Capitolo 43 - Happier than ever (Pt. 2)
-Sei sicura che il salotto sarà ancora in piedi dopo questa sera?- Caterina lo domandò con una punta d'ironia mista a timore fondato: visto le urla e le risate provenienti dal salotto, non si sarebbe stupita nel ritrovare quella zona dell'appartamento completamente a soqquadro.
Giulia sospirò rassegnata:
-A dire il vero no-.
Caterina rise debolmente, proprio nel mentre Nicola si alzava dalla sua sedia accanto alla sua, con un respiro profondo:
-Vado a dare un'occhiata per vedere cosa combinano- disse. Non andò fino al salotto, ma si limitò a posizionarsi sulla soglia della cucina, allungando lo sguardo verso la zona dove si trovavano i bambini, tenendoli d'occhio ma allo stesso tempo dando loro spazio per giocare da soli.
Si trovavano in un momento di transizione della cena: erano quasi le dieci, ormai, e i cartoni delle pizze giacevano in un angolo del tavolo della cucina, ammassati l'uno sopra l'altro, alcuni resti di croste rimasti su quello in cima. Mancava ancora il dolce per concludere, ma per quello avrebbero atteso un po': non c'era fretta, e poi dovevano dare un po' di sollievo ai loro stomaci.
Caterina era lieta di quella pausa: la sua capacità di digestione era nettamente peggiorata sin dall'inizio della gravidanza, e temeva che la pizza di quella sera non sarebbe stata meno difficile da digerire di tante altre cose. Si allungò sul tavolo per afferrare il suo bicchiere, pieno d'acqua per metà, e berne qualche sorso.
Si guardò intorno lentamente, in realtà già consapevole di quel che sarebbe successo di lì a qualche minuto: Giulia si era girata verso Alberto, l'unico rimasto della seconda generazione lì presente, che le stava sorridendo mentre era impegnato a mangiucchiare l'ultima fetta di pizza tagliata a pezzettini. Filippo sembrava immerso in una qualche conversazione con Pietro e Alessio, e Nicola era ancora affacciato sul salotto, le braccia incrociate e lo sguardo attento e concentrato.
Avvertì il cuore cominciare ad accelerare nell'istante in cui si schiarì rumorosamente la gola, con l'intento di richiamare a sé l'attenzione degli altri. Non aveva avvertito Nicola preventivamente che sarebbe stato quello il momento in cui avrebbe dato la notizia della gravidanza – anche se sapeva che sarebbe successo sicuramente durante quella sera-, ma immaginava che l'avrebbe scoperto anche lui tra poco. E, d'altra parte, non ci sarebbe stato un altro frangente migliore di quello, con i bambini impegnati altrove e loro sei riuniti attorno allo stesso tavolo.
-Comunque ... - esordì Caterina, alzando un po' la voce, quel che bastava per far sì che tutti si girassero verso di lei – Visto che stasera siamo tutti insieme, come ai bei vecchi tempi, io e Nicola ci tenevamo a dirvi una cosa importante-.
Scoccò uno sguardo d'intesa verso Nicola, quando anche lui si era voltato nella sua direzione: lo vide subito annuire, in approvazione.
-E finalmente scoprirò cosa sarà mai questo segreto- disse subito Giulia, sfregandosi le mani in attesa.
Pietro la guardò sbalordito:
-Non lo sai già?-.
-No- confermò lei.
Pietro si rivolse subito dopo ad Alessio:
-Tu lo sai?-.
-Per niente- fece l'altro, che era evidentemente curioso e colto alla sprovvista – Non sapevo nemmeno dovessero dirci qualcosa-.
Lanciò a Caterina un'alzata di sopracciglio, ma lei si limitò a ridacchiare, già immaginando quale sarebbe potuta essere la reazione di Alessio – così come quella di tutti gli altri- a ciò che avrebbe detto tra poco.
-A me non lo chiedi se lo so?- Filippo fece finta di essersi offeso, ma a Pietro sembrò non importare:
-Lo sai, Pippo?-.
-Certamente no-.
Giulia rise improvvisamente, puntando poi il dito verso Pietro:
-Magari poi scopriamo che sei tu l'unico a saperlo-.
-Non direi proprio-.
Arrivati a quel punto, Caterina si sentì in dovere di intervenire:
-Avete finito o dovete ancora cercare di scoprire se qualcuno di voi sa qualcosa o no?-.
Il silenzio stupito che calò nel gruppo fu interrotto solo dalla risata leggera di Nicola, che fece qualche passo di nuovo verso l'interno della cucina, accostandosi al tavolo.
-È divertente osservare come siete confusi- rincarò la dose, e a quelle parole Giulia sbuffò sonoramente:
-Svuotate il sacco e basta-.
