Capitolo 75 - This is how you fall in love (Pt. 4)

TW// omofobia interiorizzata





L'amore era crudele.

Riaprì la porta della sua stanza con quella consapevolezza a fargli compagnia.

Era passata più di un'ora da quando si era rinchiuso lì dentro; Pietro rimase per qualche attimo fermo sulla soglia della camera, chiedendosi se avesse gli occhi rossi o il volto così tramortito da non lasciare dubbi sul fatto di aver pianto per la maggior parte del tempo.

Aveva soffocato i singhiozzi sprofondando nel cuscino, bagnandolo di lacrime salate e mordendolo per costringersi a non farsi sentire. Fortunatamente Alessio l'aveva lasciato stare in fretta: dopo aver bussato ancora un paio di volte aveva rinunciato. Si era allontanato, e in quel momento Pietro aveva sentito come qualcosa incrinarsi dentro di lui: in un certo senso si stava allontanando da lui non solo fisicamente, ma in ogni senso possibile.

E lui non avrebbe fatto nulla per impedirglielo.

Pietro prese un respiro profondo, mordendosi il labbro inferiore: era consapevole di non essere ancora pronto per rivedere Alessio quella sera, ma non poteva nemmeno evitarlo ulteriormente. Immaginava già come potesse essere preoccupato, e combattuto nell'insistere ancora nel chiedergli che gli fosse successo.

Fece un passo in avanti, seguito da pochi altri. La luce della cucina era accesa, segno evidente che Alessio doveva essere lì, e non nella sua camera: ancora pochi passi e si sarebbe trovato addosso gli occhi azzurri e apprensivi di colui che, pur inconsapevolmente, era la reale causa di tutto quel suo malessere.

Pietro barcollò un po', nel compiere gli ultimi passi che lo separavano dalla cucina; non era nemmeno riuscito a trovare una scusa decente per giustificare quel suo comportamento, e a quel punto poteva solamente sperare che Alessio si fosse messo l'anima in pace, e che non insistesse di nuovo nel volere sapere cosa gli stesse capitando.

Arrivò sulla soglia della cucina, e in meno di un attimo individuò la figura di Alessio: se ne stava in piedi, la fronte corrucciata e lo sguardo pensieroso, intento a prendere da un cassetto la tovaglia da mettere sul tavolo per la cena. Doveva aver sentito la porta della camera di Pietro aprirsi, e poi i suoi passi, perché non parve affatto sorpreso nel vederlo lì, di nuovo fermo sulla soglia. Sembrava solamente impensierito, rabbuiato in volto e forse indeciso sul da farsi.

-Che preferisci per cena?-.

Alessio fu di nuovo il primo a parlare dopo diversi attimi di silenzio, e Pietro rimase inizialmente interdetto: sembrava una domanda buttata lì, come se la situazione fosse stata una delle più banali e normali possibili. Sembrava quasi che un'ora prima non fosse successo nulla, anche se lo sguardo di Alessio tradiva ancora una certa inquietudine.

Pietro si sentì sollevato: se quello di Alessio era un tentativo per lasciarsi tutto alle spalle, e fare finta di nulla, gli andava bene così. Doveva aver capito da solo che insistere non lo avrebbe portato ad alcuna risposta da parte sua.

-Per me è lo stesso- borbottò finalmente Pietro, con voce rauca, avanzando a passi lenti verso l'interno della cucina ma mantenendosi a una certa distanza dall'altro – Decidi tu cosa, e poi cucino io-.

Aveva parlato nel modo più indifferente possibile, senza trovare il coraggio per ricambiare lo sguardo di Alessio, che l'aveva seguito senza staccare gli occhi da lui nemmeno per un attimo.

Pietro aprì la credenza, prendendo un bicchiere da poter riempire con un po' d'acqua fresca: sentiva la gola tremendamente secca, e voleva togliersi il sapore salato delle lacrime dalle labbra. Fece per afferrare la bottiglia dell'acqua accanto al rubinetto, e in quel momento vide con la coda dell'occhio che Alessio si era fatto maledettamente vicino.

Si girò verso di lui, curioso e incapace di capire cosa volesse fare: non voleva contatti fisici con lui, non in quel momento. Voleva essere solo lasciato in pace, eppure non si divincolò, né fece nulla per evitare che Alessio gli passasse un braccio attorno alle spalle, cingendolo in un timido ed alquanto impacciato abbraccio. Lo sentì appoggiare il mento sulla sua spalla, e Pietro si costrinse a rimanere immobile, lo sguardo avanti ed abbassato, deciso a non voltarsi indietro per non ritrovarsi troppo vicino alle labbra di Alessio.

"Perché non puoi essere una ragazza?".

