Capitolo 66 - What is this thing called love? (Pt. 2)
"Sto solo perdendo tempo".
Pietro sbuffò tra sé e sé, alzando gli occhi dal quaderno, rimasto aperto e quasi del tutto ignorato ormai da quasi due ore. Si tolse gli occhiali che usava per leggere, stropicciandosi gli occhi stanchi con gesti lenti. Rimase immobile, puntando lo sguardo sui vetri della finestra davanti a sé; la pioggia battente aveva sempre avuto il potere di farlo concentrare maggiormente in tutto ciò che faceva, soprattutto nello studio. In quel momento, però, seduto alla scrivania della sua stanza, cominciava a prendere sempre più coscienza che quel tentativo di ripasso dell'ultimo minuto stava fallendo miseramente. Dubitava sarebbe riuscito a passare l'ultimo esame che lo attendeva domani, un corso opzionale che aveva scelto pensando di poterlo superare senza troppi problemi.
Era solo l'ultima delle tante cose su cui si era sbagliato.
Sospirò di nuovo, abbassando il volto: si era fatto trasportare così tanto dai suoi stessi pensieri che non si era nemmeno reso conto di aver preso a disegnare stupidi ghirigori senza alcun senso agli angoli delle pagine del quaderno con la penna che ancora teneva stretta tra le dita.
La mollò un secondo dopo, in un gesto di stizza misto a spossatezza, portandosi di nuovo le mani a coprirsi il volto, colto da un disorientamento più forte di qualsiasi altra sensazione che poteva smuoverlo in quei minuti che sembravano infiniti.
Ascoltò il ticchettare della pioggia, ancora una volta, chiedendosi dove Alessio potesse essere in una giornata simile, così grigia e così offuscata dal temporale. Era una domanda totalmente inutile, perché la risposta era piuttosto semplice e intuibile: con lei.
Lasciò cadere le mani sulla scrivania, gli occhi persi nel vuoto e nei ricordi di qualche ora prima, quando Alessio era rincasato dopo un esame solo per qualche minuto, giusto il tempo di cambiarsi e uscire di nuovo. Lo aveva salutato velocemente, senza spiegargli nient'altro; Pietro non aveva avuto nemmeno il tempo di chiedergli come fosse andato l'esame, se sapesse se anche a Nicola fosse andato bene. Non c'era stato tempo per nulla, solo per capire – in silenzio, senza bisogno di domande o conferme- che Alessio aveva altro per la testa. Gli era bastato il rossore del viso di Alessio, e quella sorta di imbarazzo con cui gli aveva parlato, per intuire cosa avesse in programma – chi stesse per incontrare.
Lo incuriosiva ogni volta il modo sottile ed implicito con cui Alessio si riferiva ad Alice: era raro pronunciasse il suo nome, ancor più raro che parlasse di lei, ma ogni volta che lei c'entrava c'era sempre una sorta di disagio ad accompagnarlo. Sembrava quasi si vergognasse di dire che si stava frequentando con qualcuno – perché era quello che stava facendo, no? La stava frequentando. Era l'unica risposta logica a tutta quella serie di elementi che, sennò, non avrebbero avuto alcun senso.
Appena Alessio aveva chiuso la porta d'entrata dietro di sé, facendo risuonare il tonfo in tutto l'appartamento, Pietro se ne era rimasto immobile, almeno per i primi minuti.
Non aveva fatto niente. Non aveva nemmeno pensato a niente.
Forse perché quella confusione che sentiva dentro di sé sembrava impedirgli di fare qualsiasi cosa, anche di pensare ad altro.
Avrebbe dovuto sentirsi felice per Alessio, felice che finalmente avesse trovato qualcuno che sembrava veramente interessato a lui, qualcuno che forse avrebbe potuto farlo stare bene. Farlo stare bene più di quanto fosse stato in grado ...
"Non c'entro nulla con lui".
