Capitolo 72 - If today was your last day (Pt. 2)

-Riuscivamo perfino a perderci in questa scuola, all'epoca- Caterina rise appena, scuotendo il capo divertita – Ora potremmo percorrere questi corridoi ad occhi chiusi-.

Giulia e Valerio non erano, ovviamente, gli unici che aveva conosciuto in quei primi giorni di scuola. Ci aveva messo un po' ad abituarsi a quella nuova routine, a quell'ambiente che ora sembrava così tanto famigliare.

Dopo i primi mesi passati al Virgilio, era riuscita a trovare i propri riferimenti e i punti fermi su cui appoggiare la propria quotidianità.

Era successo così anche con Nicola.

Would you live each moment like your last?

Leave old pictures in the past

Donate every dime you have

If today was your last day


Stava cominciando ad abituarsi lentamente a quella nuova vita, a quel nuovo ritmo che il liceo le imponeva già da quei primi mesi. Cominciava persino ad abituarsi agli scomodi viaggi mattutini in corriera, al problema di trovare sempre un posto libero; alla fine non era così male come aveva creduto nei primi giorni.

Ormai conosceva di vista tutti gli studenti del Virgilio che si trovavano alla sua fermata, e quelli che prendevano comunque la sua stessa corriera. Non conosceva i loro nomi, solo i loro visi, ma a Caterina andava bene così. Le andava bene per tutti gli altri, tranne che per uno.

Si era ritrovata a pensarlo in una una mattina invernale qualsiasi, una di quelle mattine di cui non ricordi nulla se non la loro monotonia: la stessa corriera, lo stesso cielo scuro mattutino di Dicembre, lo stesso percorso. La corriera che ripartiva dalla sua fermata, e che si fermava a quella subito dopo, per far salire un'unica persona.

O, per meglio dire, un unico ragazzo.

Caterina non ci aveva fatto caso subito: le prime volte non si era nemmeno girata verso il corridoio, rimanendosene girata verso l'esterno del finestrino, unica fonte di distrazione di quei viaggi di venti minuti. Non ricordava la ragione per cui quella mattina, invece, si era girata, ritrovandosi a seguire i passi lungo il corridoio di un ragazzo che doveva essere poco più alto di lei. Non doveva avere nemmeno tanti anni di più – probabilmente uno, forse due.

Sembrava essere uno dei tanti che salivano su quella corriera ogni giorno, ma dopo quella mattina si era resa sempre più conto che aveva cominciato a non ignorare più ogni volta che la corriera si fermava per farlo salire. In un qualche modo lui era meno invisibile degli altri che affollavano quella corriera.

Le capitava di incrociarlo a scuola, lungo i corridoi, e poi sulla Galliera, nel viaggio di ritorno verso Torre San Donato. Sempre con gli stessi capelli biondi a ricadergli sulla fronte, e il solito sguardo lontano, dalle iridi di un azzurro piuttosto intenso.

Era continuata così per mesi, e Caterina, tra la routine scolastica delle giornate che passavano, aveva cominciato a pensarlo anche quando non lo incrociava nei soliti posti. E per quanto si sforzasse di evitare quei pensieri, cercando di convincersi che fosse un ragazzino uguale a tutti gli altri intorno a lei, non poteva fare a meno di pensare che avrebbe voluto saperne di più su di lui. Quei fili dorati e quello sguardo all'apparenza freddo l'avevano catturata più di quanto non avesse mai creduto.

Caterina si era abituata lentamente a quella nuova vita, a quel nuovo ritmo che il liceo le imponeva già da quei primi mesi, e all'infatuazione per quel solitario ragazzino biondo di cui non sapeva nemmeno il nome.

Non ancora.


Caterina sbuffò nel ricordare quel periodo: era così giovane, e anche in parte piuttosto ingenua ... E anche così affascinata, affascinata da Nicola e da tutto ciò che lui poteva rappresentare. Era stato il primo ragazzo ad aver notato al Virgilio, il primo che aveva davvero catturato la sua curiosità e il suo interesse – e anche a farla soffrire immensamente.

Non ricordava esattamente come aveva scoperto il suo nome. Ricordava solo che c'era riuscita, e che era arrivata al suo numero di telefono, e che avevano cominciato a scriversi, anche se non era durata per troppo tempo – almeno fino a quando non era stato Nicola stesso, nel novembre 2010, a riavvicinarsi a lei.

"La storia continua a ripetersi".

L'unico lato positivo era pensare che ora come ora, le cose tra loro avevano raggiunto un equilibrio tale da poter dire che stavano andando bene. Molto di più di quanto si sarebbe immaginata dopo tutto quel che era successo.

