Capitolo 67 - Guilty all the same (Pt. 5)

I troppi pensieri di quegli ultimi giorni sarebbero bastati da soli per fargli scoppiare la testa; di certo non sarebbe servito anche iniziare la settimana con il nuovo corso di matematica discreta.

Pietro scarabocchiò distrattamente il bordo della  pagina del libro aperto davanti a sé, scrutando con indifferenza le scritte nere stampate sul foglio, accompagnate da alcuni schemi a lui ancora incomprensibili.

Cominciavano ad esserci troppe cose incomprensibili nella sua vita, si ritrovò a pensare con una punta di amaro sarcasmo.

Da quando Giulia aveva parlato della situazione di Caterina, non aveva fatto altro che pensare a quante cose stessero cambiando così velocemente tra tutti loro: Caterina e Nicola che nemmeno si parlavano più e forse non sarebbero mai tornati a farlo, Giulia a cui c'erano voluti mesi per capire come fossero andate sul serio le cose e che ora litigava con Alessio. E di nuovo Alessio, che sembrava sempre più un estraneo al loro gruppo di amici, concentrato su qualcuno altro che fino ad un mese prima nemmeno conosceva.

C'erano davvero tante cose che gli erano ancora difficili da capire, tranne una: si stavano tutti allontanando.

Ripensò con una stretta al cuore quel che era successo sabato. Ricordava benissimo gli sguardi accigliati che si erano scambiati lui e Filippo quando, inaspettatamente, avevano iniziato a sentire le urla di Alessio e Giulia.

Quando poi erano usciti dal bagno – entrambi con la faccia più nera che si potesse immaginare- né Pietro né Filippo avevano provato a chieder loro cosa fosse successo.

Nemmeno quando poi Filippo e Giulia se ne erano andati Pietro aveva cercato di avvicinarsi ad Alessio. Lo aveva visto troppo chiuso in se stesso, e lui era già troppo brillo per poter sostenere un dialogo serio.

Ora che erano passati un paio di giorni e la lucidità necessaria era tornata, non era difficile notare che qualcosa in Alessio ancora non andava. Pietro riusciva a leggerglielo in faccia: non aveva quasi spiaccicato parola per tutta la domenica, isolandosi in camera sua senza quasi uscire. Quella mattina si era svegliato tardi, facendo arrivare entrambi in ritardo a quella lezione.

Ed ora, sedutogli accanto, Pietro riusciva a notare ancor di più l'indifferenza e la difficoltà di Alessio in quei giorni. Non ci voleva un genio per capire che quello stato fosse conseguenza della discussione avuta con Giulia, ma per quanto si sforzasse di intuire non riusciva a capire cosa quella discussione riguardasse esattamente. Vederlo così, in quello stato di apatia, gli faceva perfino dimenticare il senso di rabbia che aveva provato nelle ultime settimane verso Alessio stesso e verso se stesso.

Abbassò gli occhi sul suo quaderno: aveva scritto a malapena due righe di appunti, quando la lezione stava durando già più di un'ora. Ormai era inutile cercare di recuperare un po' di concentrazione.

-Stai ascoltando?- Pietro cercò di parlare più a bassa voce possibile, sperando di non essersi fatto notare da nessuno. Erano in una delle prime file, lontani da Nicola che invece, arrivato prima di loro, aveva preso posto in una delle ultime.

Avrebbe dovuto lasciar perdere, cercare di ascoltare la lezione, e provare a parlargli in un secondo momento fuori da lì, ma non era riuscito a frenarsi nemmeno di fronte all'eventualità di farsi beccare dalla professoressa che stava ancora spiegando.

Alessio si mosse appena verso di lui, colto di sorpresa; gli rivolse solo una breve occhiata, come per accertarsi che Pietro stesse parlando proprio con lui.

-Non proprio- borbottò in risposta, piuttosto sinceramente, continuando a tenere lo sguardo dritto davanti a sé, ben attento a non incrociare di nuovo gli occhi neri di Pietro.

-Come stai?-.

Pietro si morse il labbro inferiore, sperando in una risposta dell'altro, ed aspettandosi già quale esito avrebbe avuto. Vide Alessio scuotere appena il capo, un sorriso amaro appena accennato a disegnargli le labbra:

-Credo che tu lo sappia già-.

