Capitolo 69 - Always (Pt. 1)

Non appena mise piede giù dal treno avvertì la pelle del viso venire sferzata dal vento freddo che si era alzato poco prima, regalandogli un brivido lungo la schiena.

Nicola si strinse nelle spalle, cercando rifugio nel caldo della giacca a vento e della sciarpa che teneva attorno al collo, mentre percorreva velocemente lo spazio che lo separava dal binario, dove era appena sceso, alla strada attigua alla piccola stazione di Torre San Donato. L'aria gelida della tarda mattinata non faceva altro che spingerlo ad accelerare ancora di più il passo, sperando di arrivare a casa non completamente congelato da capo a piedi.

Si guardò intorno, mentre camminava con il borsone sulla spalla, dove teneva alcuni vestiti e altre cose, riconoscendo il suo vecchio paese; gli faceva strano trovarsi di nuovo lì, dopo due mesi di completa latitanza.

"Chissà se ne varrà la pena".

Sarebbe stato un compleanno strano da festeggiare, a partire dal fatto che era tornato a casa con il pensiero di festeggiare all'ultimo posto della sua personale lista di propositi per il weekend. C'era altro che gli riempiva i pensieri, e che lo faceva da quando una settimana prima Alessio gli era piombato in casa dicendogli che doveva tornare lì.

In fin dei conti il suo compleanno era un'ottima occasione ed un'ottima scusa per giustificare il suo ritorno ai suoi genitori – e anche a se stesso-, quando in realtà era parlare con Caterina ad averlo condotto lì, con ancora idee confuse e propositi aggrovigliati nella sua mente.

Nutriva ancora qualche riserva sulla sua scelta finale, quella di seguire il consiglio di Alessio e tornare, ma ormai si trovava lì. E non sarebbe ripartito se non dopo il suo compleanno, altri due giorni dopo.

Si chiese, se mai Caterina avesse deciso di rispondere a uno dei suoi messaggi o alle sue chiamate, se avrebbe mai accettato davvero di rivederlo. Non poteva fare a meno di sentire lo stomaco chiuso al pensiero. Aveva voglia di vederla, quello non poteva negarlo, ma aveva anche altrettanta paura di sbagliare di nuovo.

Aveva una tale confusione in testa che, trovarsi di nuovo lì, non faceva altro che complicare il suo bisogno di trovare una soluzione.

*

This Romeo is bleeding

But you can see his blood

It's nothing but some feelings

That this old dog kicked up

It's been raining since you left me

Now I'm drowning in the flood

You see I've always been a fighter

But without you I give up

(Bon Jovi - "Always")*


Torre San Donato era sempre uguale a se stessa: un paese ormai alla deriva, fermo nel tempo nel modo peggiore, un paese dove i giovani si stavano allontanando sempre di più e dove l'antico splendore stava sfiorendo una volta per tutte. Nicola non riuscì a non pensarlo, mentre percorreva una delle strade che lo avrebbero portato in centro, lanciando solo ogni tanto qualche occhiata alle auto che gli sfrecciavano di fianco, sibilando e oltrepassandolo in pochi secondi.

Era uscito di casa poco prima, stanco di rimanere rinchiuso in un'abitazione che sarebbero rimasta vuota – a parte la sua stessa presenza- fino al ritorno dei suoi genitori quella sera, quando sarebbero rientrati dal lavoro. Il silenzio l'aveva stancato, talmente tanto che in prospettiva quella passeggiata senza meta era comunque decisamente più allettante.

Con il treno era arrivato poco prima di pranzo, e dopo aver mangiato qualcosa piuttosto velocemente e svogliatamente, aveva provato a buttarsi sul letto di camera sua, con il libro di calcolo in mano. Provare a studiare non lo aveva portato da nessuna parte, e in quasi due ore aveva concluso ben poco: più di una volta si era ritrovato a leggere la stessa riga numerose volte, e tentare di svolgere qualche esercizio non lo aveva aiutato affatto nella concentrazione. Sembrava che la sua mente viaggiasse completamente verso un'altra strada, ben lontana dalle formule delle equazioni e delle derivate che riempivano le pagine del libro.

