Capitolo 65 - A line in the sand (Pt. 3)

Si mosse con cautela, sperando che la barriera dell'astuccio fosse sufficiente per non farsi beccare dal professore di matematica che era appena entrato in classe.

Giulia sbloccò il telefono in fretta, lanciando un'occhiata verso la sua sinistra: Caterina era sufficientemente distratta nel parlare con Valerio, all'ultimo banco del loro gruppetto da tre, da non fare caso a quel che stava facendo lei.

Iniziò a scrivere il messaggio che aveva perfezionato tra sé e sé nei minuti restanti dell'intervallo, rileggendolo velocemente un'ultima volta prima di premere invio.

«Ehi ... Caterina ti ha parlato ultimamente? Detto qualcosa riguardo Nicola? O magari Giovanni? Mi pare più strana del solito»

Non era sicura che Alessio le avrebbe risposto subito. Non era nemmeno sicura che le avrebbe proprio risposto, visto che, senza nemmeno fare nulla, era come se Nicola, Pietro ed Alessio stesso avessero preso le distanze anche da lei. Le era rimasto solo Filippo a far da tramite, almeno il più delle volte: era raro, ormai, che riuscisse a parlare con uno degli altri tre.

Decise di non demordere e di aspettare. In fin dei conti Alessio non aveva alcun motivo per volerla ignorare, e forse era stato semplicemente troppo impegnato nell'ultimo mese per contattarla. Preferiva pensarla così, piuttosto che cedere all'idea che del loro gruppo di amici, ormai, fosse rimasto solo un vago ricordo.

Passarono alcuni minuti, durante i quali si era rassegnata a tirare fuori quaderno e libro di matematica, guardando la lavagna per iniziare a copiare l'esercizio che il professore stava illustrando alla lavagna, prima che il display del suo cellulare si illuminasse per un messaggio in entrata.

Giulia ripeté lo stesso procedimento di prima: guardò verso Caterina, la vide sufficientemente concentrata nel seguire la lezione, e solo dopo riportò lo sguardo al cellulare, facendo attenzione a non dare nell'occhio.

Aprì il messaggio di Alessio sperando di trovarvi qualche appiglio, ma le sue certezze andarono sempre più sfumando parola dopo parola.

«Guarda, se non ne ha parlato con te, di certo non lo ha fatto con me né con nessun altro che conosciamo».

Giulia si morse il labbro inferiore, frustrata. Stava quasi per rispondere ad Alessio dicendogli che no, evidentemente era successo qualcos'altro – non aveva idea di cosa-, ma che non le aveva detto nulla. Venne fermata però da un secondo messaggio:

«Ho provato a chiamarla sabato pomeriggio, ma mi ha riattaccato».

Giulia rilesse un paio di volte quella frase, cercando di ricordare se per caso Caterina aveva accennato qualcosa sul sabato appena passato. Non le venne in mente nulla.

Sospirò a fondo, scoraggiata e dubbiosa. Caterina era stata strana da quando si erano viste quella mattina, alla prima ora di lezione: era stata taciturna e scostante come lo era da quasi un mese, ma c'era qualcosa di più nella distrazione evidente che aveva mostrato.

Anche se poteva essere qualcosa di non grave, Giulia stava cominciando seriamente ad agitarsi.

In quei secondi che le erano serviti per recuperare almeno in parte il controllo, Alessio le aveva inviato un terzo messaggio:

«Mi sa che sei rimasta l'unica tra noi con cui ultimamente parla almeno un po'».

Forse, e in quel momento Giulia se ne rese conto appieno, non era vero nemmeno più quello.

*

Ripose il cellulare nella tasca dei jeans, dopo aver aspettato per almeno un paio di minuti una risposta da Giulia, che però non arrivò. Probabilmente doveva essere a lezione, calcolando l'orario in cui gli aveva scritto, rifletté Alessio; gli avrebbe risposto più tardi, sempre che non fosse rimasta troppo confusa dai suoi messaggi tanto da non riuscire nemmeno a formulare una risposta.

Avrebbe controllato più tardi se Giulia dovesse aver risposto, si ripromise, giusto per scrupolo. Tornò a concentrarsi sul suo cappuccino, rendendosi conto che non si era affatto sorpreso che Caterina non se la stesse evidentemente passando bene – almeno dall'impressione che aveva avuto Giulia.

-Is everything alright?-.

Gli servirono un paio di secondi prima di riuscire ad alzare gli occhi su Alice, seduta di fronte a lui, senza tradire un certo nervosismo – la conseguenza che aveva generato il messaggio inaspettato di Giulia. Si sforzò di annuire, accennando anche ad un sorriso:

-Sì, era solo un messaggio di una mia amica che è preoccupata per un'altra nostra amica- spiegò tenendosi sul vago, senza entrare in alcun dettaglio. Era sicuro, se l'aveva inquadrata bene, che Alice non avrebbe insistito con altre domande, forse per gentilezza o per non sembrare un'impicciona.

-Qualcosa di grave?- chiese invece, con l'accento inglese ad arrotondare la pronuncia delle lettere.

"Probabilmente".

-No, è che lei e un nostro amico si sono lasciati da un po' di settimane- ammise Alessio dopo qualche attimo d'indecisione –  È sempre un casino quando succede nello stesso gruppo di amici-.

