Capitolo 69 - Always (Pt. 3)

Prima di lasciarvi al consueto appuntamento del mercoledì con il capitolo, volevamo segnalarvi il racconto pubblicato qualche giorno fa, scritto per il contest di San Valentino indetto da AmbassadorITA. Andate a darci un'occhiata a questo link 😄:
https://www.wattpad.com/1029632682-the-night-we-met





Era stato un flash, veloce ed inaspettato, come se Nicola, in quel breve lasso di tempo, fosse riuscito ad intuire tutti i resti del puzzle che prima non erano andati al proprio posto.

Sentì lo stomaco chiudersi, un groppo in gola che gli impediva perfino di lasciarsi andare ad un pianto liberatorio. Quanto volentieri sarebbe tornato indietro, piuttosto che vivere quel presente che gli stava così stretto e che lo soffocava.

Prima ancora di ragionare in maniera razionale, si infilò in auto in tutta fretta, prima che Caterina potesse vederlo, o anche solo ricordarsi del loro appuntamento. E fu in quel momento, proprio pochi secondi dopo che ebbe richiuso la portiera, che la vide avvicinarsi a Giovanni, allungarsi verso di lui e lasciargli un veloce bacio a stampo.

Nessun bacio sulla guancia, nessun tipo di contatto che lasciasse presupporre che fosse un semplice saluto tra amici, che già di per sé sarebbe stato una novità. Era stato un bacio a fior di labbra, brevissimo ma che c'era stato, e a cui Nicola aveva appena assistito per puro caso, certo che Caterina fosse convinta che lui dovesse ancora arrivare.

Si sentì svuotare di qualsiasi emozione. Ci furono solo ricordi a riempirgli la mente, quelli in cui al posto di Giovanni – a pensarci ancora non ci credeva-, c'era lui stesso.

Ormai era evidente che appartenesse tutto al passato.

Now your pictures that you left behind

Are just memories of a different life

Some that made us laugh, some that made us cry

One that made you have to say goodbye

Provò un senso di nausea talmente forte che ebbe quasi il bisogno di scappare fuori dall'auto per vomitare, ma strinse i denti, prese respiri profondi che però non calmarono i battiti accelerati del cuore, e rimase in auto. Osservò Caterina salutare Giovanni con un gesto della mano, e allontanarsi da lui subito dopo, guardandosi intorno – anche verso il parcheggio.

Era evidente che lo stava già aspettando, anche se Nicola il giorno prima le aveva detto che l'avrebbe raggiunta solo una ventina di minuti dopo la sua uscita da scuola.

"E forse sarebbe stato meglio così" si ritrovò a pensare.

Continuò a guardarla ancora per qualche secondo, prima di accendere il motore dell'auto. Recuperò il cellulare, andando sulla chat di Caterina, digitando così veloce da non riuscire quasi a vedere ciò che scriveva.

«Scusa, ho avuto un imprevisto a casa. Non posso esserci oggi».

Si chiese se Caterina si aspettasse una cosa del genere, una scusa da parte sua per disdire all'ultimo. O magari ci aveva davvero creduto – come aveva fatto lui fino a pochi minuti prima-, lasciando che la delusione prendesse il sopravvento.

Non aveva idea di quale sarebbe stata la sua reazione a quell'incontro che non sarebbe mai avvenuto, non per quel giorno, ma Nicola non aveva la forza di pensarci.

Posò il cellulare distrattamente sul sedile del passeggiero, e non lanciò a Caterina nemmeno un ultimo sguardo – vederla ferita o delusa quando avrebbe letto il messaggio sarebbe stato troppo da sopportare-, prima di guidare l'auto fuori dal parcheggio, lontana dal Virgilio.

*

La nausea non era ancora passata, motivo per il quale non aveva toccato cibo a pranzo.

Steso sul letto della sua vecchia camera, a stomaco vuoto ma con la mente piena di pensieri, provò la tentazione di andarsene subito a Venezia.

Non che avrebbe comunque cancellato ciò che aveva visto un paio d'ore prima, ponderò con una punta di amarezza.

"Mi ha lasciato per lui?".

Non ricordava quante volte si era già ripetuto quella domanda tra sé e sé, ma non importava. Ogni volta rimaneva sempre senza alcuna risposta, dato che avrebbe potuto rispondere solo Caterina, e lui aveva preferito scappare via prima che lei potesse accorgersi della sua presenza.

Doveva ammettere che non si sentiva molto sorpreso dallo scoprire come si era evoluta la sua relazione con Giovanni. Era forse la cosa più naturale che potesse venirgli in mente, vederla con qualcuno che le aveva sempre fatto capire di essere interessato a lei. Doveva riconoscergli una certa perseveranza: non si era perso d'animo ed ora era lui a stare accanto a Caterina, al posto suo.

