Capitolo 63 - Today I've lost you (Pt. 2)

Nonostante i diversi metri che li separavano, Nicola fu sicuro che l'altro lo stesse guardando con la stessa diffidenza di sempre. Quella sensazione di ostilità non scomparve nemmeno quando Lorenzo si decise ad uscire, avviandosi verso Nicola, e fermandosi infine davanti a lui con il solo cancello a separarli.

Non sembrava comunque intenzionato a parlare per primo.

-Ciao- Nicola si accorse per la prima volta da quando poco prima era uscito di casa di avere un groppo in gola, risultando in una voce più rauca del solito – Stavo cercando Caterina. È in casa?-.

Cercò di apparire distaccato, ma si ritrovò invece totalmente soggiogato da una sensazione per niente rassicurante, e che lo sguardo freddo di Lorenzo non stava attenuando. L'indifferenza che gli stava riservando sembrò spezzarsi per qualche secondo dal velo di stupore che gli attraversò il volto.

-Scusa, non te l'ha detto che usciva?-.

Per un attimo Nicola non si sentì la terra sotto i piedi, faticando a ricordare se Caterina potesse avergli detto di dover uscire per qualche impegno quel giorno. Cercò di ricomporsi subito, passandosi la lingua sulle labbra secche:

-Con chi?- mormorò a fatica, sotto lo sguardo inquisitorio di Lorenzo. Si sentì come penetrare da quegli occhi chiari così diversi da quelli della sorella, ma Nicola si sforzò di non scostare lo sguardo altrove.

-Non lo so- Lorenzo scrollò le spalle – Con amici, immagino. Dovresti saperne più tu di me-.

Era vero, si ritrovò a pensare Nicola con vergogna, ma continuava a non trovare alcun ricordo di cosa avrebbe potuto portare Caterina fuori casa quel giorno. Era forse uscita con Giulia? O Alessio? Magari Valerio: la cosa non sarebbe stata poi così insolita.

Si mise ad annuire, fingendo di aver improvvisamente ricordato:

-Sì, ecco ... - si schiarì la voce, rendendosi conto di non star risultando molto convincente – Credevo avesse quest'impegno un altro giorno. Devo essermi sbagliato-.

Lorenzo fece un cenno con il capo in silenzio, senza dire nulla. Era evidente, anche solo osservandolo, che non gli credeva affatto. Nicola si strinse nelle spalle, desiderando andarsene il prima possibile:

-Grazie lo stesso-.

Si voltò per tornare alla sua auto parcheggiata lì vicino senza nemmeno aspettare una risposta di Lorenzo. Aprì la portiera in fretta, infilandosi nel posto del guidatore con il cuore che ancora batteva forte. Dal finestrino osservò Lorenzo che si era già girato e si era incamminato di nuovo verso l'interno della casa, come se quei pochi minuti passati lì a dargli quella notizia non fossero mai esistiti. E Nicola avrebbe davvero voluto non fossero mai accaduti.

Non fece partire subito l'auto. Si prese ancora qualche attimo, la testa che gli girava ancora per la tensione, cercando di pensare a dove potesse trovarsi Caterina.

Forse avrebbe fatto meglio a scriverle per chiederglielo, ma la dose di coraggio giornaliera l'aveva già esaurita completamente. Ci avrebbe pensato l'indomani, quando le avrebbe finalmente parlato.

*

Strange how a minute can feel like a lifetime

I know what I had now it's gone

I swallowed my pride 'cause alone here I'm dying

And with you is where I belong

(Take That - "Today I've lost you")*



Non sapeva bene da dove riuscisse a trarre la forza per continuare a camminare; Nicola cominciava a sentirsi esattamente come il giorno prima, con la sola differenza che stavolta avrebbe dovuto raggiungere Caterina con le sue stesse gambe instabili.

Ripeteva a memoria tra sé e sé il messaggio con cui Caterina aveva risposto al suo quella mattina – un semplice assenso nel trovarsi da qualche parte nella piazza di Torre San Donato quel pomeriggio. Nulla di complicato, sebbene non fosse stato sicuro che avrebbe accettato fino a quando non aveva letto le sue parole.

Non erano servite quelle ventiquattr'ore in più rispetto al previsto per cercare di mantenere la calma. Se possibile, la stretta al cuore che provava era persino più pressante. Immaginava che anche Caterina doveva sentirsi esattamente come lui, se non addirittura peggio.

Aveva parcheggiato l'auto poco distante dalla piazza, cinque minuti prima, lungo la riviera, e se ne era sceso a piedi. In mezzo a quel freddo, sotto a quel cielo plumbeo, le strade di Torre San Donato risultavano deserte ai suoi occhi. Non vi era anima viva in giro.

Caterina non gli aveva dato un riferimento preciso dove trovarsi, ma in quel deserto Nicola credeva che almeno quella parte sarebbe stata facile. Era quasi giunto in piazza, e in quel momento rallentò il passo: sembrava che perfino le sue gambe cominciassero ad accarezzare l'idea di tornare indietro.

