Capitolo 67 - Guilty all the same (Pt. 1)
You're guilty all the same
Too sick to be ashamed
You want to point your finger
But there's no one else to blame
You're guilty all the same
(Linkin Park - Guilty all the same")*
-Vado un attimo in bagno, visto che oggi non abbiamo fretta-.
Giulia l'aveva mugugnato a mezza voce, senza entusiasmo, troppo stanca per poter anche solo fingerlo. Non si voltò verso Valerio, anche se si sentiva addosso il suo sguardo.
-Ti aspetto qui o ci vediamo all'auto?- le chiese dopo qualche secondo, quando si ritrovarono di fronte ad uno dei bagni femminili del pianterreno.
Giulia alzò le spalle, stavolta girandosi e riservandogli un sorriso di circostanza:
-Vai pure, ti raggiungo tra qualche minuto-.
Non aspettò ad osservare Valerio allontanarsi per il corridoio, diretto all'uscita che dava direttamente sul parcheggio per raggiungere la sua auto. Era la prima volta, dopo aver finalmente avuto la patente, che aveva usato la macchina per venire a scuola; ora che era il momento di tornare a casa, Giulia si sentiva quasi sollevata dal fatto che le avesse offerto un passaggio. Dopo l'ennesima giornata pesante come quella la voglia di passare del tempo in corriera, ad aspettare la sua fermata, era sotto i piedi.
Era un copione che si stava ripetendo più o meno dall'ultima settimana di gennaio, quando il punto culminante della tensione era stata l'uscita delle materie d'esame e la sensazione che, da lì in avanti, le cose sarebbero solo potuto peggiorare. Non le era passato il nervosismo nemmeno in quei primi giorni di febbraio, quando al momento non erano fissate né verifiche né interrogazioni, forse perché, quando non c'era la scuola a renderla inquieta, ci pensava comunque Caterina. Solo uno stupido o un cieco non si sarebbe accorto dei cambiamenti che stavano avvenendo, e Giulia la conosceva troppo bene per non poter notare quante cose strane aveva iniziato a fare in quelle ultime quasi due settimane.
Uscì dal bagno qualche minuto dopo, guardandosi intorno nei corridoi quasi aspettandosi di vederla in giro da qualche parte, e la sorpresa sarebbe stata ugualmente poca sia nel trovarla da sola o con Giovanni. Anche se non ne aveva più parlato con Alessio, le sue insolite sortite non sembravano essere finite: era passato solo qualche giorno dall'ultima volta in cui Giulia l'aveva vista di nuovo sola con Giovanni, in un angolo abbastanza deserto di un corridoio. Era successo di nuovo per caso, di nuovo dopo averle rifilato una scusa, e di nuovo era tornata come se niente fosse, senza accennare a Giovanni nemmeno per sbaglio.
Ormai ci aveva fatto l'abitudine ad andarsene in giro per la scuola aspettandosi di trovarli da soli a confabulare tra loro.
Non capitò in quel breve lasso di tempo che le servì per avviarsi dal bagno all'uscita sul retro. Forse Caterina, per una volta, aveva semplicemente fatto le solite azioni che faceva sempre per tornare a casa: avviarsi subito alla corriera non appena suonata la campanella, senza invece trattenersi a Piano per chissà quale motivo.
Uscì dalla scuola con calma, senza trovare più la solita calca di studenti che vi era ogni giorno al minuto esatto in cui finiva l'ultima ora; chi doveva prendere la corriera doveva già aver camminato velocemente, lasciando ora strada libera a Giulia.
La giornata del 6 febbraio era gelida come le precedenti, ma perlomeno soleggiata; era una sensazione abbastanza piacevole camminare sotto il sole tiepido invernale, mentre cercava di individuare l'auto di Valerio in mezzo a tutte le altre che erano nel parcheggio, già meno pieno rispetto a come doveva essere solo pochi minuti prima.
Allungò il collo, finalmente riuscendo a riconoscere l'auto, posteggiata al centro della terza fila, Valerio in piedi lì accanto assorto con lo sguardo abbassato il cellulare che teneva in mano. Bastarono pochi attimi a Giulia per arrivare nelle vicinanze.
-Ci sono- disse ad alta voce, per far sì che Valerio si accorgesse della sua presenza – Possiamo partire-.
-Chiamo mia mamma per avvisarla che stiamo per partire da qui- le rispose lui, alzando gli occhi solo per pochi secondi, prima di digitare qualcosa sul cellulare – Almeno sa che se non arrivo entro mezz'ora può cominciare a preoccuparsi-.
Giulia si lasciò andare ad una risata leggera – era piuttosto consapevole che avrebbe dovuto fare lo stesso anche lei con la sua, di madre, quando avrebbe finalmente cominciato a guidare da sola-, aspettando pazientemente accanto alla portiera ancora chiusa dell'auto. Immaginava che la telefonata non sarebbe durata più di un minuto.