C'era qualcosa, più una sensazione che qualcosa di tangibile, che gli diceva che però Giovanni c'entrava relativamente. Erano stati altri i motivi per cui Caterina era arrivata al limite, di quello ne era piuttosto certo. La presenza di lui era forse qualcosa in più, qualcosa di accessorio, ma non qualcosa che era stato decisivo.

Rimaneva solo l'unica certezza che, ora per certo, per lui non c'era più posto.

Si strofinò gli occhi, come se potesse bastare quel gesto a cancellare dalla sua memoria quel bacio che aveva visto.

"Forse con lui è davvero più felice".

Era un pensiero che lo terrorizzava, anche se sapeva che Caterina se lo meritava. Si meritava serenità, con o senza di lui, o con chiunque avrebbe voluto. Non riusciva nemmeno a provare un minimo di gelosia – Caterina era libera di fare quel che voleva-, né rabbia, né nient'altro.

Forse solo invidia.

Invidia verso Giovanni, che poteva baciarla, accarezzarle piano i capelli, facendo scivolare lentamente le dita tra quelle ciocche scure, stringerla a sé e poterle parlare. Poterla avere accanto, guardarla con lo sguardo innamorato che era riuscito a riconoscere anche solo in pochi secondi.

Evidentemente ci doveva star riuscendo meglio di quanto non era riuscito a fare lui.

"Almeno forse ora ha accanto qualcuno che la fa stare bene".

What I'd give to run my fingers through your hair

To touch your lips, to hold you near

When you say your prayers try to understand

I've made mistakes, I'm just a man

When he holds you close, when he pulls you near

When he says the words you've been needing to hear

I'll wish I was him 'cause those words are mine

To say to you 'till the end of time*

Il sapore della solitudine non era mai stato così forte come in quel momento.

Ricordò un pomeriggio piovoso a Venezia, simile a quello del giorno precedente, passato a porsi domande su quello che stava vivendo. A domandarsi su cosa e quanto tutto stesse cambiando, e ancora una volta gli parve di ricordare una persona che non riconosceva più come se stesso. Riusciva a malapena a rimanere al passo con i cambiamenti che sentiva avvenire dentro di sé, nel profondo, e men che meno poteva immaginare di riuscire a comprendere i cambiamenti che avevano investito Caterina in quel lasso di tempo.

Poteva solo sperare che a lei stesse davvero andando meglio di quanto non stava andando a lui.

E si sentì di nuovo tremendamente codardo: era scappato di nuovo, non appena ne aveva avuto l'occasione. Non aveva affrontato sul serio la situazione. Non ancora.

Non sapeva che avrebbe potuto fare, ora. Sarebbe rimasto a guardare, a leccarsi le ferite in un angolo? Se ne sarebbe tornato subito a Venezia, lasciando perdere tutto e facendo finta di non aver mai scoperto nulla?

Più riviveva quegli attimi appena passati, e più gli tornavano in mente le parole che Alessio gli aveva detto per spingerlo a tornare.

"Se ci tieni ancora a lei, in un qualche modo, allora devi andare là e farglielo sapere".

L'unico problema era che la sola idea di parlare con lei, ora come ora, lo terrorizzava ancor di più di prima.

*

Non aveva davvero idea di quel che stava facendo.

Non ne aveva idea, ma ormai era di nuovo lì, nel parcheggio pieno del Virgilio, quando all'una e mezza mancavano pochi minuti.

Domenica era passata in una nebbia d'incertezza. Aveva festeggiato il suo ventesimo compleanno con poca energia e poca voglia, ripetendosi tra sé e sé che avrebbe fatto meglio a partire per Venezia già lunedì mattina, prima di rischiare di fare qualche cazzata.

La stava facendo, invece, la cazzata, proprio quel lunedì mattina, mentre era di nuovo nel posto dove sabato aveva assistito al bacio tra Caterina e Giovanni.

Stavolta non era sceso dall'auto, almeno non subito. Stava aspettando pazientemente, picchiettando i polpastrelli sul volante dell'auto ormai spenta.

I minuti prima che scattasse l'una e mezza passarono più velocemente di quel che aveva sperato. Di nuovo, come da copione, la campanella trillò all'ora esatta, e passarono alcuni secondi prima che i primi studenti uscissero dalla porta sul retro, diramandosi tra il parcheggio e la strada sterrata che portava alla strada adiacente, alla fermata delle corriere. Avrebbe dovuto sperare che la ressa di studenti si dileguasse almeno un po' per poter scorgere la persona che cercava.

Passarono un altro paio di minuti prima che distinguesse, senza troppa fatica, Caterina. Stavolta era sola, mentre camminava velocemente verso la strada.

