Capitolo 63 - Today I've lost you (Pt. 3)
La notava eccome, ma Nicola rimase in silenzio, piuttosto sicuro che quel che avrebbe detto Caterina da quel momento in poi non avrebbe di certo voluto ascoltarlo.
La osservava di rimando, però: ora, al posto dello sguardo feroce di rabbia, c'erano solo gli occhi di una persona ferita, senza speranza.
-Per quanto ci provi finisci sempre per commettere gli stessi errori, non impari mai a non ripeterli ancora- Caterina parlò con voce stentata, forse ad un passo dal pianto – Nel momento in cui cercavo solo un appoggio da chi mi fidavo di più, una prova che saresti rimasto accanto a me in qualsiasi situazione, tu non hai mosso un dito-.
Nicola non disse nulla, perché – ed era quello quel che era peggio in tutto quello- era vero. E così come non aveva fatto nulla per chiarire prima, si stava rendendo conto ogni secondo di più che non stava facendo nulla di concreto neanche in quel momento per darle qualche sicurezza in più.
Si rese conto, in un secondo di terrore, che la stava lasciando andare, senza nemmeno iniziare a lottare.
Gli sembrava che ogni forza vitale se ne stesse andando via da lui, come se insieme a Caterina se ne stesse andando anche la forza di reagire.
-Perché dovrei credere che le cose miglioreranno?-.
Perché?
Non gliene vennero in mente.
Perché aveva commesso troppi errori, perché era stato un idiota ed era troppo tempo che si adagiava sull'indifferenza che si era creata tra loro due. Perché forse Caterina non se la meritava veramente, non se la meritava pur amandola.
Si costrinse a inumidirsi le labbra secche, la voce che faticava ad uscire per il groppo in gola:
-Lo so che ho sbagliato, e che non ho fatto nulla per cambiare le cose- ammise, facendo qualche passo verso di lei – Ma non è vero che non me ne importa niente, perché altrimenti non sarei qui-.
Allungò una mano verso il viso di Caterina per lasciare una carezza che sapeva più di supplica; vederla scostarsi immediatamente, come se si fosse scottata, fu una risposta più eloquente di qualsiasi altra parola.
-Non ti credo più, ormai-.
Caterina scosse il capo, gli occhi che si facevano più lucidi ogni secondo che passava:
-Non riesco più ad andare avanti così. E tu nemmeno- mormorò in un filo di voce – Sta diventando solo una forzatura inutile-.
Nicola si sentì il respiro mozzato.
-Forse semplicemente non siamo più fatti per restare insieme-.
-Non puoi pensarlo sul serio-.
Nicola si avvicinò nuovamente, con il solo risultato di vedere Caterina muovere ancora diversi passi indietro. Sempre più distante, desiderosa di tenerlo lontano.
-Lo credo, invece-.
Caterina si voltò indietro, facendo ancora qualche passo: se ne stava andando, stavolta definitivamente, e Nicola era ancora fermo, immobile nella sua consapevolezza che stavolta dire qualsiasi cosa per farla desistere non sarebbe servita davvero a nulla.
-Penso che dovremo passare del tempo da soli, ognuno per la sua strada-.
Si rese conto che quegli istanti gli sarebbero rimasti marchiati a fuoco nella sua memoria per molto tempo ancora. Non aveva mai davvero pensato che la fine e la sconfitta avrebbero potuto avere il sapore gelato dell'inverno e il freddo del vento sferzante.
-Mi stai lasciando?-.
La sua voce era parsa più come un sussurro inudibile, e di certo Caterina non lo avrebbe potuto sentire se solo si fossero trovati in un posto meno silenzioso. Ma non c'era nessun altro oltre a loro nella piazza, a quell'ora del pomeriggio, nessun altro che aveva deciso di affrontare il gelo invernale.
Caterina si voltò un'ultima volta, lo sguardo leggermente abbassato e infinitamente cupo. Sembrava volersene scappare il più lontano possibile, lontano da lui per un'ultima volta.
-Credo di sì-.
Con i piedi ancorati a terra, pesanti e gelati, Nicola rimase dove si trovava: vedeva tutto ciò che era stato scivolare lontano da lui, nell'impossibilità e nell'impotenza di riafferrarlo e riportarlo indietro.
Il vento che continuava a sferzargli sul viso, e l'inverno che si faceva più cupo, raggelandogli sulla pelle l'unica lacrima sfuggita al suo controllo.
"E mi sento vuoto
di musica e passione.
Orologio pazzo che suona
antiche ore morte.