-Va bene, va bene- Caterina alzò una mano per calmarla, ma sarebbe servito ripeterlo più a se stessa e al proprio cuore. Prese un respiro profondo, consapevole che non rimaneva più tempo per pensarci oltre.
"Meglio strappare via come un cerotto".
-Senza girarci attorno: aspettiamo un bambino-.
Si sentì più leggera subito dopo averlo detto, rossa in viso, ma la calma elettrica dell'attesa venne rimpiazzata nel giro di qualche secondo dalle urla giubilanti di una Giulia alquanto entusiasta:
-Lo sapevo! L'avevo detto! Sono un genio- disse a così alta voce che Caterina era sicura l'avrebbero udita anche i bambini in salotto. Tempo qualche secondo e Giulia si accasciò sulla sua sedia, con gli occhi che si facevano sempre più lucidi – e Caterina dovette resistere un bel po' per non imitarla.
-E adesso è inevitabile che pianga, quindi non dite nulla-.
A quelle parole gli altri risero inevitabilmente, con allegria.
-Di quanto sei?- Alessio si rivolse subito a Caterina, con un sorriso luminoso a distendergli le labbra.
-Non ho ancora superato i tre mesi, anche se non manca tanto-.
-Siamo ancora ai primi tempi- aggiunse Nicola.
Filippo approfittò della sua vicinanza per stampargli una pacca incoraggiante sulla spalla, spostando lo sguardo da lei a Nicola:
-È una notizia fantastica, sul serio-.
-Sì, davvero una bella notizia- gli fece eco Pietro.
Caterina avvertì il groppo in gola farsi sempre più fastidioso, e si limitò ad annuire, sorridente, ai suoi amici. Era sicura che, entro un minuto, avrebbe fatto compagnia a Giulia in fatto di pianti commossi.
-Forse dovremmo rimandare-.
Quelle erano state le prime parole che Pietro aveva pronunciato non appena Alessio si era chiuso la porta del bagno dietro di loro. Aveva parlato velocemente, visibilmente agitato e in preda all'indecisione, e Alessio non poteva dire di non esserselo aspettato. Si era immaginato di essere in ansia allo stesso modo, ma la realtà era che a lui, invece, la prospettiva di dire del legame tra di loro al resto dei loro amici non spaventava nemmeno più.
Aveva intuito che Pietro stesse combattendo con i suoi stessi dubbi quando, cinque minuti prima, dopo che Caterina aveva detto della gravidanza e avevano brindato tutti insieme, si era alzato da tavola per andare in bagno. Alessio aveva captato subito lo sguardo che Pietro gli aveva lanciato – probabilmente non del tutto intenzionale-, e gli era bastato ricambiarlo per capire quanto fosse agitato. Lo aveva seguito non appena Pietro si era dileguato dalla cucina, con una scusa che faceva talmente acqua da tutte le parti che si sarebbe stupito se qualcuno gli avesse creduto.
"E poi, tanto, tra poco non servirà neanche più inventarsi certe scuse".
Si era infilato nel bagno subito dopo Pietro, ignorando la sensazione che aveva ancora addosso delle occhiate un po' confuse che i loro amici gli avevano rivolto quando si era alzato a sua volta.
-Perché?- gli chiese, senza far trasparire l'esasperazione che in parte si sentiva addosso – È la serata perfetta, invece-.
Gli faceva strano rivestire i panni dell'incitatore. Forse quella determinazione a dire tutto quella sera era dovuta alla paura che, nel rimandare, non avrebbe trovato lo stesso coraggio una seconda volta.
Pietro abbassò gli occhi, appoggiando le mani ai lati del lavandino. Non si sottrasse, però, al contatto della mano che Alessio gli aveva appena posato su una spalla.
-Che hai?-.
Pietro tenne ancora il capo abbassato:
-Sono spaventato- disse, con sincerità – Mi sembra di essere ancora alla sera in cui ho fatto coming out con tutti voi. Non è così piacevole essere al centro dell'attenzione di tutti-.
Alessio poteva capirlo, e ricordava bene anche la sera in cui c'era stato il suo coming out: Pietro gli era parso nervoso esattamente come in quel momento, ma altrettanto intenzionato ad andare fino in fondo.
-Il massimo che succederà sarà beccarci qualche battuta, niente di più- lo rassicurò Alessio – All'inizio è sempre così con le nuove coppie, ma non durerà a lungo-.
Lo aveva detto con un sorriso stampato in viso, immaginandosi quali sarebbero state le possibili bonarie prese in giro. Non credeva ci sarebbero stati responsi negativi, di quello era sicuro: forse Nicola e Filippo sarebbero rimasti più scioccati, mentre Giulia e Caterina di certo avevano nutrito qualche sospetto in più dopo gli eventi degli ultimi mesi, ma dubitava che qualcuno di loro avrebbe recepito malamente la notizia della loro relazione.