-Se è successo qualcosa me lo puoi dire, se vuoi- la voce di Alessio era appena udibile anche a quella distanza, delicata e gentile come poche volte Pietro l'aveva sentita – Forse prima o poi ne vorrai parlare. Ci sono anche io per te-.

Pietro dovette lottare contro se stesso per non voltarsi verso l'altro. Avrebbe voluto ricambiare l'abbraccio di Alessio, dirgli che gli dispiaceva per come l'aveva trattato, dirgli che fino a quando lui gli sarebbe stato vicino sarebbe potuto andare tutto bene, che forse la sua presenza avrebbe potuto anche rendere più sopportabile il ribrezzo che provava per sé. Non riuscì ad articolare nessuno di quei pensieri, rimanendosene in un silenzio che sembrava poter parlare più di qualsiasi frase o parola.

"Sarebbe tutto più facile se lo fossi".

Lasciò che Alessio lo abbracciasse, con la consapevolezza che quei gesti d'affetto sarebbero stati il massimo che avrebbe potuto ottenere da lui.

Gli sembrava di essere precipitato in un inferno, dal quale non sarebbe riuscito a liberarsi per molto tempo.

Deliver me

Oh, deliver me

Won't you deliver me?*

*

Sin da quando aveva aperto gli occhi quella mattina, Pietro aveva pensato che quella fosse la giornata ideale per restarsene a poltrire in spiaggia. Era una giornata abbastanza ventilata ma faceva caldo ugualmente, anche non in maniera esagerata nonostante fosse solo il 6 di settembre. Gli sarebbe bastato prendere un traghetto, arrivare al Lido veneziano, affittare un ombrellone e buttarsi a capofitto su una sdraio. Dormire, abbronzarsi, restarsene lì senza pensieri.

Avrebbe potuto farlo benissimo, ma per quella giornata i piani sembravano dover andare in tutt'altro modo.

Il fatto che Alice fosse partita giusto una settimana prima per l'Inghilterra, dove sarebbe rimasta altri dieci giorni, non avrebbe cambiato poi molto a Pietro. Non gli avrebbe cambiato nulla neanche il fatto che in quel periodo Filippo si fosse ripromesso di passare praticamente tutti i giorni da Giulia, a Borgovento, o che Nicola continuasse a vedersi con Caterina, offrendosi volontario per aiutarla a sistemare l'appartamento a Venezia prima dell'inizio dell'anno accademico. No, davvero, non gli sarebbe cambiato davvero niente, se non fosse che già da qualche giorno Alessio aveva cominciato a prendere in considerazione l'idea di fare una scampagnata da qualche parte, prima di rimettere mano ai libri, e non trovando nessun altro da bersagliare con quella proposta se non lui – visto che nessun altro era disponibile a fargli compagnia, ovviamente, la scelta era ricaduta sull'unico che non aveva altri impegni.

Pietro non sapeva perché gli fosse venuta in mente l'idea di un'escursione ad Asiago. Alessio non gli era mai sembrato il tipo da montagna. Mai nominata, mai espresso il desiderio di andarci, eppure eccolo lì a buttargli l'amo praticamente ogni giorno da una settimana a quella parte. Aveva insistito ugualmente per organizzare quell'uscita.

Pietro aveva accettato perché una parte di sé agognava un viaggio da soli loro due come nessun altra cosa. Ciò non toglieva il fatto che si sarebbero trovati da soli, per tutto il giorno, e che ciò lo spaventava altrettanto a morte.

Sarebbe stato diverso da quando erano a casa, insieme: almeno, lì, poteva cercare rifugio in un'altra stanza, o rinchiudersi direttamente nella sua camera con una qualsiasi scusa.

"E forse sarebbe stato meglio così".

-Pronto per la partenza?-.

Pietro fu costretto a scrollarsi di dosso quei pensieri quando lo raggiunse la voce di Alessio. Erano appena usciti di casa, zaini sulle spalle, diretti a piedi verso la zona della stazione di Santa Lucia, dove lì vicino avrebbero recuperato un'auto a noleggio. Anche quella era stata un'idea di Alessio, e Pietro non aveva avuto nulla da obiettare – forse perché si era tenuto parecchio in disparte anche nell'organizzare quel viaggio.

Impossibilità di scappare dal finestrino dell'auto o di far perdere le sue tracce in giro per Asiago: cominciava ad abituarsi a quella consapevolezza che ormai aveva da giorni, a tal punto che cominciava quasi a considerarsi tranquillo di fronte alla prospettiva di quel sabato – anche se continuava ad essere dell'idea che il mare, anziché la noiosa montagna, gli avrebbe reso più facile accettare il tutto.

-Chiedimelo quando avremo recuperato l'auto- bofonchiò Pietro, gli occhiali da sole calati a proteggergli gli occhi. Udì la risata sommessa di Alessio, e il suo cuore fece un tuffo.

