Capitolo 69 - Always (Pt. 2)

-Come mai mi hai chiamato?-.

Quella risposta poteva essere semplice e complicata allo stesso tempo.

-Volevo sapere come stavi- iniziò a dire Nicola, con cautela – Il fatto è che sono a Torre San Donato in questi giorni. Per il mio compleanno-.

-Lo immaginavo- gli rispose lei.

Anche se stavano parlando in maniera piuttosto tranquilla, Nicola riusciva a palpare la tensione presente. La sentiva attanagliarlo non solo alla bocca dello stomaco, ma anche alla gola, impedendogli di pensare lucidamente e parlare senza ostacoli. Odiava quel senso di disagio, e lo odiava ancor di più al pensare che tutto stesse avvenendo proprio con Caterina. Gli sembrava di essere tornato a quattro anni prima, quando erano davvero due sconosciuti: la consapevolezza di quanto si fossero allontanati in pochi mesi, distruggendo tutta l'intimità che avevano raggiunto in anni ed anni insieme, lo stava rendendo nervoso e tutt'altro che fiducioso.

Se lo sarebbe dovuto aspettare, ed in fondo sapeva che la realtà non poteva essere differente da quella che si ritrovava davanti.

-In realtà non ti ho chiamato per dirti solo questo- ammise a mezza voce. Era sicuro che l'avesse intuito sin dall'inizio anche lei, ma era pur sempre meglio mettere in chiaro le proprie intenzioni.

-Volevo chiederti se ti andava di vederci- disse ancora, con voce incerta – Per parlare un po'-.

Dall'altra parte giunse ancora silenzio. Forse Caterina non si era aspettata del tutto una proposta del genere, o forse stava ancora pensando ad un modo non troppo meschino per rifiutare, o forse ancora stava pensando se quella era una buona idea o meno.

Sospirò a fondo, odiando quel senso di disagio che non accennava ad andarsene.

-Se non vuoi lo capisco- mormorò, con voce gentile. Non voleva che si sentisse costretta a farlo, anche se sperava dentro di sé che accettasse, nonostante il panico che avrebbe provato alla sola idea di rivederla dopo tutto quel tempo e rischiare di dire o fare ancora qualcosa di sbagliato.

Dall'altra parte della linea arrivò un sospiro pesante:

-Non credevo che me l'avresti davvero chiesto- sussurrò Caterina, come se lo stesse dicendo più a se stessa, prima di alzare la voce per farsi sentire meglio – Quanto rimani qua?-.

-Non lo so ancora- rispose sinceramente Nicola, senza capire se quella domanda equivaleva ad accettare la proposta o meno – Forse riparto già domenica, forse lunedì ... Non so-.

-Ho il weekend già impegnato. Però ... - Caterina si interruppe come per pensare ad una soluzione, segno definitivo, pensò Nicola, che forse c'era davvero la possibilità che accettasse – Possiamo vederci domani quando esco da scuola, a mezzogiorno e quaranta? Non sarà per molto tempo, ma è meglio di niente-.

La risposta di Caterina era finalmente arrivata: da come parlava, ora, meno esitante e ugualmente imbarazzata, sembrava davvero si stesse rivolgendo a qualcuno con cui non aveva la benché minima confidenza. Nicola cercò di ignorare quella sensazione per concentrarsi di più sul fatto che, nonostante tutto, avessero appena concordato un giorno, un luogo ed un orario per vedersi e parlare.

Era molto più di ciò che aveva sperato.

-Ti posso aspettare in parcheggio- le rispose, sperando che non si capisse quanto fosse stupito dalla sua voce – Non credo di farcela ad arrivare subito, forse per l'una dovrei esserci-.

In realtà, si rese conto, non era nemmeno sicuro di avere un'auto disponibile – che fosse quella di sua madre o di suo padre non importava-, e si ripromise, una volta tornato a casa, di guardare eventualmente anche gli orari dei treni. Non poteva mancare, per nessuna ragione al mondo.

-Non importa, va bene così- lo rassicurò Caterina, con vago distacco.

-Allora a domani- Nicola lo disse con molta più leggerezza di quanto non aveva provato per tutto il resto della loro conversazione.

-Sì, a domani-.

Chiuse la chiamata con uno strano senso di sollievo misto ad ansia ancor più forte di quella che aveva provato quando aveva deciso di chiamare Caterina.

Gli ci vollero alcuni secondi per riprendere contatto con la realtà e comprendere ciò che era appena successo.

"La rivedrò domani".

Quasi senza accorgersene, ormai impossibilitato a star fermo oltre quel momento, Nicola si mosse verso l'uscita del supermercato. Aveva troppa tensione da scaricare per pensare di restare lì ancora a lungo.

