Capitolo 64 - The bitter end (Pt. 3)
Il tragitto era durato poco, ma quel breve lasso di tempo era bastato per farlo sentire strano. Si era sentito così non solo per aver lasciato i suoi amici all'università senza dir loro nulla di dove fosse diretto, ma anche perché era una situazione totalmente insolita – ed imprevista- ritrovarsi a camminare in compagnia da solo di una sconosciuta, diretti all'appartamento di lei. Continuava a ripetersi che non era comunque una situazione fraintendile, di quelle in cui l'unico vero fine era finire a letto insieme per qualche ora, e poi tornare ad essere gli stessi sconosciuti di prima: non era un sabato sera, non era ubriaco, non aveva intenzione di abbordare nessuno, e Alice sembrava molto più timida di quanto si sarebbe aspettato. Avevano messo dei paletti sin da subito, ancor prima di conoscere i rispettivi nomi.
Avevano parlato per un po', nel breve tragitto tra l'università e l'appartamento, per cercare di spezzare il ghiaccio: Alice gli aveva spiegato di essere venuta in Italia per la prima volta due anni prima, e di essere rimasta per un anno con il progetto Erasmus. L'Italia le era piaciuta così tanto, e si era trovata così bene, da commettere la pazzia di trasferirsi in pianta stabile proprio lì a Venezia: era tornata a vivere stabilmente lì da settembre, giusto in tempo per iniziare il suo terzo anno.
Ora, in quel momento, chiuso nel bagno del piccolo appartamento di Alice ed intento a cambiarsi i jeans che gli aveva allungato poco dopo essere arrivati, non riusciva a non ripensare a quella loro conversazione avvenuta poco prima: se Alice aveva avuto il coraggio di cambiare completamente vita, lui si ritrovava invece a non aver nemmeno la forza di parlare chiaramente a quello che poteva definire il suo migliore amico. Si sentiva in parte complice di quella fine amara per Nicola, complice di qualcosa che nemmeno lui comprendeva appieno.
Talmente codardo da preferire andarsene.
Finì di infilarsi i jeans mordendosi il labbro inferiore, in un moto di rabbia verso se stesso. Aprì la porta con una certa stizza, sospirando rumorosamente e cercando di ricordarsi quale fosse la camera di Alice, la stessa in cui era entrato pochi minuti prima. Camminando lentamente lungo il corridoio dell'appartamento, cercando di orientarsi, si ritrovò a pensare che almeno i jeans sembravano andargli bene, e che forse avrebbe fatto meglio ad avvisare almeno Pietro che avrebbe tardato ancora un po': l'ultima cosa che voleva era far preoccupare anche lui, o indurlo a cercarlo per tutte le strade vicine all'università.
Fu mentre digitava velocemente le parole per il messaggio da inviare a Pietro che, sovrappensiero, aprì la porta che gli sembrava essere quella giusta; fu solo quando alzò lo sguardo, dopo aver rintascato il cellulare, che si accorse che sì, quella era la camera giusta.
-Cazzo, scusami!-.
Alessio arrossì nell'immediato, ancora prima di compiere qualche passo indietro e voltarsi istintivamente: pessimo tempismo entrare nella stanza proprio mentre Alice si stava cambiando d'abiti. Sembrava che la loro intera conoscenza fosse basata sui tempi sbagliati.
Tenne la testa abbassata, l'immagine fugace di lei girata di schiena, ma coperta solo dai jeans e da un reggiseno, che continuava a farlo sentire in imbarazzo.
-Mi passeresti quella felpa laggiù?-.
La voce di Alice lo raggiunse prima che Alessio decidesse definitivamente di andarsene.
-Avevo freddo con il maglione di prima- aggiunse subito dopo, con voce tranquilla. Non sembrava a disagio, o era molto brava a non darlo a vedere in alcun modo.
Alessio annuì, nonostante Alice non potesse vederlo dritto in faccia: si avvicinò cauto alla scrivania sul lato sinistro della stanza, sopra la cui superficie c'era la felpa indicatagli da lei. Solo avvicinandosi ad Alice, pochi secondi dopo, notò che in realtà c'era un velo di rossore a coprirle le guance.
Il "thanks" che gli mormorò in risposta, non appena Alessio le ebbe passato la felpa, apparve molto più timido di quando gli si era rivolta pochi attimi prima; sperò non si sentisse spaventata dalla sua presenza, e decise di allontanarsi di nuovo, portandosi sulla soglia della stanza.
