Capitolo 58 - Summertime sadness (Pt. 3)

-A cosa stai pensando?-.

Alessio si sforzò di alzare le palpebre solo quando Pietro gli mormorò quella domanda. Forse si era deciso a spezzare il ghiaccio e a parlare. Non avevano avuto molto tempo per farlo durante tutta la giornata, troppo impegnati com'erano stati a cercare indirizzi, visitare appartamenti, confrontarsi con chi già ci abitava e con chi stava lasciando il posto in cui aveva abitato fino a quel momento.

-A quanto Venezia sia cara- Alessio riportò lo sguardo verso l'altro, lasciandosi scivolare sul sedile ancor di più, con fare stanco – Non abbiamo molte scelte possibili-.

-Se prima avevamo dei dubbi, ora siamo sicuri che ci servirà un lavoro part-time- replicò Pietro, con una punta d'ironia. Era la stessa identica cosa che Alessio si era sentito dire da Nicola qualche giorno prima, quando gli aveva scritto per aggiornarlo sulla ricerca sua e di Filippo per trovare un posto dove stare.

Sarebbe stata dura, non c'era alcuna incertezza su quel punto.

-Potremmo cercare ancora, magari rimangono ancora appartamenti interessanti- propose ancora Pietro, con fare esitante.

Alessio alzò un sopracciglio, lasciando accennare un leggero sorriso ad increspargli le labbra:

-E io che pensavo che avessi già adocchiato un appartamento tra quelli visti oggi-.

-A quale ti stai riferendo?- domandò nuovamente Pietro, corrugando la fronte.

-Credo tu possa già immaginarlo- Alessio gli rivolse uno sguardo sarcastico, come a volergli far capire che sapeva benissimo di cosa stavano parlando – Avevi uno sguardo talmente rapito mentre giravamo l'ultimo appartamento-.

Durante tutta la giornata avevano visitato diversi posti, distribuiti non solo sull'isola principale di Venezia, tutti più o meno con prezzi d'affitto non troppo alti.

Il primo appartamento che avevano visitato si era rivelato quello più caro di tutti, e decisamente fuori dalla loro portata: era un bel locale di diverse stanze, piuttosto spazioso per due persone, e situato in un vecchio palazzo a circa dieci minuti da piazza San Marco. Era già ammobiliato, ma anche evitando la spesa dei mobili, si sarebbero ritrovati comunque con un appartamento troppo grande e troppo costoso.

Uno degli appartamenti visti in tarda mattinata era un'opzione che Pietro e Alessio avevano scartata subito dopo esserne usciti, accordandosi con una semplice occhiata d'intesa: al contrario del primo appartamento, quello era fin troppo stretto, senza mobili già all'interno, e si trovava in una zona periferica. In suo favore aveva solamente il costo d'affitto estremamente basso, che però sembrava essere l'unico vantaggio per indurli sul serio a prenderlo in considerazione.

Le ultime tre visite pomeridiane, invece, si erano rivelate le migliori in assoluto. Tutti gli appartamenti si trovavano poco distanti dalla stazione veneziana, abbastanza ampi per poterci vivere senza ristrettezze, ed erano già ammobiliati. Sia Alessio che Pietro avevano cercato di ignorare il fatto che nel secondo appartamento si fossero trovati davanti ad un unico letto matrimoniale, ed avevano preferito tener conto degli altri vantaggi che il locale sembrava offrire.

Eppure, nonostante quello sembrasse l'appartamento più adatto alle loro esigenze, non poteva negare a se stesso che l'ultimo, se possibile, era anche meglio. Forse era stata la guida esaustiva di Andrea a convincerlo di quella cosa, ma era stata anche la tacita reazione di Pietro: anche se non l'aveva ancora detto ad alta voce, ad Alessio era bastato guardarlo per capire che era quello l'appartamento dove avrebbe voluto andare a vivere.

-Già- sospirò rumorosamente Pietro, d'un tratto sconsolato – Almeno fino a quando non mi hanno spiegato esattamente come mai era magicamente così economico-.

Alessio lo guardò scettico:

-Guarda che è solamente un appartamento ipotecato, a noi non cambia nulla che lo sia o meno- replicò piccato, sporgendosi appena in avanti – I locali ipotecati possono essere tranquillamente affittati. È un bell'appartamento, l'affitto è ragionevole, è in una buona zona. Basterà solo sperare di trovare sempre i soldi per l'affitto, e sperare che anche il proprietario paghi la banca con cui ha ipotecato la casa. Anche se in quel caso non ci potrebbero comunque cacciare, non firmando un regolare contratto-.

