Capitolo 76 - Stillness of heart (Pt. 5)
Caterina rimase in silenzio, lo sguardo basso per evitare di incrociare quello di Nicola. Sentiva l'atmosfera farsi sempre più tesa ogni attimo che passava, con Nicola ancora in attesa di una qualche risposta che sembrava non giungere mai. Caterina si torturò le mani, spostando il proprio peso da una gamba all'altra, incapace di formulare un qualsiasi pensiero. Non sapeva cosa avrebbe potuto dire: credeva di sapere davvero a cosa si riferisse Nicola, eppure non riusciva a trovare la forza necessaria per parlare.
-È da una settimana che non ti fai vedere in giro. Senza contare poi che, anche quando ci siamo visti, hai fatto finta che io nemmeno ci fossi-.
La voce di Nicola riecheggiò nuovamente nel salotto, il tono apparentemente calmo e distaccato. Caterina si sforzò di alzare il capo, amareggiata quanto non mai: odiava quella sua sensazione di incapacità, l'idea di non sapere come ribattere senza uscirne troppo ferita.
-E mi sembra che tu sia sopravvissuto benissimo anche senza di me- borbottò infine, facendo qualche passo più distante da lui. Lo sentì sospirare a fondo, una lieve nota di esasperazione a farla tremare ancor di più.
-Questo non è vero- replicò Nicola, e sebbene Caterina non lo stesse ancora guardando in viso, sentiva che anche per lui la tensione cominciava a crescere – Perché non mi dici quel che è successo?-.
Per l'ennesima volta Caterina si sentì in difficoltà: cosa avrebbe dovuto dirgli? Raccontargli di tutte le sue insicurezze e dei suoi timori, che sembravano prendere una forma sempre più precisa? Parlargli della fottuta paura che aveva di perderlo, stavolta per davvero e in maniera definitiva?
Le sembrò di avere le mani legate. Di certo non era lei ad avere il coltello dalla parte del manico.
Fu Nicola ad avvicinarsi a lei, seppure impercettibilmente, a guardarla con determinazione:
-Ti ricordi come eravamo distanti l'anno passato, già in questo periodo?-.
Caterina annuì debolmente, prima di lasciarlo continuare:
-Parlavamo, stavamo insieme, ma non ci ascoltavamo davvero, e non eravamo sinceri tra di noi. Ed è stata la nostra rovina. Non rifacciamo gli stessi errori una seconda volta, non ora che è troppo importante per entrambi- Nicola le si era avvicinato ancora, accennando alcuni passi nella sua direzione, gli occhi chiari puntati supplicanti su Caterina – Parlami, ti prego. Ti ascolto. Voglio ascoltarti-.
Caterina rialzò lo sguardo, rimanendo per alcuni attimi con gli occhi dardeggianti sulla figura di Nicola. Stavano davvero rischiando di ripetere gli stessi errori di un anno prima, ma stavolta Nicola era diverso. Era un Nicola differente da quello da cui era scappata mesi prima: non era la stessa persona che, l'anno prima, l'aveva fatta sentire sola e abbandonata a se stessa.
Doveva cominciare a fidarsi, di nuovo, e cominciare a fidarsi anche di sé, della persona nuova che, inevitabilmente, era diventata anche lei.
-È che ... -.
Caterina sentì la gola secca e le parole che emergevano a fatica, ma ci provò di nuovo:
-Ho come l'impressione che non ti importi più di me-.
Prese un respiro profondo, cercando di ordinare le idee e tradurle in parole, il cuore che le martellava nel petto.
-Forse tutti questi mesi di attesa non hanno fatto altro che allontanarti sempre di più. E va bene, può succedere, non sono arrabbiata ... Ma ciò non toglie che abbia paura di sentirti dire una cosa del genere- si morse il labbro inferiore, lottando contro la voglia di lasciar perdere tutto – A giugno mi hai detto che avresti voluto ritentare a stare insieme, e io ho detto che ci sarebbe servito altro tempo. Ora sembra quasi che le cose si siano ribaltate-.
Nicola la guardò confuso:
-Cosa te lo ha fatto pensare?-.
-Solo delle mie sensazioni- cercò di spiegare impacciata lei, sperando di riuscire a spiegarsi. Si sentiva quasi stupida, in quel momento, sotto lo sguardo accigliato e meravigliato di Nicola.
-Sensazioni dovute a cosa?- insistette lui, facendosi vicino ancora di qualche passo, ed arrivando infine di fronte a Caterina.