Era uscito di casa senza un'idea precisa su dove andare, né per quanto tempo se ne sarebbe stato fuori: non erano nemmeno le quattro del pomeriggio, e la visibilità si era già ridotta a causa della nebbia scesa. E faceva freddo, molto più di quanto si era aspettato, e l'odore di umido nell'aria gli faceva quasi presupporre che avrebbe cominciato a piovere di lì a poco. Passeggiare in quel modo, senza una meta  e solo con i propri pensieri, sembrava quasi surreale, come se la realtà attorno a lui non esistesse davvero. Gli sembrava di sentire solo in lontananza il rombo dei motori delle auto e l'odore di benzina.

Si rese conto di aver perso la cognizione del tempo quando una goccia di pioggia calò sul suo viso. Alzando gli occhi al cielo si rese conto che più che la nebbia erano ora le nuvole plumbee ad aver fatto capolino, come aveva sospettato un po' di tempo prima.

"Ci mancava solo che iniziasse a piovere sul serio".

Non aveva pensato minimamente ad essersi portato dietro un ombrello quando era uscito, ed era troppo distante da casa per poter pensare di poterci arrivare senza prima inzupparsi d'acqua.

Ci vollero solo pochi minuti prima che iniziasse a scendere la pioggia fine che precedeva un temporale, ed ancora meno prima che iniziasse il temporale vero e proprio; aveva già invertito la rotta, ma non ce l'avrebbe mai fatta ad arrivare a casa in tempo, nemmeno correndo.

Si guardò intorno, cercando una soluzione temporanea per ripararsi: si trovava nel parcheggio di un supermercato, il cui ingresso era decisamente più a portata di mano.  Si sarebbe potuto riparare all'interno del negozio nella speranza che la pioggia smettesse in fretta di cadere, evitando così di bagnarsi e prendersi un raffreddore.

Nicola accelerò il passo, arrivando subito all'entrata del supermercato: non appena superò la soglia le luci luminose e giallognole del negozio gli si presentarono davanti agli occhi, costringendolo a fermarsi qualche secondo per abituare la vista a tutta quel chiarore. Muovendo i primi passi verso l'interno, non si sorprese affatto di vedere quel posto particolarmente affollato: era pur sempre venerdì sera, la maggior parte della gente stava facendo la spesa per la settimana dopo.

Continuò a camminare, sistemandosi i capelli arruffati e umidi, e lanciando occhiate disinteressate verso gli scaffali. Gli sembrava tutto così anonimo ed ordinario, attorno a lui, che nulla attirò per davvero la sua attenzione: vagava zigzagando in mezzo ai carrelli e alle persone che si allungavano per prendere le cose dai ripiani più alti degli scaffali, sperando che il temporale fuori finisse il prima possibile per poter tornare a casa, buttarsi sul letto e non pensare più a niente.

Gli sarebbe piaciuto riuscirci, liberare la mente anche per poco di ogni pensiero che lo tormentava. Eppure c'era sempre il perché era tornato, quel che gli aveva detto Alessio, a tenerlo inchiodato sullo stesso punto da giorni.

Rallentò il passo mentre si trovava in un'ala particolarmente poco frequentata del supermercato. Strano a dirsi, visto che era davanti agli scaffali degli alcolici.

Quando tirò fuori il cellulare dalla tasca dei jeans, lo guardò qualche secondo ancora con lo schermo spento, l'improvviso istinto che si stava facendo largo in lui. Forse era perché si trovava lì senza sapere cosa fare, bloccato lì dentro fino a quando la pioggia non sarebbe diminuita, o forse era perché tanto valeva fare l'ennesimo tentativo a vuoto tipico di chi non ha nulla da perdere.

Non era la prima volta in quella giornata che aveva provato a scrivere a Caterina. In treno doveva aver fatto almeno una ventina di tentativi, alla fine rinunciandovi: non era riuscito a trovare la parole adatte per poter esprimere il suo desiderio di voler vederla, non per un tentativo di riconquista, ma solo per parlarle dopo due mesi di totale silenzio. Non c'era riuscito, un po' come non ce l'aveva mai fatta in tutto quel tempo passato.

Fare un tentativo in più mentre era lì dentro, in quel supermercato anonimo, non avrebbe fatto alcuna differenza.

Sbloccò il telefono, andando tra le chat di messaggi. L'ultimo con Caterina era datato ancora a dicembre, e poi non c'era stato più nulla. Sentì la nausea salirgli, come ogni volta che si ritrovava di fronte alla consapevolezza che si erano persi definitivamente, come due sconosciuti che nemmeno si riconoscono camminando fianco a fianco lungo la stessa strada.