-Sei sicuro di quel che dici?- domandò ancora una volta Pietro, impallidendo appena non appena Alessio lo guardò con esasperazione:

-Sai una cosa? La mia ex scuola mi ha sempre fatto schifo, ma almeno qualcosa l'ho imparato, lì dentro- rispose ancora, schiarendosi la gola e cercando di apparire meno frustrato – Un contratto di locazione non è un contratto di compravendita di un immobile, Pietro. E un'ipoteca non equivale nemmeno ad un pignoramento. Non sarà il massimo, ma per la nostra situazione ci può stare-.

Gli occhi azzurri di Alessio incrociarono per pochi attimi quelli dell'altro, prima che Pietro distogliesse nuovamente lo sguardo. Sembrava ancora incerto, per quanto sapesse che, in fondo, anche lui conosceva già quale era la loro migliore opzione.

Si sporse ancora un po' verso Pietro, posandogli una mano all'altezza di un ginocchio:

-Ormai manca poco tempo, per i primi tempi potrebbe andare bene comunque- mormorò, addolcendo la voce – E se vorremmo trasferirci il prossimo anno, nulla ci vieterà di farlo. Lo stiamo solo affittando, mica dobbiamo aprire un mutuo per comprarlo-.

-Va bene, va bene- Pietro lo interruppe, finalmente lasciandosi scappare un sorriso – Sicuro che sia io quello ad aver adocchiato quel posto? Perché sembri essere tu quello che vuole assolutamente accaparrarselo-.

Alessio sbuffò teatralmente, fintamente scocciato, nonostante stesse faticando a trattenersi dal sorridere a sua volta:

-Da qualche parte dovremo pur andare a vivere-.

Gli dette una pacca leggera con la stessa mano che fino a qualche secondo prima aveva tenuto sopra il suo ginocchio, facendo scoppiare a ridere Pietro. Riusciva a vederlo già meno agitato, più leggero mentre continuava a ridere sotto i baffi con i tratti del volto più rilassati

Lo sguardo di Pietro sembravano lasciar trasparire una sorta di fiducia verso il futuro, per la prima volta dopo un tempo che era sembrato interminabile. E forse era così anche per se stesso, si ritrovò a pensare Alessio: in quel momento, riusciva ad immaginare più concretamente quello che sarebbe stato il loro futuro di lì a poco, molto di più di quanto non era riuscito a fare nei mesi precedenti. Era un futuro che lo aveva spaventato e che aveva desiderato allo stesso tempo, e che ora stava cominciando ad assumere dei contorni più precisi, meno offuscati dal non sapere cosa sarebbe successo. E il primo passo per renderlo così era proprio quello che si stavano accingendo a compiere di lì a poco: affittare quella che sarebbe stata la casa in cui avrebbero dovuto passare almeno alcuni anni. Un porto sicuro dove approdare ogni qualvolta il mondo esterno sarebbe stato troppo difficile da affrontare.

Alessio appoggiò la nuca al sedile più comodamente, guardando a sua volta fuori dal finestrino: il treno che scorreva veloce lungo i binari, lasciando il paesaggio sfocato, sembrava esattamente la loro stessa vita, diretta ad una meta che assumeva sempre più connotati precisi e conosciuti.

Un treno diretto ai caldi colori autunnali di settembre e alle acque torbide delle calli e della laguna veneziana.

*

La pioggia con cui settembre era iniziato sembrava non finire più: dopo quasi una settimana di giornate piovose e cielo plumbeo con cui sembrava essersi chiusa la breve estate di quell'anno, anticipando l'autunno con l'odore d'erba bagnata e l'asfalto lucido delle strade, nemmeno quel sabato sera sembrava far eccezione. Giulia alzò gli occhi al cielo: aveva smesso di piovere da poco, ma era piuttosto probabile che entro la mezzanotte avrebbe ricominciato.

Per un attimo ebbe il timore concreto che sarebbero dovuti scappare all'interno del Babylon molto prima di quel che si stava prospettando, per evitare di finire completamente bagnati al ritorno della pioggia – dalle cui grinfie Pietro, ritardatario ancora nemmeno in vista, forse si sarebbe salvato decidendo di ritardare ancor di più per ripararsi restando in auto.

-Quindi ci siamo tutti sistemati, no?- stava dicendo Filippo, con aria allegra, vagamente brillo – O almeno, sappiamo tutti dove studieremo il prossimo anno-.

-Peccato non sapere anche dove vivremo- lo rimbeccò Nicola, con calma estrema, che si mal posava totalmente con quel che aveva appena affermato.

Giulia sgranò gli occhi, voltandosi verso Filippo, seduto di fianco a lei, così di scatto da sentire il proprio collo scricchiolare pericolosamente:

-Ma non mi avevi detto che avevate dato conferma per un appartamento?-.

