Capitolo 44 - Love song (Pt. 2)

Oh, be my once in a lifetime

Lyin' on your chest in my party dress

I'm a fuckin' mess, but I

Oh, thanks for the high life

Baby, it's the best, passed the test and yes

Now I'm here with you, and I

Would like to think that you would stick around

You know that I'd just die to make you proud

The taste, the touch, the way we love

It all comes down to make the sound of our love song

(Lana Del Rey - "Love song")*


Mancavano pochi minuti alle undici quando il palazzo del Comune fu finalmente in vista. Erano scesi dal traghetto poco più indietro, percorrendo le calli affollate allungando il collo per vedere se erano i primi ad arrivare. Caterina non fu affatto sorpresa di riconoscere, tra la marea di turisti e i pochi veneziani in giro a quell'ora della tarda mattinata di sabato, Giulia: era piuttosto distinguibile nel suo tailleur color pervinca.

-Eccoli là che ci aspettano- disse a Nicola, alzando un braccio per indicare l'amica e Filippo, in piedi accanto a lei. Non riuscì a distinguere le gemelle e il passeggino di Alberto, ma di certo dovevano essere lì anche loro, coperti alla vista dalla folla.

Caterina strinse meglio la mano di Francesco, terrorizzata all'idea che si allontanasse da solo, mentre accelerava il passo. Zigzagando e rischiando di andare addosso ad un paio di persone, arrivarono di fronte agli altri dopo un paio di minuti.

-Alla buonora, eh!- esordì subito Giulia, non appena li vide. Stava sorridendo, nonostante il mezzo rimprovero.

-Guarda che siete voi in anticipo, non noi in ritardo- le fece notare Nicola, anche se Caterina sapeva che non era esattamente così: la corsa del traghetto che si erano prefissati di prendere per arrivare con comodità e senza fretta aveva avuto dei ritardi, e di conseguenza anche loro non erano stati puntuali quanto avrebbero voluto.

-Se ne siete convinti ... - replicò Filippo, sarcastico – In ogni caso, non siete nemmeno i più ritardatari-.

Caterina lasciò andare Francesco, che aveva già iniziato a strattonarla non appena viste le gemelle, vestite di tutto punto. Andò a salutarle, decisamente più allegro ora nel sapere che c'erano anche loro. Adesso che poteva guardarsi intorno più liberamente, Caterina notò l'assenza di Alessio e Pietro.

-Avevi qualche dubbio in merito?- Giulia sbuffò, muovendo avanti e indietro il passeggino di Alberto, che stava dormendo – Ti vedo parecchio colorata oggi-.

Caterina non ebbe dubbi su chi fosse la persona a cui si stava riferendo Giulia.

-Ho voluto dare un tocco di colore- disse, compiaciuta. Prima che potesse aggiungere altro, il suo sguardo intercettò qualcuno dall'aria famigliare alle spalle di Giulia e Filippo, in dirittura d'arrivo.

-Oh, eccoli-.

Si voltarono tutti nella direzione dalla quale stavano arrivando Pietro ed Alessio, a passo celere.

-Siete in ritardo- li accolse Nicola, con fare canzonatorio, trattenendosi a stento dal ridere. Sembrava quasi più rilassato ora, ad un passo dall'entrare in Comune, che non prima a casa.

-Lo so- replicò Alessio, rosso in viso e con il fiatone, facendo svolazzare un po' la sua giacca sui toni del beige.

Giulia fece schioccare le labbra:

-In realtà, Raggio di sole, sono appena arrivati pure loro-.

Prima che Nicola potesse provare a protestare per quel tradimento, Pietro gli si rivolse direttamente, un sopracciglio alzato:

-Fammi capire, Tessera, ci stavi rimproverando per qualcosa che hai fatto tu per primo?-.

-Voleva fare lo splendido- confermò Caterina, che stava per scoppiare a ridere.

Pietro scosse il capo, le mani posate sui fianchi:

-Visto che sarà ad un passo dalla tomba dall'ansia, per stavolta glielo perdono-.

-Siete agitati?- domandò Alessio, che a giudicare dal ghigno stampato in viso già doveva sospettare quale sarebbe stata la risposta.