-Dici bene- annuì Pietro, consapevole che così facendo non ne avrebbe cavato un ragno dal buco – Che è successo tra te e Giulia?-.

Pietro si voltò di scatto, nello sentire lo schiarirsi di voce dell'insegnante che stava ancora spiegando qualche astrusa formula matematica. Le lanciò una veloce occhiata, e la vide puntare per alcuni lunghi secondi lo sguardo proprio nella sua direzione, per poi tornare con gli occhi di nuovo sulla lavagna dietro di sé.

Pietro sospirò piano, leggermente nervoso: sperò che quello sguardo puntato su di lui fosse solo una coincidenza, qualcosa di cui non preoccuparsi. Non aveva la minima intenzione di iniziare male un corso iniziato giusto quel giorno, inimicandosela già. Aveva già abbastanza problemi irrisolti, ed uno di quelli gli stava proprio seduto di fianco, ancora in silenzio.

Riportò di nuovo lo sguardo verso Alessio, attendendo una sua risposta, cercando di non far trasparire troppo la sua assenza di calma.

Alessio scosse con fare seccato il capo:

-Abbiamo litigato- sospirò infine, dopo aver lanciato una veloce occhiata verso l'amico – Divergenza di opinioni-.

-Su Caterina, immagino- replicò Pietro, cercando di parlare con il tono più basso possibile. Non insistette troppo: glielo leggeva in faccia che non avrebbe aggiunto altro. O almeno, non avrebbe detto altro proprio in quel frangente, durante una lezione, costretto a parlare a bassa voce e velocemente per non disturbare troppo.

-Parliamone più tardi, la Cavalieri ci sta fissando- Alessio parlò a denti stretti, come se per pronunciare quelle parole potesse a malapena muovere le labbra. Pietro si girò nuovamente, portando come Alessio gli occhi dritti davanti a sé: si morse il labbro inferiore quando, con sua somma desolazione, si accorse che Alessio aveva ragione. Sentiva lo sguardo della donna fisso su di sé, nonostante stesse continuando a spiegare come se nulla fosse.

Pietro sbuffò, rassegnato: non solo si era fatto sicuramente beccare, ma non si era fatto dire da Alessio nemmeno nulla che non immaginasse già.

Strinse nervosamente la penna nella mano destra, rassegnandosi a concentrarsi di nuovo sulla lezione.





Alzarsi da quelle sedie per cambiare aula fu un sollievo: erano solo alle prime due ore per quella giornata, e Pietro già si sentiva stanco da morire.

Seguì Alessio verso la porta d'uscita, nel tentativo di ricongiungersi a Nicola nella calca di studenti che come loro stavano uscendo dall'aula, ma si bloccò preoccupato quando vide chi li stava aspettando sulla soglia.

Il sorriso rigido e piuttosto finto che Giada Cavalieri – nonché loro insegnante di matematica discreta per quel semestre- stava rivolgendo sia a Pietro che ad Alessio gli fece presagire il peggio.

-Potete aspettare un minuto voi due?- la voce chiara e diretta della donna arrivò a Pietro come una mazzata.

"Ottimo modo per iniziare il corso".

Alessio gli lanciò una breve occhiata, prima di annuire rivolgendosi a lei, lasciando perdere sin da subito qualsiasi protesta.

Pietro rimase in silenzio, rassegnato nel seguirli verso la cattedra dell'aula, aspettando che anche gli ultimi studenti uscissero da lì, aspettandosi che la ramanzina della giornata sarebbe iniziata di lì a poco. Quando finalmente non rimasero che loro tre, nell'ampio spazio vuoto della sala ora vuota, la Cavalieri tornò a rivolgersi ad entrambi con lo stesso sorriso tanto affabile quanto falso:

-Spero che la vostra conversazione durante la mia lezione sia stata perlomeno interessante. Ne è valsa la pena?-.

Pietro abbassò lo sguardo, imbarazzato come non mai, prima di rialzarlo e trovarsi gli occhi chiari dell'insegnante fissi su di lui. Si sentì ancor più in imbarazzo.