Si girò di nuovo, guardando altrove: la stanza di Alice appariva piuttosto ordinata, forse ancor di più di quella di Pietro. C'erano diversi quadri appesi al muro, foto e riproduzioni di dipinti famosi allo stesso modo. Era un ambiente in cui non mancava il colore, e che in qualsiasi altra occasione gli avrebbe persino trasmesso una certa allegria.
-Ti vanno bene i jeans?-.
Alessio quasi sussultò nel percepire la voce di Alice improvvisamente molto più vicina. Si girò verso di lei, trovandola effettivamente a poco più di un metro da lui, finalmente vestita di nuovo completamente.
-Sono perfetti. Grazie ancora- le rispose, sorridendole con gentilezza – Appena arrivo a casa stasera li metto in lavatrice, così poi te li posso riportare-.
Le aveva detto la prima cosa che gli era venuta in mente, senza nemmeno starci troppo a pensare. Sperava solo di non fare casini con la lavatrice quando avrebbe dovuto lavare i jeans prestati, e soprattutto di non farne quando avrebbe dovuto tentare di ripulire i suoi, in un ultimo tentativo di recuperarli.
Alice annuì, schiarendosi la gola:
-About that- si fece avanti di pochi passi, in evidente imbarazzo – Posso chiedere il tuo numero?-.
Per un attimo Alessio credette di non capire, ma poi si riprese subito: doveva riportarle i jeans, era ovvio che si sarebbero pur dovuti scambiare un contatto.
Fece per risponderle, ma Alice lo precedette di poco, mordendosi il labbro inferiore e arrossendo ancor di più:
-Per i jeans e ... - si interruppe di nuovo, e in quell'attesa Alessio ebbe l'impressione che, in realtà, la sua supposizione si sarebbe rivelata vera solo a metà – Pensavo che per sdebitarmi potrei offrirti un caffè un giorno dei prossimi-.
Stavolta fu Alessio ad arrossire lievemente:
-Un caffè?- ripeté, gli occhi leggermente sgranati.
-O qualcos'altro- Alice rise appena, forse divertita dalla sua espressione di sorpresa – Voi italiani dite sempre così per invitare qualcuno fuori-.
L'accento inglese si era fatto decisamente più evidente, un'abitudine che Alessio aveva notato prendere piede solo quando era più nervosa. Poteva capirne il perché: l'aveva appena invitato ad uscire con lei, d'altro canto.
-Già, è vero- ammise, sorridendo imbarazzato.
Non aveva idea di cosa dire. Di certo non l'aveva seguita lì con l'intento di sedurla, e preso com'era da ben altri pensieri nemmeno si era soffermato ad immaginare uno scenario in cui potevano vedersi ancora, al di fuori di quell'incidente. Ma Alice sembrava gentile e piacevole, e gli dava l'impressione di essere una brava persona: nella peggiore delle ipotesi avrebbe potuto conoscere un'amica. Avrebbero anche potuto scoprire che non avevano null'altro da dirsi.
-È che ... - la osservò gesticolare appena con occhi pensierosi, come se stesse cercando di spiegarsi il meglio possibile senza ricorrere all'inglese – Non invito spesso ragazzi sconosciuti qui in casa, non pensare male. E non conosco neanche molte persone qui, e tu mi sembri outgoing ... Simpatico. Mi andrebbe di vederti ancora-.
Alessio rimase in silenzio qualche secondo, ancora esitante. Non era esattamente ciò che cercava, non in quel periodo della sua vita, ma un'ora fuori per un caffè non lo avrebbe certo ammazzato, né avrebbe fatto grande differenza.
-Va bene-.
Alice strabuzzò gli occhi, sorpresa:
-Really?-.
La poca fiducia che sembrava aver riservato ad una risposta positiva da parte sua fece ridere Alessio di nuovo. Era sicuro di non aver colto quella timidezza la sera della festa di Giulia, e per qualche motivo non l'avrebbe associata a lei nemmeno prima in mensa. Ora, invece, era piuttosto evidente che l'intraprendenza di Alice fosse perfettamente bilanciata anche con una certa introversione.
-Sì, davvero- le ripeté, allungando una mano nella tasca della felpa che indossava – Ecco-.
Le allungò il cellulare, aspettando che digitasse il suo numero. Nel rimetterlo in tasca si soffermò a controllare l'ora: era tardi, davvero tardi se non voleva perdere ancora tempo prezioso per ripassare.
Era ora di andarsene.
-Ora forse dovremmo tornare in università- mormorò a mezza voce. Alice annuì, probabilmente consapevole anche lei del tempo che era passato.
Non aveva idea di cosa avrebbe raccontato a Nicola e Pietro quando sarebbe ricomparso, ma quello era solo un problema secondario, nulla di preoccupante. E forse era quella la chiave per affrontare quella giornata: andare avanti senza farsi troppi programmi, accettare quel che gli stava succedendo – in ogni sua sfumatura inaspettata-, senza farsi domande prima del tempo.
