Capitolo 59 - Brand new start (Pt. 4)
"Certo, come no che ti è venuto in mente ora".
-Non credo che ... - iniziò a dire Giulia, ma esattamente come qualche minuto prima non fece in tempo a finire di parlare che Caterina decise di parlarle sopra, interrompendola nuovamente:
-Beh, dipende da come potrei organizzarmi- mormorò, con sguardo esitante – Sto anche studiando per la patente, quindi non saprei-.
Giulia si ritrovò a tirare un sospiro di sollievo tra sé e sé. Si era aspettata di sentire Caterina accettare, magari anche con entusiasmo, quella proposta che non stava né in cielo né in terra. Non aveva rifiutato, almeno non ancora, ma di certo avrebbe potuto farlo in un secondo momento.
Voleva convincersi che sarebbe andata così – non sarebbe potuta andare in nessun altra maniera.
-Capisco- Giovanni annuì sovrappensiero per qualche secondo, prima di alzare di nuovo lo sguardo su Caterina – Possiamo fare così: ti lascio il mio numero, nel caso cambiassi idea e volessimo organizzare. A parte la scuola io non credo avrò molti impegni prossimamente, quindi mi posso adattare ai tuoi-.
Giulia alzò un sopracciglio, in attesa che Caterina gli dicesse definitivamente di no. Il suo diniego continuava a non arrivare.
-Però vedi tu, non c'è nessun obbligo- aggiunse ancora Giovanni, sorridendole timidamente.
Passarono ancora alcuni secondi prima che Caterina, senza dir nulla, tirasse fuori dalla tasca dei jeans il proprio telefono per allungarglielo, di fronte a Giulia e alla sua espressione che virava dall'incredulo al disgustato.
-Va bene- mormorò ancora Caterina, mentre Giovanni prendeva in mano il cellulare che gli stava porgendo per lasciargli scrivere il proprio numero – Allora proverò a vedere prossimamente che impegni ho-.
Giovanni digitò i numeri velocemente, prima di darglielo indietro, con un sorriso decisamente più visibile:
-Certo. Anzi, grazie lo stesso- le disse continuando a sorridere, prima di fare qualche passo indietro – Ci vediamo-.
Giulia lo guardò allontanarsi sempre di più, mentre Giovanni era con tutta probabilità diretto verso casa, con gli occhi ancora sgranati per lo stupore. Quasi non credeva di aver appena visto Caterina accettare senza battere ciglio l'idea di avere il suo numero – quasi gli eventi di Parigi non fossero davvero mai avvenuti.
Si girò verso di lei non appena quella realizzazione ebbe preso definitivamente piede nella sua mente:
-Sul serio vuoi dargli ripetizioni?- sbottò, le braccia incrociate contro il petto – Che poi ricordo ancora quando probabilmente avrebbe voluto chiedertele quando l'abbiamo conosciuto-.
Era un ricorso sfocato ormai, legato ai giorni passati a Berlino; Caterina la guardò incredula, con espressione divertita:
-Ma come fai a ricordarti di una cosa del genere?- le chiese, non riuscendo a trattenersi dal ridere nemmeno di fronte all'occhiataccia che Giulia le rifilò subito dopo – Comunque non gli ho detto di sì, ho solo detto che se mai avrò del tempo libero forse potrei dargli una mano, ma non è nulla di certo. Potrebbe sempre decidere di chiedere a te-.
Giulia sbuffò sonoramente, roteando gli occhi al cielo a quelle ultime parole:
-Tanto sceglierebbe comunque te anche se avessi la media dell'otto e tu del sei- replicò, piuttosto convinta che sarebbe andata così anche solo per il fatto che, pur senza averglielo detto esplicitamente, Giovanni doveva aver capito di non star riscuotendo le sue simpatie. Di certo non sarebbe andato a chiedere favori da qualcuno che gli stava rivolgendo silente ostilità.
-Esagerata- sospirò a fondo Caterina, recuperando serietà – Mi sembrava sincero, però, e non come se fosse una scusa ... In ogni caso, magari non avrò davvero tempo-.
