Capitolo 41 - The best is yet to come (Pt. 2)

-Hai trovato qualcosa che ti può piacere?-.

Caterina si era piegata sulle ginocchia per poter essere della stessa altezza di Francesco. Lo guardò in attesa, il viso del figlio – sempre più un misto di tratti ereditati da lei e Nicola, fusi in un unico volto nuovo- contratto nell'incertezza. Teneva un paio di libri in mano, presi dagli scaffali dedicati ai bambini. Si erano fermati in quella zona della libreria, con Nicola che probabilmente li avrebbe raggiunti di lì a poco non appena finito di gironzolare davanti al resto degli scaffali che riempivano le sale.

-Non ho ancora deciso- borbottò Francesco, la fronte aggrottata. Continuava a tenere gli occhi fissi ed abbassati verso le copertine dei due libri, e Caterina poteva capirlo bene: quante volte anche lei si era ritrovata nell'indecisione di dover scegliere quale sarebbe stata la sua prossima lettura da acquistare.

-Puoi pensarci ancora un po'- gli disse sorridente, scompigliandogli i capelli biondi – Magari trovi altro che ti convincerà di più-.

Francesco annuì brevemente, prima di allontanarsi di pochi metri, continuando a osservare altri libri, prendendone alcuni in mano prima di riporli più o meno ordinatamente. Caterina lo tenne sotto il suo sguardo vigile, pur rimanendo un po' distante, ancora sorridente tra sé e sé.

Era stata una buona idea, quella di Nicola, del passare quel sabato pomeriggio in giro per Venezia, prima che l'indomani si avviassero tutti e tre a Torre San Donato per festeggiare Pasqua a casa Maccaferri. Si erano potuti prendere quelle ore per passeggiare senza troppi pensieri né impegni, infilandosi nei negozi più particolari che avevano attirato la loro attenzione lungo le calli percorse, sotto il sole più pieno di quell'inizio di primavera.

E poi era anche un modo per distrarsi, per non cedere alla mestizia del pensiero che, a diversi chilometri di distanza, in quei momenti Alessio doveva star salutando definitivamente Alice in aeroporto. Quando lei e Nicola, insieme a Giulia e Filippo, si erano recati a casa loro la sera prima per un ultimo saluto, si era del tutto aspettata l'aria malinconica che era aleggiata su di loro per tutto il tempo che erano rimasti. Forse Alice non era la persona con cui era stata più intima in tutti quegli anni, ma la considerava comunque un'amica, una persona di cui potersi fidare: immaginava che avrebbe provato la sua mancanza, almeno in parte, nei futuri mesi in cui sarebbe mancata.

Caterina sospirò, appuntandosi mentalmente l'idea di scrivere ad Alessio quella sera, anche solo per sapere com'era andata in aeroporto – e poter intuire tra le righe come potesse stare. Sperava che la ritrovata vicinanza con Pietro potesse in qualche modo aiutarlo, e qualcosa le diceva – una sensazione che non capiva ancora bene da dove derivasse- che di sicuro la sua presenza lo avrebbe consolato molto di più di quanto non avrebbe mai potuto fare lei, o Nicola, o Giulia e Filippo.

-Trovato nulla?-.

Caterina sobbalzò, non aspettandosi quella domanda improvvisa di Nicola – o la sua stessa improvvisa vicinanza. Non si era accorta del suo avvicinamento, troppo impegnata nei suoi pensieri e nel tener d'occhio Francesco, eppure Nicola l'aveva affiancata in pochi minuti ed ora la stava osservando in attesa di una risposta.

-È ancora indeciso- replicò lei – Tu non hai trovato nulla che volessi leggere?-.

Nicola sbuffò divertito:

-Sei tu la lettrice tra me e te, quindi è una domanda che dovresti porre a te stessa-.

Caterina si era aspettata una risposta del genere, e si limitò a scuotere il capo in rassegnazione.

-Devo ancora finire di dare un'occhiata in giro-.

Nicola le passò un braccio attorno alle spalle, mentre camminavano lentamente tra gli scaffali ricolmi di libri:

-Come sta andando la nausea?-.

-Non male- Caterina rispose sinceramente. Quando si era svegliata quella mattina si era ritrovata in una situazione critica, ma poi la nausea era diminuita fino a permetterle di alzarsi dal letto senza rischiare di dover correre in bagno all'istante. Si ritrovò a pensare che non sarebbe stato affatto divertente cercare di spiegare il suo malessere – e la sua impossibilità a bere alcolici o determinati cibi- l'indomani a casa dei suoi genitori, senza dire nulla della gravidanza.

