Capitolo 41 - The best is yet to come (Pt. 3)

Le voci provenienti dalla tv erano a tratti ipnotizzanti, facendolo cadere in una sonnolenza sempre più forte. Pietro cercò di trattenere malamente uno sbadiglio, che sarebbe risultato forse un po' troppo rumoroso per evitare che Federica non si risvegliasse di soprassalto. Gli si era addormentata in braccio, il capo abbandonato sul suo petto, stanca dalla giornata di giochi. Lo stesso destino era toccato a Christian che, seduto sul divano nello spazio lasciato vuoto tra Pietro ed Alessio, era finito lungo disteso addosso a suo padre.

Di certo la luce spenta nel salotto e il gracchiare di fondo della televisione non doveva averli aiutati nel rimanere concentrati, soppesò Pietro: lui stesso stava facendo fatica a combattere il sonno.

-Si è addormentata anche lei?-.

Stavolta a parlare non era stato uno degli attori che recitavano nel film che stavano guardando – o, più precisamente, su cui la tv era puntata-, ma Alessio. Aveva bisbigliato, la voce a malapena udibile, e a Pietro ci vollero un paio di secondi in più per riuscire a rispondergli.

-Direi di sì- mormorò, abbassando gli occhi sulla figura addormentata di Federica – Dorme come un sasso-.

Alessio ridacchiò piano:

-Forse è giunta l'ora di portarli di là-.

Pietro si trattenne dal dire che, forse, avrebbero fatto bene ad andare a dormire anche loro solo perché, in quel momento, gli sembrava faticoso aggiungere qualsiasi parola non necessaria.

Si riscosse da quello stato di assopimento solo dopo essersi alzato dal divano e aver seguito Alessio verso la stanza dei bambini – camminando lentamente e tenendo in braccio Federica sperando di non svegliarla, allo stesso modo in cui l'altro stava portando tra le braccia Christian. Riuscirono a infilarli sotto le coperte dei rispettivi letti senza che i bambini se ne rendessero conto, addormentati profondamente.

Ora che erano di nuovo in salotto, ma con le luci accese, il torpore della stanchezza si era fatto meno presente, anche se Pietro continuava ad agognare il letto come poche altre volte gli era capitato.

-Erano davvero stanchi morti-.

Alessio esordì così non appena si rimise seduto sul divano, stavolta non lasciando alcuno spazio vuoto tra loro. Si accoccolò accanto a Pietro, e in quel momento gli parve quasi che Alessio si fosse fatto piccolo, rannicchiato sul divano, il capo che ciondolava verso la sua spalla.

-È stata una giornata devastante per tutti- replicò Pietro.

"L'intero weekend lo è stato".

Quell'ultima giornata di Marzo sarebbe stata difficile anche solo per il fatto che era il terzo anniversario della morte di Fernando. Non poteva che essere un giorno ancor peggiore se doveva soffermarsi a ricordare che il giorno prima Alice era partita per Londra, e che né Alessio né i bambini fossero al massimo dell'umore.

-Si spera che le prossime lo siano meno, ma ho dei dubbi- mormorò Alessio – Dovrò continuare la ricerca di un nuovo appartamento-.

-Hai già trovato qualcosa che potrebbe fare al caso tuo?- domandò Pietro, lieto che la conversazione avesse preso una direzione decisamente non così drammatica come si era prospettato, dato il ventaglio di ricorrenze non certo positive. E poi, quello era un argomento di cui non avevano più parlato molto: era sinceramente curioso di sapere cosa avesse in serbo Alessio.

-Non esattamente- Alessio sbadigliò rumorosamente, prima di proseguire – È che le offerte migliori sono a Mestre e dintorni, ma preferirei rimanere qua a Venezia, al momento ... Per tutta una serie di motivi piuttosto ovvi-.

Pietro annuì: immaginava si riferisse al fatto che lui stesso viveva a Venezia, così come tutti i loro amici, che ora come ora rimanevano l'unico altro appiglio per aiutarlo con i figli in caso di impegni.

-Immagino che però gli affitti siano alle stelle- soppesò.

-E gli appartamenti fanno abbastanza schifo- sbuffò Alessio – Evidentemente ho esaurito tutta la fortuna quando io e Alice abbiamo trovato questo posto-.

Pietro si ritrovò a ridacchiare:

-In effetti questa è una gran bella casa. Sicuro di volerti trasferire?-.

La risposta iniziale di Alessio fu unirsi alla sua risata, ed un annuire debole, che Pietro avrebbe di sicuro non notato se non fosse stato per il suo essere già voltato nella direzione del suo viso. Era forse la prima volta dal giorno precedente che poteva ascoltare la risata di Alessio senza trovarla forzata.

-Diciamo che è ora di voltare pagina- mormorò – E oltre che il fatto che il proprietario vuole aumentare l'affitto, in questo appartamento ci sono troppi ricordi che voglio lasciarmi alle spalle-.

-Posso farti una proposta?-.

Pietro avvertì il proprio cuore accelerare il battito non appena aver posto quella domanda. Forse perché era un'idea – pazza, totalmente pazza, e ne era consapevole persino lui- che gli era sorta solo una manciata di secondi prima, quando Alessio si era lamentato della difficoltà nel trovare una nuova casa a Venezia, o forse perché temeva la risposta che avrebbe potuto ricevere. In qualsiasi caso, ormai Alessio si era girato a sua volta, guardandolo in attesa, gli occhi azzurri puntati sul suo viso.