Gli bastò quello per ricordare che, nonostante tutto, sarebbe stato comunque tempo passato insieme a lui. Poteva avere l'illusione, almeno durante quella giornata, di poterlo avere totalmente per sé, senza doverne rendere conto a nessuno, forse anche senza dover pensare a tutta la vergogna che provava per se stesso.

Arrivarono alla meta in meno tempo del previsto: recuperarono l'auto noleggiata, Alessio pagò, e ci si avviarono in silenzio.

Pietro si costrinse costretto a sedersi al posto dell'accompagnatore. Quando si azzardò a lanciare un'occhiata all'altro, Alessio sembrava così contento che quasi Pietro si sentì quasi colpevole nell'aver pensato a quanto potesse essere una pessima idea: Alessio ne era entusiasta, e si vedeva. Sembrava tenerci particolarmente a quella scampagnata, per ragioni che a Pietro continuavano a sfuggire.

-Non sono ancora riuscito a capire cosa tu ci trovi di così fantastico in Asiago, comunque- si lasciò scappare, cercando di non incrociare lo sguardo di Alessio, con la scusa di dover buttare nel sedile posteriore lo zaino con le scorte che sarebbero servite loro durante la giornata.

Gli risultava ancora fin troppo difficile rivolgersi normalmente ad Alessio. Non riusciva ancora a cercare quegli occhi azzurri quando gli parlava, troppo timoroso che l'altro potesse leggere negli occhi di Pietro ciò che si era accorto di provare per lui.

La mancanza di quel contatto tra di loro gli aveva fatto crescere dentro una nostalgia che, a tratti, si faceva sentire più di qualsiasi altra cosa.

-Mi mette allegria- rispose semplicemente Alessio, con tono vivace, mentre accendeva il motore, girando la chiave – E poi è anche per cambiare. Andiamo sempre negli stessi posti ... Facciamoci un'ora e mezza di strada, e andiamo da un'altra parte, no? Che sarà mai-.

-Ai vostri ordini, maestà- disse ironicamente Pietro, ottenendo così una leggera pacca sulla gamba dall'altro. A quel contatto, anche se durò pochi secondi, sentì salire dei brividi lungo la schiena, mentre il punto in cui la sua mano lo aveva toccato sembrava aver preso fuoco.

Pietro respirò a fondo, cercando di dissimulare quell'effetto che gli aveva causato Alessio: ormai si stava abituando a fare finta di niente quando l'altro lo toccava, o lo guardava troppo, anche se ogni volta stava diventando sempre più difficile ignorare le reazione del suo corpo e della sua mente.

Cercò di distogliersi da quei pensieri: se già appena partiti cominciava ad avere problemi, non osava pensare cosa sarebbe potuto succedere prima di sera.

Quando giunsero quasi all'autostrada, Pietro già sentiva la testa girare. Non aveva dormito molto la notte precedente, ed ora, tra il rombo del motore e la guida tranquilla di Alessio, cominciava ad essere provato dalle ore di sonno perse. Cercò di non lasciare che le palpebre si chiudessero, nonostante la loro pesantezza si facesse sempre più grande ed evidente. Stava facendo sempre più fatica a rimanere sveglio, mentre i pensieri di facevano più confusi, meno razionali.

Non voleva addormentarsi, non lì con Alessio, ma dovette cedere non molto tempo dopo, quando, dopo aver chiuso gli occhi pensando di tenerli così solo per pochi secondi, quelli non divennero parecchi minuti, mentre il rumore dell'auto si faceva sempre più distante e sfumato.











*il copyright della canzone (Sarah Brightman - "Deliver Me") appartiene esclusivamente alla cantante e ai suoi autori.

NOTE DELLE AUTRICI

Innanzitutto vogliamo augurare un buon Pride month a tutti (ma soprattutto a Pietro che ha avuto la sua personale illuminazione, e ovviamente anche ad Alessio) 🏳️‍🌈!

Abbiamo proseguito con la scoperta della realizzazione di Pietro, e il suo conseguente stato d'animo non molto tranquillo ... Di nuovo Alessio prova a capire cosa possa avere e a fargli sapere che, se mai vorrà parlarne, lui c'è, ma è altrettanto ovvio che Pietro non possa dirgli granchè.

E poi c'è un salto temporale con la seconda parte dell'aggiornamento: è passato infatti un mese, e sebbene siano passate alcune settimane e la situazione si sia un po' assestata, Pietro non sembra ancora passarsela bene: tra la non accettazione per se stesso e i contemporanei sogni di felicità con Alessio, le cose sono piuttosto complicate. Chissà come potrà andare durante il viaggio e la gita ad Asiago che li attende ... Secondo voi potrebbe succedere qualcosa?

Lo scopriremo venerdì con il finale di capitolo!

Kiara & Greyjoy

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