Fuori la pioggia si era calmata rispetto a prima, anche se non si era ancora fermata, nell'oscurità della sera che calava sempre di più. Nonostante la pioggia continuasse a scendere, scivolosa sulla pelle del viso sempre più fredda, Nicola non si voltò indietro: poteva resistere fino a casa, ora che il temporale aveva smesso di scendere per lasciar spazio ad una pioggia fine primaverile.

Continuò a camminare, passo dopo passo, il peso dei vestiti umidi sempre più pesante sulle sue spalle, e l'interrogativo sul domani che gli oscurava la vista.

Cercò di immaginare come sarebbe stato rivedere Caterina l'indomani, alla loro vecchia scuola – il luogo dove si erano conosciuti-, dopo più di due mesi di totale silenzio. Sarebbe stato strano? Si sarebbero sentiti a disagio? Avrebbero inevitabilmente litigato di nuovo? Per un qualche motivo, Nicola si sentiva di poter escludere quell'ultima ipotesi. Caterina gli era parsa sufficientemente calma per telefono, anche se distaccata, e se gli aveva risposto e accettato la proposta doveva avere una qualche ragione per farlo.

Forse anche lei sentiva il bisogno di parlargli, dopotutto.

Ripensò ancora una volta a ciò che gli aveva detto Alessio, al fatto che avessero bisogno entrambi di una chiusura: poteva essere una chiusura su ciò che non era funzionato tra loro, una conversazione chiarificatrice per entrambi, da cui poteva nascere qualcosa di buono. Nicola voleva convincersi che poteva essere così.

Arrivò a casa con quel senso di coraggio che non provava da moltissimo tempo. Non si era nemmeno reso conto di averci messo così poco a tornare, camminando spedito come aveva fatto; si sentì rabbrividire quando, dopo aver aperto la porta ed essere entrato nell'ingresso, sentì il tepore dell'interno dell'abitazione accoglierlo.

Fu sollevato nel ricordarsi che, almeno ancora per un po', i suoi genitori non sarebbero tornati: si sarebbe potuto risparmiare spiegazioni per come si era ridotto – ormai bagnato fradicio-, spiegazioni che non avrebbe voluto dare in ogni caso. Si apprestò a salire le scale, pensando che avrebbe fatto bene a raccogliere un po' di idee per l'indomani. Non valeva la pena inventarsi un qualche lungo discorso da fare – sarebbe solo sembrato falso e artificioso-, ma c'erano troppe cose che voleva ancora dire a Caterina, e non poteva permettersi di perdere l'occasione per potergliene parlare.

Voleva dirle che gli era mancata. Gli era mancato poterla vedere in viso, poterle parlare, gli era mancato anche solo farle sapere di quella mancanza.

E voleva dirle che gli dispiaceva. Che ora aveva avuto tempo, molto di più di quel che avrebbe mai potuto chiedere, per riflettere su ciò che aveva sbagliato. Che forse scusarsi non avrebbe cambiato nulla ormai, ma almeno avrebbe saputo che si era sinceramente pentito di tutto ciò che di erroneo aveva fatto in passato per farla arrivare a quel punto.

Non le avrebbe detto che l'amava. Non perché non fosse vero – l'amava ancora, di questo ne era più che sicuro-, ma non l'avrebbe messa nella posizione di dover subire quella confessione in un momento in cui, molto probabilmente, le avrebbe fatto solo male sentirselo dire.

Now I can't sing a love song

Like the way it's meant to be

Well I guess I'm not that good anymore

But baby, that's just me

Poteva, però, dirle che ci teneva ancora a lei. Che gli importava, che le voleva bene, che non le portava rancore e che, anzi, era disposto anche a rimanere con lei. Come amico, almeno, se lei l'avrebbe voluto.

Se non poteva dirle che l'amava a voce, gliel'avrebbe fatto capire facendo in modo che non sparisse dalla sua vita. Avrebbe lottato per lei, se Caterina gliene avrebbe dato possibilità.

Non gli importava davvero dover aspettare: poteva essere un giorno, un mese, un anno, non poteva saperlo. Ma sapeva che quello, in fin dei conti, era solo tempo.

Poteva aspettare, cercare di farle capire quanto ancora la amasse.

E doveva iniziare da domani, dimenticandosi degli ultimi mesi passati a vivere per inerzia.

Doveva scrollarsi di dosso quel senso di sconfitta e di perdita, e sapeva che quello non sarebbe stato facile, non dopo aver imparato a conviverci, come se fosse una condizione di normalità.

Magari era troppo tardi – quasi sicuramente lo era-, o forse Caterina non sarebbe stata della stessa idea, ma provarci non gli sarebbe costato nulla, non quando aveva già toccato il fondo e più in basso di così non ci sarebbe mai potuto arrivare.