Lo guardò dubbiosa, ancora per qualche secondo, ma ormai tanto valeva andare fino in fondo.
-È dal giorno in cui sono venuta nella tua sede che ci penso. Dopo che ti ho visto con le tue compagne di corso- si sentì un'idiota anche solo nel dirlo a voce alta, e distolse subito lo sguardo – E poi diciamo che quel sabato al discopub, quando hai deciso di ballare con Alice, non ha aiutato molto. Sono una stupida-.
Caterina si fece coraggio e alzò di nuovo gli occhi, studiando attentamente il viso di Nicola, cercando di cogliere qualche segnale che le potesse far capire cosa stesse pensando: l'espressione sorpresa si trasformò piano in una pensierosa, fino a quando anche quella non lasciò spazio ad un sorriso appena accennato.
-Eri gelosa, per caso?-.
Glielo domandò con un ghigno tale che a Caterina parve quasi divertito. Sembrava quasi che, per quanto riguardasse almeno lui, la tensione di qualche minuto prima fosse scomparsa del tutto.
-Anche se fosse?- replicò Caterina, sulla difensiva.
Il sorriso di Nicola non fece altro che allargarsi:
-Delle mie compagne di corso non ti devi preoccupare in alcun modo, e in quanto ad Alice ... Beh, non dovresti sentirsi minacciata nemmeno da lei, visto che mi sembra piuttosto presa da Alessio- Nicola le rivolse uno sguardo un po' colpevole – Un po' l'ho fatto apposta per vedere come avresti reagito-.
-L'avevi fatto apposta?- esclamò Caterina, non facendo nulla per nascondere la nota di indignazione e l'aria vagamente offesa – Sappi che hai fatto passare a Pietro dei minuti infernali, per cercare di calmarmi-.
-L'importante è che ora sai la verità. E che finalmente la so anch'io- sorrise ancora Nicola, prima di tornare più serio, parlando quasi a bassa voce – Cominciavo a pensare anch'io che non te ne importasse più niente-.
Stavolta fu il turno di Caterina di ridere piano, d'un tratto sentendosi leggera: sembrava che le avessero appena tolto un peso dalle spalle, dopo averlo trasportato per troppo tempo.
-Allora non avevamo capito niente entrambi-.
Nicola le si avvicinò ancora, e Caterina non fece nulla per riportare la distanza precedente: si sentiva come incollata al pavimento, e, in fondo, forse nemmeno lei voleva andarsene da lui. L'ansia che la attanagliava in quel momento era diversa, come trasformata: non era più la paura a farla rimanere immobile ed incapace di agire, ma piuttosto l'attesa. Era palpabile, quasi potesse toccarla, e l'accolse con un senso di ottimismo che fino a pochi minuti prima non si sarebbe mai aspettata di provare.
Per la prima volta dopo mesi non diffidava di ciò che sarebbe potuto succedere, e non si nascose dallo sguardo limpido di Nicola.
-Lo sai che con quel vestito sei semplicemente stupenda?- la voce di Nicola risultò appena udibile, probabilmente per l'imbarazzo che doveva provare in quel momento. Aveva le gote leggermente arrossate, e Caterina dovette pensare che lo stesso doveva valere anche per lei: le sembrava di essere tornata all'inizio della loro storia, quando ancora non si trovavano ancora a proprio agio nei momento di intimità come quello.
-Ci stai provando, per caso?- Caterina cercò di abbattere la tensione che sentiva in corpo e intorno a loro, un sorriso appena accennato e le guance sempre più rosse.
-È solo un complimento- ribatté lui, ormai di fronte a Caterina, a meno di un metro di distanza – Non è cambiato niente, per me, da giugno. Anzi, sarebbe più corretto dire che non è cambiato nulla da molto prima di quel periodo. O forse mi sbaglio: qualcosa è cambiato-.
-Che intendi dire?- domandò Caterina, d'un tratto disorientata. Non era sicura di aver capito bene dove volesse andare a parare Nicola, o forse era semplicemente troppo agitata per riuscire a ragionare con lucidità. Riusciva solamente a sentire i battiti accelerati del cuore, e il respiro farsi più veloce, quando lo vide avvicinarsi ulteriormente, ad una distanza ormai inequivocabile:
-Voglio dire che, se anche per te è lo stesso, non ho più alcuna intenzione di perdere altro tempo distante da te-.