Giulia si fermò a riflettere per qualche secondo, soppesando le parole di Caterina: che Giovanni non avesse davvero inteso quelle ripetizioni come una chance per riavvicinarsi a lei e provarci?
-È una persona a posto, in fondo- proseguì ancora Caterina, alzando le spalle – E poi ormai stiamo finendo il liceo: che senso ha serbare rancore per cose passate?-.
Per quanto tempo fosse passato da quando erano stati a Parigi, non riusciva ancora a fidarsi del tutto, al contrario di Caterina. O magari era davvero lei ad essere nel torto; a quell'eventualità, si ritrovò a pensare, avrebbe sempre potuto cambiare prospettiva su Giovanni.
Ma davvero poteva concedergli il beneficio del dubbio? Caterina sembrava averlo fatto, o forse già aveva fugato qualsiasi dubbio sul suo conto, ma per lei sarebbe servito tempo. Forse un giorno avrebbe trovato la risposta che le serviva.
-Spero solo che in quel caso non ripieghi sul serio su di me-.
L'unica risposta che ricevette da Caterina, e che sancì di fatto la fine di quella conversazione su Giovanni, fu la sua risata mal trattenuta.
*
-Vorrei sotterrarmi-.
Filippo si accasciò sul divano senza alcun ritegno, tenendo saldamente in mano una nuova bottiglia di birra, appena recuperata dal frigo della cucina, unico rimedio – o ulteriore catalizzatore- al suo mal di testa imperante dalla fine delle lezioni di quella giornata.
Era da poco passata la mezzanotte, e nell'appartamento di Pietro ed Alessio si era ormai diffuso il tipico odore dell'alcool: sopra al tavolino del salotto si potevano contare numerose bottiglie di birra, ormai vuote, e una di vodka, prossima ad essere finita.
-Vuoi che ti dia una mano?- Pietro, mezzo steso sul divano, gli rispose subito, la voce impastata per il troppo alcool bevuto. Se non era già ubriaco, calcolò Filippo, lo sarebbe stato ben presto.
-Non ti rispondo male solo perché hai la mente annebbiata dalla vodka- replicò, scuotendo lentamente la testa.
-Spero solo domattina riesca a reggersi in piedi. Non ho la minima intenzione di sostenerlo lungo la strada- Nicola, seduto tranquillamente sul pavimento a gambe incrociate e di fronte al divano, continuò a guardare Pietro con scetticismo.
-Magari non riuscirà nemmeno a sollevarsi dal letto- intervenne Alessio, in piedi accanto alla finestra. Filippo lo raggiunse un attimo dopo, sentendo il bisogno di sgranchirsi le gambe; si accostò accanto all'amico, lo sguardo rivolto al panorama che offriva la finestra: Venezia sembrava ancora piena di vita, con le luci dei lampioni delle piazze accesi, e i fari del porto che rischiaravano le acque scure. Era una vista completamente diversa da quella a cui era abituato a Torre San Donato.
-Andate al diavolo- bofonchiò Pietro, gli occhi chiusi e il colorito cereo, scivolando ancor più giù sul divano.
Era stata una giornata a dir poco strana, per tutti e quatto. Filippo, quella mattina, aveva sbagliato strada più di una volta prima di trovare la sede giusta dell'università, dove aveva iniziato il primo corso della mattina – il primo di una moltitudine, visto che era uscito dall'ultima lezione alle cinque passate e con la testa ormai in totale pallone.
Nonostante quel primo intoppo, il resto era andato bene: i corsi sembravano interessanti, ed era riuscito anche a fare conoscenza con alcuni suoi colleghi. Come inizio, dopo il panico che l'aveva assalito nei primi momenti, gli era sembrato tutt'altro che disastroso: riusciva a sentirsi ben più fiducioso in quel momento, rincuorato e in grado di potercela fare.
