Capitolo 75 - This is how you fall in love (Pt. 3)

TW//omofobia interiorizzata



Deliver me, loving and caring

Deliver me, giving and sharing

Deliver me, the cross that I'm bearing*

Quei sogni erano diventati una dolce tortura: erano l'unica realtà in cui poteva immaginare senza sentirsi disgustato da se stesso di poter vivere Alessio al di là dell'amicizia che c'era tra di loro, ed era anche una realtà che non sarebbe mai diventata tangibile, non nel mondo reale.

Poteva anche fare a meno di domandarsi cosa significassero quei sogni, se tanto sarebbero sempre rimasti solo tali.

Dopo aver bevuto un bicchiere d'acqua tutto d'un fiato, Pietro rimase per un po' in piedi, appoggiato al tavolo della cucina. Fu in quel momento di apparente quiete che sentì la porta d'ingresso aprirsi, udendo due voci parlare allegramente tra di loro: non gli ci volle molto per riconoscere quella di Alessio, e non aveva dubbi che l'altra voce femminile, sebbene sconosciuta, fosse di Alice.

Pietro si bloccò sul posto, raggelato e incapace di compiere qualsiasi movimento: la porta non venne richiusa, e sperò che si fossero fermati sulla soglia per un ultimo saluto. Non aveva la minima voglia di conoscere Alice in quel momento, e sapeva di certo che, se Alessio gliel'avesse presentata, non sarebbe minimamente riuscito a nascondere il malumore e il livore che provava verso di lei.

"Sei un idiota".

Sbuffò tra sé e sé, adirato con se stesso. Non conosceva davvero Alice, non davvero per poter dire che persona era, visto che l'aveva unicamente vista di sfuggita solamente alcune volte più di sei mesi prima. Non poteva giudicarla in base a quello.

Pietro azzardò qualche passo, muovendosi con movimenti felpati, verso l'ingresso: non riusciva a sentire che si stavano dicendo, e probabilmente nemmeno voleva saperlo davvero. Si mosse comunque, sperando che nessuno dei due captasse i suoi passi, e sperando di non farsi vedere.

Si avvicinò lentamente, sporgendo appena il viso oltre l'angolo del muro: Alessio era di spalle, appoggiato alla porta ancora aperta. Anche se non poteva vederlo in volto, Pietro era sicuro che stesse sorridendo allegro. Di fronte a lui, nascosta in parte dalla figura di Alessio, riconobbe Alice: non ricordava quasi più i tratti precisi del viso delicato, ma era comunque facile poterla identificare nella figura dai capelli rossi e dal corpo magro che gli si presentava davanti agli occhi. Era bella, lo doveva ammettere. Lo era nei tratti eleganti e fini, come quelli di un'aristocratica inglese. Anche il sorriso era armonioso, ed era un sorriso che raggiungeva anche gli occhi verdi dal vago tratto orientale.

In un certo senso, Alice gli ricordava un po' Alessio, l'Alessio di quando si erano conosciuti. Gli ricordava il sorriso vivace che aveva anche lui, stampato sulle labbra e che gli illuminava gli occhi chiari, la stessa bellezza delicata e fresca. E il sorriso sincero di Alice, allo stesso modo, gli faceva percepire calore. Probabilmente, se l'avesse conosciuta in una qualche altra maniera, gli avrebbe anche ispirato simpatia.

La stessa simpatia che non poteva accordarle in quel momento, quando la vide sporgersi verso Alessio e lasciargli un bacio a fior di labbra. Vide con la coda dell'occhio Alessio trattenerla a sé, cingendole i fianchi, probabilmente per baciarla di nuovo ed approfondire quel contatto.

Sentì qualcosa crescere dentro di lui, qualcosa che gli teneva stretto il petto e lo faceva bruciare d'invidia. Pietro non attese oltre: percorse il corridoio in fretta a ritroso, non facendo più attenzione al rumore dei suoi passi, allontanandosi il più possibile dal punto in cui era rimasto fermo per quei lunghi secondi.

Avrebbe voluto tirare un pugno contro la parete, urlare per sfogarsi, e buttarsi di nuovo sul letto, lasciando scivolare le lacrime di esasperazione e rabbia verso se stesso.

Respirò a fondo, fermandosi appena fuori dalla sua camera, cercando di calmarsi; ascoltò distrattamente le voci di Alessio e di Alice provenire dall'ingresso, fino a quando non calò il silenzio, interrotto solamente dal chiudersi della porta d'entrata. Tirò un sospiro di sollievo, pensando che Alice doveva essersene finalmente andata via.

Eppure la consolazione fu fugace: si sarebbe ritrovato Alessio davanti in meno di due minuti, e sapeva già che non sarebbe stato in grado nemmeno di guardarlo in faccia.