-Andiamo per di qua- Giulia la distrasse, strattonandola appena verso le scalinate che stavano quasi oltrepassando. Salirono i gradini fino ad arrivare al punto dove le due rampe parallele si incrociavano, e da dove si potevano vedere i distributori automatici collocati in basso, di fronte a dove si trovavano in quel momento.

-Qua è dove ci siamo finiti addosso io e Filippo- mormorò Giulia a mezza voce, e per un attimo Caterina credette che avrebbe quasi potuto vederle gli occhi farsi lucidi – Ci sono ricordi legati ad ogni angolo di questa scuola-.

Against the grain should be a way of life

What's worth the prize is always worth the fight

Every second counts 'cause there's no second try

So live like you'll never live it twice

Don't take the free ride in your own life

Era vero, si ritrovò a pensare Caterina. Ed era altrettanto vero quello che Giulia aveva detto di quel punto dove le scale si intersecavano tra loro: ricordava, ora con una punta di divertimento che all'epoca di certo era mancata, il disastro che aveva provocato la totale mancanza d'attenzione di Filippo nello scendere quelle scale. Mancava d'attenzione che aveva avuto non poche conseguenze.

-Sì, quel giorno se lo ricorda bene anche la tua felpa che è finita con una macchia di caffè così- Caterina rise appena, ma si rilassò quando si accorse che anche Giulia stava ridendo.

-L'unica macchia di caffè che si è rivelata utile- disse, scuotendo appena il capo – Ne è valsa la pena. Adesso non avrei Filippo, se non fosse successo-.

Caterina annuì. In fondo erano le coincidenze che a volte muovevano i fili delle vite.


"Adesso non avrei Filippo, se non fosse successo".

Ripensò a quelle parole che aveva pronunciato poco prima, mentre lei e Caterina continuavano a camminare per i corridoi del Virgilio, stavolta al piano di sopra, per qualche ragione a loro oscura decisamente più tranquillo e silenzioso rispetto al pianterreno.

Ripensò a quel giorno di diversi anni prima, a quanto la casualità avesse giocato in loro favore – suo e di Filippo, ma poi anche nei confronti di Caterina e Nicola.

Forse il caso aveva mosso gli eventi già tempo prima. Forse addirittura dalla prima volta che Caterina le aveva parlato di Nicola, proprio in quei corridoi della scuola.

Giulia sospirò profondamente: non avrebbe mai trovato risposte a quei suoi quesiti. Non che importasse più di tanto, non quando i ricordi e ciò che aveva le bastavano ampiamente.


La prima volta che Giulia era stata consapevole di aver puntato lo sguardo su Filippo Barbieri era stata una giornata totalmente comune alle altre. Era il primo sabato di scuola, l'ultimo giorno di quella prima settimana di seconda liceo; lei e Caterina se ne stavano aggirando per i corridoi della scuola, senza una reale meta, con il solo obiettivo di non rimanersene chiuse in classe per i pochi minuti della ricreazione. Era diventata un po' una loro tradizione, quel loro girovagare ad ogni intervallo possibile.

Avevano appena girato l'angolo, arrivate di fronte all'atrio, costeggiando le scalinate ed arrivando infine al piccolo spazio dove vi erano i distributori automatici. C'era confusione: Giulia aveva perso di vista Caterina per alcuni attimi, divise da un gruppetto di ragazzini scalmanati che si erano messi a correre lungo il corridoio.

Aveva cercato di individuare l'altra in mezzo alla gente, senza quasi accorgersi – almeno non subito-, di essere finita a fianco di Filippo, in fila probabilmente per un caffè. Si era ritrovata ad alzare gli occhi per caso, ma trasalì quando si ritrovò ad incrociare un paio d'iridi nocciola per pochi secondi. Era stata una frazione di secondo, eppure a Giulia era parso un tempo molto più lungo, quasi i secondi si fossero dilatati.

Non era la prima volta che lo vedeva: la prima era stato tempo prima, in un giorno d'estate, quando però ancora non sapeva neanche chi fosse lui.

Non ricordava molti particolari di quella giornata di un mese prima, se non che Caterina aveva sbuffato sonoramente quando si era accorta dell'arrivo in piscina di Filippo e degli altri tre ragazzi che l'accompagnavano. Anche sforzandosi, Giulia non sarebbe mai riuscita a ricordare il volto degli altri, ma ricordava Filippo, il suono del suo nome e l'aria spensierata che sembrava caratterizzarlo sempre. Aveva notato quella sfumatura nocciola degli occhi, quei capelli corti e ricci, e quel viso spesso sorridente. Quando Caterina l'aveva nominato la prima volta, sempre quel pomeriggio d'agosto, Giulia aveva trovato che il nome Filippo calzasse a pennello per quella figura mite e semplice, per quegli occhi buoni e disponibili. Quegli occhi sembravano attrarla immancabilmente, sebbene appartenessero ad un completo sconosciuto.

