Capitolo 61 - Love illumination (Pt. 2)

Lo fece lentamente, facendola cigolare, almeno per dare tempo ad Alessio, eventualmente, di urlargli dietro di non entrare. Non arrivò nessun urlo, però. La lampada poggiata sul comodino era l'unica ancora accesa, e non doveva essere stata dimenticata così solo per qualche colpo di sonnolenza improvviso: Alessio era davvero ancora sveglio, ancora ignaro della sua presenza. Se ne stava steso sul materasso, il cuscino dietro al collo e contro la testiera in modo da tenere la testa un po' più sollevata. Con gli occhiali da vista davanti agli occhi e I pilastri della terra in mano, sembrava talmente immerso nella lettura da non avere nemmeno l'istinto di girarsi verso la porta. Fu solo quando Pietro la aprì completamente, producendo altri cigolii, che alzò finalmente gli occhi dalle pagine.

-Hai davvero un'aria da intellettuale, visto così- Pietro gli lanciò un'occhiata fintamente colpita, appoggiato con la schiena contro lo stipite della porta.

Alessio scosse il capo:

-Ho sempre un'aria da intellettuale- lo corresse, reggendo il gioco. Appoggiò sul ventre il tomo aperto, togliendosi gli occhiali per posarli sul comodino.

-Come no- Pietro rise sommessamente, prima di indicare il libro – Ti piace, almeno? Il libro, intendo-.

Alessio annuì ancora prima di rispondere a parole:

-Sì, è molto bello- gli rivolse un sorriso leggero, dall'aria un po' assonnata – Dovrei farmi prestare più spesso libri da te-.

Pietro rise ancora, consapevole di essere un po' arrossito in viso. Non ricordava quanti libri gli avesse già prestato dalla sua personale collezione – di certo di più di quelli che avrebbe prestato a chiunque altro-, ma era qualcosa che, seppur nella sua semplicità, gli faceva piacere. La scelta del libro da prestare ad Alessio era sempre qualcosa di ponderato, mai casuale. E non poteva negare di provare un sincero senso di soddisfazione quando, al momento della restituzione o durante la lettura, trovava Alessio particolarmente preso dal libro in questione.

-Basta che poi me li restituisci- obbiettò, sperando che la luce accesa fosse troppo debole per lasciar rendere visibile il rossore delle sue gote.

Ci fu qualche secondo di silenzio che però non lo fece sentire a disagio. Capitava spesso, ormai, che tra loro ci fossero silenzi lunghi anche ore, ma Pietro aveva imparato che anche quello era una conseguenza naturale del vivere insieme: c'erano momenti in cui, semplicemente, non c'era nulla da dire, senza dover cercarvi per forza motivazioni dietro.

Fu sul punto di dire all'altro che sarebbe andato a bere qualcosa di caldo, quando Alessio lo precedette di qualche secondo:

-Come mai sei ancora sveglio?-.

Interruppe il contatto visivo per rimettere il segnalibro tra le pagine del volume, prima di posarlo sul comodino accanto agli occhiali. Anche se non poteva accorgersi dei suoi movimenti, Pietro alzò comunque le spalle:

-Non ho molto sonno- rispose semplicemente – E poi potrei fare la stessa domanda a te-.

-Io stavo leggendo. Ho una scusa- Alessio si stiracchiò pigramente – Mi sono prefissato di finire quel libro entro la fine del prossimo mese-.

Pietro alzò un sopracciglio, guardandolo con un ghigno stampato in viso:

-Sei lento a leggere-.

Alessio si morse il labbro inferiore:

-Lo so-.

Pietro fu di nuovo sul punto di dirgli che se ne sarebbe andato in cucina, ma si bloccò: anche se era solo una sensazione, nonostante la loro conversazione fosse apparentemente finita, gli sembrava che Alessio fosse ancora sul punto di parlare ancora. Rimase fermo dov'era, in attesa, con il sospetto di venire smentito quasi subito.

Quando passò quasi un minuto di silenzio, però, Alessio parlò davvero:

-Vuoi restare un po' qui?-.

Prima ancora di pensare se gli convenisse accettare l'offerta, Pietro annuì. Avanzò di qualche passo, diretto al letto; aspettò che Alessio gli facesse spazio, prima di sedersi a sua volta di fianco a lui, la schiena quasi completamente dritta contro la testiera e le gambe piegate contro il petto. Alessio si allungò vero l'altro capo del materasso per afferrare una coperta rossa piegata che teneva lì per la notte, passandogliela subito dopo. Pietro si ritrovò a ringraziarlo mentalmente: al contrario di Alessio, che era ancora completamente vestito con una delle tute che usava in casa, lui aveva addosso solo una misera canotta e pantaloni del pigiama. Nulla di troppo caldo.

