Capitolo 69 - Always (Pt. 4)
Il centro di Piano all'ora di pranzo era quasi del tutto deserto, nonostante fosse una giornata particolarmente soleggiata e calda per essere ancora inizio marzo.
Anche al Babylon c'erano ancora diversi tavolini non occupati. Lui e Giovanni non avevano fatto fatica a trovarne uno sufficientemente appartato, piuttosto distante dal bancone, in un angolo tranquillo e non molto visibile. Si erano seduti uno di fronte all'altro, come due vecchi amici al bar venuti lì per farsi una bevuta o per un caffè davanti al quale raccontarsi gli ultimi eventi.
Forse la cosa dell'essere vecchi amici non sarebbe mai stata vera, ma Nicola era piuttosto sicuro che lo sarebbe stata la parte del parlare di ciò che stava succedendo.
Giovanni si era sciolto solo un po', ma non aveva spiccicato parola da quando Nicola gli aveva detto che dovevano parlare. Avevano camminato insieme fino a lì, senza che nessuno di loro aprisse bocca, Giovanni probabilmente per la diffidenza che provava verso di lui, e Nicola perché ancora doveva decidere come iniziare il discorso senza essere troppo precipitoso o invogliando l'altro a rinchiudersi ulteriormente a riccio.
Ora che si trovavano seduti lì, con un caffè davanti a ciascuno, ordinati cinque minuti prima, l'atmosfera non era meno tesa. Giovanni continuava a girare il cucchiaino nella tazzina, lo sguardo perso ancora una volta nel vuoto davanti a sé.
Nicola era sicuro che quel caffè sarebbe diventato freddo prima che si decidesse anche solo a berne un sorso.
-Quindi lo sai?-.
Contro ogni aspettativa, fu Giovanni il primo a parlare. Aveva alzato lo sguardo di poco, a sufficienza per puntare gli occhi azzurri verso il viso inespressivo di Nicola.
-Di te e Caterina?- chiese lui di rimando, quasi del tutto sicuro che la domanda sottintendesse quello – A quanto pare sì-.
Ebbe la tacita conferma che Giovanni si stesse riferendo proprio a quella questione – ed anche la conferma che effettivamente ci fosse qualcosa tra loro- guardando il suo viso sbiancare ancora un po'. Sembrava aspettarsi una qualche crisi di rabbia da parte sua, ma Nicola sentiva solo un immenso vuoto ed un dolore all'altezza del petto, entrambe cose che gli impedivano di provare qualunque altra sensazione.
-Come l'hai scoperto?- chiese ancora Giovanni, dopo qualche attimo di silenzio.
-Non ha importanza ora- tagliò corto Nicola, sommessamente.
Giovanni sbuffò debolmente, lasciando perdere persino il rigirare il cucchiaino nel suo caffè. Sembrava più confuso ora, solo disorientato.
-Non capisco- mormorò infatti – Non capisco perché tu voglia parlare proprio con me. Non dovresti odiarmi o qualcosa del genere?-.
A quelle parole Nicola dovette soffocare una risata amara priva di qualsiasi divertimento:
-Dovrei?- disse, scrollando le spalle – Non ho nessun diritto di sindacare sulla vita di Caterina. Posso al limite pensare che alcune sue scelte siano discutibili, ma non posso fare altro-.
Lo disse con una tale naturalezza che sembrò lasciare Giovanni spiazzato totalmente.
Osservandolo dall'altra parte del tavolo, Nicola si chiese sul serio cosa ci trovasse Caterina in lui. Doveva averci visto qualcosa però, qualcosa che a lui era sempre sfuggito, se alla fine era con Giovanni che aveva voltato pagina. Forse l'aveva sempre giudicato malamente, offuscato dal pregiudizio, troppo in fretta e troppo superficialmente.
-Non ho intenzione di litigare, sul serio- Nicola parlò ancora, con calma – Ora come ora a cosa servirebbe, se non a peggiorare le cose? Per quel che mi riguarda, ho avuto solo ciò che mi sarei dovuto aspettare-.