Non sapeva com'era davvero Filippo – ne conosceva a malapena il nome-, né probabilmente l'avrebbe saputo mai. Sapeva però che nonostante il tempo passato l'aveva riconosciuto nell'immediato, nella confusione che accompagnava quella stessa consapevolezza.

Scosse il capo, chiedendosi cosa diavolo le stesse passando per la testa; si voltò di nuovo alla ricerca di Caterina, lasciando dietro di sé gli occhi color nocciola di Filippo Barbieri.


-Credo che alla fine questi siano stati cinque anni positivi- Giulia spezzò il silenzio che si era formato, lo sguardo però lontano – Anche se abbiamo avuto tutti i nostri alti e bassi, non credo sarebbe stata la stessa cosa anche altrove-.

-Ovvio che no- replicò Caterina, posizionandosi di fronte a lei sorridente – Altrove sarebbero stati cinque anni piuttosto noiosi-.

Giulia rise piano, annuendo; era ovvio che non potevano sapere come sarebbe stato se non si fossero mai incontrate, se avessero deciso di frequentare scuole diverse – se una qualsiasi delle persone che avevano conosciuto lì avesse percorso strade differenti.

Ma andava bene così, anche continuando a pensare che quella era stata l'alternativa migliore tra le tante. Il Virgilio era anche tutto quello, tutto quello che avevano vissuto e quello che erano diventate.

If today was your last day

And tomorrow was too late

Could you say goodbye to yesterday?

*

If today was your last day

Would you make your mark

By mending a broken heart?*

"Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate".

Giulia ricordava come fosse ieri il momento in cui aveva pensato quelle parole il primo giorno di scuola della quinta. Di certo erano mesi che si preparava psicologicamente a quel momento, all'entrata definitiva a quell'Inferno, ma non pensava sarebbe successo in una apparentemente tranquilla giornata soleggiata, perfetta per una scampagnata al mare, come quella del 18 giugno.

Nella sua mente, nove mesi prima, aveva associato quella data ad un qualche paesaggio tetro, con il cielo plumbeo e coperto di nuvole cariche di pioggia. Invece, con suo sommo disappunto, si ritrovava a fissare i raggi mattutini del sole già alto in cielo, azzurro e limpido come non lo vedeva da tempo.

Se prima aveva sempre odiato il caldo – non sopportandolo minimamente, soprattutto nei momenti in cui si sentiva quasi svenire per la pressione troppo bassa-, in quel preciso istante, appena fuori dall'entrata del Virgilio, lo aborriva con tutta se stessa.

Non mancava molto al momento di entrare dentro la scuola per iniziare la prima prova d'italiano. Giulia si sentiva già soffocare, per il caldo e l'agitazione. Accanto a lei Caterina, invece, sembrava quasi tranquilla, anche se quella era solo l'apparenza esterna; di fronte a sé, invece, Valerio teneva in mano i fogli con gli ultimi schemi che gli rimanevano da ripassare dalla notte appena trascorsa.

Fu questione di pochi attimi, prima che Valerio cominciasse a muovere forsennatamente i fogli, l'aria disperata e senza alcuna speranza:

-Gesù, gesù, gesù! Ma perché dobbiamo fare questa roba? Gesù!-.

-Se continui così potresti anche entrare in un coro gospel- replicò Caterina, picchiettando nervosamente il piede a terra.

-Cerchiamo di mantenere la calma. Se iniziamo già così, non oso immaginare tra poco- aggiunse Giulia, pur senza convinzione alcuna nelle sue stesse parole. In realtà anche lei si sentiva ad un passo dal tracollo psicologico.

-Mantenere la calma?- domandò Valerio, un sopracciglio alzato con aria scettica - ... Immagina, puoi-.

Giulia scosse la testa, rassegnata.

Ed era solo l'inizio.











*il copyright della canzone (Nickelback - "If today was your last day") appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori.

NOTE DELLE AUTRICI

E con questa parte finisce anche l'ultimo giorno di scuola di sempre passato al Virgilio... Abbiamo scoperto come, attraverso i flashback, sia Giulia che Caterina sono entrate in contatto la prima volta con i loro amati (e come avrete notato, nessuna delle due pensa a Pietro, poverino💔). L'ultimo giorno di scuola però non è l'ultima occasione per tornare nel liceo, perchè finalmente gli esami stanno per avere inizio: tra la prima, la seconda e la terza prova più l'orale, ci sarà da divertirsi. E sì, nell'anno domini 2014 l'esame di Stato per il liceo linguistico era strutturato così, per immensa gioia del maturandi. Anche di Giulia, Caterina e Valerio, in questo caso ... Come andranno le prove? Ne usciranno vivi?

Per scoprirlo, vi diamo appuntamento a venerdì!

Kiara & Greyjoy

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