Prima che Alessio potesse anche solo vederlo, nell'imboccare il corridoio, Pietro si infilò velocemente nel bagno, richiudendosi a chiave lì dentro.

Il silenzio che lo avvolse lo fece sentire al sicuro, la solitudine una vecchia compagna che non gli avrebbe chiesto spiegazioni per ciò che gli stava succedendo – al contrario di come sarebbe successo se avesse incrociato Alessio.

Aveva bisogno di una doccia, di sentire l'acqua fresca sul corpo, per cercare di scacciare almeno in parte i pensieri che gli riempivano la mente, per distrarsi da ciò che stava rifuggendo per l'ennesima volta. Mentre si spogliava velocemente, i gesti nervosi e bruschi, Pietro ascoltò i passi di Alessio dall'altra parte della porta: doveva essere appena entrato nella sua stanza, accanto al bagno.

Li ignorò, cercò di tenere lontani i pensieri che tentavano di affluirgli nella mente mentre si infilava nella doccia, aprendo il getto d'acqua tiepida: si rilassò solo un po', mentre le gocce d'acqua gli scorrevano addosso, lasciandogli anche i capelli umidi e appiccicati alla fronte.

Tenere gli occhi chiusi, le palpebre abbassate, non gli impediva di rivedere nella sua mente l'immagine del bacio tra Alice ed Alessio. Si sforzava di non sovrapporre all'immagine di Alice l'immagine di sé, ma ogni tentativo gli stava risultando vano.

Sospirò forte, di nuovo teso e in collera con se stesso, perché non poteva essere colpa di nessun altro se non sua quella di ritrovarsi nelle situazioni peggiori, in cui pur sforzandosi non riusciva a trovare una via d'uscita. Era in un labirinto in cui non riusciva ad orientarsi e a districarsi.

Pietro si scostò i capelli bagnati dal viso, lo sguardo vacuo perso davanti a sé; gli tornarono in mente tutte le volte in cui Giulia e Caterina l'avevano preso in giro bonariamente, con le loro battute ed allusioni sul suo rapporto con Alessio. Era quasi ironico che forse, in fondo, quelle burle scherzose non fossero andate poi così distanti dalla realtà in cui si trovava ora.

Era un destino, ne era certo, che era toccato solo a lui.

Era solo lui a dover fare i conti con quei sogni, a cercare di reprimere sentimenti che ancora faticava a comprendere.

Era solamente lui a struggersi per qualcosa che non avrebbe portato a nulla di buono e a nulla di vero.

Ed era sempre lui, di questo ne era sicuro, che aveva cercato di negare fino all'ultimo ciò che era successo, qualcosa che non avrebbe mai creduto possibile – almeno prima di Alessio.

Non poteva più scappare dall'evidenza, perché anche se credeva di non essere mai stato innamorato sinceramente in vita sua sapeva, in cuor suo, che stavolta era successo davvero. Non c'era più solo amicizia, quello era un confine che aveva già oltrepassato da chissà quanto tempo, quando ancora non se ne rendeva conto, quando ancora si confondeva e cercava di ripetersi che era tutto nella norma.

Non aveva nemmeno idea di quando fosse davvero iniziato tutto quello. Era stato qualcosa che era cresciuto in lui pian piano, quasi impercettibilmente. Non ricordava nemmeno quando aveva cominciato esattamente ad avere delle certezze maggiori riguardo a ciò che provava: forse era stato quando aveva iniziato a provare quella gelosia e quell'ostilità verso Alice, o forse quando aveva iniziato a chiedersi come sarebbe stato baciare Alessio, stare con lui non solo come amico.

Forse non era per nessuno di quei motivi, o forse per tutti, ma non gli importava davvero.

L'unica cosa che gli importava, e che sapeva, era che essersi innamorato di Alessio era il più grande passo falso che avesse mai fatto in tutta la sua vita, perché Alessio era un ragazzo, esattamente come lo era lui.

Forse quella era la cosa che più lo destabilizzava – ancora più che pensare che la persona in questione fosse proprio Alessio-, perché non si era mai posto in vita sua l'interrogativo che potesse essere un ragazzo a suscitargli emozioni del genere.

Era qualcosa di più grande di lui, che non sapeva gestire, che neanche riusciva a chiamare con il suo nome qualunque esso fosse.

Era un vicolo cieco in cui si ritrovava da solo, e in cui sarebbe sempre stato solo.

Forse in fondo ancora una parte di sé sperava di essersi sbagliata, che quello non fosse davvero amore – anche quando nemmeno se la riusciva ad immaginare la sua vita senza Alessio.