Pronunzio il tuo nome
in questa notte scura,
e il tuo nome risuona
più lontano che mai"
(Federico Garcia Lorca - Potessero le mie mani sfogliare la luna)
Now I regret every word that was spoken
I said some things you know I didn't mean
Maybe we'll turn back the time
Work it out, start anew
Or maybe today I've lost you
(Take That - Today I've lost you")*
*
Sospirò a fondo, cercando di concentrarsi meglio. Le stava risultando difficile studiare, molto più che in altri giorni; forse era a causa dei troppi pensieri che le vorticavano e le riempivano la mente, forse una stanchezza inconscia che le impediva di ricordare le nozioni di spagnolo che continuava a rileggere tra le pagine del libro di scuola.
Giulia trattenne a stento l'istinto di lasciar perdere tutto e rimandare all'indomani quella sessione di studio. Era da tempo che aveva deciso di recuperare alcuni argomenti lasciati indietro durante quelle vacanze di Natale – e non farsi trovare impreparata quando sarebbero ricominciate le lezioni e le interrogazioni a gennaio-, senza però tener conto della sua scarsa concentrazione.
Sbuffò ancora, abbattuta, spossata e irritata verso se stessa. Non sarebbe servito a nulla continuare così, con quel malessere che stava covando da diversi giorni, senza una motivazione precisa.
Forse era solo una serie di preoccupazioni che persino lei non aveva ancora realizzato a tutto tondo, o forse era solo un momento di passeggiera stanchezza che non la stava aiutando a concludere nulla di concreto.
Si alzò dalla sedia qualche secondo dopo, allontanandosi dalla scrivania della sua stanza, abbandonando il libro di spagnolo aperto alla pagina che aveva appena cercato di rileggere e ripetere senza alcun successo. Fu in quel momento, mentre vagava per la stanza pensando a come poter impiegare la pausa che le serviva, che vide il display del suo cellulare illuminarsi. Lo aveva lasciato sul letto, abbandonato lì per far in modo che non rappresentasse un'ulteriore distrazione, ma a quanto pareva perdendosi almeno un messaggio appena arrivato.
Andò a sedersi sul bordo del letto, la fronte aggrottata. In verità erano diversi messaggi, da almeno due persone diverse. Non si sorprese di notare che il messaggio più vecchio era una risposta di Filippo, che la aggiornava sulla sua sessione di studio – che a quanto sembrava stava proseguendo meglio della sua-, e non si stupì nemmeno di non notare alcuna risposta da Caterina.
Giulia cercò di ricordare l'ultima volta che le aveva risposto in quella giornata, ma non ricordava nessun altro suo messaggio oltre a quello che le aveva inviato poco dopo l'ora di pranzo.
Era qualcosa che non era poi così strano, non negli ultimi giorni. Caterina si era fatta viva per poco e quasi sempre a monosillabi, ed era bastato quello per far capire a Giulia che le cose non stavano affatto migliorando. Forse era solo una sua sensazione latente, forse il sesto senso che la stava portando fuori strada, ma riusciva a percepire la sua poca voglia di parlare anche attraverso quei messaggi.
Sospirò a lungo, sconsolata. Si ripromise, in un attimo pieno d'iniziativa, di chiederle se le andasse di uscire o di studiare insieme uno dei prossimi giorni, magari prima di Capodanno. Almeno, dal vivo, avrebbe potuto avere più facile conferma di quei suoi timori ed impressioni.
Ciò che non aveva calcolato, almeno per quel giorno, era l'ultimo messaggio che aveva ricevuto, quello che aveva fatto lampeggiare il display del telefono nel momento in cui si era alzata per allontanarsi dalla scrivania.
"Allora non è sparito dalla circolazione" commentò Giulia tra sé e sé, leggendo il nome di Alessio come mittente.
Entrò subito nella chat, e prima ancora di leggere il suo messaggio, rilesse la data in cui lei gli aveva scritto.
«Com'è andata ieri sera? Notato nulla di strano? Caterina ti ha detto nulla?».
Gli aveva scritto quella serie di domande nella mattinata di lunedì, subito dopo la serata in cui lui, Caterina, Nicola e Pietro erano usciti insieme, senza lei e Filippo.
Non aveva ricevuto nessuna risposta da Alessio.
Almeno fino a quel momento.
Giulia spostò gli occhi un po' più sotto, al messaggio che lui le aveva inviato un minuto prima, dopo giorni interi di silenzio.
«Scusa, avevo il cellulare mezzo andato e sono riuscito a risistemarlo solo poco fa. Comunque no, tutto ok. Niente di troppo strano».
Giulia si ritrovò ad aggrottare la fronte istintivamente. Non capì cosa potesse nascondere quel "troppo" con cui Alessio aveva descritto la stranezza della serata – strana in che modo? Caterina si era allontanata, o aveva fatto l'esatto opposto? E Nicola, dall'altra parte, come aveva reagito?-, ma a quelle domande avrebbe sempre potuto trovare risposta chiedendogli più particolari. Nonostante la risposta così fredda e sbrigativa, insolita per Alessio, al momento si fece bastare quelle rassicurazioni – che, si ritrovò a pensare, cozzavano incredibilmente con l'impressione che le stava dando Caterina in quegli stessi giorni.