Si guardò intorno distrattamente, ascoltando con poca attenzione la breve conversazione che aveva iniziato Valerio da pochi secondi, dopo che sua madre doveva aver risposto alla chiamata.
Fu in quel momento, in maniera totalmente imprevista ed inaspettata, che Giulia si ritrovò a sgranare gli occhi dopo aver riconosciuto la figura di Caterina, vicino alle scalinate da cui lei stessa era scesa dopo aver varcato la soglia dell'uscita sul retro dell'edificio.
Per un attimo credette di aver visto male, ma guardando con più attenzione – dopo aver sbattuto le palpebre un paio di volte-, Giulia non ebbe più alcun dubbio: era Caterina la persona che stava camminando proprio lì, davanti alla prima fila di auto nel parcheggio, inconsapevole che lei e Valerio erano ancora fermi lì per i minuti di ritardo accumulati da quando era suonata l'ultima campanella di scuola.
Giulia sbuffò piano, incredula: si era quasi sentita colpevole quando, poco prima di uscire, si era aspettata di intravederla da qualche parte con Giovanni, di nuovo mentendole o nascondendole chissà cosa, ma ora che si ritrovava di nuovo ad avere ragione, con Caterina che per l'ennesima volta sembrava intenzionata a rimanere a Piano più del solito e non a tornare a casa, provò un nervosismo che non aveva mai sentito.
Aveva sempre pensato che, se quegli avvistamenti casuali e strani fossero continuati, le avrebbe chiesto direttamente cosa stava succedendo. Ora, invece, sembrava che il destino avesse deciso al posto suo, mettendola direttamente di fronte consapevolmente alla realtà dei fatti.
Giulia la seguì con lo sguardo, scostandosi con un gesto secco una ciocca di capelli finita davanti agli occhi, e non poté fare a meno di irrigidirsi ancor di più quando notò la persona verso la quale Caterina si stava dirigendo.
Anche guardandolo così da distante, il sorriso di Giovanni sembrava più felice che mai; era all'angolo del parcheggio, accanto all'ultima auto della fila, un po' difficile da notare da dove Giulia era ferma. Era lui senza dubbio, e ogni incertezza sarebbe stata comunque sepolta nel momento stesso in cui Caterina lo aveva finalmente raggiunto, fermandoglisi di fronte, salutandolo con un atteggiamento che Giulia avrebbe descritto solamente come intimo. Giovanni le cinse le spalle con un braccio, anche se, almeno da quella distanza, Giulia notò che Caterina non sembrava rilassata quanto lui. Non sembrava nemmeno infastidita dalla sua vicinanza, anche se continuava a non sorridere particolarmente. Giulia si trattenne a stento dall'andare da loro giusto per vedere che scusa avrebbero trovato per spiegare quell'incontro.
Rimase impietrita, in ogni caso, tra lo sgomento e la rabbia, quando si ritrovò ad osservare Giovanni avvicinarsi pericolosamente al viso di Caterina, baciandola velocemente.
Quella – quel bacio che non si sarebbe mai aspettata di vedere- era l'ultima cosa che si era mai aspettata in quelle due ultime settimane.
Non ebbe la forza di pensare a nient'altro, se non che ora il momento delle spiegazioni era giunto sul serio.
*
Si rigirò nel letto di nuovo, nervosamente, senza riuscire ancora a prendere sonno nonostante la mezzanotte fosse già passata e alla sveglia mancassero meno di sei ore.
Giulia sospirò a fondo, consapevole che i troppi pensieri che aveva in testa non le stavano permettendo di lasciarsi scivolare nel sonno ristoratore di cui, dopo una giornata simile, aveva davvero bisogno.
Era probabile che le ore d'insonnia si sarebbero protratte ancora per un po', inevitabilmente, almeno fino a quando non sarebbe giunta ad una conclusione. E la sua incapacità a dormire era, in qualsiasi caso, la cosa meno rilevante in tutto quel caos.
L'immagine del bacio tra Giovanni e Caterina tornò a fare capolino tra i suoi ricordi. Era qualcosa che era successo così tante volte durante la giornata che ormai cominciava a farci l'abitudine.
Non riusciva a capire se ciò che la stava tenendo sveglia fosse la rabbia, il senso di colpa o la sorpresa per tutto quello: era arrabbiata più che mai con entrambi, soprattutto con Caterina per non averle detto nulla, per averle mentito per settimane, cosa che probabilmente avrebbe continuato a fare se non l'avesse vista per caso quel giorno. La meraviglia, poi, accompagnava di pari passo il suo nervoso: si poteva aspettare che Giovanni, ora che Caterina non stava più con Nicola, si sarebbe fatto avanti, ma non si era del tutto aspettata succedesse sul serio o che Caterina cedesse alle sue avances. Non subito, perlomeno. Non così presto.