Si sforzò di pensare che non poteva, che aveva già perso troppo tempo per cercare di riparare. Non poteva perderne altro ancora, non poteva rimanere a fare lo spettatore davanti alla distruzione di tutto ciò che avevano costruito fino a quel momento.

Continuò a camminare, adagio, fino a quando non si accorse di essere entrato nella piazza, nella direzione del Caffè della Piazza. Individuare Caterina fu più facile del previsto: era l'unica persona che in quel momento si trovava seduta ad una delle panchine della piazza, poco distante dall'entrata dello stesso Caffè della Piazza. Era voltata di schiena, impossibilitata a vederlo arrivare; Nicola sarebbe potuto tornare indietro senza nemmeno farsi notare, come se non fosse mai nemmeno stato lì.

Non indietreggiò, però. Era arrivato a quel punto, e se voleva sistemare le cose – o perlomeno iniziare a farlo, provarci-, non poteva continuare a indugiare. Ricordò le parole che Alessio gli aveva detto la settimana prima, riguardo il parlarle: era la scelta giusta, solo che ci aveva impiegato troppo tempo per rendersene conto.

Avanzò, senza fermarsi, fino a quando la figura di Caterina non fu che a qualche metro da lui. La osservò mentre si sfregava le mani fasciate dai guanti, nel tentativo di riscaldarle ancora di più. Nicola sorrise tra sé e sé, sovrappensiero, nel rendersi conto che Caterina non aveva mai sopportato il freddo, e che odiava sentirsi gelare. Avrebbe voluto abbracciarla e stringerla a sé per darle ristoro, trasmetterle un po' di quel calore che sembrava cercare, ma sapeva anche che era lì per un altro motivo.

Ci sarebbe stato tempo per poterle stare accanto, se tutto fosse andato bene

Quando le arrivò a poco meno di un metro di distanza, Caterina sembrò finalmente accorgersi della sua presenza: alzò il capo verso di lui, senza sbattere ciglio, senza nemmeno l'ombra di un sorriso.

-Ciao- Nicola lo sussurrò cercando di non farsi influenzare da quella mancanza di entusiasmo. Si abbassò per baciarle una guancia, ritraendosi per potersi sedere accanto a lei sulla panchina. Il viso di Caterina era ancora impassibile.

-Pensavo non saresti arrivato- gli disse in risposta – Sei un po' in ritardo-.

Nicola alzò le spalle, cercando di apparire calmo:

-Ho avuto qualche contrattempo a casa-.

Per qualche attimo rimasero in silenzio, la tensione così palpabile che sembrava sul punto di solidificarsi direttamente lì, davanti ai suoi occhi. Ci pensò Caterina a rompere il silenzio, dopo ancora qualche secondo:

-Allora?- lo incalzò – Come mai mi hai chiesto di vederci oggi?-.

Nicola si strinse nelle spalle: era difficile ignorare quanto quella frase sottintendesse che, se non glielo avesse chiesto lui, Caterina di certo non avrebbe voluto trovarsi in sua compagnia. Fu una consapevolezza che fece male, e che non riuscì a tacere.

-Deve per forza esserci un motivo preciso per volerti vedere?-.

Si sentì un bugiardo nel dirglielo, perché lui per primo gliel'aveva chiesto per parlarle, ma non era riuscito a trattenersi.

Caterina sbuffò, scuotendo il capo:

-Sei sempre così impegnato- replicò con voce atona.

Era una frecciatina piuttosto evidente, ma Nicola preferì andare oltre:

-Ero passato da casa tua ieri- iniziò a dire, esitante come poche altre volte si era sentito – Tuo fratello mi ha detto che eri fuori-.

Caterina parve presa contropiede, segno evidente che Lorenzo non doveva averle detto nulla del suo incontro con Nicola. Per un attimo la osservò arrossire, ma non riuscì a capire se fosse dovuto al freddo o all'improvviso disagio.

-Ero con un amico, nulla di importante- tagliò corto lei, scostando lo sguardo – Dovevamo parlare di cose di scuola-.

L'aveva detto con incertezza ed evitando il contatto visivo, e Nicola per qualche secondo ebbe la netta sensazione che non fosse la verità. Ignorò però quei pensieri: non era venuto a chiederle di ieri, né cosa avesse fatto fuori casa senza dirgli nulla. Prima ancora che potesse anche solo pensare di andare oltre con la conversazione, Caterina si voltò nuovamente verso di lui:

-Perché sei passato da casa mia senza dirmi niente?-.

-Volevo farti una sorpresa- Nicola prese tempo, rendendosi conto che se Caterina pochi attimi prima non era stata convincente, ora non lo era stato nemmeno lui – In realtà volevo anche parlarti-.