Giovanni prese un respiro profondo; sembrava in parte tranquillizzato da quelle parole, ma sembrava altrettanto difficile per lui riuscire a fidarsi del tutto. Nicola non riusciva a dargli torto, calcolando i loro dissidi del passato. Con un sospiro pesante, parlò di nuovo per la terza volta:
-Volevo solo chiederti una cosa-.
Giovanni si strinse nelle spalle:
-Perché vuoi chiederla a me e non a lei?-.
Nicola abbassò lo sguardo qualche secondo, prima di mormorare:
-Credevo di essere pronto a parlarle di nuovo- disse con sincerità – Ma penso che in realtà mi serva ancora un po' di tempo-.
"E strano ma vero, parlare con te è comunque più facile".
Forse Giovanni ancora non si fidava, o forse lo stava credendo del tutto impazzito, ma dopo qualche secondo annuì impercettibilmente.
-Cosa vuoi sapere?-.
Nicola non attese oltre:
-Come sta?-.
-Non puoi chiederlo a qualcuno dei vostri amici?- replicò l'altro, le mani strette attorno alla tazzina di caffè che ancora non aveva bevuto. Doveva essere ormai diventato completamente freddo.
-Visto che ora siete intimi forse tu saprai rispondermi meglio-.
Giovanni sembrava molto più in difficoltà persino rispetto a quando si era ritrovato Nicola stesso davanti senza alcun preavviso. Scrollò le spalle, mentre scuoteva il capo debolmente:
-Come vuoi che stia ... -.
Sbuffò piano, il viso contratto.
-Non è che con me si stia aprendo molto di più- ammise infine – Lo aveva fatto di più prima ... Prima che ti lasciasse-.
Nicola corrugò la fronte:
-In che senso?-.
-Si è sfogata quando avete cominciato ad avere i primi problemi. Siamo diventati amici nei mesi scorsi per questo motivo- iniziò a dire Giovanni, prima che la sua voce si affievolisse – Lo so che sembra quasi che io abbia approfittato di un suo momento di dolore per avvicinarla, ma non è così. Ho solo cercato di offrirle una spalla su cui piangere, quando dall'autunno scorso non sapeva più cosa fare con te-.
-Non lo sapevo- sussurrò Nicola con un soffio di voce a malapena udibile.
Provò un senso di sofferenza ancor più grande di quel che aveva provato il sabato prima, o nei tanti giorni passati nella solitudine della sua stanza a Venezia, fermo a pensare a come sarebbero potute andare le cose se avesse agito diversamente.
Ora lo capiva ancora meglio. Gli fece male sapere che Caterina aveva trovato conforto in qualcun altro quando sarebbe dovuto essere lui a confortarla, a farla sentire al sicuro, apprezzata.
Non c'era stato quando Caterina avrebbe avuto più bisogno di lui.
Non se n'era nemmeno accorto, e quando l'aveva fatto aveva continuato ad agire come se non stesse avvenendo tutto sotto i suoi stessi occhi.
Sapeva che Giovanni stava dicendo la verità. Lo sapeva perché, pur non avendo la certezza che le sue parole fossero vere – una certezza matematica che non avrebbe mai avuto-, vedeva sincerità nei suoi occhi chiari. E c'era anche dolore, simile a quello che stava provando lui stesso, e quella cosa lo fece sentire vicino a Giovanni più di quanto avrebbe mai immaginato potesse succedere proprio con lui.
Gli era sempre sembrato quasi impossibile che Giovanni potesse mai provare amore nei confronti di Caterina, eppure in quel momento, gli sembrava impossibile il contrario.
Riusciva a specchiarsi nei suoi occhi, e ritrovare lo stesso dolore e lo stesso amore che sembravano essere le uniche cose ad accomunarli e che li legavano alla stessa persona.
