva malinconia perdersi con lo sguardo rivolto verso le grandi finestre dell'aula, osservando come il sole si stesse facendo sempre più pallido e meno caldo ogni giorno che passava. Gli alberi cominciavano già a perdere le prime foglie, spente e non più delle sfumature del verde brillante di cui si coloravano ad ogni primavera.
Nonostante tenesse la penna in mano e il quaderno aperto sulla superficie liscia e fredda del banco, Pietro non riusciva a concentrarsi del tutto. La voce del professore gli arrivava da lontano, come offuscata. In fin dei conti, non poteva nemmeno dirsi così interessato alla notazione asintotica e ai modelli di calcolo degli algoritmi. Diresse lo sguardo qualche fila più in giù rispetto a dove si trovava, andando a colpo sicuro: gli ci vollero pochi secondi per individuare le teste bionde di Nicola e Alessio, seduti vicini e intenti a scrivere velocemente gli appunti. Sembravano alquanto concentrati, intenti solamente ad ascoltare, senza nemmeno scambiarsi un'occhiata ogni tanto: Nicola non era certo il tipo che si metteva a chiacchierare in piena lezione, d'altro canto, e Alessio lo seguiva a ruota – anche se, Pietro represse un sorriso stanco nel pensarlo, se ci fosse stato lui sedutogli di fianco di certo non avrebbe preso appunti per il troppo parlare sottovoce che avrebbero fatto, e per la troppa attenzione che avrebbero usato per non farsi beccare dal prof. Era sempre stato così, tra loro due: non riuscivano a dare attenzione a qualcun altro, quando erano insieme. Badavano solo a loro stessi.
Ora, durante quelle lezioni, quello a Pietro sembrava solo un lontano e vago ricordo legato al passato: erano più le volte in cui preferiva rimanersene da solo, da quando era iniziato quel semestre, rispetto alle volte in cui Alessio gli si appiccava di fianco senza lasciargli scampo, e ignorando tutte le scuse che Pietro gli rifilava per allontanarlo implicitamente.
E poi – per quanto si mettesse d'impegno e per quanto sapesse che star lontano da Alessio sarebbe stato meglio per entrambi-, non poteva negare a se stesso che le volte in cui se lo ritrovava vicino, pur contro la sua volontà, gli regalavano un calore che non sentiva con nessun altro.
Alessio lo faceva andare a fuoco ogni volta, sia nel bene che nel male: lo faceva sentire pieno di un amore che non aveva mai provato – ed era un amore crudele, senza via di fuga, un amore di quelli che ti fanno sentire dannato.
Quella situazione andava avanti già da un mese, fin troppo tempo. E Pietro sospirò sconsolato, nel pensare che probabilmente quello era soltanto l'inizio.
Era da quando aveva conosciuto Alice che non riusciva a guardare Alessio allo stesso modo: non poteva fare a meno di pensare, ogni volta che posava gli occhi su di lui, che c'era qualcun altro a cui Alessio riservava tutte le sue attenzioni. C'era qualcun altro di cui era innamorato, qualcun altro che lo ricambiava in tutto quell'amore e attenzioni. Lo faceva soffrire, immensamente e profondamente, il fatto che quella persona fosse Alice, e non lui. Eppure, pur contro la sua volontà, non poteva fare a meno di pensare a quanto fossero perfetti insieme loro due. Tutti i suoi sospetti si erano rivelati esatti, quando finalmente Alice gli si era presentata davanti agli occhi, un mese prima: era bella, intelligente, simpatica. Forse timida, a volte insicura, ma ugualmente forte. Si incastrava perfettamente ad Alessio.
Pietro si era sentito completamente incapace di poter competere, anche nel caso fosse mai riuscito a trovare una briciola di normalità nei sentimenti che provava per Alessio: perché mai avrebbe dovuto perdere tempo ed energia a star dietro a lui, così incasinato e casinista, fragile, chiuso in se stesso e nascosto perennemente dietro ad una maschera, incapace di esprimere i suoi veri sentimenti?
Era meglio così, per tutti. Avrebbe lasciato Alessio vivere la sua vita, lontano da lui, e Pietro sarebbe rimasto a guardarlo da lontano, fino a che avrebbe potuto. Il distacco era doloroso, ma inevitabile: non poteva permettersi colpi di testa, non poteva lasciarsi sfuggire ciò che si stava tenendo dentro.