-Un po'- ammise Nicola.

Caterina gli lanciò un'occhiata stranita.

-Un po' tanto- lo corresse. Quelle sue parole scatenarono una risata generale, ignorata solo dai bambini, troppo impegnati a parlare tra loro a poca distanza.

-Suvvia, non dovrete stare attenti a mille cose come ad un classico matrimonio- replicò Giulia, e Caterina tirò un sospiro di sollievo:

-Un motivo in più per cui non mi sposerei mai. Perderei la testa-.

-Legittimo- Giulia si mosse verso il passeggino di Alberto, prima di voltarsi verso di lei e Nicola – Andiamo? Mi sto cucinando-.

-Sì, o rischiamo di fare tardi sul serio- le rispose Nicola per primo. Bastarono quelle parole, e tutti si avviarono verso l'atrio.





Erano leggermente in ritardo, ma probabilmente l'ufficiale dello stato civile li avrebbe chiamati a momenti, subito dopo aver finito con la coppia che li precedeva.

Caterina si rese conto di star ticchettando il piede a terra ritmicamente, cercando di scaricare a quel modo il suo nervosismo. Si era un po' staccata dal gruppo degli altri, rimanendo da sola in piedi vicino alla grande finestra che illuminava il corridoio dove stavano attendendo. Nicola e Alessio stavano parlando tra loro, con Francesco che roteava intorno ad entrambi intento ad ascoltarli; a qualche passo di distanza, il gruppo formato da Giulia, Filippo, Pietro, le gemelle e il passeggino dove se ne stava Alberto occupava una grande porzione del corridoio, ma fortunatamente non c'era nessuna altro oltre a loro ad aspettare.

Caterina non ebbe idea di quanti minuti fossero passati quando la porta dell'ufficio si aprì, con la coppia che vi era dentro che uscì sorridente. Passarono pochi altri secondi prima che anche l'ufficiale dello stato civile, un uomo sulla cinquantina con il volto affilato e il naso aquilino, si sporgesse sulla soglia.

-Siamo pronti per procedere-.

Caterina non disse nulla, non subito: si girò verso Nicola in automatico, ritrovandolo già a ricambiare il suo sguardo. Non servivano parole, non quando l'agitazione e l'emozione comune era evidente negli sguardi di entrambi. Pian piano entrarono tutti nell'ufficio, loro due e i loro testimoni.





-Basteranno i vostri dati e le vostre firme su questo documento-.

L'ufficiale dello stato civile aveva posato sulla scrivania un modulo unico, quello che qualche minuto prima aveva chiamato dichiarazione di convivenza di fatto. Avevano già consegnato le copie dei loro documenti d'identità, e quello sarebbe stato l'unico altro passaggio prima dell'ufficialità.

Prima ancora c'erano state le spiegazioni della procedura, dove l'ufficiale aveva anche chiarito la necessità di testimoni – e in quel momento Giulia, Filippo, Alessio e Pietro avevano confermato che la loro presenza serviva proprio a quello.

Caterina osservò Nicola mentre finiva di scrivere velocemente i suoi dati anagrafici sul documento, tenendo stretta la penna. Arrivò in fondo dopo pochi secondi, e tenendo conto della linea che indicava dove firmare vi tracciò il suo nome, nella sua calligrafia in corsivo elegante e che sembrava appartenere ad un'altra epoca storica. Rimase a rileggere tutto per un ultimo attimo, prima di passare tutto a lei.

"Poche altre lettere da scrivere e sarà fatta".

Caterina si ritrovò a stringere la penna tra le dita esattamente come aveva fatto Nicola prima di lei. Le stava scivolando, colpa delle sue mani sudate, e la strinse più saldamente. Compilò velocemente i campi che spettavano a lei, scorrendo poi il documento verso il basso. Nicola aveva già riempito gli spazi che riguardavano la residenza, e ciò significava che non le rimaneva altro che firmare a sua volta.

Tentennò, non per indecisione, ma per l'agitazione che si sentiva in corpo. Non era come sposarsi, quello era certo, ma era comunque un atto ufficiale: qualcosa che avrebbe sancito su carta ciò che legava lei e Nicola.