Francesco si era di nuovo fermato di fronte ad un altro scaffale, l'ennesimo libro in mano. Non sapeva ancora leggere, anche se ormai all'asilo aveva imparato a riconoscere alcune lettere meglio delle altre, ma la sua attenzione sembrava comunque essere stata catturata dalle figure disegnate sulla copertina.

Quando Caterina e Nicola arrivarono finalmente lì vicino, lei poté di nuovo inginocchiarsi di fianco al figlio.

-Cos'hai trovato?- gli chiese dolcemente, aspettandosi che Francesco le avrebbe mostrato il libro che aveva attirato la sua curiosità. Lui fece esattamente come si aspettava, girandolo verso di lei.

-Questo-.

-Oh. "Lupetto diventa fratello maggiore"- lesse ad alta voce Caterina, la realizzazione che calava su di lei ad ogni parola letta. Era impossibile che Francesco potesse sospettare che lei fosse incinta, ma di certo quella era una coincidenza curiosa, arrivata con un tempismo a dir poco perfetto. Francesco doveva essere semplicemente stato attirato dal disegno – un lupo stilizzato, vestito con una maglietta di un acceso giallo, affiancato da un secondo lupo, evidentemente un cucciolo, su un seggiolino-, senza il bisogno di dover cercare altri significati nella sua scelta.

-Vuoi prendere questo?- gli chiese, lanciando un'occhiata verso Nicola. Doveva aver letto anche lui il titolo, prima di accucciarsi a sua volta dietro il figlio, posandogli le mani sulle spalle.

-Non lo so ancora- rispose Francesco, che però continuava a osservare quel libro.

-Ti piacerebbe ancora avere un fratellino o una sorellina?-.

La domanda di Nicola arrivò a bruciapelo, talmente inaspettata che Caterina non poté fare a meno di guardarlo con occhi sgranati.

Non aveva idea di dove volesse andare a parare Nicola, se lasciare quella domanda più o meno in sospeso o aggiungere anche altro – e in quel caso non aveva idea se potesse essere una buona idea o no. Dirlo a Francesco sarebbe stato diverso che dirlo a un qualunque adulto: meno aspettative e ansie sociali, ed era una notizia che lo riguardava inevitabilmente più da vicino di chiunque altro. Porsi quelle domande all'improvviso, però, la lasciò basita, impreparata all'evenienza di dirglielo dopo appena una settimana che lo avevano scoperto lei e Nicola.

-Penso di sì- Francesco lo disse sorridendo, gli occhi che gli si illuminavano – Quasi tutti i miei compagni all'asilo hanno un fratello o una sorella-.

Sembrava entusiasta dell'idea di non essere più figlio unico come la prima volta che il discorso era spuntato fuori, tre anni prima. E per quanto Caterina sapeva che un po' avrebbe cambiato idea quando effettivamente il bambino che portava in grembo sarebbe nato – tra attimi di gelosia e scaramucce tipiche dei fratelli-, avvertì comunque la commozione farsi strada in lei.

Nicola la stava tenendo osservata, forse intuendo molto di più di quanto non avrebbe fatto se fosse stata lei stessa a dire ad alta voce quel che le stava passando per la testa.

-Tra un po' di tempo potresti averne uno anche tu- disse a Francesco, tornando a voltarsi verso di lui, sorridendogli e scompigliandogli i capelli biondi, la stessa sfumatura che accomunava entrambi.

Francesco spalancò gli occhi all'istante:

-Davvero?-.

-Potrebbe volerci un po' di tempo- Caterina rispose per prima – Ma poi arriverà-.

"Stavolta andrà tutto bene sul serio".

Francesco sembrò pensarci su. Abbassò gli occhi castani sul libro che ancora teneva in mano, prima di alzare il viso qualche secondo dopo, ancor più sorridente:

-Allora scelgo questo. Mi devo preparare-.

La risata di Caterina fu liberatoria e leggera, consapevole che avrebbe portato quel momento nella sua memoria per lungo tempo.

*

Il campanello suonò dopo che si era appena seduto sul divano. Alessio ne fu seccato solo per qualche secondo, prima di ricordare chi probabilmente era la persona davanti alla porta di casa.

Si avviò veloce verso l'ingresso, ed aprì la porta senza pensarci oltre: come aveva previsto, incontrò subito gli occhi scuri di Pietro, le spalle strette nel suo cappotto e nella sciarpa.

-Ehi- Alessio si scostò subito per farlo passare – Pensavo saresti tornato più tardi-.

Richiuse la porta d'ingresso, rimanendo nello stesso punto nell'osservare Pietro intento nel togliersi cappotto, sciarpa e scarpe. Gli stava dando le spalle, come a volersi un po' nascondere dal suo sguardo, e probabilmente, seppur in maniera inconscia, era così: quando aveva aperto la porta e l'aveva potuto guardare in volto, Alessio aveva colto subito la sfumatura di malinconia che aleggiava negli occhi dell'altro. E, d'altra parte, non si sarebbe aspettato nulla di diverso in una giornata come quella – il terzo anniversario dalla scomparsa di Fernando.