Rimase confusa nel rendersi conto del motivo per cui Alessio non le aveva risposto. Era sicura quasi del tutto di aver visto un suo accesso alla chat la sera prima – o, almeno, ne era stata sicura fino a qualche minuto prima.
"Devo essermi confusa".
Si apprestò a rispondergli, il cuore un po' più leggero e le preoccupazioni che sul lato di Caterina cominciavano a farsi un po' meno insistenti, seppur ancora presenti.
Richiuse la porta dietro di sé, immergendosi nel buio della stanza. Non accese nessuna luce, affidandosi solo agli ultimi sprazzi di luce pomeridiana lasciati entrare dai vetri della finestra per avvicinarsi al letto.
Caterina vi si sedette senza alcuna energia rimastale in corpo, gli occhi che si perdevano nelle sfumature bluastre della sera.
L'oscurità nella quale stava venendo inghiottita la sua stanza era la stessa che la stava inglobando in quel momento, sola nel silenzio.
Era passata forse un'ora da quando aveva visto Nicola – per l'ultima volta-, e solo pochi minuti da quando era finalmente tornata a casa.
Si era presa il suo tempo per camminare un po', da sola, senza una meta, ripensando solo sporadicamente a quel che era appena successo. Non ci voleva pensare, non ancora.
Era come se lo stesso ricordo non esistesse, come se l'aver lasciato Nicola fosse solo un'illusione che non era mai avvenuta nel mondo reale.
Eppure lo sguardo di desolazione e rassegnazione con il quale l'aveva guardata un'ultima volta, prima di allontanarsi, era più reale di quanto avrebbe voluto. Così come lo erano state le sue parole, quelle con le quali gli aveva detto che avrebbero fatto bene a prendere strade differenti.
Separati per la prima volta dopo quasi tre anni.
Rimase seduta sul bordo del letto per quella che le parve un'ora intera. Dovevano invece essere passati solo pochi minuti, il tempo che sembrava essersi dilatato infinitamente.
Aveva sempre pensato che, se un giorno si fosse ritrovata davanti alla dolorosa decisione di finire la storia con Nicola, si sarebbe ritrovata a piangere a dirotto per ore, forse anche per giorni. Non era così: non aveva pianto subito dopo, e non stava piangendo nemmeno in quel momento.
Piangere avrebbe significato poter provare qualcosa, sentire il dolore della separazione.
Ma non stava sentendo nulla.
C'era solo il vuoto, e il buio che la circondava.
Era stata la decisione giusta, l'unica conclusione che si aspettava da settimane, ma comprendeva poco il perché non stesse provando niente.
Era come se Nicola non fosse mai esistito, come se non avesse lasciato alcun segno nella sua vita – quando, in realtà, era l'esatto contrario.
Forse il suo era solo un meccanismo di difesa, un ultimo tentativo per frenare il dolore che quel giorno avrebbe sempre portato con sé.
Ricordò, per un'ultima volta, lo sguardo con cui Nicola l'aveva accompagnata in quegli ultimi istanti insieme. Le era parso fragile, in quel momento, vulnerabile come poche altre volte l'aveva visto. Era una sensazione totalmente diversa quella che stava provando ora: c'era solo il vuoto, ad attenderla.
Un vuoto che stava assorbendo tutto il resto e che avrebbe dovuto imparare a conoscere e gestire da sola.
*il copyright della canzone appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori
NOTE DELLE AUTRICI
E così, come ci si poteva aspettare, finisce questo capitolo, e finisce anche la storia di Caterina e Nicola. Dal loro incontro, infatti, se ne vanno separatamente e non più come due persone che stanno insieme. Un evento che era sicuramente nell'aria, e che è arrivato non solo dopo diversi mesi difficili, ma da un periodo di insicurezza molto più lungo, come abbiamo visto anche nei capitoli dedicati alle vacanze estive. Alla fine i problemi di coppia sono emersi ugualmente, senza più essere arginati.
Come l'avete presa, questa fine di una delle coppie storiche? Secondo voi c'è ancora qualche possibilità che in futuro le cose si risolvano, o prenderanno definitivamente strade diverse come ha suggerito Caterina?
Oltre a lei e Nicola, abbiamo anche un breve spaccato di come se la sta passando Giulia. Scopriamo, nella scena dal suo pov, che Alessio sembra un po' strano, e come ben sappiamo (al contrario di un'ignara Giulia), forse non le sta dicendo proprio la verità. Cos'avrà in mente Alessio? Come mai ha deciso di mentirle?
Ci rivediamo mercoledì prossimo con l'ultimo capitolo dell'anno!
Kiara & Greyjoy
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