Scosse il capo, incredulo lui stesso per aver anche solo pensato ad un paragone così azzardato – così assurdo.
Avrebbe dovuto sentirsi felice per Alessio, ma si sentiva tutto tranne che quello. E il senso di colpa non facilitava le cose.
La prima volta che si era sentito così, anche se in maniera più lieve, più immatura, era stata anche la prima volta in cui Alice aveva salutato Alessio incrociandosi per i corridoi dell'università. Erano già passate quasi tre settimane da quel momento, ma Pietro si era come fossilizzato lì, incapace di smuoversi. E poi c'erano state tutte le altre volte, e ad ogni volta non era stato difficile notare il modo in cui Alice guardava Alessio ogni volta: aveva riconosciuto quello sguardo speranzoso e piacevolmente sorpreso quando Alessio aveva ricambiato il saluto.
Forse aveva colto quei particolari perché era lo stesso sguardo che Pietro ricordava di aver sempre avuto le prime volte in cui Alessio lo aveva incrociato lui. Lo stesso senso di imbarazzo e lo stesso smarrimento stranamente piacevole.
E non gli sarebbe cambiato nulla, se il sorriso di Alessio che le rivolgeva sempre fosse stato uno di gentilezza. Ma si era aggiunta una vena di dolcezza nel modo di rivolgersi a lei, una novità improvvisa come se Pietro si fosse perso un pezzo fondamentale, ed aveva iniziato ad esserci da poco, forse solo da qualche giorno. Non che Alessio avesse fatto riferimento a qualche evento in particolare, certo che no. Non lo faceva mai.
A lui riservava sempre lo stesso sguardo restio che da qualche settimana aveva fatto capolino, come a volerlo tenere fuori dalla questione a tutti i costi.
Li aveva ancora in mente, quegli occhi azzurri. Gli avevano fatto più male di qualsiasi altra cosa, ed erano stati la conferma maggiore.
Glielo diceva sempre ad Alessio, che lui con quegli occhi parlava.
Poteva dire cose meravigliose, con quegli occhi luminosi.
E poteva dirne altrettante di maledettamente dolorose.
You knock me down
Cut me with a stare
You patch me up
Now it's my turn
Quanto tempo sarebbe passato prima che Alessio si innamorasse, nonostante Alice non sembrasse per niente la persona più adatta a lui?
Era solo questione di tempo.
"Tempo".
Pietro alzò gli occhi verso la finestra, perdendosi nei dettagli dei labirinti d'acqua che le gocce di pioggia avevano costruito, nel loro lento scivolare verso il basso.
Il tempo forse avrebbe cambiato le cose. Forse con il tempo avrebbe imparato lui stesso a conoscere Alice, a non considerarla come un'improvvisa intrusa che non riusciva né a mal sopportare ma neanche ad apprezzare.
O forse sarebbe rimasto lì, in quello stato confuso e incerto, capace solo di odiare se stesso per quel disorientamento che lo stava portando fuori strada.
Odiarsi per non essere finalmente felice di vedere Alessio risollevato del tutto – anche se non grazie a lui.
What is this thing called love that you speak?
'Cause we're out of it
We're out of it
We're out
We're out of it
We're out
We're out of it
*
Ritornare in quella stanza, in un giorno piovoso come se fosse ancora lo stesso sabato pomeriggio, era sempre un tuffo al cuore.
Si fece scivolare di più lungo il materasso, le braccia aperte e la mano sinistra che andò inevitabilmente a toccare la parte del materasso lasciata ora libera – dove Caterina non c'era più.
Appena Caterina aveva richiuso dietro di sé la porta d'ingresso, dopo essersene andata, Giovanni era tornato in camera sua subito. Aveva avvertito la testa girare, mentre percorreva i corridoi della casa deserta; aveva salito le scale fino al piano di sopra, stendendosi su quel letto dove poteva ricordare immagini di un passato appena avvenuto.
Immagini che avrebbe fatto fatica a scordare.