-So che potrebbe sembrare un po' azzardata, ma non devi per forza dirmi di sì o darmi una risposta subito-.

A quelle parole, Alessio corrugò la fronte:

-Prima dovresti dirmi di che proposta si tratta-.

Pietro sospirò a fondo, consapevole di star arrossendo, prima di lanciarsi in quel suggerimento che aveva il sapore di un impegno piuttosto importante.

-Perché non venite a stare da me?-.

Si passò la lingua sulle labbra secche, e prima che Alessio potesse dire qualcosa – gli occhi già sgranati nello stupore-, si premurò nel proseguire:

-Lo so che non stiamo insieme da molto, ma abbiamo già vissuto insieme per anni. Quindi, in un certo senso, abbiamo già un'esperienza di convivenza sulle spalle- snocciolò Pietro, velocemente – E lo so che staremmo un po' stretti, soprattutto nei weekend in cui verrebbero anche Giacomo e Giorgio, ma possiamo vedere come va e poi al massimo cercare un altro posto più grande insieme-.

Alessio continuava a guardarlo con la stessa espressione sorpresa, senza spiccicare parola. Pietro si morse il labbro inferiore, incerto su cosa fare – ormai quasi del tutto sicuro che si fosse lanciato troppo audacemente in una proposta di convivenza simile.

-Non lo so, è un'idea che mi è venuta in mente così ... Non devi sentirti in obbligo di accettare- mormorò ancora, scuotendo il capo – Capirei se mi dicessi di no e preferissi trovare un posto solo per te e i bambini, almeno per il momento-.

Concluse quell'ultima frase con una certa ansia nella voce. Alessio continuava a fissarlo – anche se, almeno, l'espressione, prima stupita, era ora tornata ad essere più distesa-, ancora in silenzio, e Pietro cominciava ad avvertire la fastidiosa sensazione di aver scelto non solo il momento sbagliato, ma anche le cose da dire.

Forse non si era spiegato sufficientemente bene nel rassicurare l'altro che, se gli avesse detto che per il momento non se la sentiva ancora o che voleva dirgli di no per qualsiasi altro motivo, non se la sarebbe presa. Poteva benissimo comprendere che la sua fosse una proposta da ponderare con attenzione: di certo non l'avrebbe rinfacciato ad Alessio, se non si fosse sentito pronto ad un passo simile.

Prima che potesse aggiungere qualsiasi altra parola, però, Alessio prese finalmente a parlare:

-Quindi mi stai chiedendo di andare a vivere insieme?-.

Pietro annuì, esitante:

-La prima volta me l'hai chiesto tu, mi sembra giusto che stavolta sia io a farlo-.

Un po' gli fece ridere pensare al confronto che aveva appena tirato fuori, quando appena fresco di diploma Alessio gli aveva proposto la ricerca di un appartamento insieme a Venezia, per affrontare l'università e tutte le novità che ci sarebbero state in quel momento della loro vita.

Osservò l'altro mentre annuiva pensieroso, un mezzo sorriso ironico a distendergli le labbra:

-Non volevi prendere le cose con calma?-.

Alessio aveva reso evidente il tono sarcastico di quella domanda, ma non bastò per sedare l'agitazione di Pietro:

-Beh, non dico che devi trasferirti subito ... - disse ancora – Magari tra qualche mese. O quando te la sentirai. O forse deciderai di non trasferirti da me affatto-.

Aggiunse quelle ultime parole sperando di far trasparire a sufficienza il tono di leggerezza che voleva darvi. Non voleva che Alessio si sentisse in obbligo a dover dirgli per forza di sì: gli sarebbe andata bene anche se gli avesse chiesto di aspettare ancora un po'.

Alessio gli sorrise, stavolta rassicurante, gli occhi azzurri che dardeggiavano sul suo viso:

-Ci posso pensare su?-.

-Sì, certo. Prenditi il tempo che ti serve- Pietro gli accarezzò il dorso di una mano, il suo pollice che tracciava percorsi circolari sulla pelle calda –Tanto sai dove trovarmi-.

-Già- rise Alessio.

E per quanto quella ricevuta fosse una non risposta – un rimandare indefinito-, Pietro decise che gli andava bene ugualmente. Aveva la sensazione che tutte le difficoltà vissute fino a quel momento non fossero altro che la premessa per tempi migliori che sarebbero arrivati in futuro, che pian piano lui ed Alessio stavano risalendo la china – che il meglio dovesse ancora arrivare.











NOTE DELLE AUTRICI
Aggiornamento più corto del solito, ma non meno importante! Ricollegandoci direttamente all'ultima scena dell'ultima pubblicazione, ritroviamo Alessio e Pietro presi in una conversazione piuttosto importante: Alessio, infatti, vuole cambiare casa... Ed è lì che arriva la proposta decisiva di Pietro! Giustamente, dopo aver aspettato 10 anni per stare insieme, non perdono tempo nella loro relazione 🤣
Alessio, in ogni caso, non ha ancora dato una risposta... Secondo voi cosa farà?
Magari lo scopriremo prossimamente! Intanto vi diamo appuntamento a mercoledì prossimo 😄
Kiara & Greyjoy

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