-Ci ho messo meno del previsto. Sono stato fortunato con le corse dei traghetti- gli rispose Pietro, con voce tutto sommato tranquilla. Aveva finalmente appeso all'attaccapanni nell'ingresso giacca e sciarpa, voltandosi verso di lui per rivolgergli un sorriso fugace. Forse era stato un tentativo – non troppo credibile- per rassicurarlo sul suo stato emotivo.

Alessio lo seguì verso l'interno della casa, posandogli una mano su una spalla:

-Come ti senti?-.

Era la prima volta, durante quella giornata, che gli poneva quella domanda. Forse perché aveva preferito lasciare spazio a Pietro senza farlo sentire costantemente interrogato sulle sue emozioni di quel giorno, o forse perché lui stesso aveva temuto la possibile risposta a quella domanda. Ma ora non era qualcosa che avrebbe potuto evitare: era evidente che, seppure in minor misura rispetto agli anni precedenti, Pietro stesse soffrendo dall'essere andato al cimitero.

Alessio si era aspettato che lo facesse anche quell'anno, come di consueto. Quella mattina gli aveva chiesto se avrebbe preferito che lo accompagnasse, che i bambini a quell'ora del pomeriggio sarebbero già stati a casa di Giulia per uno dei consueti pomeriggi domenicali di giochi tra coetanei e che quindi non ci sarebbero stati problemi di sorta, ma Pietro aveva rifiutato la proposta con un sorriso rassicurante e poche parole.

E per quanto Alessio potesse capire come mai avesse preferito andare da solo, cominciava a convincersi che forse avrebbe dovuto provare ad insistere di più ed esserci stato anche lui in quel cimitero, quel pomeriggio.

-Non male- Pietro si strinse nelle spalle, rabbrividendo – Faceva un freddo cane, però-.

-Vuoi che ti prepari qualcosa di caldo?-.

Pietro annuì:

-Non sarebbe una cattiva idea-.

Si avviarono in cucina in silenzio, Alessio diretto verso i fornelli. Non aveva molto da offrire in casa – forse ormai solo qualche scelta riguardo le tisane e i thè, ma niente cioccolata calda-, ma immaginava che a Pietro non facesse molta differenza.

Non era mai stato bravo a cucinare, ma scaldare un po' d'acqua e mettere una bustina in infusione erano gesti estremamente semplici persino per uno come lui. E poi, lo stava facendo per Pietro: avrebbe cercato di preparare qualsiasi cosa per lui, anche se molto probabilmente avrebbe rischiato di fallire miseramente. L'assenza di Christian e Federica quel pomeriggio gli permetteva di potersi prendere cura di lui senza restrizioni, di dargli tutte le attenzioni di cui poteva aver bisogno.

Si era aspettato che Pietro prendesse posto ad una delle sedie al tavolo della cucina, ma Alessio, già davanti al fornello, aveva appena fatto in tempo a riempire un pentolino d'acqua da riscaldare prima di rendersi conto che Pietro era rimasto in piedi, proprio dietro di lui. Il secondo dopo gli avvolse le braccia attorno alla schiena, appoggiando il capo tra la spalla e il collo, lasciando un sospiro profondo.

-Sicuro che vada tutto bene?- mormorò Alessio, girandosi verso l'altro per quanto gli era possibile farlo in quell'abbraccio. Pietro stava tenendo gli occhi chiusi, e il suo viso sembrava esausto.

-Sì, sul serio. È solo che questa giornata è sempre un po' difficile-.

Strinse un po' di più le braccia attorno ad Alessio, anche se la presa era ancora gentile, non stritolante.

-È stato un weekend pesante per entrambi-.

Alessio annuì tra sé e sé, e ripensando al giorno precedente gli sembrò quasi che la partenza di Alice e Sergio fosse in realtà avvenuta molto tempo prima.

-Già-.











NOTE DELLE AUTRICI
Proseguiamo seguendo due coppie diverse: la prima è quella formata da Caterina e Nicola, alle prese con un pomeriggio di svago insieme al loro primogenito. E sembra che la prima persona a venire a sapere della gravidanza di Caterina sia proprio Francesco, già pronto a vestire i panni di fratello maggiore 🥹
Ritroviamo anche Alessio e Pietro, accompagnati da una certa malinconia sia per la partenza di Alice, che per l'anniversario della morte di Fernando. Insomma, sentimenti molto contrastanti tra le due parti di questo aggiornamento... cosa succederà nel prossimo?
Lo scopriremo mercoledì!
Kiara & Greyjoy

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