E non poteva nemmeno permettersi di far crescere quel sentimento, non ancora di più.
Forse aveva solo bisogno di conoscere qualcun altro. Distrarsi da Alessio e concentrarsi su altre persone – anche se, ne aveva il timore, chiunque gli si fosse palesato davanti, ai suoi occhi non avrebbe potuto fare altro che impallidire al confronto con Alessio.
"Non serve che mi innamori per forza" si ritrovò a riflettere, mentre scarabocchiava distrattamente l'angolo in alto della pagina di quaderno, "Basterebbe una distrazione. Dimenticarlo per un po'".
E c'era un'altra domanda ancora che ormai non poteva più fare a meno di non domandarsi, dopo quell'ultimo mese.
Era di una ragazza o di un ragazzo che aveva bisogno per dimenticare Alessio?
Non aveva dubbi per ciò che provava per Alessio – come avrebbe potuto averne ancora? Sarebbe stato come negare un'evidenza ormai consolidata-, piuttosto ne aveva per ciò che concerneva se stesso.
Era attratto dagli uomini?
Doveva considerarsi gay? Aveva scoperto una parte di sé che aveva sempre ignorato?
Non aveva potuto fare a meno di ripensare a tutte le storie e le relazioni che aveva avuto in vita sua: era sicuro di non essersi mai sentito così, attratto fisicamente e sentimentalmente da una persona. Alessio un giorno sarebbe anche invecchiato, avrebbe perso la sua bellezza e la vivacità del carattere, eppure Pietro era sicuro che lui, ai suoi occhi, sarebbe stato comunque bello, in qualsiasi senso. Probabilmente ne amava anche i difetti, quando gli stessi, in una qualsiasi altra persona, lo avrebbero infastidito o innervosito. Erano parte di Alessio anche i suoi lati peggiori – quell'impulsività e quell'istintività che a volte Pietro non riusciva a gestire, la sua incapacità di farsi vedere fragile agli occhi esterni, la sua ostinazione e combattività che a volte sconfinavano nell'arroganza-, e lo rendevano unico, diverso da tutti gli altri. Perfetto nelle sue imperfezioni, la persona che riusciva a far perdere a Pietro la testa ogni volta.
E ora si ritrovava anche ad invidiare Alessio, perché lui sembrava non aver mai dubitato – e non era mai stato disgustato- da chi era attratto.
Sarebbe mai stato diverso da come era per lui?
Pietro strinse forte la penna tra le dita.
Forse in fondo non era davvero gay – forse era solo bisessuale, o magari Alessio era solo una sbandata. Era un pensiero confortante, quello, ma ogni volta che si ritrovava a soffermarcisi non poteva fare a meno di ripensare anche al passato, a certe cose accadute.
Si era ritrovato più volte a studiare, analizzare quasi, le sue storie precedenti sotto un nuovo punto di vista: non aveva mai avuto una storia con una ragazza per lungo tempo – l'unica eccezione poteva essere Laura-, né si era mai sentito particolarmente preso o coinvolto. Era come se fosse sempre mancato qualcosa, qualcosa che lo facesse sentire completo, in pace con se stesso. Per Laura aveva provato più affetto, che reale amore, e per quanto riguardava la sua ultima relazione con Erika ... Con lei non si era mai nemmeno definito innamorato.
"Forse non erano le persone giuste" cercò di ripetersi per l'ennesima volta, prima che il pensiero andasse a Filippo.
Pietro si ritrovò ad abbassare gli occhi, quasi temesse che gli altri studenti attorno a lui potessero indovinare i suoi pensieri solo guardandolo in faccia.
Filippo era la variante che non era riuscito a collocare in qualcosa di normale. Filippo, quando quattro anni prima aveva conosciuto Giulia e Pietro ricordava perfettamente come si fosse sentito in un qualche modo geloso, minacciato dalla sua nuova presenza accanto all'amico. Non aveva mai pensato a Filippo come più di un amico, almeno non consapevolmente, ma ora tutto assumeva una prospettiva diversa.
E se quello fosse stato uno dei tanti segnali? Forse all'epoca era ancora troppo giovane, troppo immaturo e ignorante riguardo l'amore per poter cogliere la verità che ci stava dietro.
