Capitolo 60 - A million little pieces (Pt. 3)
-Ho un ritardo-.
Per un attimo ci fu solo silenzio, in quel bagno dove si trovavano solo loro due, e per un secondo Caterina temette che Giulia non avesse capito cosa intendeva. Quando però trovò il coraggio per voltarsi verso di lei, la vide cerea in viso e con gli occhi verdi sgranati.
-Cosa?- la sentì sussurrare, a malapena udibile.
-In quel senso- Caterina annuì, semplicemente – Sei praticamente la prima a cui lo dico chiaro e tondo. Non ho neanche il coraggio per ammetterlo a me stessa-.
Giulia fece qualche passo lungo la stanza, e per un attimo Caterina credette di averla fatta impazzire per lo shock.
-Ma sei sicura che tu possa ... - la voce di Giulia parve tesa, sebbene sembrasse sforzarsi di apparire razionale – Voglio dire, avrete preso precauzioni, no?-.
-Non ne sono sicura del tutto, infatti- Caterina si morse il labbro inferiore con incertezza, mentre si girava per fronteggiare Giulia – E sì, le abbiamo prese, ma c'è stata una volta, qualche settimana fa, in cui abbiamo avuto dei ... Problemi. Non sembrava nulla di così grave. Ora non ne sono più molto sicura-.
A Giulia servirono parecchi secondi prima di processare quel che Caterina le aveva appena raccontato:
-Cazzo- mormorò con voce strozzata, scuotendo la testa con incredulità. Caterina la guardò: non credeva di averla mai vista così agitata. L'inquietudine che Giulia mostrava non stava facendo altro che accrescerle ancor di più il senso di oppressione e di ansia che si era sentita addosso ogni minuto degli ultimi giorni. Sentì le lacrime pizzicarle gli occhi, ma si sforzò di ricacciarle indietro.
-Non so che fare- si lasciò sfuggire con voce strozzata, il cuore che le batteva rapido in gola – Non so davvero cosa fare. Giovanni mi ha detto che dovrei parlarne a Nicola e ... -.
-Giovanni?- Giulia la interruppe di colpo, l'espressione confusa che sottintendeva qualcos'altro che Caterina non riuscì a decifrare, troppo distratta dall'essersi appena reso conto di essersi lasciata sfuggire un dettaglio che non aveva avuto del tutto l'intenzione di rivelare.
Abbassò per un attimo gli occhi, rendendosi conto che l'agitazione l'aveva fatta parlare troppo, e che se possibile quel leggero cambio di conversazione la stava rendendo ancor più a disagio.
-Mi ha vista strana anche lui, ieri- spiegò senza dilungarsi troppo, con esitazione – Gli ho solo detto che c'è una cosa che mi preoccupa, e mi ha detto che dovrei parlarne con Nicola, qualsiasi cosa sia-.
Giulia rimase ancora con la stessa espressione disorientata e sorpresa per qualche secondo, prima di riprendere l'aria seria di prima:
-Quindi Nicola non sa nulla-.
Caterina scosse la testa:
-Non sa del ritardo, e non sembra preoccupato per quel che era successo- confermò con voce ancor più tremante.
Giulia annuì, prima di avvicinarsi ulteriormente, posandole una mano su una spalla:
-Questo complica le cose-.
La voce di Giulia fu accompagnata solamente dal silenzio, rotto dai singhiozzi sommessi che Caterina non era più riuscita a soffocare.
-Però è vero: dovresti dirglielo- Giulia disse ancora, con voce grave – Probabilmente è solo un falso allarme, però glielo dovresti dire comunque. Per ogni evenienza-.
Le evenienze che Giulia stava sottintendendo dovevano essere le stesse a cui lei aveva pensato per giorni interi, pur senza spingersi troppo in là perché fasciarsi la testa prima del responso non le avrebbe alleviato l'agitazione, né tantomeno avrebbe rimpicciolito il problema. E di problema, prima ancora di quel che sarebbe potuto venire dopo, ce n'era ancora uno, più incombente.
The pain in my throat gets worse
Try to cover it
I don't have a voice
(BTS - "Singularity")*
*
Caterina espirò profondamente, cercando di riprendere il ritmo normale del proprio respiro e aspettando che i battiti del cuore si calmassero.
Sentiva le gote ancora arrossate per il calore donatole dalle coperte spesse che la coprivano e per l'agitazione che l'aveva animata da quando lei e Nicola erano arrivati a casa sua, dove anche lei sarebbe rimasta a dormire. Non che credesse davvero di riuscire ad addormentarsi, non con lui accanto e con la consapevolezza che avrebbero fatto meglio a discutere di certe cose, piuttosto che riposare – o far finta di farlo.
