Capitolo 70 - Honesty (Pt. 3)

«Hey. Va tutto bene? Non mi hai più fatto sapere nulla».

Rilesse un paio di volte ancora il messaggio prima di prendere un sospiro profondo e premere l'invio. Caterina rimase a fissare il display del telefono ancora qualche secondo prima di rimetterlo nella tasca della giacca pesante.

Si avviò verso il parcheggio, dove l'auto di sua madre – gentilmente prestata per quel sabato- se ne stava, in attesa arrivasse l'ora di tornare a casa una volta finite le cinque ore scolastiche di quel giorno.

La giornata non era poi andata così malamente, soprattutto dopo aver parlato con Giulia. In un modo o nell'altro parlarne con qualcuno l'aveva aiutata a schiarirsi le idee, nonostante i mille dubbi e incertezze che ancora aveva. Ora capiva quanto aveva sbagliato a tenere persino Giulia all'oscuro di tutto per mesi.

Era sicura che la notizia della fine del legame con Giovanni non avrebbe tardato a circolare, e d'altro canto lei per prima aveva lasciato intendere a Giulia che fosse qualcosa di cui poteva dare resoconto al resto del gruppo. Aveva in programma lei stessa di parlarne con Alessio, magari durante una delle chiamate pomeridiane che saltuariamente riuscivano ad organizzare, quando non erano troppo sovraccaricati dallo studio e da altri impegni. Caterina già riusciva ad immaginarsi il suo tono poco sorpreso: era convinta che si aspettasse da tempo di ricevere una notizia del genere.

In un modo o nell'altro tutto stava davvero tornando come sempre, tranne che per l'assenza di Nicola. Quella era l'unica differenza tra ciò che stava vivendo in quel momento, e ciò che era stato il passato: non aveva Nicola accanto.

Forse, se lui avesse risposto al messaggio che gli aveva appena inviato, le cose sarebbero potute cambiare anche da quel lato. La verità era che, finalmente, si sentiva in grado di affrontarlo sul serio, parlargli di tutto quello che aveva passato nell'ultimo periodo: riusciva, ancora un po' stupendosene, a sopportare il peso di ogni cosa di cui si era pentita, ogni bacio di Giovanni, ogni senso di colpa. Rivedeva il viso morbido di Nicola, e non sentiva più la stessa rabbia che provava verso di lui mesi prima; sembrava quasi che tutto il rancore avesse cessato di esistere, o che perlomeno si fosse trasformato in voglia di chiarezza, di riappacificazione.

L'unica cosa che le mancava era il coraggio di digitare il suo numero, chiamarlo, e chiedergli di tornare a Torre San Donato per qualche giorno, limitandosi invece ad un messaggio che probabilmente sarebbe rimasto ignorato. La spaventava ammetterlo, ma la tentazione di chiamarlo in quegli ultimi giorni era stata forte, e più di una volta si era ritrovata ad indugiare davanti al telefono, il tasto di chiamata che non aspettava altro che essere premuto per il numero di Nicola.

Aveva desistito a fatica, e anche in quello stesso istante il desiderio rimaneva vivido, mancante però  dell'audacia di andare fino in fondo. 

Arrivò alla sua auto cercando di scrollarsi di dosso quei pensieri. Fece appena in tempo a sedersi al posto del guidatore, prima di avvertire il suo cellulare, ancora nella tasca della giacca, iniziare a vibrare per una chiamata in arrivo.

Quando lo tirò fuori e lesse il nome del mittente si bloccò, il cuore palpitante per la sorpresa e la paura di star immaginando tutto. Eppure il nome che compariva sul display era quello di Nicola, senza alcun dubbio.

Le ci volle più di qualche secondo prima di riuscire ad entrare nell'ottica che avrebbe fatto bene a rispondere, che probabilmente la stava chiamando dopo aver letto il suo messaggio, e che a quel punto sarebbe stato stupido farsi sfuggire quell'opportunità.

Accettò la chiamata con il cuore ancora in gola, accostando all'orecchio il cellulare con circospezione:

-Pronto?-.

Passarono un paio di attimi che le parvero infiniti, prima che potesse udire la voce dall'altra parte della linea.

-Ehi-.

Nicola la salutò semplicemente così, con quello che a Caterina parve un tono calmo. Forse era un'impressione sbagliata, formulata troppo presto, ma forse non del tutto errata.

-Ehi- lo salutò di rimando, ripetendo la stessa parola, senza sapere bene che altro dire. Lasciò a Nicola il compito di proseguire, cosa che fece dopo un altro po' di silenzio:

-Ho appena letto il tuo messaggio- iniziò a dire, con voce un po' meno sicura – Scusa se non mi sono più fatto vivo. Ho avuto alcune cose a cui pensare-.

