Capitolo 58 - Summertime sadness (Pt. 1)
L'afa della mattinata del 24 agosto non gli lasciava scampo, dandogli una sensazione di soffocamento mentre camminava sotto il sole, dopo aver lasciato l'auto parcheggiata lungo il marciapiede. Alessio sbuffò piano, osservando i numeri civici ai cancelli delle case, mentre li superava lentamente per arrivare, dopo poco, a quello che era la sua meta.
Rimpianse, anche se solo per poco, l'aria fresca del ventilatore che teneva nella camera di casa sua, dove però l'avrebbero atteso solo i libri per le ultime due settimane di ripasso prima del test d'ingresso. Nulla che gli mancasse davvero: quello che l'attendeva in quella giornata poteva essere forse più pesante, ma si sentiva elettrizzato al solo pensiero di ciò che l'aspettava.
Si bloccò di fronte al cancello che corrispondeva al numero che Pietro gli aveva indicato: si trovò di fronte ad una casa a schiera, piuttosto simile alle altre che la seguivano e la precedevano lungo la via, con un giardino abbastanza curato. Lanciò un'occhiata intorno, consapevole che una di quelle case lì vicino doveva essere quella di Filippo.
Era passato fin troppo tempo dalla prima ed unica volta che aveva messo piede a casa Cadorna: i ricordi che ne conservava erano ormai sfocati, così tanto che Alessio ringraziò mentalmente di essersi fatto scrivere da Pietro l'indirizzo per essere del tutto sicuro di non finire a suonare a casa di qualcun altro.
Suonare il campanello fu la prima cosa che fece, una volta lì di fronte. Sperò di venire aperto subito: stava soffocando dall'afa e l'umidità che già c'era a quell'ora della mattina, e non voleva nemmeno ritardare ad avviarsi alla stazione per prendere il treno.
Pietro non sembrava pensarla allo stesso modo, a giudicare dal fatto che, nonostante un altro tentativo con il campanello e diversi minuti dopo, Alessio si ritrovava ancora, invariabilmente, di fronte al cancello, quando alla partenza del loro treno da Torre San Donato mancava poco meno di mezz'ora.
Soffocò qualche imprecazione: riusciva già ad immaginarsi nell'arrivare troppo tardi in stazione, arrivare quindi troppo tardi a Venezia, e mancare tutti gli appuntamenti che li aspettavano per visitare gli appartamenti che avevano puntato nell'ultima settimana. Un'immagine piuttosto catastrofista, ma che stava diventando sempre più realtà ad ogni minuto che passava.
Riportò un'ultima volta la mano al campanello, facendo una leggera pressione su quello e sperando di sentire finalmente lo scatto del cancello per aprirsi. Il risultato che Alessio ebbe fu lo stesso dei precedenti tentativi: l'immobilità più assoluta.
-Hai bisogno d'aiuto?-.
Alessio, già pronto con il telefono in mano per tentare un ultimo disperato tentativo di ricevere qualche segno vitale da Pietro, sobbalzò nel sentire la voce femminile che aveva appena parlato piuttosto vicino a lui. Si voltò: era l'unico a trovarsi in strada in quel momento, e la donna che aveva appena parlato, a pochi metri di distanza, non poteva essersi rivolta a nessun altro se non a lui. Alessio la osservò qualche secondo: aveva un aspetto piuttosto giovanile, e lo stava guardando di rimando con curiosità, rivolgendogli un sorriso gentile e disponibile. Per i primi secondi ipotizzò potesse essere una vicina di casa di Pietro, ma guardandola meglio non ebbe più alcun dubbio sul fatto che, come minimo, fosse una sua parente stretta. La somiglianza fisica era incredibilmente evidente: gli stessi tratti decisi del volto, seppur più delicati in lei, i capelli castani che le ricadevano in morbide curve sulle spalle strette, e lo stesso nero degli occhi di Pietro. Sembrava piuttosto giovane, ad una prima impressione, per essere la madre, ma non doveva esserlo neppure abbastanza per poter essere una possibile sorella di cui Alessio non aveva nemmeno mai sentito parlare. Restava il fatto certo della somiglianza pazzesca con Pietro, innegabile persino agli occhi di uno sconosciuto come lui.
-Cercavo una persona che abita qui- Alessio si schiarì la gola, facendo un cenno con il capo verso la casa a cui era di fronte – Un mio amico. Dovevamo incontrarci un po' di minuti fa, ma per quanto abbia provato a suonare il campanello non mi ha ancora aperto-.
La donna annuì, illuminatasi:
-Sei l'amico con cui Pietro doveva andare a Venezia oggi?- gli domandò subito, avvicinandosi al cancello e tirando fuori un mazzo di chiavi dalla borsa che teneva in mano.