Stese la coperta sulle sue gambe e sul torso, nascondendosi sotto e percependo già la sensazione piacevole di calore. Per un attimo pensò che si sarebbe anche potuto addormentare lì, sotto la coperta rossa e con il profumo di Alessio a riempirgli le narici. Era un profumo che poteva avvertire in ogni angolo di quella stanza, quasi a rimarcare la presenza dell'altro ancor di più.

Non succedeva spesso, ma non era comunque la prima volta che prendeva posto su quel letto, nelle ore tarde della notte. Era un'abitudine di cui Pietro non ricordava bene la nascita: era probabilmente accaduto per caso, in una sera simile a quella. Forse anche in quella circostanza si era avvicinato alla camera di Alessio in un momento in cui non riusciva a prendere sonno.

-A che stai pensando?-.

Alessio parlò con voce bassa, quasi avesse temuto che Pietro si fosse davvero addormentato. Quando alzò lo sguardo, lo ritrovò a fissarlo, tremendamente più vicino ora che erano spalla contro spalla nello stesso letto.

-Alla festa di domani- Pietro sparò la prima cosa che gli era venuta in mente. Quasi si sorprese di aver detto qualcosa di vagamente sensato.

-Secondo te a Giulia piacerà il regalo?- chiese ad Alessio. Non gli era mai davvero sorta quella domanda prima di quel momento, ma l'insicurezza dell'ultimo momento cominciò a farsi sentire. Lui, Alessio, Caterina, Nicola e Filippo avevano cominciato a pensarci settimane prima per non arrivare impreparati, e sebbene Pietro si fosse convinto della scelta al momento di dover effettivamente comprare qualcosa, ora cominciava a pensare che forse, per un diciottesimo, il regalo scelto sarebbe risultato troppo poco.

-Penso di sì, a lei piacciono le cose un po' particolari- gli rispose Alessio. Pietro rise appena, pensando che effettivamente, il regalo per Giulia – una candela profumata che all'interno della cera nascondeva una collana- sarebbe di sicuro potuto essere descritto come insolito. Un po' come lo era lei.

-Ma in ogni caso non è il tipo di persona da giudicare troppo un regalo in sé- Alessio continuò, non riuscendo a sopprimere un sbadiglio che lo interruppe per alcuni secondi – Apprezzerà anche solo per il pensiero-.

-Beh, ma un regalo decente non fa mai male- replicò Pietro.

Alessio lo guardò di rimando con fare vagamente offeso:

-Il nostro regalo è decente-.

Scosse il capo sotto gli occhi divertiti di Pietro, abbandonandosi contro il cuscino che stava tenendo tra lui e la testiera. Tenne gli occhi chiusi per un momento così lungo che Pietro temette si stesse per addormentare sul serio. C'era una calma tale, in quella stanza, che sarebbe potuto succedere per davvero: il viso di Alessio, un po' pallido e punteggiato da lentiggini a malapena visibili alla luce della lampada accesa, appariva rilassato come se fosse già nelle mani del sonno. Per un attimo Pietro provò la tentazione di andare a prendere una matita ed un foglio per cercare di ritrarlo, di fermare il tempo riportando su carta quel frammento.

Si dovette fermare, e ricredersi sul suo essersi addormentato, quando lo sentì mormorare ancora:

-In ogni caso, non mi preoccuperei del regalo per Giulia-.

Pietro lo guardò accigliato anche se, tenendo ancora gli occhi chiusi, Alessio non si sarebbe potuto accorgere della sua espressione confusa:

-Che intendi?-.

Alessio alzò le palpebre pian piano, passandosi una mano sul viso subito dopo. Sembrava pensieroso, osservò Pietro, come se stesse cercando il modo migliore per spiegarsi.

-Che secondo me domani sera avremo altro di cui preoccuparci- disse infine, ancora enigmatico. Pietro cercò di pensare a cosa potesse riferirsi: la festa di compleanno che Giulia aveva organizzato per l'indomani sera proprio lì a Venezia – quale modo migliore per avere una scusa perfetta per passare una notte con Filippo nell'appartamento suo e di Nicola?- non gli era mai sembrata possibile occasione di problemi. Sarebbero stati solamente loro sei, in una qualsiasi pizzeria, a festeggiare come avevano sempre fatto.

Prima che potesse ancora chiedere ulteriori spiegazioni, Alessio lo anticipò:

-Non hai notato che Caterina e Nicola sono strani?- gli chiese, muovendosi per poter voltarsi meglio verso di lui – Cioè, non strani presi singolarmente ... Quando sono insieme-.

Pietro provò a pensarci, ma aveva visto talmente poco entrambi nelle ultime settimane che non seppe cosa dire.

-In realtà non li ho incrociati molte volte insieme negli ultimi due mesi- ammise, alzando le spalle.

-Appunto-.