La osservò allontanarsi, prima di riportare lo sguardo verso la porta. Gli venne il dubbio che Giovanni potesse anche non uscire da lì, visto che evidentemente per quel giorno non si era fermato a parlare con Caterina prima di separarsi, ma attese comunque. Era già stato abbastanza fortunato da non vederli di nuovo insieme, contro ogni sua aspettativa.

Uscì dall'auto poco dopo, quando Caterina ormai non avrebbe di certo potuto scorgerlo né sapere della sua presenza – Nicola non era certo stato lì ad informarla di quel suo cambio di piano-, agitato e chiedendosi ancora se stava facendo una cosa sensata. L'unica cosa che lo stava spingendo a cercare proprio Giovanni, l'ultima persona con cui avrebbe mai pensato di voler parlare, era il bisogno stesso di parlare con qualcuno. E non c'era persona che potesse capirlo meglio di lui, in questo caso.

Era ironico, e si ritrovò a sorridere sarcasticamente tra sé e sé a quel pensiero, cercare comprensione nella stessa persona che fino a mesi prima aveva considerato alla stregua di un nemico.

Nicola attese ancora qualche secondo prima di spostarsi dall'auto, e dirigersi verso il tratto di strada che portava all'uscita del parcheggio, continuando a spostare lo sguardo in ogni direzione.

Aveva fatto pochi passi, quando finalmente gli sembrò di riconoscere la persona che stava cercando: Giovanni, lo sguardo perso in chissà quali pensieri, che camminava velocemente verso l'uscita del parcheggio, senza accorgersi di lui. Nicola fece un respiro profondo, prima di riuscire ad accelerare il passo: non aveva idea di come avrebbe reagito Giovanni vedendolo, né cosa avrebbe provato a dire. Sperava solo non cercasse di scappare, magari difendendosi a suon di pugni o con male parole.

Ogni dubbio, comunque, sembrò dissolversi nel momento stesso in cui gli fu di fronte. Gli sembrò quasi di vivere quel momento al rallentatore, con Giovanni che aveva alzato lo sguardo per caso, vedendolo davanti a sé, sgranando gli occhi e sbiancando di colpo. Sembrava avesse appena visto un fantasma.

Si pietrificò, bloccandosi di colpo, e osservandolo in quello stato Nicola si sentì quasi in colpa: era evidente che fosse terrorizzato.

-Ciao- lo salutò con più naturalezza possibile quando gli fu a poco più di un metro di distanza.

Giovanni lo guardò ancora in silenzio per diversi secondi, quasi stesse decidendo se Nicola era effettivamente reale o solo frutto di una sua allucinazione.

-Che ci fai qui?-.

Giovanni parlò con voce strozzata, gli occhi azzurri ancora spalancati; fece un passo indietro ristabilendo una certa distanza dall'altro.

"Non lo so bene nemmeno io".

-Dobbiamo parlare- Nicola lo disse con aria vaga, forse perché non avrebbe saputo nemmeno lui cos'altro dirgli. Giovanni dovette intuire che non c'era ostilità da parte sua, perché sebbene fosse ancora particolarmente rigido, perlomeno smise di guardarlo come si guarda uno zombie.

-Di cosa?-.

-Penso tu possa intuirlo da solo- Nicola aveva sbuffato appena, cercando di contenere il nervosismo che cominciava ad emergere – Possiamo andare in un posto tranquillo, dove poter parlare in santa pace?-.

Per i primi secondi, in cui era caduto un silenzio quasi imbarazzante e teso, Nicola ebbe quasi il sospetto che Giovanni gli avrebbe risposto che no, non potevano assolutamente parlare loro due. Non si fidava delle sue parole, glielo poteva leggere in faccia, ma sperava che, perlomeno, non fuggisse via sul serio.

Ogni timore del genere, però, se ne andò via ancora una volta dopo altri attimi passati in trepida attesa.

Il primo passo, dopo il cenno di assenso che Giovanni aveva appena fatto, era finalmente compiuto.














*il copyright della canzone (Bon Jovi - "Always") appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori.

NOTE DELLE AUTRICI

Come molti avranno indovinato, la persona con Caterina era effettivamente Giovanni. E un po' come era capitato a Giulia precedentemente, anche Nicola scopre cose che non avrebbe dovuto in maniera del tutto accidentale.

E dopo un paio di giornate a chiedersi cosa fare, ecco la risposta (non senza un po' di masochismo): parlare non con Caterina, ma proprio con Giovanni. Secondo voi che risvolti avrà questa conversazione? E ci sarà un'effettiva conversazione, o finirà male?

A venerdì per il finale di capitolo!

Kiara & Greyjoy

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