Si fa presto a cantare che il tempo sistema le cose
Si fa un po' meno presto a convincersi che sia così
L'odore di sperma e di corpi aleggiava ancora tra quelle quattro mura, e la sensazione di starsene in un letto ancora sfatto, fatto di lenzuola in un grumo in fondo al letto, lo faceva sentire solo più a disagio.
Si sentiva confuso, estremamente confuso.
Non era la prima volta che si incontravano in quel modo, eppure ogni volta che succedeva, dopo che Caterina se ne andava, non riusciva mai a pensare razionalmente.
Ogni volta che era successo, in quei pochi giorni, dopo c'era solo disordine.
Pensare di aver condiviso quel letto con Caterina lo spaventava e rendeva felice allo stesso tempo, in un connubio indissolubile di sentimenti contrastanti nei quali non riusciva a trovare una rotta. Forse perché, per quanto doloroso fosse anche solo pensarlo, non sapeva se quello che stavano facendo era solamente un qualcosa di pura fisicità o se invece fosse finalmente qualcosa in cui aveva sperato a lungo.
Io non so se è proprio amore:
faccio ancora confusione
Gli faceva ancora strano pensarla così: aveva sempre immaginato che, se un giorno si fosse ritrovato anche solo a passare del tempo solo con lei, mai si sarebbe sentito nel modo in cui, invece, si sentiva ora che era finalmente accaduto.
Aveva associato Caterina sempre e solo alla gioia: la gioia di vederla, di poter stare con lei, di poterla guardare senza dover rendere conto a qualcun altro. Ma non era quella la realtà.
E il problema più grande, almeno per lui, era proprio il fatto che i suoi sentimenti, per quanto contrastanti, fossero sinceri.
Non aveva scelto lui di innamorarsi, ma aveva scelto di avvicinarsi a lei in un momento come quello. E forse era stato proprio quello il punto di rottura, il momento in cui aveva sbagliato dal principio, perché poteva anche sapere cosa volesse dire essere innamorati di qualcuno, ma sapeva anche, nonostante non riuscisse ad ammetterlo e gli facesse paura anche solo pensarlo, che Caterina non lo poteva ricambiare.
Non ancora, forse mai.
Gli aveva permesso di avvicinarsi di più solo in quei mesi, e allo stesso tempo, continuava a tenerlo a debita distanza. Una distanza che Giovanni percepiva ancora, ogni minuto ed ogni secondo che passava.
Sarebbe stato un idiota se non avesse capito di chi fosse innamorata Caterina.
Ancora.
Mentiva a se stesso ogni volta che cercava di convincersi, ogni volta che sperava che Caterina stesse pensando a lui, a loro due insieme, mentre si erano ritrovati da soli in quella casa il sabato prima e quello stesso pomeriggio, e nei precedenti.
Avrebbe detto una menzogna affermando che finalmente la vedeva ricambiarlo in pieno, in ogni sfaccettatura. Era solo qualcosa di cui tentava di convincersi, quando la realtà era fin troppo evidente, e fin troppo lontana dall'universo idilliaco in cui aveva sperato.
Forse poteva essere solo questione di tempo prima che Caterina smettesse di vedere Nicola al posto suo.
O forse era solo questione di tempo prima che lei si accorgesse di non poter sopportare di continuare a fingere in quella maniera – l'avrebbe persa definitivamente, quando quel momento sarebbe arrivato.
Si sentiva un ingenuo, Giovanni, uno stupido ingenuo innamorato: poteva sopportare il fatto che la persona di cui era innamorato fosse ancora innamorata del suo ex? Poteva reggere il confronto con Nicola?
Era tutto così complicato, ed indefinito, forse troppo provato per trovare una risposta.
Forse era il sentirsi impreparato a tutto quello. Non aveva mai preso seriamente in considerazione una possibile relazione con Caterina: il loro avvicinamento e l'allontanamento da Nicola erano stati eventi che si era succeduti troppo velocemente anche per lui, semplice spettatore fino a quel momento.