Non  poteva fare niente, se non provare a reprimere tutto ciò che aveva dentro di sé.

Pietro sbuffò, mollando un pungo contro la parere di piastrelle: non fu forte, anche se sentì dolore alle nocche. Il dolore gli percorse la mano fino al braccio, facendogli strizzare gli occhi, le labbra chiuse in un tacito imprecare,  mentre si sentiva vacillare sempre di più.

All of my life I was in hiding

Wishing there was someone just like you

Now that you're here, now that I found you

I know that you're the one that pulls me through*

-Pietro? Va tutto bene?-.

La voce di Alessio lo raggiunse pochi attimi dopo, da dietro la porta chiusa del bagno: doveva aver sentito il suo pugno contro la parete, ed essersi allarmato. Sentire la sua voce in quel momento, però, fu un po' come ricevere un pugno in faccia lui stesso.

-Sto bene!- Pietro sbottò con irruenza.

Aveva lasciato trapelare tutto il nervosismo che ancora si teneva dentro, e sperava solamente che Alessio non ci desse troppa importanza. Non lo sentì rispondere alcunché, né si fermò per ascoltare se si fosse allontanato dalla porta; se ne uscì velocemente dalla doccia, trattenendo a stento le lacrime di rabbia che ancora premevano agli angoli degli occhi.

Si sentiva così stupido, in quel momento, e così solo che non riusciva nemmeno a sopportare il suono della voce di Alessio. Non voleva vederlo, sapendo che una volta uscito da lì non sarebbe più potuto scappare, non voleva aprire la porta per uscire e trovarselo davanti.

Si asciugò in fretta, e con gli stessi movimenti repentini si rivestì. Prese un respiro profondo, prima di afferrare la maniglia della porta e abbassarla, rimanendo per i primi secondi stupito e innervosito nello scoprire che Alessio non si era mosso di un solo passo: gli era di fronte, in quel momento, lo sguardo interrogativo e come in attesa di una spiegazione migliore da parte di Pietro.

Doveva aver fatto caso al suo sguardo torvo e per nulla conciliante. Pietro lo vide abbassare per un attimo gli occhi, prima di prendere parola ancora una volta, per nulla convinto:

-Ehi, sei sicuro di stare bene? Ho sentito dei rumori ... -.

-Non ho niente- Pietro si trattenne a stento dall'alzare la voce, oltrepassando Alessio con rapidi passi e raggiungendo così la sua camera – Quanto ti ci vuole a capire che non ho niente?-.

Prima che Alessio potesse anche solo pensare di rispondergli, sbatté la porta dietro di sé, richiudendola con un tonfo sordo. Si buttò sul letto ancora sfatto, il groppo in gola sempre più fastidioso e impossibile da ignorare.

-Sì, come no, stai proprio benissimo!- Alessio sembrava ancora non voler demordere: aveva alzato la voce a sua volta, più per voler farsi sentire al di là della porta chiusa, che non per la rabbia – Si può sapere che ti è preso?-.

"Tu".

Pietro non rispose, rimanendosene in silenzio: non voleva parlare con la voce spezzata, né tantomeno voleva parlare di ciò che realmente lo stava pian piano uccidendo. Non riusciva nemmeno ad immaginarsela, la faccia di Alessio, se gli avesse raccontato tutto quel gli stava passando per la testa: probabilmente, in un caso simile, sarebbe anche stata l'ultima volta che avrebbe potuto rivedere il suo viso.

Nascose la faccia sul cuscino, in un pianto silenzioso.

Avrebbe voluto urlare, ma poteva farlo solo dentro di sé.











*il copyright della canzone (Sarah Brightman - "Deliver Me") appartiene esclusivamente alla cantante e ai suoi autori.

NOTE DELLE AUTRICI

Non che con un titolo del genere ci fossero ormai molti dubbi (ma c'era davvero qualcuno che non l'aveva ancora capito, a parte Pietro e Alessio?😂), però ora è del tutto ufficiale, e ci è voluto molto tempo e molta fatica, ma Pietro ha finalmente capito e dato una spiegazione a tutto. La consapevolezza dei sentimenti romantici che prova per Alessio non è facile da accettare, e non a caso emerge una certa repulsione per se stesso. Omofobia interiorizzata e paura di essere rifiutato: un mix tutt'altro che semplice da affrontare!

Alessio stesso nota l'agitazione di Pietro, ma ovviamente dall'altro non arriva alcuna risposta... Ma finalmente abbiamo avuto la conferma noi, e ora lo possiamo dire: Pietro è decisamente innamorato!

Ve l'aspettavate? E come si evolverà la situazione?

A mercoledì prossimo con un nuovo aggiornamento!

Kiara & Greyjoy

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