Si spostò leggermente più in là, verso il bordo del materasso, fino a non toccare più la pelle nuda del braccio di Nicola. Lo sentiva respirare regolarmente, accanto a sé, e per un attimo Caterina credette che si fosse già addormentato. Non si era infilati a letto da molto: dovevano essere passati a malapena dieci minuti, ed era bastato quel lasso di tempo per farle scoppiare il cuore dall'ansia. Se ne rimase in quella posizione ancora qualche secondo, gli occhi rivolti verso il soffitto senza realmente osservarlo: quel silenzio, rotto solo dal respiro di Nicola e dal suo, le sembrava irreale.
Si sarebbe voluta alzare subito da quel letto, prendere ancora un po' di tempo per cercare di iniziare a parlare con mente lucida e calmarsi altrove, ma preferì crogiolarsi ancora un po' nelle coperte, col proprio corpo ancora cullato dal calore dell'altro. Bastarono pochi altri minuti per convincersi a mettere un piede fuori dal caldo rifugio in cui se ne stava, stringendosi addosso la maglietta oversize che stava indossando. Non aveva davvero una meta precisa, e le sarebbe bastato fare solo qualche passo, da sola, lontano da Nicola e da quel silenzio pesante. Ringraziò il fatto che in quella casa ci fossero solo loro due in quel momento; on ricordava esattamente dove fossero andati i genitori di Nicola, né quando sarebbero rientrati, ma poco le importava. Preferiva così, che fossero soli, senza qualcun altro a cui rendere conto o a cui fare attenzione per non farsi scoprire.
Camminò velocemente con i piedi nudi a contatto sul pavimento freddo, diretta verso il bagno. Non si voltò indietro, nemmeno per controllare se Nicola fosse sveglio e la stesse seguendo, o se si fosse svegliato e la stesse solamente guardando. Forse si era davvero addormentato, e le sarebbe toccato svegliarlo dopo, quando sarebbe tornata con la precisa idea di parlargli.
Proseguì con lo stesso passo cadenzato fino a quando non raggiunse la porta a cui era diretta, richiudendosela alle spalle. Il senso di vuoto che l'aveva attanagliata da un'ora prima fino a quel momento era ancora presente, e non sembrava lasciarle scampo. La desolazione di quella casa buia rispecchiava malinconicamente la sensazione che sentiva.
Si lasciò scivolare con la schiena contro il muro candido, accanto alla vasca, fino a quando non si sedette sulle mattonelle fredde, le gambe piegate e la fronte contro di esse.
Era difficile anche solo provare a distrarsi per calmarsi, lì in quella stanza che le appariva quasi asettica. Più difficile, almeno, di quanto era stato in pizzeria, luogo che però alla fine aveva dovuto lasciare per seguire Nicola a casa sua, come previsto già da due settimane prima, quando una sera, in videochiamata, si erano ritrovati ad organizzare la serata del suo diciottesimo compleanno.
L'idea di passare la notte a dormire da lui, con lui, era una tortura ed un sollievo allo stesso tempo. Ed era una sensazione che non si era aspettata di poter provare, non da quando si era resa conto che, da quando si vedevano nettamente meno spesso, aveva cominciato ad avvertire la mancanza di vederlo ogni giorno.
Era strana l'idea di non saper decidere cosa potesse prevalere – l'averlo finalmente vicino, averlo accanto a darle forza, o la paura di vederlo allontanarsi ancora di più di quel che era già successo dal suo trasferimento a Venezia.
Era una possibilità che c'era, per quanto la ferisse anche solo il pensiero: forse era la stanchezza mentale che derivava da giornate di lezioni che potevano durare dalla mattina alla sera, il dover badare ad un intero appartamento e non rimanere comunque indietro con lo studio, ma Caterina aveva fatto caso a tutti i piccoli dettagli che denotavano un'attenzione diminuita nei suoi confronti da parte di Nicola. Non che riuscisse a dargli torto per concentrarsi su priorità che, attualmente, non coincidevano con le sue.
Forse quello era anche il motivo per cui non le aveva chiesto più nulla dopo l'incidente avuto tre settimane prima. Poteva essersene dimenticato, in mezzo a tutti gli impegni quotidiani che spesso gli facevano dimenticare, o che lo rendevano troppo stanco la sera, di chiamarla ogni giorno come le aveva promesso prima di partire per Venezia. Era diverso dal Nicola che era prima di iniziare l'università, ma era un mutamento che, in fin dei conti, si era aspettata di dover affrontare: non sarebbe potuto rimanere lo stesso di sempre, con un cambiamento così grande appena avvenuto e con il quale ancora non si era assestato definitivamente.