E quel senso di colpa che sembrava essere tornato non faceva altro che colpire Giulia ancor di più: forse non era stata abbastanza comprensiva con Caterina, forse l'aveva lasciata troppo a se stessa e in balia del suo dolore.
Non le era stata abbastanza accanto?
Giulia chiuse gli occhi, stremata e confusa. Nell'ultimo mese aveva cercato il più possibile di distrarla, di non farle ricordare quella sofferenza derivata dall'addio a Nicola, ma a quanto pareva non era stato sufficiente. Forse Giovanni ci era riuscito meglio di lei? Si rifiutava di crederlo, ma il dubbio le si era instillato dentro, e sembrava non volersene andare.
"Devo parlarle" si ritrovò a pensare. Ci aveva pensato per tutto il giorno, al come e al quando, consapevole che la mattina che presto sarebbe giunta sarebbe stata l'unica occasione che poteva avere per, finalmente, affrontare Caterina. Sarebbe andata da lei, con le occhiaie visibili di quella notte tormentata, a chiederle che stava succedendo.
Doveva farlo quel giorno stesso, ad ogni costo. Sabato e domenica si sarebbe trovata a Venezia, e non riusciva neanche a concepire l'idea di dover aspettare fino a lunedì per parlare.
Doveva essere quel giorno.
Doveva almeno provarci, nonostante tutto.
*
Le ore di lezione passarono più in fretta di quel che aveva sperato, e alla campanella del primo intervallo Giulia si ritrovò inevitabilmente impreparata di fronte a ciò che l'aspettava.
Aveva passato la gran parte del tempo lanciando occhiate di sottecchi a Caterina, seduta accanto a lei: non le sembrava che stesse bene, ma quell'aspetto stanco e svogliato ormai le sembrava appartenere già da un mese. Per il resto, sembrava tutto come al solito: non doveva essersi accorta di Giulia il giorno precedente – forse non si era nemmeno ricordata che lei e Valerio si sarebbero trovati in parcheggio quel giorno, e il dubbio di essere stata beccata nemmeno la sfiorava-, totalmente inconsapevole che non appena sarebbe iniziato l'intervallo Giulia l'avrebbe trascinata in una qualche zona sufficientemente tranquilla per parlare.
Quando la campanella del primo intervallo suonò, Giulia aspettò qualche attimo prima di alzarsi. Le sembrò quasi che le due ore appena passate non fossero state sufficienti per prendere abbastanza coraggio, né per decidere fino in fondo cosa le sarebbe convenuto dirle subito. Le rimaneva solo l'improvvisazione.
Fece un respiro profondo, e finalmente si alzò, dirigendosi verso la porta della classe.
Caterina la seguì, in silenzio, almeno fino a quando Giulia non si fermò di scatto girandosi verso di lei:
-Puoi venire con me?- le chiese senza preamboli.
Caterina annuì, apparendo piuttosto tranquilla:
-Devi prendere il tuo solito caffè? Ti accompagno-.
-In realtà no- Giulia sospirò, stringendosi nelle spalle, e facendo qualche altro passo – Ma dovresti seguirmi lo stesso-.
Caterina la fissò stordita e confusa, ma non ebbe il tempo di ribattere nulla: Giulia cominciò a camminare a passo svelto lungo il corridoio, senza aggiungere nulla.
Non aveva idea di quale potesse essere il luogo più appartato della scuola, ma non le venne in mente nulla di meglio dell'atrio della scuola: niente studenti nelle vicinanze, e solo qualche professore che entrava o usciva dall'edificio. Di certo, tra tutti, era il luogo più silenzioso del Virgilio in piena ricreazione.
Si fermò accanto alla colonna portante al centro dell'atrio, aspettando che fosse Caterina la prima a parlare, disorientata e presa in contropiede:
-Si può sapere che c'è?- Caterina la guardò incuriosita, fermandosi di fronte a lei. Giulia si prese qualche altro attimo: di come aveva deciso di iniziare il proprio discorso, ora, non ricordava praticamente nulla, il nervosismo che le impediva di far affidamento sulla memoria. Si doveva affidare solamente al proprio istinto, sperando di non complicare maggiormente le cose.
-Dobbiamo parlare-.
-Di cosa?-.
*il copyright della canzone appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori.
NOTE DELLE AUTRICI
E finalmente sembra che qui arrivi la svolta che probabilmente cambierà un po' di cose: Giulia, anche se per pura coincidenza, ha infine scoperto che l'amicizia di Caterina e Giovanni sembra essersi evoluta in altro ... Non è venuta a saperlo proprio nel migliore dei modi, e chissà se questa cosa influenzerà la conversazione che sta per avere proprio con Caterina. Secondo voi come finirà? Che si diranno?
A venerdì per scoprirlo!
Kiara & Greyjoy
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