Le ultime settimane, dopo il ritorno dalle vacanze, erano state pressoché piuttosto monotone: Giulia aveva passato diversi pomeriggi a casa di Filippo, aiutandolo alternativamente a ripassare per il test e a cercare annunci per appartamenti su qualsiasi sito o social network possibile. La settimana prima lui e Nicola erano partiti alla volta di Venezia, un po' come avevano fatto Alessio e Pietro – come avevano raccontato loro qualche sera prima, in una delle rare volte in quelle settimane in cui si erano visti tutti insieme. Dagli ultimi aggiornamenti con cui Filippo l'aveva tenuta informata sui loro progressi, Giulia era convinta che, finalmente, avessero trovato l'appartamento giusto dove stare. Ed era anche ora, visto che mancavano solo nove giorni all'inizio dei corsi universitari.

-Sì, è che Nicola non sembra essere tanto d'accordo- borbottò Filippo, in imbarazzo, scrollando le spalle.

Caterina si lasciò andare ad uno sbuffo esasperato, voltandosi poi verso Nicola:

-Tra una settimana iniziate le lezioni- sbottò, esausta – Firmate il contratto e basta!-.

Nicola annuì stoicamente:

-Ci toccherà, se non vogliamo finire sotto un ponte-.

-Non che vi manchi la scelta a Venezia- Giulia non seppe trattenersi, ridendo appena mentre abbassava gli occhi sul proprio cocktail, perfettamente consapevole dell'occhiataccia che si era appena guadagnata da Nicola e da Filippo.

Sperò davvero che le cose fossero a posto, e che le lamentele di Nicola fossero solo segno di un po' d'ansia prima del trasferimento e dell'inizio di una nuova vita. Giulia non avrebbe potuto dargli torto, perché sebbene per lei – così come per Caterina- non sarebbe cambiato nulla così tanto a livello scolastico, era altrettanto vero che per tutto il resto si sentiva disorientata allo stesso modo.

Bevette un sorso abbondante dell'alcool che aveva ordinato da poco, un drink il cui nome aveva già scordato e che aveva un insolito colore azzurrino. Il Babylon, quella sera, era gremito di gente come al solito, per nulla scoraggiata dalle giornate di pioggia che avevano preceduto la serata. Mancavano ancora diversi minuti all'inizio del concerto, l'ultimo di Alessio: quel solo pensiero le fece pervenire una sensazione di caducità che per un attimo la rese meno allegra di quanto non fosse all'arrivo lì a Piano.

Era solo un'altra delle tante cose che stavano finendo: fine dell'estate, fine delle serate al Babylon, fine di un periodo durato anni e che ora le sembrava essere durato un battito di ciglia.

C'erano momenti in cui non riusciva a soffocare del tutto la paura di quel cambiamento. L'aveva accompagnata anche quando, il giorno prima, ad orari diversi, aveva appreso che Filippo, Nicola, Pietro ed Alessio avevano superato tutti i test ai quali si erano iscritti. Sembrava essere il segnale inequivocabile di come fossero pronti, finalmente, a voltare pagina, e lei con loro – seppur a distanza, seppur in modo diverso ed eguale allo stesso tempo.

-Siete pronti a diventare ufficialmente studenti universitari?-.

Le era sfuggita quella domanda quasi senza pensarci, forse in un tentativo inconscio di avere conferma che anche loro erano sulla sua stessa barca: ugualmente terrorizzati per quel che li attendeva nel giro di poco più di una settimana.

Filippo sospirò a fondo:

-Prossima domanda?-.

-Se ne sta già pentendo- commentò Nicola, ridendo appena, bevendo un sorso della birra che aveva ordinato.

-Esattamente- annuì subito Filippo, senza tentare nemmeno di negare.

-Comincio ad avere paura per il prossimo anno- mormorò Caterina, seduta di fronte a Giulia ed evidentemente già in preda all'ansia. Giulia annuì tra sé e sé:

-A me fa più paura questo-.









NOTE DELLE AUTRICI
Continua il viaggio in treno di Alessio e Pietro esattamente dal punto in cui ci eravamo lasciati, e scopriamo così quale è stata la loro conversazione. I pensieri e le sensazioni di Pietro vertono su un appartamento in particolare, e pensando ai pro e ai contro elencati da Alessio, sembrerebbe proprio quello perfetto per loro... E a giudicare dalla seconda parte del capitolo, dopo due settimane dai viaggi di Alessio e Pietro visti finora, sembra confermare che ormai siano tutti pronti ad intraprendere l'inizio dei corsi universitari (compresi Nicola e Filippo, nonostante le lamentele del primo 😂). Tutti felici, tranne Giulia, che sembra ancora un po' insicura sui cambiamenti futuri... Sará così?
A mercoledì prossimo con il finale di capitolo!
Kiara & Greyjoy

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