Ripensò ai tempi della scuola, quando lo aveva visto per la prima volta: era rimasta affascinata da lui ancora prima di sapere il suo nome, ma mai all'epoca si sarebbe immaginata di arrivare a vivere un momento simile proprio con lui.

"Eppure siamo qui, nonostante tutte le difficoltà".

Non avrebbe voluto nessun altro al suo fianco al posto di Nicola. Con quell'ultimo pensiero si accinse ad apporre anche la sua firma, l'ultimo dettaglio che serviva per dare ufficialità a quel documento.

Quando rialzò gli occhi, tenendo ancora la penna in mano, nel silenzio carico dell'ufficio, ritrovò Nicola ad osservarla. Gli sorrise con naturalezza, forse serena per la prima volta da quando si era svegliata quella mattina, e senza dire nulla si sporse verso di lui per lasciargli un veloce bacio. Fu solo uno sfiorarsi di labbra veloce e leggero, ma quando si staccò vide che Nicola stava sorridendo a sua volta.

Si sentì felice.

*

-Avete scelto davvero un bel posto, ma non voglio sapere come sarà messo il vostro portafoglio dopo questo pranzo- disse Giulia, quando finalmente la prima portata venne servita al loro lungo tavolo.

Caterina le avrebbe dato ragione e detto che anche lei avrebbe preferito non conoscere il prezzo, se non fosse stato che se ne era già fatta un'idea quando lei e Nicola avevano prenotato per quel giorno. Sarebbe stata una spesa di certo non economica, ma non erano soliti frequentare ristoranti raffinati e quello sarebbe stato un pranzo che di certo non si sarebbe ripetuto a breve.

-Tu non preoccupartene, alla fine è il nostro portafoglio- le rispose. La veduta, in ogni caso, valeva una buona parte del prezzo: erano lungo il Canale Grande, probabilmente in una delle vie più frequentate in quel periodo dell'anno. C'era una brezza leggera e piacevole che mitigava il calore del sole alto dell'una di pomeriggio, e che rendeva più semplice il passare un po' di tempo fuori.

-Com'è andata in Comune?-.

Stavolta a parlare era stata sua madre, che occupava il posto alla sua sinistra. I suoi genitori erano arrivati direttamente lì al ristorante, così come quelli di Nicola, arrivati solo qualche minuto dopo.

-Tutto nella norma- Caterina non si addentrò troppo nei dettagli – Almeno non ci abbiamo messo troppo tempo-.

Marianna annuì:

-È stata una cosa rapida?-.

-Abbastanza-.

-Almeno i bambini sono stati buoni- intervenne Giulia, che per quei brevi secondi si era girata a controllare che le gemelle stessero mangiando – Tu come ti senti?-.

Caterina sbuffò, indecisa su come risponderle. Non si sentiva davvero diversa dal giorno prima, e sarebbe stato più strano il contrario, forse, calcolando che lei e Nicola non avrebbero vissuto chissà quali cambiamenti da quel momento in avanti. Mentre lo pensava alzò lo sguardo davanti a sé, dove di fronte a lei dall'altra parte del tavolo c'era seduto proprio Nicola: era impegnato in una conversazione con i suoi genitori, seduti al suo lato destro, ed allo stesso tempo stava cercando di convincere Francesco, seduto alla sua sinistra, a finire il suo piatto di risotto. In un certo senso, quello scenario così famigliare le diede serenità.

-Ho un po' di mal di schiena, ma almeno non ho la nausea. Sarebbe stato molto peggio- decise infine di rispondere così, lasciando perdere le implicazioni psicologiche ed emotive di quella giornata – Almeno posso mangiare anche io-.

-In effetti- convenne Giulia, ridacchiando – Avevo un po' di paura anch'io di non riuscire a mangiare nulla al mio matrimonio per via delle nausee-.

-E tu ti sei sposata pure ad Agosto. Tu e Filippo siete stati dei pazzi completi-.

A quelle sue parole Giulia rise ancora più forte:

-Abbiamo rischiato di far schiattare tutti gli invitati- annuì vigorosamente – Almeno oggi rischierebbe molta meno gente-.

