Capitolo 65 - A line in the sand (Pt. 2)

-Dobbiamo avere proprio un aspetto disperato, ora-.

Dopo aver ripreso fiato, e dopo essersi allontanata di qualche passo, Caterina si mise davanti allo specchio per poter dar meglio un'occhiata ai propri vestiti bagnati. Erano decisamente messi peggio di prima, e Giovanni non dubitava che lo stesso valesse anche per lui.

-Sembriamo appena usciti dalla vasca dopo esserci lavati vestiti, più che altro- rise appena, mentre si alzava a sua volta, scrollando le spalle e scostandosi i capelli ora appiccicati al viso.

Si sentiva felice come poteva esserlo un bambino davanti ad una sorpresa gradita. Era fradicio da capo a piedi, ma poco gli importava: non avrebbe cambiato una singola virgola di tutto ciò che aveva vissuto fino a quel momento. Lanciò un altro sguardo all'altra, i capelli ancora del tutto in disordine e le gote arrossate per l'euforia:

-Forse è meglio darci una sistemata tra non ... - Caterina fece qualche passo indietro, e fu questione di un secondo: doveva aver poggiato il piede in un punto bagnato del pavimento, ed era bastato quello per farle perdere l'equilibrio pericolosamente.

Giovanni agì prima ancora di pensare razionalmente, e anche qualche secondo dopo, quando tutto fu finito, non seppe bene con quale prontezza l'aveva afferrata e sorretta prima che cadesse e sbattesse la testa. Sapeva solo che erano bastati quei pochi attimi per ritrovarsi a sostenere Caterina con le proprie braccia, a tenerla stretta a sé al sicuro.

Sentiva il suo e il respiro di lei più veloce rispetto al normale: avrebbe giurato che anche i battiti del cuore fossero più incalzanti, più rapidi nel susseguirsi.

Percepiva il respiro di Caterina sulla pelle bagnata, il soffio caldo di lei entrare in contatto con la pelle fredda e umida.

La teneva stretta, le mani sulla sua schiena, a contatto con il maglione bagnato, e i capelli ricci di lei tra le dita. Non stava perdendo nemmeno un secondo del contatto con quegli occhi scuri, che in quel momento gli parvero meno spaesati e indecisi di quanto si sarebbe aspettato.

Forse fu proprio quello sguardo che lo spinse definitivamente a valicare per la prima volta quel sottile limite che li separava.

E forse non era quello il momento giusto per farlo, e forse non lo sarebbe stato mai, ma la barriera invisibile che lo divideva da quel limite, finora inviolato, si ruppe nell'esatto momento in cui fece coincidere le sue labbra con quelle di Caterina.

This is the story of my life

These are the lies I have created

This is the story of my life

These are the lies I have created

Staccarsi da lei fu quasi doloroso, ma si costrinse a farlo per recuperare almeno in parte la razionalità che aveva accantonato a favore dell'istinto qualche secondo prima.

Si chiese, mentre osservava una Caterina ancora immobile che gli restituiva lo sguardo, se aveva agito troppo impulsivamente. Per un attimo ebbe il terrore di aver sbagliato tutto, di aver rovinato tutto.

-Che stiamo facendo?-.

Lo aveva chiesto a voce alta, in poco più che un sussurro e più a se stesso che a Caterina, anche se sperava in una sua risposta che potesse tranquillizzarlo. Spostò lo sguardo da un occhio all'altro di Caterina, in cerca di qualcosa che gli dicesse che non se ne era pentita.

-Non lo so-.

La voce di lei apparve insicura, al contrario dello sguardo scuro che teneva puntato verso il suo viso.

-Ma non m'importa-.

Giovanni non colse fino in fondo ciò che Caterina aveva appena detto: non ne ebbe il tempo, perché tutto si fece buio di nuovo chiudendo gli occhi, e assaporando di nuovo la sensazione delle labbra umide di Caterina sulle sue.

Poteva essere quella la realtà, così effimera e sfuggente? Sperò di non doversi mai staccare da lei e dover riaprire gli occhi sul mondo intorno.

I'm in the middle of nothing

And that's where I want to be

Well at the bottom of everything

I finally start to believe

Sentì le mani di Caterina percorrere la sua schiena fino ad arrivare ad artigliare i capelli, passandovi le dita in mezzo e attraendo Giovanni ancor più vicino. Si stupì di sentirla presa come lui stesso lo era – ed un pensiero strisciò nel retro della sua mente: era sicuro che Caterina, mentre lo baciava, volesse baciare proprio lui?.

Lo spettro di qualcun altro era ancora lì, nei recessi della ragione, come se Nicola aleggiasse lì accanto a loro, pronto a subentrargli il prima possibile.