Caterina alzò un sopracciglio, guardandolo con muta incredulità:

-Di cosa?-.

Nicola si morse il labbro inferiore, agitato:

-Di noi due-.

Si aspettava una reazione sorpresa, forse anche nervosa, ma di certo non si sarebbe aspettato lo sbuffo sonoro e indignato che Caterina usò in risposta e che, Nicola ne era convinto, avrebbe segnato definitivamente il tono di quella conversazione.

-Oh, ti è tornata la voglia di spiccicare parola, dopo mesi interi- Caterina lo guardò con occhi irati, evidentemente nervosi – Pensavo non te ne importasse più niente, ormai-.

-Non è così- Nicola si morse la lingua, maledicendo se stesso per la poca convinzione che aveva messo in quelle parole – Lo so che è tardi, ma ... -

-Se sai già che è tardi, allora che ci fai qui?-.

Caterina lo aveva interrotto con foga, alzandosi dalla panchina e mettendosi in piedi di fronte a lui, guardandolo dall'alto in basso.

-Vuoi fare un tentativo tanto per lavarti la coscienza?- proseguì, con la stessa rabbia – Dirti che anche se va male almeno ci hai provato?-.

-No- Nicola si alzò a sua volta, sentendo la propria voce già pronta a spezzarsi – Forse perché credo che possiamo risolvere le cose tra noi-.

L'aria sembrava essersi ghiacciata, diventata quasi irrespirabile. Caterina distolse lo sguardo, come se stesse facendo fatica persino a guardarlo.

-Allora non hai capito nulla di quel che sta succedendo-.

Fece un passo per distanziarsi, ancora il volto girato altrove:

-Non hai capito come stavo allora, e non ci sei ancora arrivato- mormorò con voce tremante, come se la rabbia avesse lasciato posto a quello che Nicola avrebbe definito dolore.

-Perché non provi a spiegarmelo adesso?- le chiese in un filo di voce.

-Te l'ho spiegato sin dall'inizio- Caterina si girò finalmente verso di lui, le iridi scure piene di rancore – Sono venuta da te, e tu mi hai a malapena ascoltata quando avevo più bisogno di te che in qualsiasi altro momento. Cosa dovrebbe cambiare ora? Solo che ti senti vagamente in colpa?-.

Nicola si strinse nelle spalle, incapace di darle una risposta.

Cosa sarebbe cambiato?

Forse, si rese conto, aveva nuovamente sottovalutato la situazione, il malessere che Caterina sembrava covare dentro da tempo. Sapere di esserne la causa gli fece salire la nausea.

-Ti ricordi che ti avevo detto tre anni fa a scuola, quando dopo mesi che mi ignoravi ti sei ripresentato da me, così dal nulla? Come se non mi avessi ferita e potessi fare finta di niente su ciò che era venuto prima?- la voce di Caterina fu quasi un sussurro, appena udibile. Aveva di nuovo scostato gli occhi; osservava il vuoto, un punto indefinitivo davanti a sé, come persa nel ricordo che aveva appena riportato anche alla mente di Nicola.

Lo ricordava bene quel giorno: era stato il primo tonfo che aveva avuto con lei. Si era sentito così stupido in un modo così simile a come si sentiva in quel momento esatto. Si ritrovava sempre allo stesso punto, anche a distanza di anni, a distanza di mille esperienze vissute, rendendosi conto che continuava a  scivolare sempre sugli stessi errori, come si scivolava su una qualsiasi lastra di ghiaccio.

-Mi avevi detto che in otto mesi avevo sprecato un sacco di occasioni per parlarti-.

Caterina lo guardò con espressione vuota:

-Non noti una certa somiglianza con quel che ci sta succedendo ora?-.








*il copyright della canzone appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori

NOTE DELLE AUTRICI

Questo aggiornamento si apre con una nota amara per il nostro Nicola: alla fine il suo tentativo di dialogo è finito con un buco nell'acqua. A questo si aggiunge poi anche il mistero di Caterina. Con chi sarà uscita la mora? Forse quell'evento altro non è che l'incontro di Caterina e Giovanni a cui avete già assistito. Chissà!
Nicola, comunque, non ha dovuto attendere molto per riuscire a parlare a tu per tu con la ragazza, ma la piega che la discussione sta prendendo non lascia buone speranze. Come finirà questa vicenda? Siete più ottimisti oppure vedete tutto nero? Diteci la vostra! Nel frattempo vi diamo appuntamento per venerdì con il finale di questo bollette capitolo!


Kiara & Greyjoy

PS. Vogliamo inoltre cogliere l'occasione per scusarci di un "piccolo" errore presente nello scorso aggiornamento, errore che abbiamo già risolto :)  La situazione anomala che stiamo vivendo ha colpito anche noi facendoci incappare in un incidente di narrazione... Ma state tranquilli: nessuno è stato ucciso per sbaglio né verrà ucciso nella correzione ;)

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