Si augurava che lo stesso potesse valere per Nicola, Alessio e Pietro, i cui corsi sarebbero iniziati l'indomani – anche se cominciava seriamente a dubitare che Pietro sarebbe mai riuscito a presentarsi in aula, visto lo stato di ubriachezza nel quale si trovava. Filippo li aveva ascoltati raccontare com'era stata la riunione che si era tenuta per le nuove matricole, durata nemmeno un'ora, di quella mattina, e come avevano passato il resto della giornata in giro per le calli di Venezia, visitando la città senza alcun impegno dopo essere tornati da Mestre.
-Forse è meglio che vada a metterlo a letto- borbottò Alessio, più a sé stesso che a Nicola e a Filippo, rivolgendo lo sguardo verso un rantolante Pietro – O domani mattina non riuscirà davvero a reggersi in piedi e finirà per saltare le prime lezioni-.
-E noi è meglio se andiamo a casa- soggiunse Nicola, alzandosi lentamente in piedi – Domani ci attende una giornata ben più dura di questa-.
Filippo seguì Alessio, rivolgendo a Nicola uno sguardo e poi un cenno verso gli altri due:
-Diamogli una mano a portare Pietro di là, prima-.
Trasportare Pietro – ormai quasi del tutto inerme e addormentato- dal salotto alla sua stanza non fu del tutto facile: passandogli le braccia attorno alle spalle, Filippo e Alessio erano più o meno riusciti senza troppi danni a trasportare il peso morto dell'altro, portandolo fino al letto e facendolo stendere. Aiutatolo a spogliarsi, non era rimasto loro che rimboccargli le coperte.
-Stai meglio così?- Alessio si sedette sul bordo del materasso, abbassato verso il volto dell'altro: sembrava più rilassato in quel momento, ad un passo dall'addormentarsi.
Filippo quasi non riuscì a trattenere un mezzo sorriso. Pietro sembrava quasi un bambino, che sarebbe rimasto nelle cure totali di Alessio dopo che lui e Nicola se ne sarebbero andati. Era in buone mani, si ritrovò a pensare.
Pietro aprì appena gli occhi, annuendo con il capo.
-Basterebbe che non vomitasse- mormorò Nicola, le braccia incrociate contro il petto e la stessa espressione scettica di prima che non se ne andava dal suo viso.
Alessio fece per alzarsi, quando Pietro parlò di nuovo, appena udibile:
-Ricordati di non girare per la casa mezzo nudo ed in mia presenza come stamattina ... Ti conviene-.
Alessio si limitò ad annuire, arrossendo impercettibilmente sotto gli sguardi confusi che Filippo e Nicola gli rivolsero. Filippo non riuscì a fare a meno di chiedersi se gli effetti dell'alcool avessero davvero la capacità di far dire cose che, in altre occasioni, non si direbbero mai per i più svariati motivi.
-E tu dormi, che sei ubriaco come non so cosa-.
Alessio si avviò per uscire dalla stanza, gli altri due al seguito; spense la luce dopo qualche secondo, dopo aver richiuso la porta dietro di sé, e dopo aver lanciato un ultimo sguardo verso Pietro.
Si ritrovò ad invidiarlo, Filippo: avrebbe voluto anche lui trovarsi sotto le coperte, a ripensare vagamente alla giornata appena passata, a quel nuovo inizio che avevano davanti a loro, così ignoto e che li avrebbe accompagnati ancora per diverso tempo.
NOTE DELLE AUTRICI
Ed eccoci giunte alla fine di questo capitolo pieno di prime volte.
Abbiamo infatti assistito al primo ultimo giorno di liceo di Giulia e Caterina, e anche al primo giorno di università dei ragazzi.
Per le prime il ritorno alla quotidianità da liceale ha sicuramente portato molta ansia in vista della maturità, ma anche molto astio (vero, Giulia?). Come si concluderà la questione Giovanni: ci saranno oppure no queste ripetizioni? Chissà!
Altrettanto movimentate sono state le avventure dei nostri ragazzi, che hanno deciso di concludere il tutto in modo molto poco sobrio (vero Pietro?). Come sarà il loro futuro?
E il vostro ultimo primo giorno di liceo e/o primo giorno di università come è stato? Siamo tutte orecchie.
A mercoledì per assistere alla continuazione di queste pazze avventure! :)
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