E poi, prima o poi, avrebbero dovuto dirlo: cominciava ad essere sempre più difficile nascondere tutto, e lo sarebbe stato ancor di più quando il trasloco verso casa di Pietro avrebbe avuto inizio.
Passarono un paio di minuti prima che Pietro, immerso nel silenzio fino a quel momento, si girasse lentamente verso di lui. Sembrava un po' meno teso di prima, anche se era ancora pallido.
-Forse hai ragione- mormorò piano.
Alessio gli si avvicinò per lasciargli un veloce bacio a stampo, un lieve sfiorarsi di labbra, ma avvertì il corpo di Pietro annullare le distanze istintivamente, cullandosi nella sua vicinanza.
-Saranno felici per noi, Piè. Nient'altro-.
Alessio credeva davvero in quelle parole. Sperava solo che anche solo una briciola della sua fiducia bastasse a ridare a Pietro la risolutezza che aveva avuto fino a cinque minuti prima.
-Eccovi di ritorno, giusto in tempo per sapere se volete un po' di dolce- il primo ad accoglierli fu Filippo, e Pietro fu immensamente grato che avesse deciso di non fare domande in merito alla fuga in bagno sua e di Alessio di poco prima. Anche se, doveva ammettere, il fatto che Filippo l'avesse evitato non significava che l'avrebbero fatto anche gli altri.
Non aveva idea di come Alessio avesse cercato di giustificare il suo accompagnarlo, ma poteva intuire la poca credibilità dagli sguardi perplessi che si stavano ancora scambiando i loro amici.
-Che avete preso?- chiese velocemente Pietro, sperando di poter allungare il più possibile quella conversazione inutile. Non si sedette subito, al contrario di Alessio che, avendolo preceduto di pochi passi, aveva già ripreso posto alla sua sedia. Si limitò a rimanere in piedi nello spazio tra la porta e il tavolo, a poca distanza da Nicola, che ancora se ne stava sulla soglia a lanciare occhiate sospettose verso il salotto. Lui, perlomeno, sembrava più preso dal tenere sotto controllo i bambini che da qualsiasi altra cosa.
Anche Giulia era in piedi, ora, affaccendata al frigo; fu proprio mentre tirava fuori una grande teglia bianca che rispose alla domanda di Pietro:
-Semmai cosa avete fatto- lo corresse, poi mostrando il contenuto della teglia – Tiramisù, creato con le mie manine-.
Pietro ne osservò la superficie spolverata di cacao scuro e, sebbene l'agitazione gli avesse chiuso lo stomaco, provò comunque un certo languorino alla vista del dolce.
-Allora ci prendiamo una fetta tutti, sia mai rifiutare un ottimo tiramisù casalingo- commentò Alessio, che sembrava ancor più disteso di prima. Pietro quasi credette non fosse la stessa persona che, mesi prima, era andato in panico più volte nel provare a spiegargli ciò che provava. Ma, per quanto stranito potesse sentirsi da quel cambiamento, non poteva negare che la cosa lo rendesse anche molto fiero.
-Purtroppo però ci ho messo il caffè dentro, non sapendo della gravidanza- disse Giulia, con tono di scuse, rivolta a Caterina – Altrimenti avrei evitato-.
L'altra, però, non sembrava particolarmente turbata da quel particolare:
-Ne mangerò giusto un cucchiaino per assaggiarlo- replicò sorridendo.
-Vado a richiamare i bambini?- domandò Nicola – O aspetto che le fette siano pronte?-.
Filippo rispose prontamente:
-Dà loro ancora qualche minuto-.
Quelle parole di Filippo aprirono uno scenario molto diverso da quello che Pietro si era prospettato: si era immaginato che, una volta tornato dal bagno, avrebbe trovato di nuovo la cucina invasa dalla presenza e dal cicaleggio dei bambini, riunitisi per il dolce, ma si era sbagliato. Aveva sperato di poter attendere ancora di rimanere solo con Alessio e gli altri, ma a quanto pareva il destino aveva piani diversi.
Dubitava che sarebbe riuscito a sopportare la tensione per così tanto tempo ancora, e il fatto che ancora per un po' di minuti si sarebbero ritrovati soli loro sei, non faceva altro che spingerlo a cogliere il momento anziché aspettare nell'ansia.
Si sedette in fretta, lanciando un'occhiata ad Alessio: non stava facendo caso ai suoi movimenti, impegnato com'era a parlare con Caterina, ma di certo avrebbe capito dove la situazione sarebbe andata a parare non appena Pietro avrebbe preso parola.
Cosa che fece nemmeno un minuto dopo, schiarendosi rumorosamente la voce e torturandosi le mani sotto il tavolo, nascoste alla vista – anche se era sicuro che tutti si sarebbero accorti del suo nervosismo solo guardandolo in faccia.
-In effetti ... - iniziò a dire, incerto – In realtà anche io avrei qualcosa da dire-.
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