Capitolo 71 - Don't go away (Pt. 3)
-Forse dovrei rimandare-.
Alessio lo aveva farfugliato come se avesse appena parlato più a se stesso che a Pietro. Per un attimo ebbe la tentazione di dirgli di rimanere, che forse avrebbe davvero fatto meglio a rimandare, ma si trattenne dal farlo. Non poteva cedere a quella che appariva come una totale pazzia.
-No, certo che no. Non avresti alcun motivo per doverlo fare- Pietro si alzò dal divano e, pur sentendosi morire dentro, non riuscì a fermarsi dal prendere le mani di Alessio e invitarlo ad alzarsi a sua volta – È il tuo compleanno, hai tutto il diritto di uscire e passare una bella serata. Non badare a me, me la caverò-.
Alessio annuì, anche se non sembrava ancora del tutto convinto. Avrebbe dato qualsiasi cosa, Pietro, per capire cosa gli stesse passando per la testa in quel momento: da cosa derivava tutta quella sua insicurezza? Sembrava aver cambiato idea sul voler uscire con Alice, anche se non sembrava nemmeno convinto del voler rimanere. Gli sembrava quasi di rivedere se stesso davanti a sé, con tutte le sue insicurezze e contraddizioni che non riusciva a comprendere.
-Ci manca solo che tu mi metta direttamente alla porta- Alessio cercò di ironizzare, strappando un altro timido sorriso a Pietro, che però fu troppo breve e troppo finto.
-Se proprio insisti ti prendo in braccio e ti butto fuori sul serio-.
"Sto diventando bravo a fingere".
Guardare Alessio mentre si infilava le scarpe e la giacca, ormai pronto per uscire, gli strinse ancora una volta il cuore, lasciandolo interdetto: era ancora in tempo per fermarlo, per dirgli qualsiasi cosa per farlo rimanere. E allo stesso tempo non poteva fare altro che sperare quegli ultimi minuti passassero il più in fretta possibile, impedendo a se stesso di fermare Alessio e sentirsi ancor più in colpa.
Pietro rimase in piedi accanto alla porta, ancora indeciso se rimanere lì per salutarlo un'ultima volta, o andarsene prima di vederlo uscire definitivamente da quell'appartamento.
Non fece in tempo a prendere alcuna decisione in merito: Alessio gli si avvicinò in pochi attimi, lasciandogli ben poche opportunità di fuga.
-Credo che ormai sia arrivata davvero l'ora di andare- borbottò, lisciandosi la giacca con un gesto nervoso che stonava con l'eleganza che quell'abbigliamento gli donava – Sei del tutto sicuro di voler rimanere da solo?-.
-Sono sicuro- annuì Pietro, aprendogli la porta come per spingerlo ad andarsene; si maledisse per quel suo voler dimostrare ad ogni costo il contrario di quel che avrebbe davvero voluto. Dopo un ultimo sguardo Alessio aveva fatto un passo avanti, sotto agli occhi cupi di Pietro: gli sarebbe bastato un solo passo ancora per ritrovarsi fuori dall'appartamento e per poter richiudere la porta d'ingresso alle sue spalle.
-Senti ... -.
Alessio si era bloccato non appena Pietro aveva aperto bocca, guardandolo in attesa. Dal canto suo nemmeno Pietro aveva la più pallida idea di cosa dire: gli era venuto d'istinto, bloccarlo un attimo prima che se ne andasse, ed ora si ritrovava nella scomoda posizione di doversi inventare qualcosa sul momento.
Non poteva fare altro che incolparsi per aver reso tutto più difficile.
-Divertiti stasera. Vedrai che andrà tutto bene-.
Pietro si morse il labbro, e fece appena in tempo a scorgere il sorriso di Alessio increspargli ancora una volta le labbra, prima di ritrovarsi avvolto dalle sue braccia, in un veloce e fugace abbraccio.
-Sì, andrà tutto bene-.
Alessio lo mormorò con il viso ancora tra la spalla e il collo di Pietro, prima di sciogliere l'abbraccio, sorridere un'ultima volta come per salutarlo, ed avviarsi finalmente lungo le scalinate.
Pietro rimase lì, fino a quando non lo vide più. Rimase accanto alla porta ancora aperta, a fissare il punto in cui Alessio era sparito dalla sua vista.
Aveva ancora il suo profumo fresco nelle narici e il suo sorriso stampato sulle retine, quando si rese conto di essere finalmente solo.
Solo con tutte le sue paure e incertezze, e con un vuoto dentro di sé che cresceva al ritmo del rimbombo dei passi di Alessio, giù per le scalinate del palazzo.
So don't go away
Say what you say
But say that you'll stay
Forever and a day
In the time of my life
'Cause I need more time
Yes I need more time
Just to make things right*
*
Si rilassò meglio nella poltroncina foderata, l'oscurità che attorniava lui ed Alice – e come loro tutte le altre persone presenti in sala- interrotta unicamente dalle immagini proiettate sul grande schermo sulla parete di fondo.
Grand Budapest Hotel era quasi arrivato ai minuti finali, con i suoi toni rosa pastello e l'atmosfera leggera che Alessio ricordava fossero tratti distintivi dei lavori di Anderson. Aveva riso di gusto nel seguire le vicende di Monsieur Gustave e Zero, le prime risate sincere che gli erano riuscite durante la giornata del suo compleanno.
Cercò di concentrarsi sul film, ormai ai minuti finali, allontanando la tentazione di controllare il suo cellulare che giaceva inerme in una tasca della giacca leggera, tolta appena lui ed Alice erano entrati in sala per il troppo caldo che già c'era. Forse era un bene aver deciso di lasciare il cellulare seppellito nella tasca: poteva illudersi che nel frattempo Pietro avesse finalmente risposto al messaggio che gli aveva mandato prima di arrivare al cinema, quando con Alice si era fermato a cenare in un piccolo ristorante in zona. Aveva sperato di vedere arrivare un messaggio in risposta prima che il film iniziasse, ma era stata una speranza vana.
L'unica cosa che aveva ricevuto era stato silenzio.
Gli stava venendo sempre più difficile cercare di ignorare quanto la cosa lo stesse destabilizzando.
*il copyright della canzone (Oasis - "Don't go away") appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori.
Ci rivediamo tra un'ora con il finale di questo capitolo!
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