"Come a me e Giovanni?".

Nonostante la tentazione di porgli quella domanda, in maniera del tutto impulsiva, Caterina si trattenne.

-Ma stai bene, vero?- gli chiese invece.

-Sì, non preoccuparti-.

Nicola sospirò, e per un attimo Caterina fu quasi sul punto di imitarlo. Incredibilmente sentiva più tensione nervosa in quel momento, durante quella seconda chiamata, che non durante la prima, che era stata del tutto inaspettata ed improvvisa.

-Mi dispiace se non mi sono presentato sabato scorso- Nicola lo mormorò dopo un po' – Forse non era il momento giusto-.

Era un'ammissione che aveva saputo allora di lei e Giovanni? O si era tirato indietro per altri motivi? Caterina rimase ancora con il dubbio.

-Quindi che intendi fare?- domandò ancora.

Si sentì tesa come una corda di violino, e non aveva la minima idea di cosa potersi aspettare. Era di nuovo tutto nelle mani di Nicola, e qualsiasi sarebbe stata la sua decisione, quel che le avrebbe detto di lì a pochi secondi, Caterina sapeva che le avrebbe procurato conseguenze. Avrebbe dovuto far fronte ad un secondo rifiuto, o cercare di accumulare sufficiente coraggio per evitare che fosse lei, in quel caso, a non presentarsi.

Quando Nicola cominciò a parlare, dopo un po', non si sentì affatto meno agitata.

-Credo che il momento stia per arrivare molto presto-.

Lo sentì sospirare di nuovo, forse in un tentativo vano di calmare il suo stesso respiro e il suo stesso battito.

-Mi sono reso conto che ... - si interruppe, e Caterina inconsapevolmente strinse ancor più forte le dita intorno al cellulare – Beh, che dovremmo davvero parlare. Devo ancora dirti delle cose-.

Forse alcune delle cose a cui si riferivano riguardavano anche Giovanni, ma Caterina ebbe la sensazione che stesse parlando soprattutto di loro.

-Anche io devo dirti delle cose, in verità- iniziò a dire, incerta – Ma ... -.

Non riuscì a concludere la frase, non sapendo bene cos'altro dire.

-Sabato prossimo sei libera?- Nicola subentrò subito, con più convinzione – Tornerò da Venezia giusto venerdì sera-.

"Tra una settimana".

Le sarebbe bastata una settimana per prepararsi a quell'incontro?

Non ne aveva idea, ma poteva almeno provarci.

-Lo sono-.

*

Come una fotografia

Dai contorni incerti

È questa vita

La mia

La trovo in un cassetto

E poi ogni giorno

Dentro gli occhi tuoi

Parlami di come la fortuna aspetta

E tienimi tra le tue braccia

Ancora per un po'

La piazza di Torre San Donato non era deserta quanto lo era stata il giorno in cui lei e Nicola si erano visti per l'ultima volta – il giorno in cui l'aveva lasciato. Era forse l'aria primaverile ad aver richiamato la gente nelle strade, e in un certo senso Caterina se ne sentì tranquillizzata, non perché provasse timore nel trovarsi da sola con Nicola, ma perché almeno riusciva a non trovarvi troppe somiglianze con il giorno in cui tutto ciò che avevano costruito insieme era finito.

Quando durante quella mattina Nicola le aveva scritto, dandole un'ora e un luogo preciso dove trovarsi, Caterina era rimasta tratti interdetta quando, leggendo più e più volte il messaggio, si era resa conto che le aveva proposto di vedersi proprio lì. Le sembrava quasi paradossale il fatto che, dopo mesi in cui nemmeno si erano rivisti, si sarebbero ritrovati nello stesso luogo in cui si erano lasciati, persi di vista per lungo tempo.

Era in anticipo, non che la cosa la sorprendesse: era impaziente, incapace di distrarsi durante l'attesa. Un po' come si era sentita per tutta quell'ultima settimana.

Dopo la loro telefonata del sabato prima non aveva fatto altro che pensare a quello che si sarebbero detti di persona. A come sarebbe stato rivedere Nicola in carne ed ossa di fronte a sé, dopo non averlo visto per mesi. Si era immaginata mille scenari possibili – dove lei e Nicola finivano per litigare di nuovo, o dove, presi dallo slancio emotivo, si baciavano di nuovo-, e sperava che nessuno di questi si avverasse.

La verità era che non aveva la minima idea di come sarebbe andata. Temeva quell'incontro quasi quanto lo agognava.