Alessio si limitò ad annuire, rendendosi conto che, se la donna abitava lì, non poteva essere altro che la madre di Pietro. Si sentì sollevato da quel colpo di fortuna, ed ancor di più quando, finalmente, con un giro di chiave il cancello si aprì.
-Probabilmente si sarà svegliato troppo tardi e si starà ancora preparando in bagno. E non essendoci nessun altro in casa al momento eri per forza chiuso fuori- riprese lei, rivolgendo ad Alessio un nuovo sorriso, affabile e mite – Entra pure! Puoi aspettarlo dentro, non c'è nessun problema-.
Alessio la seguì, ricambiando finalmente il sorriso, lungo il vialetto che conduceva davanti alla porta d'ingresso.
Attraversarono la soglia dell'ingresso, e percorrendo il corridoio principale dell'abitazione, giungendo finalmente al salotto della casa; ad Alessio, guardandosi intorno, non sembrò che l'ambiente fosse cambiato molto dall'ultima volta che vi era stato, pur ricordandolo a fatica. Vi erano lo stesso profumo di pulito, l'aria ordinata e le foto di Pietro con i fratelli che due anni prima si era fermato ad osservare.
-Vuoi qualcosa mentre aspetti?- la voce della donna giunse alle spalle di Alessio, avvicinatosi senza una ragione precisa ad una scaffale colmo di libri che troneggiava in un angolo del salotto – E mettiti pure comodo ... ?- .
-Alessio- rispose lui, girandosi verso l'altra e realizzando solo in quel momento di non essersi ancora presentato. L'ansia di arrivare in ritardo gli stava già giocando brutti scherzi, si ritrovò ad ammettere trattenendosi a stento dallo scuotere la testa sconsolato.
-Alessio, giusto. E dire che Pietro me lo aveva detto proprio ieri sera come ti chiamavi- scosse appena il capo la donna, probabilmente rimproverandosi per la sbadataggine.
Alessio la vide allungare la mano destra: gliela strinse con la sua, aspettando finalmente di scoprire se la sua ipotesi che fosse la madre di Pietro fosse esatta.
-Io sono Alessandra- disse lei, ridendo un po' probabilmente per il nome simile – La ... -.
-Mamma, ma non dovevi tornare almeno tra un'ora?-.
La voce che l'aveva interrotta era inconfondibile, e Alessio non faticò a riconoscerla per quella di Pietro: girò il capo nella direzione da cui era provenuta, trovandolo sporto oltre il corrimano delle scale che portavano al piano superiore, a malapena visibile dall'angolo del salotto in cui lui ed Alessandra si trovavano. Dovette fare qualche passo nella direzione di Alessandra per poter finalmente distinguere meglio la figura alta di Pietro, vestito con un solo asciugamano legato in vita e probabilmente appena uscito dalla doccia – segno inequivocabile che sì, erano davvero in ritardo per il loro treno.
-Ci ho impiegato meno tempo di quel che pensavo- replicò lei, rivolgendo poi un'occhiata ad un ancora silenzioso Alessio – E per fortuna per il tuo amico, direi. Stava aspettando da un po' che tu lo aprissi-.
-Non ero lì poi da così tanto- cercò di minimizzare Alessio, venendo ignorato e interrotto nuovamente da Alessandra, rivolta di nuovo a Pietro:
-Vuoi sbrigarti, Pietro? Sei ancora nudo e invece sareste già dovuti avviarvi!-.
Alessio si vide tolte le parole di bocca: si ritrovò a ringraziare mentalmente Alessandra per avergli risparmiato il dover far presente a Pietro che avevano il tempo contato.
Pietro non rispose, limitandosi ad una smorfia seccata e ad un sospiro stressato, particolare che non sfuggì né ad Alessio né ad Alessandra, che preferì comunque allontanarsi dal salotto, scuotendo gravemente il capo. Rimasto solo in quella stanza, Alessio meditò di chiamare a Venezia per rimandare gli appuntamenti a cui, probabilmente, non sarebbero mai arrivati in orario.
-Ehi, Lentiggini, hai intenzione di rimanertene lì da solo ancora per molto?-.
Alessio alzò di nuovo il capo al suono della voce di Pietro; aggrottò la fronte al nomignolo con cui l'aveva appena chiamato.
-Vieni su, anche se non ci metterò molto!- proseguì ancora l'altro, rafforzando le sue parole con un gesto di incoraggiamento, prima di sparire di nuovo, probabilmente in camera sua per vestirsi.