Eppure le parole di Alessio gli dicevano che non doveva lasciar perdere così. C'era stato qualcosa, forse nel suo sguardo o nella voce, quando gli aveva parlato, che gli aveva dato la sensazione che ci fosse qualcos'altro sotto. Non aveva idea di cosa, non aveva nemmeno idea se fosse davvero così, ma non era riuscito a scrollarsi di dosso quella sensazione.

E poi, per quanto fosse difficile da ammettere, Caterina gli mancava. Gli mancava sapere come stava, cosa faceva nelle sue giornate, cosa pensava, e se c'era anche solo la minima possibilità di poter riparare almeno in parte le cose forse doveva afferrarla.

Nessun messaggio scritto avrebbe mai funzionato, ma c'era un altro modo per contattarla. Compose il suo numero, che dopo tutti quegli anni sapeva ormai a memoria, e con il cuore in gola fece partire la chiamata.

Per un attimo ebbe la tentazione di terminare quella chiamata ancora non iniziata, ma prese un sospiro profondo e cercò di allontanare quell'idea: doveva pur fare qualcosa se voleva cambiare la situazione.

Alzò il braccio, portando il cellulare accostato all'orecchio. Contò gli squilli a vuoto, il cuore che gli batteva così velocemente in petto che faticava a distinguere le due cose.

Gli squilli continuarono, senza nessuna risposta, quando ormai ne dovevano mancare pochi prima che partisse la segreteria.

"Non risponderà".

-Pronto?-.

Nicola trattenne il respiro e sbatté gli occhi un paio di volte, domandandosi se aveva sognato la voce di Caterina provenire dall'altra parte della linea.

Non c'erano più squilli, ora solo silenzio, e dentro di lui sapeva che avrebbe dovuto dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma per diversi secondi sentì il groppo in gola che si era appena formato impedirgli di formulare anche la parola più semplice.

-Pronto?- Caterina ripeté ancora, inequivocabilmente – Sei tu, Nicola?-.

Nicola annuì, anche se lei non poteva vederlo. Sapeva che gli era mancato ascoltare la sua voce, ma si rese conto di quanto davvero gli fosse mancata solo in quel momento.

Si schiarì la voce, tossendo appena.

-Sì, sono io- gracchiò, accostandosi meglio il telefono all'orecchio – Ciao-.

Non sapeva cosa avrebbe dato anche solo per averla lì di fronte a sé anziché al telefono, potersi avvicinare a lei, e poterla abbracciare. L'avrebbe abbracciata cogliendola all'improvviso, magari baciandola per farle capire che era lui, il suo Nicola. Era solo un sogno che ricordava il passato, un passato che ormai avrebbe dovuto lasciarsi alle spalle, perché era già tanto se non l'aveva ignorato. Aveva risposto alla sua chiamata contro ogni aspettativa, ed era consapevole che dovevano andare così: a piccoli passi, senza forzature di alcun tipo.

-Ciao- lo salutò di rimando Caterina, forse sorpresa solo in parte. Per qualche attimo di nuovo nessuno di loro disse nulla, come se la linea fosse caduta definitivamente.

-Io non ... - Nicola si passò la lingua sulle labbra secche – Non pensavo avresti risposto-.

Caterina si lasciò andare ad una breve risata tutt'altro che divertita:

-Neanche io lo pensavo-.

Nicola non le poteva dare torto. Visto come e cosa si erano detti l'ultima volta che si erano visti, immaginava lo sconcerto di Caterina nel vederlo contattarla e nel vedere se stessa decidere di accettare di ascoltarlo.

O forse, in fondo, anche lei voleva parlargli quanto lo voleva lui, anche solo per poco.

Prima che potesse aggiungere qualcos'altro, fu di nuovo Caterina a parlare:

-Come mai mi hai chiamato?-.











*il copyright della canzone appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori.

NOTE DELLE AUTRICI

E finalmente Nicola came back to town! Ebbene sì, a quanto pare il discorso motivazionale di Alessio ha avuto qualche risultato: Nicola ha deciso di seguire il suo consiglio e tornare a casa, per festeggiare il suo compleanno (e fare anche altro). Ed è proprio in un supermercato, in maniera piuttosto random, che si è pure fatto coraggio e ha contattato Caterina. Vi sareste aspettati che lei avrebbe risposto? E chissà, quali saranno le motivazione ad averla spinta a farlo?

Ma soprattutto: che si diranno?

A venerdì per scoprirlo!

Kiara & Greyjoy

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