-Erano le prime ore di lezione di questo corso, che è tutto fuorché semplice ed immediato- proseguì lei, le braccia incrociate contro il petto ed ora l'aria decisamente più severa di prima – Parliamoci chiaro: non è affar mio se a voi non interessa della matematica. A nessun ventenne interessa davvero, d'altro canto. Se volete continuare a frequentare, però, la prossima volta cercate almeno di non mettervi a discutere davanti a me mentre spiego la mia lezione. Siete stati piuttosto fastidiosi-.

Da come parlava, e da come si comportava, la Cavalieri non sembrava una tipa stupida, e nemmeno sprovvista: nella sua voce non c'era alcuna esitazione, e nel sorriso ambiguo che ancora le tirava le labbra non v'era alcuna sorta di insicurezza. Riusciva ad incutere un certo timore e soggezione molto più di certi professori di mezza età con alle spalle vent'anni di carriera; l'aria saccente con cui si stava rivolgendo a lui ed Alessio in un qualche modo si sposava male con la giovane età che dimostrava – Pietro non le avrebbe dato più di trentacinque anni, a giudicare dai lineamenti delicati del viso, e forse ad un primo sguardo non gliene avrebbe dato nemmeno una trentina.

-Ci dispiace- Alessio esordì qualche attimo dopo, facendola voltare verso di lui – Non era nostra intenzione disturbarla, e capisco perfettamente il suo punto di vista. Non succederà più-.

Pietro sospirò a fondo, dandosi dell'idiota mentalmente: non era giusto che si scusasse Alessio anche per primo, quando era stato lui ad iniziare. Avrebbe dovuto dire qualcosa subito, ma le parole sembravano non riuscire ad uscirgli di bocca.

-Va bene- riprese lei, annuendo soddisfatta, facendo muovere i capelli biondi perfettamente acconciati mentre scostava lo sguardo da Alessio – Lei non ha nulla da dire?-.

Pietro si trattenne dallo sbuffare per lo sconforto, o per il nervosismo, mentre cercava di pensare a qualcosa da dire.

-Mi scuso anche io- disse, cercando di non apparire esitante – Vedrà che la prossima volta presteremo tutta la nostra attenzione esclusivamente alla lezione-.

-Lo spero per entrambi, perché gli esami non si passano con i miracoli-.

Pietro annuì, aspettando con trepidazione il momento in cui finalmente l'avrebbe lasciato andare, ma la professoressa lo stava tenendo ancora fissato con sguardo serio.

-Mi può dire il suo nome?-.

Pietro non poté fare altro che maledirsi, nel momento in cui la sua voce apparse più che insicura nel rispondere più sommessamente di quanto non avrebbe voluto. Doveva già aver deciso di prendere di mira solo lui, dato che non ripeté la stessa domanda anche ad Alessio.

Di nuovo quella sensazione di disagio si impadronì di lui, quando un accenno di sorriso tornò di nuovo sul volto giovane della Cavalieri:

-La tengo d'occhio, Cadorna. Se lo ricordi- disse lei infine – Anzi, ricordatevelo entrambi-.

Pietro annuì ancora una volta, prima di lanciare una veloce occhiata ad Alessio e girarsi, e camminare finalmente verso l'uscita.











NOTE DELLE AUTRICI

Se qualcuno aveva avuto dubbi, ora non ne avrà più. Questo gruppo sta scoppiando sempre più: prima la rottura tra Caterina e Nicola, poi la tensione tra Pietro e Alessio (anche se continuano a parlare ancora), e ora anche Giulia ed Alessio sembrano ai ferri corti! Secondo voi, ripensando alle loro posizioni e ai loro punti di vista, c'è qualcuno che ha ragione e qualcuno che ha invece torto? O pensate che la ragione si trovi nel mezzo? Diteci un po' la vostra opinione nell'attesa di un eventuale chiarimento o secondo confronto. Nel frattempo, questo clima di tensione viene spezzato dalle chiacchiere di Pietro e Alessio che non passano inosservate alla docente. È successo anche a voi qualcosa di simile all'università o, più probabile, al liceo? Se sì, raccontateci qualche aneddoto!

Per ora, però, vi diamo appuntamento a mercoledì prossimo per un nuovo sfavillante capitolo!


Kiara & Greyjoy

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