-È forse una dichiarazione?-.
Anche se Caterina conosceva già la risposta, o almeno così credeva, sentì comunque il proprio cuore fare un tuffo.
-Non è originale, e nemmeno così appassionata, ma con le parole non me la sono mai cavata bene- Nicola portò una mano al volto di Caterina, sfiorandole piano una ciocca di capelli scuri al lato del viso – Sei anche più bella, così arrossita-.
Caterina non rispose nulla, né pensò niente. Fu, in fin dei conti, la cosa più semplice che potesse fare in quel momento, sporgersi verso di lui e poggiare le labbra su quelle di Nicola.
Non badò ad altro, se non al ritrovarsi delle loro labbra, al profumo di lui che le invadeva le narici, e le sue mani su suoi fianchi.
Quel bacio aveva il sapore della rinascita, del rincontrarsi dopo momenti bui che nessuno di loro avrebbe scordato mai. Aveva il sapore di coloro che, pur distanti per periodi che erano sembrati interminabili, erano sempre stati legati, fino al ritrovarsi.
I think we're like fire and water
I think we're like the wind and sea
You're burning up, I'm cooling down
You're up, I'm down
You're blind, I see
(Lana del Rey - "Brooklyn Baby")*
*
I raggi cristallini del sole filtravano attraverso i vetri della finestra, rendendo più tiepida l'atmosfera che si respirava nella stanza. A mano a mano che il sole si alzava nel cielo, la penombra nella stanza diminuiva, fino a quando un raggio di sole non colpì in viso Caterina, costringendola ad aprire gli occhi un po' infastidita. Era già sveglia da circa un'ora, ma aveva preferito tenere gli occhi chiusi: stava pensando, riportando alla mente diversi ricordi della sera precedente.
Tirò un po' più in su il lenzuolo, dei brividi di freddo che le percorrevano la schiena, cercando di coprirsi la pelle nuda delle spalle, e facendo ricadere di nuovo la testa sul cuscino.
I ricordi nella sua mente stavano diventando sempre più vividi, e sempre più nitidi, una volta richiusi gli occhi, inspirando forte il profumo delle lenzuola che teneva strette a sé.
La forza di volontà. Ecco cosa le mancava.
Mancava un mese alla fine della scuola, e ai conseguenti esami di maturità, ma la sua voglia di studiare sembrava proprio non voler comparire.
Era da circa due ore che si trovava seduta alla sua scrivania, ed ormai fuori era calata la sera. Il libro di spagnolo era aperto davanti a lei, ma la concentrazione era nulla: probabilmente stava leggendo la stessa riga per la ventesima volta, non avanzando nemmeno di una parola.
In compenso, però, non si era certo dimenticata dell'esistenza del suo cellulare: vide il display illuminarsi, e in quel momento lo afferrò in fretta per controllare di chi fosse il messaggio che le era appena arrivato.
Caterina si lasciò scivolare sulla sedia, con aria delusa: un messaggio di Giulia non era proprio quello che si aspettava. L'unico da cui avrebbe voluto ricevere un messaggio era tutt'altra persona.
D'altro canto, Nicola avrebbe avuto un parziale proprio il giorno seguente: probabilmente stava studiando nel suo appartamento a Venezia, preparando l'esame dell'indomani.
L'aveva visto giusto il giorno prima, e il giorno prima ancora, prima che ripartisse. In quei pochi minuti in cui erano rimasti da soli, senza la presenza di Giulia, Filippo, Alessio e Pietro, avevano parlato, anche se non quanto come quando stavano insieme. L'imbarazzo era ancora forte, e i sensi di colpa altrettanto.
And our time apart, like knives in my heart
How could anyone ask for more?
(Nickelback - "Trying not to love you")*
*il copyright delle canzoni appartengono esclusivamente ai rispettivi cantanti e autori.
NOTE DELLE AUTRICI
Alla fine abbiamo avuto la risposta che attendavamo: sembra che la serata abbia decisamente avuto esito positivo! La mattina dopo, però, Caterina sembra essere di nuovo sola, appena sveglia e a ripensare a momenti che hanno caratterizzato i mesi di stallo tra lei e Nicola ... Sarà davvero da sola? E che altro potrebbe essere successo tra la notte precedente e la mattinata?
Lo scopriremo con l'ultimo aggiornamento di questo capitolo, ancora una volta straordinariamente di lunedì!
Kiara & Greyjoy
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