Le ore che l'avevano separata da quel sabato pomeriggio le erano parse interminabili: aveva passato gran parte della notte insonne, chiedendosi ancora cosa sarebbe accaduto quel giorno. Ora che era seduta ad una panchina della piazza, ancora non aveva una risposta alle sue tante domande. Ogni tanto veniva distratta da qualche bici che passava, o dal rombo in lontananza di qualche auto, ed ogni volta alzava lo sguardo sperando di vedere Nicola finalmente in arrivo.

"Sempre se non ha cambiato di nuovo idea".

Cercò di ignorare quel timore, respirando a fondo e cercando di calmare il cuore che batteva fin troppo forte. Nicola le era parso più convinto una settimana prima, e poi le aveva scritto anche quella stessa mattina: c'erano tutti i presupposti per credere che ci sarebbe stato.

Non passò molto tempo da quando, finalmente, riuscì a scorgere la sua figura camminare nella sua direzione, proveniente da una via adiacente alla piazza. Si alzò di scatto, rimanendo però ferma immobile, gli occhi fissi su di lui.

Non era cambiato molto, almeno dal punto di vista esteriore – forse aveva i capelli un po' più lunghi, ma nient'altro di così tanto diverso dal solito-, e la prima impressione che ebbe era che sembrava essere piuttosto calmo, all'apparenza, seppure procedesse con sguardo schivo, quasi a non voler essere notato.

Rimase ancora ferma, in attesa, giusto il tempo che Nicola percorresse gli ultimi metri che li separavano. Più le si avvicinava, più le sembrava di star sognando, e ancor di più si rendeva conto di non essere affatto preparata al loro incontro.

Nicola, stretto nella giacca a vento e nella sciarpa, la raggiunse in pochi passi veloci, lanciandole un cenno di saluto che Caterina nemmeno ricambiò per la troppa agitazione.

Era davvero lui, ed era davvero lì, con lei.

-Fa così strano-.

Le sembrò quasi di essere stata troppo brusca, e si pentì quasi subito di essersi lasciata sfuggire quel pensiero ad alta voce. Riuscì a calmarsi solo quando notò un leggero sorriso comparire sul viso di Nicola.

-Cosa è così strano?- le chiese, e Caterina si ritrovò di nuovo a chiedersi se stesse sognando o se fosse vero, se fosse davvero Nicola.

Caterina rimase in silenzio qualche secondo, il cuore che batteva ancora forte in gola.

-Essere qui. Insieme- mormorò, con voce a malapena udibile – Sembra quasi un'illusione-.

Nicola la guardò con sguardo comprensivo, come se sapesse perfettamente come doveva sentirsi – come se anche lui avesse pensato la stessa identica cosa quando le era arrivato di fronte.

-Ti posso assicurare che sono io. Non sono un miraggio, davvero-.

Caterina annuì, cercando di regolarizzare il respiro:

-Sì, questo lo vedo-.

Si sentì imbarazzata, a disagio forse perché era passato molto tempo dall'ultima volta che si erano ritrovati soli. Cercò di non pensare proprio a quell'ultima volta, concentrandosi sul presente.

-Ti va di sederci?- le chiese Nicola dopo un po', facendo un rapido cenno con il capo verso la panchina dove Caterina era rimasta seduta fino a pochi minuti prima. Gli rispose con un semplice annuire, seguendolo a ruota quando Nicola la oltrepassò e vi si diresse, sedendosi e aspettando che lei facesse lo stesso.

Nicola sembrava più esitante ora, quasi insicuro di cosa dire, e Caterina poteva capirlo benissimo, perché per lei era esattamente lo stesso.

Cercò di pensare a qualcosa per spezzare il ghiaccio, qualcosa che la avvicinasse anche solo di un po' a tutte le cose che avrebbe voluto dirgli – il perché aveva accettato di vederlo, chiedergli come mai l'aveva contattata, chiedergli cosa ci facessero lì-, ma fu Nicola a precederla: portò una mano ad una tasca della giacca a vento, tirandone fuori quella che a Caterina parve sin da subito una vecchia polaroid dai bordi un po' spiegazzati.











*il copyright della canzone (Thirty Seconds to Mars - "A modern myth") appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori.

NOTE DELLE AUTRICI

E dunque ecco la risposta all'interrogativo con il quale ci eravamo lasciati la scorsa settimana: Caterina ha seguito il consiglio di Giulia e ha scritto a Nicola, e come reazione quest'ultimo l'ha direttamente chiamata.

Sicuramente la settimana che li separava dal giorno del loro presunto incontro non deve essere stata facile, soprattutto per il dubbio che uno dei due tirasse pacco di nuovo ... E invece eccoli qui, finalmente di nuovo insieme dopo mesi di silenzio. Come andrà l'incontro? E che foto sarà mai quella che Nicola sta mostrando a Caterina sul finale?

Lo scopriremo venerdì con il finale di capitolo!

Kiara & Greyjoy

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