If you told me to cry for you
I could
If you told me to die for you
I would
-Mi sa che ti sei perso un po' di cose- Giovanni parlò con ironia sottile, ma senza renderla tagliente – Pensa ancora a te. Non è che lo dice, ma lo sento-.
Giovanni si portò una mano al viso, passandosela davanti agli occhi, come a voler cancellare quel senso di insicurezza che sembrava pervaderlo.
-Stupidamente speravo di riuscire a farla stare meglio, pensando che i miei sentimenti sarebbero bastati per entrambi. Non è andata così- sbuffò di nuovo con poca convinzione, e ora a Nicola parve quasi di vedergli gli occhi velati e lucidi – Continuiamo solo a prenderci in giro, come se la realtà non fosse già abbastanza evidente-.
-Perché non la lasci?-.
La domanda di Nicola era arrivata a bruciapelo, e nonostante fosse ben consapevole di aver disorientato Giovanni, non si pentì affatto di aver parlato. Non era stato in grado di trattenersi, come se quello stesso interrogativo avesse premuto fino a quel momento per uscire dalla sua bocca.
Il viso di Giovanni si rabbuiò, ancor di più di quanto già non fosse.
-Dovresti saperlo come si sta anche solo al pensiero di lasciare qualcuno di cui si è innamorati-.
"Lo so fin troppo bene".
Nicola annuì silenziosamente, senza dover aggiungere nulla. Era piuttosto sicuro che Giovanni sapesse esattamente cosa gli stava passando per la testa in quel momento.
Lo capiva maledettamente bene, suo malgrado.
-Perché lo stai dicendo proprio a me?-.
Giovanni lo guardò con un sorriso esitante:
-Non lo so- ammise, prima di lanciargli un lungo sguardo – Tu sei ancora innamorato di lei?-.
Nicola alzò repentinamente gli occhi, incontrando quelli turchesi di Giovanni: ora era stato lui a prenderlo in contropiede, lasciandolo completamente spiazzato e senza una risposta pronta.
Rimase in silenzio, rivolgendo lo sguardo in basso, pur con la consapevolezza che Giovanni continuava a fissarlo, come in attesa di una risposta che, con tutta probabilità, conosceva già.
-Credo che tu l'abbia capito-.
Si strinse nelle spalle, continuando ad evitare gli occhi dell'altro, che ancora indugiavano sulla sua figura.
-Ma non ero venuto qui per dirle questo- Nicola si morse il labbro inferiore.
"Anche se vorrei poterlo fare".
-Volevo solo parlare- disse ancora, a fatica per il groppo in gola che gli impediva di parlare – Non ero tornato qui per riconquistarla o qualcosa del genere-.
There's no price I won't pay
To say these words to you
Nicola prese un respiro profondo, scostando lo sguardo: gli faceva strano riuscire a lasciarsi andare così proprio con Giovanni, eppure non aveva saputo trattenersi. In un certo senso il sentirsi compreso proprio da lui lo destabilizzava e lo calmava allo stesso tempo.
-Dovresti parlarle-.
La voce di Giovanni era risultata pacata, quasi atona, ma priva di qualsiasi animosità.
Nicola sbuffò piano:
-Lo sai, vero, che non ti sto chiedendo il permesso per farlo?-.
-Lo so- Giovanni annuì – È a lei che devi chiedere se vuole parlarti-.
-Infatti- Nicola sospirò a fondo – Dovevamo vederci sabato all'uscita da scuola. Ma poi vi ho visti per caso e me ne sono andato. Troppo shock-.
Era evidente che di quel particolare – il fatto che Caterina avesse acconsentito a rivederlo- Giovanni non sapesse nulla. L'aveva guardato con fare attonito, la sorpresa evidente sul suo viso.
-Fino a sei mesi fa, se vi avessi visti insieme, non ci avrei più visto dalla rabbia- proseguì ancora Nicola – Ora ... È come se fossi solo uno spettatore-.