Caterina non ne era del tutto sicura: seduti nella zona di capotavola c'erano Alessio, Pietro e Filippo, tutti e tre che ormai sembravano parecchio sudati e con poca resistenza al caldo rimasta. Nemmeno suo padre, seduto a capotavola all'altra estremità, sembrava in condizioni migliori.

-E non siamo comunque ad Agosto- mormorò, più tra sé e sé che non a Giulia.

Per qualche secondo la conversazione cadde, il silenzio resosi necessario mentre continuavano tutti a mangiare. Caterina si rese conto che si sarebbe sentita sazia già solo con quella prima portata, e che probabilmente la nausea sarebbe prima o poi arrivata anche in quella giornata.

Fu molto improvviso il momento in cui Marianna riprese a parlare, con voce malinconica:

-È un peccato che non sia voluto esserci anche tuo fratello. Sarebbe stato bello se ci fosse stato anche lui-.

Caterina si irrigidì impercettibilmente. Non si era aspettata una frase del genere, almeno non in quel momento.

-Non l'ho invitato-.

Parlò con più asprezza di quella che lei stessa si sarebbe aspettata, ma era un effetto che aveva spesso ogni volta che le risovveniva alla mente il pensiero di Lorenzo. Non lo vedeva da un anno e mezzo, e non poteva essere più felice di così: non aveva idea di come si sarebbe sentita nel ritrovarselo di fronte, dopo ciò che era successo l'ultima volta che si erano visti.

-E, in ogni caso, si è escluso da solo con le sue stesse mani-.

Marianna sembrò capire l'antifona, e Caterina la vide annuire:

-Già-.

Sua madre doveva essere addolorata per il distacco di suo figlio dalla loro famiglia, una delle conseguenze più evidenti delle azioni di Lorenzo. Caterina non aveva mai avuto cuore di raccontarle tutto – non di certo del fatto che aveva rischiato di vedersi mettere le mani addosso dal suo stesso fratello-, ma anche quello che le aveva raccontato, e che aveva saputo attraverso Giulia, bastava a farle vivere quella situazione con difficoltà. Non aveva mai preso le parti di Lorenzo, né l'aveva mai giustificato, ma non era la prima volta che esprimeva apertamente il vuoto provato per la sua assenza. Nemmeno dopo tutto quel tempo.

"Prima o poi dovremo risolvere questa situazione".

Rassegnata, sospirò a fondo, voltandosi verso Giulia. Era rabbuiata, probabilmente conseguenza dell'aver udito lo scambio che c'era stato tra lei e Marianna. A Caterina parve quasi di ascoltare i suoi pensieri solo guardando l'espressione affranta che aveva dipinta in viso.

-Non sentirti in colpa. È Lorenzo che ha deciso di essere uno stronzo- le mormorò, piuttosto consapevole di quanti momenti Giulia avesse vissuto credendo di essere lei al colpevole nell'aver creato quella separazione nella loro famiglia. Lei e Alberto, che Lorenzo non aveva mai voluto.

Caterina allungò una mano per battergliela delicatamente sulla schiena, incoraggiante.

-E non voglio rovinare questa giornata pensando a lui-.

A quelle sue parole, Giulia si lasciò andare ad un mezzo sorriso:

-Ben detto-.








*il copyright della canzone appartiene esclusivamente alla cantante e ai suoi autori

NOTE DELLE AUTRICI
Proseguiamo direttamente da dove ci eravamo lasciati nello scorso aggiornamento, e come preventivato ci ritroviamo prima davanti al Comune con tutto il gruppo di amici riunito, e poi direttamente all'interno, dove ha luogo la procedura di convivenza di fatto.
Ma il bello arriva direttamente all'ora di pranzo, con i genitori dei festeggiati che si sono aggiunti ai già presenti... Tutti invitati, tranne uno: Lorenzo, infatti, è un'assenza evidente, ma le cose non sarebbero potute andare diversamente dato la natura del legame attuale tra lui e Caterina... Chissà se vedremo mai un qualche tipo di risoluzione tra i due fratelli!
Ma cos'altro succederà in questo capitolo? Lo vedremo presto!
Ci rivediamo mercoledì prossimo con un doppio aggiornamento!
Kiara & Greyjoy

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