Giovanni si staccò piano da Caterina, in mancanza di ossigeno: ansimava per riprendere fiato, e riuscì a stento a trattenersi dal riprendere quello stesso bacio mentre osservava compiaciuto le gote arrossate e le labbra dischiuse di lei.

Quella sensazione di non essere veramente lui ciò che voleva non se ne andava. Giovanni riuscì a scacciare quel pensiero solo avvicinando nuovamente il suo viso a quello dell'altra, e muovendo alcuni passi fuori dal bagno.

Non seppe nemmeno come riuscirono ad arrivare entrambi alla sua camera, e non seppe nemmeno per quale ragione né lui né Caterina si fossero fermati prima di raggiungere il materasso del letto, stendendovisi sopra. Era un caos totale, nella testa di Giovanni, con la sola certezza che, guardando Caterina stesa sotto di lui, non poté non avvertire la sensazione che qualcosa di sbagliato ci fosse anche in qualcosa di bello come quello.

Non bastò a fermarlo, e non fermò nemmeno Caterina.

Non voleva credere davvero che tutto quello che stavano vivendo in quel momento fosse sbagliato, un semplice limite superato per errore.

Non poteva esserlo.

This is the story of my life

These are the lies I have created

This is the story of my life

These are the lies I have created*

*

-Meglio trovarci mercoledì, forse- propose Valerio, con voce sommessa e dubbiosa. Giulia si ritrovò ad annuire:

-Sì, potrebbe essere il giorno migliore-.

Caterina scostò lo sguardo, smettendo di ascoltare lo scambio di battute degli altri due. Si limitò a rimanere impassibile, disinteressata da quel che le accadeva intorno, lo sguardo perso lungo il corridoio affollato dell'ala del pianterreno della scuola dove si erano fermati. Era suonata da poco la campanella dell'intervallo, il primo di quel lunedì mattina.

Sarebbe potuto sembrare un banale inizio di settimana, l'ennesima mattinata di scuola, uno dei tanti intervalli passati con Giulia e Valerio per decidere quando sarebbe convenuto trovarsi per finire il lavoro di gruppo di tedesco, ma la verità era che Caterina non stava percependo nulla di tutto quello.

Vagava con la mente lontano, distratta come poche altre volte era successo, come non lo era stata nemmeno nei giorni successivi all'aver lasciato Nicola, i ricordi che da sabato sera la riportavano inevitabilmente a Giovanni.

-Tu che dici?-.

Non avvertì la voce di Giulia, non capì nemmeno se si stava rivolgendo effettivamente a lei o a Valerio. Magari la loro conversazione stava andando avanti in quegli attimi di distrazione, quei secondi in cui aveva ripercorso di nuovo quel che era successo sabato pomeriggio a casa di Giovanni.

Ormai aveva rivisto nella sua mente, come la pellicola di un film, quelle ore talmente tante volte da ricordarne anche i dettagli più insignificanti, che però rendevano il tutto così reale da non farle dubitare nemmeno un attimo che fosse accaduto sul serio.


La pioggia battente aveva cominciato a diminuire, e il suo picchiettare contro i vetri chiusi delle finestre si era fatto più attutito e lontano. Non aveva idea di che ore fossero, e non aveva ancora trovato la voglia necessaria per sporgersi verso il comodino e controllare la sveglia: non doveva comunque essere passata più di un'ora da quando lei e Giovanni erano entrati lì dentro.

Si sentiva spossata, stanca, e doveva ancora abituarsi a quella nuova realtà. Eppure quella realtà era proprio sotto i suoi occhi, e le sarebbe bastato spostare lo sguardo lungo la stanza per rendersene conto: i vestiti sparsi ai piedi del letto, le lenzuola sfatte, e Giovanni steso di fianco accanto a lei, sotto quelle stesse coperte, dandole le spalle e tenendo gli occhi chiusi, probabilmente addormentato.

Caterina non era del tutto sicura che in realtà non fosse sveglio: sapeva che anche lui, come lei, doveva avere troppi pensieri in testa, in quel momento, per potersi addormentare serenamente.

I ricordi degli eventi appena vissuti le si erano stampati irrimediabilmente nella mente, impossibili da cancellare.

Avrebbe potuto ripercorrere con la memoria tutti i baci, il fruscio dei vestiti, i gemiti sommessi e gli ansimi, e tutto sarebbe apparso reale e allo stesso tempo inimmaginabile.

Si passò una mano tra i capelli in disordine, scivolando un po' di più verso il materasso, lasciando aderire la schiena nuda al legno freddo della testiera.

Quella sensazione di freddo sembrava voler farsi sempre più spazio dentro di lei: ripercorrendo ciò che era successo giusto poco prima non poteva ignorare la sempre più presente sensazione di disorientamento.


-Cate?-.

