Capitolo 74 - Yesterday's fears haven't gone away (Pt. 3)

Si lasciò andare contro la testiera, chiudendo gli occhi per un attimo: sentiva la testa pulsare, il mal di testa che cominciava a farsi fastidioso. In quel momento avrebbe solamente voluto dormire, dormire e dimenticare tutto, non parlare di nient'altro. Eppure, allo stesso tempo, non riusciva a trovare la forza per chiedere a Pietro di lasciarlo solo – non voleva che lo lasciasse solo. Sentiva lo sguardo dei suoi occhi neri su di sé, e rimase in attesa che fosse lui a parlare di nuovo.

-Forse non si rende del tutto conto dell'errore enorme che farebbe, continuando così- replicò infine Pietro, la mano che ora accarezzava il braccio dell'altro.

-Credo che lo sappia, ma semplicemente non gliele freghi nulla- Alessio riaprì lentamente gli occhi, con fare stanco – È sempre stato così, non cambierà ora di punto in bianco-.

"O forse gliene importerà tra qualche anno".

Alessio si immaginò una volta laureato, quando finalmente avrebbe potuto buttarsi a capofitto nel cercare un lavoro che gli permettesse di guadagnare a sufficienza per poi spiccare il volo. Sarebbe stato curioso di vedere la faccia di suo padre quando quel giorno sarebbe arrivato, e avrebbe dovuto guardarsi le spalle dalla carriera che Alessio si sarebbe costruito. Avrebbe volentieri usato tutto il suo sangue e il suo sudore e le sue lacrime pur di arrivare a quel giorno.

-Allora una cosa in comune l'avete: siete testardi uguali- Pietro sbuffò piano, dolcemente, sorridendo e arrossendo lievemente nel ricevere uno sguardo torvo da Alessio, ritornato alla realtà di quel momento:

-Lo prenderò come un complimento. Sono troppo stanco per prenderti a pugni- ironizzò, borbottando.

Però su un punto Pietro aveva ragione: era testardo. Suo padre se ne sarebbe reso conto, prima o poi.

Nonostante le parole fintamente minacciose che gli aveva appena rivolto, Pietro rise a sua volta, e Alessio fu sicuro di vederlo leggermente in imbarazzo: aveva scostato lo sguardo, e non gli erano sfuggite le sue gote imporporate. Ad Alessio venne quasi da ridere nel vederlo in quello stato, ma più che una risata proruppe in un sorriso.

-Vedi che alla fine sono riuscito a farti sorridere almeno un po'?- Pietro si schiarì la voce, parlando con delicatezza. Sembrava vulnerabile anche lui, in quel momento, per ragioni che Alessio non riuscì a tradurre in pensieri razionali.

In quell'istante erano solo due ragazzi dall'aria un po' triste che stavano cercando di farsi forza l'un l'altro.

Alessio si sporse verso di lui in un secondo dettato dall'istinto, avvicinandoglisi. Pietro sembrava ancora in difficoltà, ma in quel momento non gliene importò molto: aveva solamente il bisogno di sentire la vicinanza di qualcuno a cui teneva, e fu quasi naturale per lui buttare le braccia al collo di Pietro per abbracciarlo.

Di abbracci tra di loro non ce n'erano mai stati tanti, ma tutti erano stati più che sentiti: Alessio riuscì a sentirsi meno solo e un po' più compreso, nel momento in cui appoggiò la fronte tra la spalla e il collo dell'altro.

-Grazie per esserci-.

Avvertì Pietro ricambiare immediatamente la stretta. Era sicuro che, se avesse alzato lo sguardo, lo avrebbe trovato ancor più rosso in viso di prima, ma sorridente e con lo stesso sguardo scuro e malinconico di sempre.

-Lo sai che se vuoi parlare, di qualsiasi cosa, io ci sono-.

Alessio rispose a quelle parole annuendo. Sentì Pietro rabbrividire, e non poté fare a meno di chiedersi, anche se per un secondo, a cosa fosse dovuta quella reazione. Scacciò quel pensiero subito dopo, limitandosi a godere di quella sensazione di pace e silenzio che quell'abbraccio gli stava offrendo.

Passarono diversi secondi prima che Pietro si schiarisse di nuovo la gola per parlare:

-Ti va di fare qualcosa?-.

A quella domanda, Alessio sciolse un po' l'abbraccio ed alzò gli occhi verso l'altro, la fronte aggrottata:

-Tipo?-.

Pietro alzò le spalle, rosso in viso:

-Non lo so- iniziò a dire, incerto – Guardare un film? Qualsiasi cosa purché non te ne resti ancora rinchiuso qui dentro da solo-.

Alessio annuì, la voglia di rimanere a dormire da solo in quella stanza che pian piano si attenuava. La proposta di Pietro poteva essere nulla di mirabolante o di particolare, ma poteva bastargli per lasciarsi convincere.