Per quante domande senza risposta gli ronzassero in mente, in ogni caso, non aveva intenzione di trovarvi una risposta. Forse aveva paura di trovarla. Forse il pensiero di essere gay lo terrorizzava al punto di bloccarlo, di impedirgli perfino di arrivare alla verità.
Non aveva idea di come potesse essere vivere così – pensò con un brivido alle battute omofobe che gli avrebbero rivolto, ai nomignoli poco carini e offensivi che si sarebbe sentito rivolgere dopo un ipotetico coming out, al possibile rifiuto della famiglia e degli amici, e si sentì il terreno mancare sotto i piedi-, né era sicuro che quella sarebbe stata la vita giusta per sé.
No, non voleva scoprirlo – non ora, perlomeno. Preferiva di gran lunga continuare quella sua vita, anche se poteva essere sbagliata. D'altro canto, non sapeva nemmeno se quei dubbi sarebbero venuti mai a galla, se non avesse incontrato Alessio.
Magari era proprio lui, l'eccezione: magari era Alessio, l'unico uomo di cui si sarebbe mai innamorato. Pensarlo lo fece sentire più tranquillo, meno traumatizzato all'idea di aver vissuto un'intera vita sotto le spoglie di una persona che non rappresentava davvero il suo vero essere.
In tutta quella situazione, in ogni caso, era lui la pedina debole di quel gioco malvagio. Alessio era sempre più distante, irraggiungibile come poche altre volte era stato: poteva averlo vicino fisicamente quanto voleva, ma non l'avrebbe mai avuto come davvero desiderava.
Quel dolore sembrava comprimere qualsiasi altro bisogno, anche il voler conoscere la verità su se stesso.
Poteva solamente rimanere a guardarlo da distante, come stava facendo durante quella noiosa lezione, e sognare che, un giorno, anche Alessio l'avrebbe guardato con gli stessi occhi.
Pietro sospirò, abbassando lo sguardo, e distogliendolo infine dall'altro: tutto quello sarebbe rimasto solamente un sogno, qualcosa d'immaginario e d'impossibile realizzazione.
Non avrebbe potuto fare altro che guardarsi intorno, sperare d'incontrare qualcuno che potesse fargli dimenticare tutto quello. Per quanto difficile potesse essere, non aveva altra scelta.
Non aveva mai potuto scegliere, in tutta quella situazione.
I've never dreamed that I'd need somebody like you
And I've never dreamed that I'd need somebody like you
No, I don't want to fall in love
And I don't want to fall in love
With you*
*
Venezia, vista nell'oscurità della notte che avanzava, lo aveva sempre fatto sentire timoroso e diffidente. Di giorno le stradine strette e anguste, fiancheggiate dai canali, avevano un'aria misteriosa, un fascino positivo che ti faceva respirare quel che era l'atmosfera autentica veneziana; di notte, però, quelle stesse calli diventavano quasi soffocanti, troppo buie e opprimenti. Pietro non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione che le ombre lo stessero osservando, accerchiando. Non c'era mai riuscito.
A maggior ragione quella sera in cui si trovava a vagare da solo, lontano dal suo appartamento e da Alessio, e si sentiva come un cane randagio, o come un ramingo disperso in un luogo sconosciuto e a lui ostile.
*il copyright della canzone (Chris Isak - "Wicked Game") appartiene esclusivamente al cantante e ai suoi autori.
NOTE DELLE AUTRICI
Dopo un altro eccezionale appuntamento in un giorno per noi insolito, ovvero il lunedì, eccoci tornate nel nostro consueto appuntamento del mercoledì con un nuovo capitolo. Un capitolo che, come avrete letto, inizia con una lunga riflessione su di sè del nostro caro Pietro. Una riflessione che non sembra proprio portare a una piena accettazione di sè e dei propri sentimenti, anzi! E così una "brillante" strategia spunta nella sua mente: il famoso "chiodo scaccia chiodo". Come andrà a finire? Secondo voi sarà una strategia vincente o fallimentare?Il capitolo si conclude con Pietro che vaga per Venezia. Si tratta di un vagabondaggio senza meta oppure il ragazzo nasconde una meta ignota. Chissà!Tornate venerdì per scoprirlo!
Kiara & Greyjoy
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