Alessio fece schioccare le labbra, gli occhi socchiusi persi davanti a sé:

-Non lo so, mi sembrano così distanti tra loro- mormorò ancora, pensieroso. Pietro si fermò a riflettere ancora, prima di dire qualsiasi altra cosa: ricordava che alla sua festa di compleanno, Caterina gli era parsa vagamente nervosa, ma Nicola gli era sembrato sereno come sempre. Forse, pensandoci bene, era forse un po' meno tranquillo del solito negli ultimi tempi, ma non c'era alcuna certezza che potesse essere dovuto a qualcosa legato a Caterina. E per quanto riguardava lei, valeva la stessa identica cosa.

-Non sono mai stati il tipo di coppia che sta sempre appiccicata, comunque- obbiettò a mezza voce, continuando a guardare Alessio con perplessità.

Lui gli restituì l'occhiata con un'espressione ancora poco convinta:

-No, ma mi sembrano diversi dal solito in ogni caso-.

Pietro si chiese cosa dovesse aver notato in particolare per arrivare a quella conclusione; di certo Alessio aveva avuto più occasioni di lui per poterne essere sicuro – ricordava che fosse uscito con entrambi decisamente più volte di lui, negli ultimi due mesi-, ma allo stesso tempo non riusciva a capire come potesse esserne così convinto.

Decise di lasciar perdere e non domandarglielo: forse, se si fosse ricordato di fare attenzione, domani sera avrebbe avuto l'occasione giusta per scoprirlo da sé. Fino a prova contraria, e a meno di qualche imprevisto, alla festa di Giulia non sarebbero mancati né Nicola né Caterina.

Rimasero in silenzio ancora per un po', in quell'atmosfera di indecisa calma che Pietro si sentiva ancora addosso. Forse avrebbe fatto bene ad andarsene a dormire, la tisana calda che voleva bere ormai un lontano ricordo; eppure gli era difficile ora, dopo essere rimasto steso su quel letto e sotto la coperta di Alessio, prendere una decisione definitiva ed alzarsi per andarsene di lì. Era piacevole cullarsi nella sensazione del corpo di Alessio vicino al suo, una sensazione che gli ricordava fin troppo vividamente quella che aveva provato nelle giornate di vacanza a San Nicola.

Sospirò piano, tra sé e sé, la voglia di sbattere la testa contro il muro che tornava a farsi forte.

-Cazzo, che male-.

Udì Alessio brontolare, dopo essersi lasciato sfuggire un gemito di dolore. Pietro si girò a guardarlo nell'immediato, pronto a scoprire che gli fosse successo così all'improvviso: lo osservò mentre stava cercando di allungare un braccio verso la schiena, massaggiandosi la zona delle spalle e del collo.

-Che hai?- gli chiese allarmato.

-Il collo un po' rigido- Alessio lo disse tenendo gli occhi chiusi, il viso contratto in una smorfia di dolore mentre continuava a massaggiare il retro del collo, su fino alla nuca e poi di nuovo verso il basso, lungo la linea della spalla sinistra – E anche le spalle-.

-Vuoi che provi a farti un massaggio?-.

Pietro disse quelle parole prima ancora di rendersene pienamente conto. Per un attimo fu quasi sul punto di ritrattare, ma Alessio si era già girato verso di lui, con uno sguardo indecifrabile.

-Non è che poi mi peggiora il dolore?- gli chiese, con una vena di sarcasmo ad addolcire il dubbio che Pietro poteva intuire nelle sue parole.

Pietro fu quasi tentato di dirgli di lasciar perdere, in quell'ultima scappatoia che gli si stava presentando davanti. Esitò, però, perché per quanto improvvisata fosse stata la sua proposta, se poteva fare qualcosa per alleviare almeno un po' il dolore che doveva star provando Alessio, l'avrebbe fatto. Si sentì bruciare la pelle del viso, ma cercò di ignorare di nuovo il proprio rossore.

-Ma va- cercò di dire fingendo assoluta disinvoltura, forse arrivando persino ad esagerare – Fidati, ti migliorerò la serata-.




NOTE DELLE AUTRICI

Proseguono le avventure di Pietro e Alessio in quel di Venezia e gli argomenti di discussione tra i due sembrano non mancare. Tra una lettura che si protrae e i dubbi amletici sul regalo di compleanno per Giulia (e chi non li ha quando si fanno i regali?), i due ragazzi si soffermano sulla situazione di tensione e mistero che aleggia attorno a Caterina e Nicola che, a quanto pare, non è passata inosservata agli occhi di molti. Avranno ragione ad essere timorosi? E come si evolveranno le cose nei prossimi giorni?
Ma soprattutto... Il massaggio, qualora ci fosse, verrà apprezzato dal destinatario e, chissà, anche dal mittente? Giulia direbbe "assolutamente sì!", e voi?
A mercoledì per scoprire come finirà!

Kiara & Greyjoy

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