Ma poteva andare diversamente in quell'occasione – lo sperava con tutta se stessa-, quando gli avrebbe detto quel che stava succedendo.
Si alzò piano, appoggiando i palmi delle mani al muro dietro la sua schiena, facendo qualche passo verso la porta. Passò davanti allo specchio appeso alla parete, ma non si voltò: immaginava già l'espressione terribile del suo volto, senza che le servisse specchiarsi per accorgersene.
Ripercorrere il tragitto inverso le sembrò quasi surreale: una parte di lei avrebbe voluto tornare indietro, da sola e lontana da Nicola, anche se, la parte più razionale, le stava dicendo di continuare a camminare verso di lui. Indugiò qualche secondo di troppo sulla soglia della camera: Nicola era evidentemente sveglio, almeno ora, steso su un fianco e con il cellulare in mano. Doveva essersi svegliato, se prima stava dormendo, forse dopo essersi accorto della sua improvvisa sparizione dall'altro lato del letto. Non appena percepì la sua presenza, mentre camminava ancora verso di lui, alzò gli occhi all'istante dal display illuminato del telefono.
-Va tutto bene?- le chiese, la voce più rauca del solito, probabilmente a causa del risveglio recente.
Caterina annuì, pur consapevole che difficilmente Nicola sarebbe riuscito a distinguere quel movimento nella semioscurità.
-All'incirca- mormorò, sedendosi sul bordo del materasso e senza accennare a rimettersi sotto le coperte.
-Prima mi sembravi un po' pallida- continuò lui, posando il telefono sul comodino dal suo lato – Sicura di stare bene?-.
Caterina non seppe come sentirsi all'informazione che Nicola aveva notato il suo malessere. Non ne era stata troppo sicura: nelle ultime settimane aveva notato ben poco di lei, quasi fosse preso da qualsiasi altra cosa tranne che dai suoi stati d'animo.
Per un attimo pensò di mentirgli ancora, dirgli che andava tutto bene e che era solo stanca. Sarebbe bastato quello per rimandare la conversazione e chiuderla lì, stendersi al caldo delle coperte e cercare di dormire, rimandare tutto all'indomani. Ma sarebbe significato anche passare altre ore nell'incertezza, e non credeva di esserne in grado.
-No, non sto bene- ammise con un filo di voce – C'è una cosa di cui ti devo parlare-.
Nicola si mise seduto, la schiena poggiata contro la testiera del letto, allungandosi per accendere la lampada sul comodino. Ora che non si trovavano più nella quasi oscurità, Caterina si sentì terribilmente vulnerabile.
-Dimmi- le mormorò lui, in attesa.
Caterina continuò ostinatamente a non girarsi nella sua direzione. Era l'unico modo che aveva, ora, per non guardarlo in viso, per non scoprire che espressione avrebbe assunto non appena gli avrebbe detto tutto.
Ed era anche l'unico modo per proteggere anche il suo viso, impedirgli di osservare la paura farsi sempre più visibile. Prese un respiro profondo, cercando ancora una volta di rallentare i battiti del proprio cuore, ma non c'era alcun modo per riuscirci. Non ce n'era uno nemmeno per rimandare, ormai.
-Credo ... - si morse il labbro inferiore, la voce che le tremava per l'agitazione – Ho un ritardo di quasi una settimana, ormai-.
*il copyright della canzone appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori
NOTE DELLE AUTRICI
Alla fine Caterina sembra essersi confrontata con Giulia che, esattamente come Giovanni, dice all'amica di parlare con Nicola. Suggerimento che Caterina sembra aver finalmente messo in pratica, nonostante mille dubbi e insicurezze... Come andrà la conversazione con Nicola? Ci saranno risvolti inaspettati? La prenderà bene, e darà sostegno a Caterina, o avrà una reazione più avversa?
Nel frattempo, però, vi vogliamo dare solo una piccola anticipazione: questo evento, ovvero la sospetta gravidanza, sarà molto importante per le future dinamiche della coppia, ma non il più importante. Un altro elemento rafforzerà o incrinerà il rapporto dei due ragazzi. Di cosa stiamo parlando? Lo scoprirete venerdì con il finale di capitolo. Nel frattempo lasciateci le vostre supposizioni!
Kiara & Greyjoy
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