And I will love you, baby

Always

And I'll be there forever and a day

Always

I'll be there 'till the stars don't shine

'Till the heavens burst

And the words don't rhyme

And I know when I die, you'll be on my mind

And I'll love you

Always

*

Il Virgilio era esattamente come lo ricordava, ed esattamente uguale a com'era l'ultima volta che era stato lì. O almeno lo sembrava visto dall'esterno, immobile nel tempo, quando l'ultima campanella del sabato ancora non era suonata.

Nicola tenne le mani nelle tasche del cappotto, già agitato nonostante mancassero ancora pochi minuti prima che scattasse mezzogiorno e quaranta, l'ora in cui sarebbe finita la quinta ora e quando Caterina sarebbe uscita.

Era riuscito ad arrivare in anticipo rispetto a quel che le aveva detto – un miracolo dovuto al fatto che sua madre non aveva avuto bisogno di prendere l'auto quella mattinata-, e di sicuro Caterina sarebbe stata piuttosto sorpresa nel vederlo già lì, a dispetto di quel che si erano detti ieri.

Tirò fuori una mano dalla tasca, e con lei anche il cellulare per controllare l'ora: ormai mancava davvero poco al suono della campanella.

Aveva avuto la fortuna di trovare un posto all'interno del parcheggio della scuola, in una delle file centrali, ed era stato un altro miracolo della giornata, perché quando era arrivato poco prima il parcheggio era già colmo di auto parcheggiate. Aveva trovato quel posto per puro caso, mimetizzandosi tra il resto delle macchine e scendendo subito dopo per prendere una boccata d'aria fresca.

Qualche studente sgattaiolò furtivamente fuori dall'uscita sul retro per avviarsi alla fermata delle corriere, e Nicola si ritrovò a ridere tra sé e sé di fronte a quegli spaccati di vita rubati dei liceali. Probabilmente l'aveva fatto anche lui qualche volta.

Respirò a fondo, abbandonandosi con la schiena contro la fiancata dell'auto: cominciava a soffrire la tensione che l'aveva accompagnato da ieri. Aveva paura che l'ansia potesse farlo sbagliare qualcosa – magari dire qualcosa di sbagliato involontariamente, o farlo sembrare troppo schietto-, e per un attimo ebbe quasi la tentazione di andarsene. Rimase lì, però, perché l'idea di perdere quell'opportunità era ben peggiore di qualsiasi altro scenario.

Rimase lì, con i piedi ben ancorati a terra e le unghie conficcate nella pelle da quanto stringeva forte il pugno. Scappare di nuovo non avrebbe cancellato la realtà, e visto che era lì, tanto gli sarebbe convenuto cominciare ad affrontarla una volta per tutte, qualunque cosa sarebbe successa. In qualsiasi caso non aveva nient'altro da perdere.

Nicola si stropicciò stancamente gli occhi, nel momento stesso in cui sentì in lontananza il trillo ovattato provenire dall'interno della scuola: la consapevolezza che di lì a poco anche Caterina sarebbe uscita da quella porta lo fece agitare ancor di più.

In mezzo a tutti quegli studenti, che si erano riversati fuori già pochi secondi dopo, pensò che sarebbe stato comunque difficile individuarla. Forse avrebbe fatto bene a scriverle per dirle che era già lì, indicarle dov'era ed aspettare che fosse lei a venire a cercarlo.

Stava quasi per farlo, quando la folla diminuì, e appena a qualche metro dall'uscita sul retro, proprio di fronte al parcheggio e accanto al muro dell'edificio, intravide una tracolla azzurra. Una famigliare tracolla azzurra, poggiata a terra accanto ai piedi di due ragazzi.

Esitò qualche secondo prima di alzare gli occhi, e non poté fare altro che pentirsi subito di quella scelta. Avrebbe riconosciuto Caterina ovunque, ed in ogni situazione: di spalle, con un cappuccio a coprirle il viso e i capelli, con il solo tatto, e non aveva alcun dubbio che la ragazza che stava osservando ora, con il cuore che batteva così forte da sembrare di voler scoppiare, fosse proprio lei.

E suo malgrado, un battito perso quando realizzò, avrebbe riconosciuto anche l'altra persona con cui era.











*il copyright della canzone (Bon Jovi - "Always") appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori.

NOTE DELLE AUTRICI

Ebbene sì! Alla fine sembra proprio che il caro Nicola abbia dato ascolto ai consigli di Alessio non fermandosi alla semplice chiamata, ma proponendo un incontro vero e proprio.Ma una volta arrivato in quella che era la sua vecchia cosa qualcosa lo turba... Chi è la persona in compagnia di Caterina? Data la reazione sarà forse Giovanni oppure è un falso allarme? E per concludere, come andrà tra Nicola e Caterina? Che cosa si diranno i nostri protagonisti?Per trovare risposta a tutte queste domande vi diamo appuntamento a mercoledì prossimo!


Kiara & Greyjoy

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