Forse anche Giovanni aveva provato lo stesso disorientamento nella quale si era ritrovata a nuotare lei quel giorno, anche se quella mattina, all'entrata a scuola, quando si erano fermati per salutarsi, sembrava essersi sforzato di apparire naturale. Come se nulla fosse stato.

Le era andata bene così: meglio far finta di nulla.

Meglio far finta di nulla, almeno fino a quando non avrebbe capito cosa diavolo era successo tra loro.

Se una qualunque persona le avesse fatto quella domanda in quel momento – cos'era successo sabato? Cosa l'aveva spinta a non fermarsi, a lasciarsi trascinare in una situazione simile?-, non avrebbe saputo rispondere.

C'era solo confusione.

Forse per Giovanni era diverso – forse lui un minimo di speranza l'aveva, poteva credere in qualcosa che gli facesse pensare che, contro ogni previsione, potesse nascere qualcosa di positivo, forse addirittura bello tra loro-, ma per lei era solo quello. Caos.

E freddo.

Il freddo che si sentiva dentro, fin nelle ossa, non se ne era mai andato. Nemmeno con il calore del corpo di Giovanni, nemmeno nel caldo delle coperte del suo letto.

Era un freddo che non se ne andava mai.

-Cate?-.

Stavolta la voce di Giulia la raggiunse chiara e forte, e con una vena di disperazione. Si girò verso lei e Valerio, rendendosi conto che entrambi la stavano guardando straniti, forse anche preoccupati. I ricordi legati a Giovanni svanirono a poco a poco dalla sua mente, rendendosi conto che ora era ancora a scuola, in un angolo di uno dei corridoi del pianterreno, in piedi con le spalle poggiate contro il muro.

-Cosa?- borbottò Caterina, disorientata.

Ci vollero alcuni secondi prima che fosse Valerio a decidere di prendere la parola:

-Stavamo parlando su quando trovarci per finire il progetto di tedesco- iniziò a spiegare – Potete venire a casa mia mercoledì pomeriggio, tipo-.

-Ti stavamo giusto chiedendo se potessi venire mercoledì- specificò Giulia, le braccia incrociate contro il petto ed uno sguardo rabbuiato che Caterina sapeva fosse dovuto a lei.

Annuì con fare distratto:

-Sì, non c'è problema-.

-Andata- annuì Valerio, senza però avere alcuna traccia di sollievo nell'espressione.

Era evidente che l'aria fosse tesa, che sia Giulia che Valerio stessero pensando che qualcosa non andava. Era sicura che stessero ipotizzando fosse qualcosa legato a Nicola – perché, d'altro canto, sapevano entrambe che un mese non poteva essere sufficiente per cancellare una storia di anni-, e Caterina dovette frenare una risata amara al pensiero che, invece, contro ogni supposizione era tutto legato a Giovanni. A Giovanni e alla linea di confine che avevano superato, che avevano cancellato senza fatica, come fosse stata disegnata su granelli di sabbia pronti ad essere sparsi al vento.

-Ma è successo qualcosa?- Giulia prese di nuovo la parola, senza nascondere la propria apprensione – Mi sembri assente. Più del solito-.

Caterina scosse la testa. Forse Giulia sarebbe stata la persona adatta per parlare di problemi che potevano essere legati a Nicola, ma non lo sarebbe mai stata per parlare di ciò che era realmente accaduto con Giovanni. Era qualcosa a cui doveva pensare da sola.

-Ho dormito poco stanotte, tutto qui- replicò, cercando di accennare ad un sorriso – È solo stanchezza-.

Ebbe l'impressione che nessuno dei due le credette davvero.








*il copyright della canzone (Thirty Seconds to Mars - "The Story") appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori.

NOTE DELLE AUTRICI

Vi avevamo lasciati nel bel mezzo della scena tra Caterina e Giovanni, in una location inusuale per noi (la casa di quest'ultimo)... e da qui abbiamo ripreso! Avevate già sospettato un finale simile tra i due ragazzi o siete rimasti sorpresi da quanto accaduto? E nel caso in cui il vostro intuito avesse fatto centro, avreste mai immaginato che le cose tra i due potessero evolvere tanto velocemente? Se quanto successo vi ha lasciato turbati... beh, potete fare comunella con Caterina. La mora, infatti, sembra vivere nel mondo delle nuvole, un mondo fatto di tanti pensieri e tante riflessioni che non avranno mai un "pubblico". Secondo voi Caterina cambierà idea prima o poi aprendosi così con i propri amici?E in tutto questo come se la sta passando l'altra metà della mela, ovvero Giovanni? Per scoprire questo (forse) e molto altro vi attendiamo mercoledì prossimo con un nuovo aggiornamento!

Kiara & Greyjoy

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