*
Continuò a far girare il cucchiaino imperterrito, nonostante la consapevolezza che quel caffè, ormai, più che tiepido doveva essere gelido. Quel gesto sembrava essere l'unica valvola di sfogo a sua disposizione in quel momento, ma la frustrazione non sembrava volersene andare. Pietro proseguì quel gesto nervoso, non riuscendo a fermarsi nemmeno dopo dieci minuti interi passati a quel modo.
Quando poco prima gli era arrivato quel messaggio da Alessio aveva avuto voglia di scagliare il telefono il più distante possibile, per non dover avere quelle parole stampate davanti agli occhi. E invece si era sforzato di mantenere un'apparenza di calma e indifferenza che, in realtà, non esisteva per niente.
Alessio non aveva specificato quale imprevisto lo aveva portato lontano da lui e Nicola, né aveva specificato quando sarebbe tornato. Sostanzialmente non aveva detto nulla, ed era proprio quello che lo faceva arrabbiare così tanto. Era come se Alessio avesse preso al volo la prima occasione per allontanarsi, come se niente fosse, lasciandolo lì a sbrigarsela da solo e a cercare di consolare Nicola.
Ed invece, in quel momento, Pietro si ritrovava ancora seduto al tavolo della mensa, di fronte a Nicola, intento a mescolare il caffè ormai freddo, e a maledire tutto il resto del mondo. A maledire Alessio, quella situazione assurda che si era creata tra Nicola e Caterina, e che inglobava anche il resto del gruppo, e a maledire anche se stesso.
Si malediceva per essere riuscito a rimanersene lì, come incantato e completamente inerte di fronte alla realtà che gli scivolava via dalle mani; si malediceva per essere perfino riuscito a rispondere al messaggio di Alessio – a cui l'altro non aveva nemmeno risposto- chiedendogli cosa fosse successo e dove si fosse cacciato. Aveva sorvolato sul chiedergli con chi fosse, perché non aveva certezza che fosse ancora con la ragazza con cui l'aveva visto prima – doveva essere successo qualcosa, che però non aveva ben capito.
Si malediceva per tutta quella situazione.
Riusciva ad essere arrabbiato con se stesso perfino per il fatto di non riuscire a sollevare l'umore di Nicola, o per aver fallito nel tentativo di risollevare almeno il suo.
Perché doveva andare sempre tutto a rotoli?
Chi di loro si meritava davvero quella fine?
Pietro scosse il capo, amareggiato ed adirato in egual misura.
-C'è qualcosa che non va?-.
Nicola lo distolse dai suoi pensieri, e Pietro quasi trovò buffo il fatto che fosse proprio lui a chiedergli se ci fosse qualcosa che non andasse. L'ironia amara riservata a chi sta crollando sempre più.
Pietro prese finalmente un sorso di caffè, aspettandosi già di non trovarlo più caldo. Mandò giù un sorso veloce, prima di fermarsi di nuovo, strizzando gli occhi per il gusto pessimo che la bevanda gli aveva lasciato in bocca:
-Il caffè è troppo amaro-.
O forse era la fine che stavano facendo tutti loro ad essere amara.
Slow and sad, going sadder
Arise a sitting mine
See you at the bitter end
(Placebo - "The bitter end")*
*il copyright della canzone appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori
NOTE DELLE AUTRICI
Ebbene sì! Siamo giunte alla parte conclusiva di questo capitolo nonché all'ultimo aggiornamento di quest'anno... e con esso abbiamo potuto scoprire come si sono evolute le cose tra Alessio e la cameriera misteriosa, che ormai tanto misteriosa non è più! Alice, infatti, si sta rivelando una new entry sicuramente gentile e decisamente intraprendente. Lo avevate intuito? Ma soprattutto... come finirà il loro primo incontro programmato? Avrà un tempismo più favorevole?Nel frattempo l'anima di Pietro sembra essere tutt'altro che tranquilla, anzi... appare amara come il caffè che sta bevendo, come il titolo di questo capitolo e come questo 2020. Miglioreranno le cose per lui e gli altri?Insomma... numerosi sono gli interrogativi che aleggiano attorno ai nostri amati protagonisti. Troveranno risposta nel 2021? Non ci resta che attendere per scoprirlo!A mercoledì prossimo con un nuovo capitolo che verrà gentilmente portato in dono dalla Befana 🧹 e nel frattempo vi auguriamo buon anno in anticipo ☺️🎊
Kiara & Greyjoy
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