-Potremmo andare avanti con i tuoi film da nerd- Alessio lo disse ridacchiando, guadagnandosi un'occhiataccia.

-Film da nerd che però ti piacciono, Lentiggini-.

Alessio rise, prese in contropiede: era da un po' di tempo che Pietro aveva smesso di chiamarlo con quel nomignolo stupido. E lo era a tutti gli effetti, un nomignolo stupido, ma si rese conto che gli era mancato.

-Può darsi- disse con vaghezza, trattenendo a stento un'altra risata.

Pietro scosse il capo, prima di alzarsi dal letto:

-Vado a prendere il computer-.

Alessio lo guardò allontanarsi, un senso di vuoto che lo avvolse nonostante la consapevolezza che Pietro sarebbe tornato entro un minuto. Ma forse sarebbe stato sempre il suo destino sentirsi così nelle situazioni più disparate: vuoto, nonostante non fosse solo.





-Ha ucciso ottanta persone in due giorni-.

-È adottato-.

Pietro sorrise tra sé e sé quando avvertì Alessio ridere sommessamente a quello scambio di battute tra Vedova Nera e Thor. Le immagini di Avengers stavano scorrendo ormai da un'ora sullo schermo del suo portatile, quando ormai il pomeriggio stava lasciando posto alla sera.

Il letto di Alessio li stava accogliendo entrambi, lunghi distesi fianco a fianco con il pc lasciato in fondo al materasso, il volume alzato a sufficienza per non dover tirare le orecchie per sforzarsi di capire bene.

Pietro stava seguendo il film in maniera distratta, forse perché l'aveva già rivisto diverse volte, forse perché la sua attenzione era più rivolta ad Alessio e alle sue reazioni, alle sue risate sommesse nei momenti comici, e alle sue esclamazioni sorprese quando avveniva un qualche colpo di scena. Era stato parecchio silenzioso, a parte in quelle occasioni, ma a Pietro andava bene così: gli bastava sapere che, almeno in parte, stesse riuscendo a distrarsi.

In quel momento gli pareva quasi facile riuscire a prendersi cura di Alessio. Erano mesi che non condividevano delle ore così tranquille insieme, senza quel sottofondo di tensione reciproca che Pietro avvertiva in continuazione.

Avrebbe desiderato che potesse essere sempre così tra loro: semplice. Se Alessio gli avesse chiesto di rimanere accanto a lui ancora un po' – o forse anche per sempre-, lui non avrebbe esitato a dirgli di sì.

Quando avvertì una mano di Alessio sfiorargli un fianco, probabilmente inavvertitamente, Pietro si bloccò rigido. Gli lanciò un'occhiata di sottecchi, ma il viso di Alessio non tradiva alcuna agitazione: si era semplicemente un po' mosso sul letto, cambiando leggermente posizione per trovarne una evidentemente più comoda. Doveva averlo sfiorato per sbaglio, probabilmente nemmeno accorgendosene.

Se ne era accorto solo lui, perché era bastato quel minimo tocco a fargli partire una scarica elettrica in tutto il corpo, a catalizzare la sua attenzione sull'altro steso al suo fianco.

Rimase immobile, il respiro lievemente accelerato, oscillante tra la speranza di un nuovo contatto, un altro leggero sfioramento, e la paura che avvenisse di nuovo, il timore che sorgeva dal desiderarlo in maniera così profonda.

Pietro scosse il capo, cercando di prendere respiri profondi per calmare il proprio cuore e i propri pensieri. Alessio sembrava non essersi accorto nemmeno di quel cambiamento, o se lo aveva fatto non pareva intenzionato a chiedergli nulla. Pietro gliene fu grato: non aveva idea di quale giustificazione avrebbe mai potuto dargli nel caso glielo avesse chiesto.

E non aveva idea neanche di cosa poter raccontare a se stesso per continuare a negare quel che gli stava accadendo. Sapeva solo che, prima o poi, il giorno in cui non avrebbe più potuto soffocare tutto sarebbe arrivato, e non sarebbe stato così semplice come gli faceva comodo credere.








NOTE DELLE AUTRICI

Breve finale del capitolo, ma che lascia ugualmente aperta la strada a molte vie: Alessio sembra stare meglio solo in maniera superficiale, mentre Pietro sembra sempre più consapevole di cosa lo agita... Lo sarà davvero? E che accadrà nel prossimo capitolo?

E a proposito dei prossimi appuntamenti, preparatevi psicologicamente perchè gli ultimi 4 capitoli saranno piuttosto intensi!

A venerdì con la prima parte del 75!

Kiara & Greyjoy

PS: piccola comunicazione di passaggio: dalla prossima settimana inizieremo a lavorare entrambe (tempismo combinato pure in quello 😂). Dovremmo riuscire a mantenere il ritmo senza troppi problemi, ma in caso di ritardi sappiate che probabilmente sarà a causa degli impegni lavorativi.

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