Indeciso se quella fosse o no una buona idea, Alessio non poté fare altro: suo malgrado si ritrovò a percorrere di nuovo il corridoio per raggiungere le scale. Si stupì, dopo essere finalmente giunto al piano superiore, di ricordare ancora dove si trovasse la stanza dell'altro; Pietro si trovava già al suo interno, davanti all'armadio spalancato.
Neppure quella stanza non era cambiata molto durante quei due anni in cui Alessio non ci aveva messo piede: vi regnava lo stesso ordine totalmente opposto a quello della sua stanza, gli stessi disegni appesi alle pareti, la libreria in angolo sempre piena di libri. Solo il letto appariva sfatto, con il lenzuolo arrotolato ai piedi del materasso senza cura, e con un paio di jeans già stesi sopra.
Alessio oltrepassò la soglia della stanza, fermandosi alcuni secondi nel notare Pietro, ancora con il solo asciugamano stretto invita, con un'espressione indecisa stampata in viso. Fece un'enorme fatica a trattenersi dal dirgli che doveva sbrigarsi.
-Dici che questa possa andare?- Pietro gli si rivolse subito, dopo aver estratto una maglietta rossa dall'armadio, mostrandogliela dubbioso.
-Sì, direi di sì- disse Alessio sbrigativamente – Basta che ti vesti, così potremo andare finalmente a prendere quel maledetto treno-.
La sua impazienza non fece altro che far ridere Pietro sotto i baffi. Lanciò la maglietta sul letto, esattamente come i jeans, prima di portare le mani al nodo dell'asciugamano per scioglierlo.
Alessio si girò un po', in imbarazzo, senza che Pietro gli dicesse nulla. Con la coda dell'occhio riuscì comunque a distinguere lo stesso asciugamano che copriva Pietro, almeno fino a un attimo prima, finire sul letto. Sentì la gola seccarsi, inevitabilmente, arrossendo più di quanto non avrebbe mai voluto. Il fatto che Pietro si fosse girato di schiena non rendeva la situazione più facile, perché non gli impediva di seguire la linea delle spalle larghe, lungo la vita sottile, fino alle gambe. Lo vide muoversi sinuosamente, mentre si infilava distrattamente un paio di boxer, seguiti subito dopo dai jeans.
Alessio trattenne a stento un sospiro frustrato verso se stesso: era innegabile che Pietro avesse un bel corpo, e che lui non fosse cieco. Era piuttosto sicuro che, conosciutisi in diverse circostanze e senza essere amici, avrebbe anche potuto prendere in considerazione l'idea di provarci con lui.
-Tutto bene?- la voce di Pietro spezzò di colpo l'atmosfera che si era creata; ora era di nuovo voltato di fronte a lui, osservandolo con uno sguardo a metà tra la curiosità e l'esitazione.
-Sì, tutto bene. Solo, mi stavo domandando ... - arrancò Alessio, odiandosi per l'inusuale voce rauca con cui si era sforzato di parlare, e per aver cominciato una frase a cui non sapeva dare una fine con un minimo di senso - ... Da quando hai cominciato a chiamarmi Lentiggini?-.
Davanti al sorriso malizioso – e nuovamente quel senso di secchezza alla gola- che Pietro gli rivolse, Alessio non poté fare a meno di prendere in seria considerazione l'idea di andarsene sul serio.
-Da quando ho pensato si adattasse bene a te. Cioè poco fa- ammise Pietro, avvicinandosi di qualche passo verso l'altro – Si notano parecchio ora che sei abbronzato, le lentiggini. Ora che sei arrossito anche di più-.
Alessio sentì il forte desiderio di voler sprofondare in quel preciso momento: cominciava quasi a sperare di perdere sul serio il treno, e doversene ritornare a casa per il resto della giornata. O almeno il tempo che sarebbe bastato per una doccia fredda.
Pietro rise ancora, osservandolo nella sua tacita frustrazione:
-Non pensare male, non ti ho chiesto di venire qui per flirtare con te- continuò, con ironia, probabilmente ricordando un po' troppo vividamente gli ultimi giorni passati in Puglia – Volevo chiederti un consiglio su come vestirmi. Sai, tutti i discorsi sulle prime impressioni e quelle cose lì-.
NOTE DELLE AUTRICI
Siamo davvero tornati alla vita di tutti i giorni, tra ripassi pre test universitari e ricerche per appartamenti... Ed è proprio quest'ultimo punto l'obiettivo della giornata di Pietro ed Alessio: andare a Venezia per cercare di capire quante possibilità avranno per trovare un posto decente dove stare. Ce la faranno?
Ma soprattutto ... Riusciranno a prendere questo benedetto treno?😂
A mercoledì con la seconda parte del capitolo!
Kiara & Greyjoy
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