Non aveva idea se Alice avesse capito a chi si stava riferendo, o che inconsciamente avesse già intravisto almeno una parte di quel gruppo di amici appena nominato.

Nelle ultime settimane, dopo la prima volta in cui si erano incontrati fuori dall'università – l'occasione giusta per riportarle i jeans che gli aveva prestato e per prendere insieme quel caffè che Alice gli aveva offerto-, era capitato spesso di rivedersi ancora. Alessio non sapeva ancora come considerare quella specie di frequentazione che si stava creando, quella conoscenza inaspettata con Alice che, nel bene e nel male, lo stava incuriosendo a sufficienza da non spingerlo a chiudere del tutto il rapporto. Forse era perché rappresentava una distrazione sufficiente, un momento d'evasione da altri pensieri che, altrimenti, lo soffocavano inevitabilmente in compagnia di altri.

Forse era anche quello il motivo per cui, fino a quel momento, non le aveva mai nominato il resto dei suoi amici, il bisogno di trovare uno spazio per sé tagliando loro fuori.

-True- Alice annuì, comprensiva – Mi dispiace-.

Alessio sospirò appena, stancamente. Non si era immaginato che la prima volta che le avrebbe nominato i suoi amici – e non aveva nemmeno avuto l'intenzione di farlo, almeno fino a pochi minuti prima-, sarebbe stato per un motivo piuttosto negativo.

-C'era da aspettarselo, le cose non stavano andando bene da un po'- mormorò, prima di portare di nuovo la propria tazzina di cappuccino alle labbra, per mandar giù gli ultimi sorsi.

Rimase in silenzio, mentre la riappoggiava sul piattino che l'accompagnava, lo sguardo rivolto verso le pareti a vetro del bar in cui lui e Alice si erano fermati. Era all'interno della stazione di Mestre, circondato dal via vai di persone che scendevano dai treni che si fermavano ai binari, o che al contrario vi salivano per spostarsi verso Venezia o in direzione delle altre province. Alle dieci della mattina c'era già meno gente di quando Alessio era arrivato, circa una mezz'ora prima, all'ora in cui Alice gli aveva dato appuntamento per quella colazione insieme.

Immaginava che di lì a poco se ne sarebbero anche andati: avevano già finito di mangiare – Alice che, da brava inglese, non aveva rinunciato alla colazione salata, nonostante le occhiate poco convinte di Alessio-, e per quel che ne sapeva, era piuttosto sicuro che da uno dei prossimi treni sarebbero scesi anche Nicola e Pietro. Dovevano pur sempre affrontare l'ennesimo esame della sessione, nel primo pomeriggio. Avrebbero fatto bene ad usare tutte le ore rimanenti per ripassare insieme, anche se osservare Nicola equivaleva ogni volta a cercare di soffocare il senso di colpa che provava ancora nei suoi confronti.

Sarebbe stato più facile, decisamente più facile, rimanere lì. Lontano da tutto e tutti, pensare solo all'esame che lo attendeva quella giornata e concentrarsi per dare il massimo.

-Posso farti una domanda?-.

Si voltò verso Alice, dopo averle posto quella domanda improvvisa. La osservò annuire, mentre teneva in mano il bicchiere di the freddo che, nonostante le temperature improponibili di fine gennaio, aveva deciso di bere.

-Non hai nostalgia dell'Inghilterra?- Alessio si passò la lingua sulle labbra secche, le mani giunte sotto il tavolino al quale erano seduti – Voglio dire ... Non senti la mancanza della tua famiglia, degli amici che hai lasciato là?-.

Era una domanda che gli era sorta spontanea sin dal primo momento in cui Alice gli aveva spiegato da dove veniva e cosa ci faceva in Italia. Si era solo trattenuto dal domandarglielo finora perché ancora non si conoscevano abbastanza; in quel momento, però, così combattuto dall'apprensione che provava per Caterina e Nicola, e dalla voglia di lasciare tutto perdere per non rischiare di non concentrarsi abbastanza sulla sua carriera universitaria, gli era venuto spontaneo chiedersi come la stesse vivendo anche Alice.

Forse, tra loro due, paradossalmente, era lei quella che se la stava passando meglio.

-Capita spesso- rispose lei, dopo qualche attimo di silenzio – Però per seguire la propria strada a volte bisogna fare dei sacrifici-.

Alessio annuì: non c'era frase più vera di quella, nulla che potesse descrivere al meglio una vita votata all'ambizione.

-Tu hai nostalgia di casa?-.

A quella domanda, Alessio dovette sopprimere uno sbuffo ironico.











NOTA DELLE AUTRICI

Siamo al penultimo appuntamento con questo capitolo, e come potevamo aspettarci, Giulia ha effettivamente notato che Caterina ha qualcosa che non va. Motivo che l'ha spinta a confrontarsi per messaggio con Alessio, scoprendo però che, se possibile, lui ne sa ancora meno di lei... Secondo voi riuscirà a scoprire che è qualcosa legato a Giovanni? Glielo dirà Caterina o magari lo capirà in un altro modo?

E per quanto riguarda Alessio ... Beh, abbiamo scoperto che nel momento in cui ha ricevuto i messaggi di Giulia non era proprio solo. A quanto pare la conoscenza con Alice ha effettivamente avuto un prosieguo. Cosa ci potremo aspettare da loro due?

Magari lo scopriremo nel finale di capitolo di venerdì!

Kiara & Greyjoy

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