Gli doleva ammetterlo, ma la chiave di tutto era sempre Nicola, ancora.
Sembrava quasi che la sua presenza fosse ancora lì, proprio davanti a Giovanni stesso, pronto ad ostacolarlo.
"Ma io non mi sono comunque tirato indietro" si ritrovò a pensare con una punta di accusa rivolta a se stesso.
Aveva preferito fare l'egoista.
E ora, se stava così, su quel letto sfatto, non poteva che biasimarsi.
Non va più via l'odore del sesso che hai addosso
Si attacca qui all'amore che posso, che io posso
Quanto si stava odiando in quei giorni, non riusciva a capirlo nemmeno lui. Si stava detestando con tutte le sue forze, per ciò che stava facendo, e per ciò che non aveva avuto il coraggio di fare.
Giovanni si alzò di scatto dal materasso, passandosi nervosamente una mano tra i capelli scuri, sentendo un conato di vomito risalirgli dallo stomaco, fino a raggiungere quasi la gola.
Respirò a fondo, cercando di calmarsi, di pensare ad altro. Sapeva già che sarebbe servito a ben poco.
Si alzò poco dopo, dirigendosi verso il bagno: forse una doccia calda lo avrebbe aiutato a distrarsi, almeno per poco. Forse l'acqua sarebbe riuscita a togliergli di dosso quell'odore penetrante, insieme al profumo di Caterina mischiato al suo.
Si infilò sotto la doccia pochi minuti dopo, con il corpo esausto e la mente ancora più stanca. Richiuse gli occhi per qualche secondo, rivedendo immagini di lui, di lei, di loro su quel letto. Il calore che emanava l'acqua, non faceva altro che rammentargli del calore che aveva provato poco tempo prima.
Giovanni sentì la testa sul punto di scoppiargli.
Riuscì ancora una volta a ricordare se stesso e Caterina, i corpi intrecciatati. Si erano baciati parecchie volte, ed ogni volta Giovanni era stato sicuro di poter percepire quanto lei fosse distaccata. Erano rimasti lì su quel materasso in silenzio, in un silenzio quasi imbarazzante.
Doveva imbarazzante per Caterina pensare di andare a letto con qualcuno che non fosse Nicola, forse quanto lo era per lui rimanere lì accanto a lei, sapendo che la persona a cui lei stava pensando era un altro, e non lui.
*il copyright delle canzoni (Editors - "What is this thing called love?", Ligabue - "L'odore del sesso") appartengono esclusivamente alle rispettive band e rispettivi autori
NOTE DELLE AUTRICI
Riprendendo la carrellata introspettiva iniziata mercoledì scorso, possiamo intuire che sarà Pietro il protagonista del primo POV di oggi. Anche il moro infatti, in contemporanea con Nicola e Caterina, si è lasciato trascinare da una moltitudine di pensieri, pensieri incentrati su Alessio e la sua nuova amica. Il non comprendere totalmente la natura e l'intensità di questo nuovo rapporto fa emergere in lui non solo una visibile e comprensibile confusione, ma anche il lato più amaro della vita.
Non meno amari e confusi sono i pensieri che trovano spazio, questa volta nel pomeriggio, nella mente di Giovanni. Sono proprio questi pensieri che mettono in mostra, una volta per tutte, la totale assenza di malafede nel ragazzo, che non ha mai forzato la mano nel rapporto tra Caterina e Nicola. Allo stesso tempo, però, l'aver scelto di non tirarsi indietro con lei pur sapendo di non essere ricambiato, crea in lui non poco caos?Come evolveranno, quindi, i suoi pensieri? Riuscirà a trovare una soluzione? E chi sarà, insieme a lui, il protagonista del prossimo appuntamento?Vi aspettiamo mercoledì per scoprire tutto questo!
Kiara & Greyjoy
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