Quella sua stessa sincerità cominciava a fargli male. Pronunciare quelle parole a voce alta sembrava il modo migliore per rendere il tutto più reale, più tangibile. Il fatto, poi, che lo stesse dicendo davanti allo sguardo stupito di Giovanni non rendeva altro che la realtà ancor più dura e concreta di quanto già non fosse.
Passò almeno un minuto dopo quelle parole, il silenzio calato tra loro interrotto solo dalle altre presenze nel bar.
-Forse dovresti ricontattarla ancora-.
Giovanni si azzardò a parlare, sebbene sottovoce e con una certa dose di esitazione.
-Credo che le farà bene parlarti. Meglio di quanto non riesca a fare io-.
Nicola alzò lo sguardo verso Giovanni, e non si stupì affatto di incontrare il viso pallido e crucciato dell'altro che lo fissava di rimando.
Si rese conto, ormai definitivamente, che lo aveva sempre giudicato male. Che non aveva mai visto oltre la cortina di competizione e mal sopportazione con cui lo aveva sempre guardato.
Ma davanti a lui c'era una persona corretta, che stava mettendo il bene di qualcun altro davanti al suo. Era ciò che lui non era riuscito a fare, un errore che si sarebbe sempre portato con sé.
Provò dolore anche per Giovanni, provò dolore per il suo dolore.
-Lo so che non sono affari miei, non più, ma se stare con lei ti fa così male, forse non è una buona idea continuare- mormorò infine, pacato – A volte l'amore non basta-.
Ed era vero, ne era consapevole: a volte non bastava.
Ma ne avrebbe sempre provato, almeno un po', per Caterina, qualsiasi cosa potesse succedere.
Giovanni gli aveva detto che a Caterina poteva fare bene parlare con lui, ma era soprattutto lui – e ora lo capiva sul serio- che ne aveva bisogno.
Well, there ain't no luck
In these loaded dice
But baby if you give me just one more try
We can pack up our old dreams
And our old lives
Provò una malinconia sconfinata. Gli mancavano i momenti passati insieme, le risate, le carezze appena accennate. Anche i loro silenzi gli mancavano: quei silenzi che potevano durare interi minuti, senza sentire l'imbarazzo tipico di quei momenti. Non sapeva se anche Caterina provava ancora nostalgia per quei momenti: una parte di lui lo sperava ardentemente.
Voleva una seconda possibilità come non l'aveva mai voluta, ma non poteva nemmeno costringere Caterina a volerla allo stesso modo. Non avrebbe fatto nulla per indurla a riavvicinarsi a lui, a meno che non fosse lei a volerlo per prima.
Il futuro non sarebbe mai potuto essere simile al passato che avevano vissuto insieme, lui e Caterina. Nemmeno nelle migliori delle ipotesi, nemmeno se fossero tornati insieme davvero.
Una seconda possibilità era solo ciò che voleva: un'occasione preziosa che non poteva sprecare. L'opportunità per mettersi in gioco per la prima volta sul serio, e cercare di rendere il futuro ancor meglio di quel passato che tanto gli mancava.
We'll find a place
Where the sun still shines*
*il copyright della canzone (Bon Jovi - "Always") appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori.
NOTE DELLE AUTRICI
Strano ma vero... Per questo finale di capitolo le parole appaiono quasi superflue: il capitolo, infatti, si spiega già da sé attraverso la piega filosofica che ha assunto in queste ultime pagine.Giovanni, che è da sempre al centro di sospetti e opinioni poco positive nei suoi confronti, sta imprevedibilmente facendo cambiare idea a tutti. Questa volta, infatti, è il turno di Nicola.Chissà se questo confronto tranquillo e pacifico servirà ai due ragazzi. Qual è la vostra opinione a riguardo? Cosa succederà ora?Diteci la vostra e tornate mercoledì prossimo per scoprire cosa riserverà a Nicola e Giovanni il loro futuro!
Kiara & Greyjoy
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