~ Wait For Me. ~


Tokyo 01.10.2021

<<Keiji, noi andiamo, sicuro che non vuoi venire?>>

La voce del suo collega arrivò alle orecchie di Akaashi come un debole sussurro, che neanche gli fece staccare gli occhi dallo schermo, mentre formulava una risposta, per lo più automaticamente.

<< No, grazie, devo finire di lavorare.>>

<< Lavori troppo Akaashi-kun.>>
La voce sensuale di Minato-San, sua compagna di scrivania, gli fece alzare le spalle.
Lei gli posò una mano su una spalla, come per esortarlo a ripensare alla loro proposta.
Akaashi si mise una mano sulla bocca, per tutta risposta e continuò il suo lavoro, congedando con quel gesto il gruppo di colleghi, che lo stava invitando fuori.

Uscirono, lasciando Akaashi da solo, sospirare davanti lo schermo luminoso del suo pc, immerso nella penombra di quell'ufficio ormai vuoto.
Poteva sentire le loro risatine dal corridoio, mentre si massaggiava le tempie.

"Forse potrei raggiungerli più tardi."

Si soffermò a pensare.

Il suo telefono squillò, riportandolo alla realtà ed interrompendo le sue fantasticherie.
Akaashi diede un rapido sguardo al nome sul display, dopodiché attese, con il fiato sospeso, che si inserisse la segreteria telefonica:

" Hey... immagino tu stia lavorando... quando torni a casa? No...non ha importanza... io esco, vado a bere con alcuni amici. Non preoccuparti... Bhe ecco... buon rientro..."

La voce smise di parlare, ed Akaashi si ritrovò con i pugni stretti senza sapere come.
Akaashi aveva da poco compiuto 26 anni, lavorava come dipendente in una grande azienda di pubblicità di Tokyo ed aveva un compagno da circa 5 mesi.

Ad Akaashi piaceva il suo lavoro, sentiva di potersi esprimere al meglio delle sue capacità creative, nel mondo della grafica pubblicitaria; o almeno questo era quello che pensava e sperava, una volta laureatosi, quando iniziò a cercare lavoro.

Allora perché si sentiva così insoddisfatto?

Spense il suo pc, che erano già le 22:15 di sera.

Una serata molto fredda e piovosa, lo attese fuori dalla porta dell'edificio dove lavorava.
Gennaio era un mese gelido, il freddo gli si insinuava fin dentro le ossa e gli portava ad avere un umore più nero di quello che aveva di solito.

Mentre la sua figura in completo da ufficio, sfilava lungo le vetrate di negozi ormai chiusi, Akaashi si sentiva tanto deluso quanto innervosito dalla sua sola vista.

Erano passati anni dai tempi del liceo, ormai non era più lo stesso ragazzino di un tempo.
Si era diplomato ed in seguito si era iscritto all'università, laureandosi con il massimo dei voti.
Era andato via di casa ed aveva preso un piccolo appartamento, che da poco condivideva con una persona.

Come si fosse trovato in quella situazione Akaashi proprio non lo sapeva.
Lo aveva conosciuto su una di quelle App per incontri, sulla quale si era iscritto per cercare di colmare quel vuoto che aveva dentro.
Era un ragazzo molto carino, portava i capelli brunastri leggermente lunghi ed aveva una risata molto contagiosa.

Ma ad Akaashi, oltre il suo viso, non piaceva nulla altro di quella persona.
Forse continuava a starci insieme poiché si sentiva tremendamente solo o forse perché in fin dei conti sapeva che nessuno lo avrebbe potuto amare.

Akaashi era bisognoso di amore, di attenzioni e di tenerezze, nella sua vita così impostata; lui soffriva molto la solitudine sin da quando aveva terminato il liceo.
Aveva smesso di giocare a pallavolo, quindi aveva dovuto trovarsi qualcos'altro che gli riempisse le giornate e, come sperava lui, anche il cuore.

Si fermò a consumare un pasto caldo nel solito combini aperto fino a tardi, vicino al posto di lavoro.

<<Il solito?>> chiese l'anziano proprietario, quando lo vide entrare, con il fiato corto e il viso arrossato per il freddo.

<<Ah si, per favore.>> rispose, mentre prendeva posto ad uno degli sgabelli al bancone.

La piccola tv via cavo, che si trovava sopra le loro teste, come al solito trasmetteva un canale sportivo.
Akaashi non ci faceva mai caso, lui era lì semplicemente perché non riusciva più a cenare a casa con il suo compagno, desiderava star da solo e tornare a casa solo per addormentarsi.

Il suo compagno soffriva la lontananza che Akaashi aveva messo tra loro due, ma non poteva farne a meno; non ne era innamorato e sapeva che avrebbe dovuto lasciarlo, ma semplicemente non ne aveva il coraggio.
Non aveva il coraggio di affrontarlo poiché, gli faceva molta più paura il ritrovarsi nuovamente da solo, piuttosto che ammettere la verità.
Sperava che, comportandosi così, lui avrebbe preso la balla al balzo e si fosse deciso a lasciarlo.

Qualcosa tra di loro si era rotto, Akaashi lo sapeva bene, ma non riusciva a prendere in mano la situazione e liberarsi da quelle insulse catene.

"Passiamo adesso alle notizie sul mondo della pallavolo: Incredibile rientro in Nazione per alcune delle più grandi stelle a livello mondiale, che hanno i natali proprio nella nostra Tokyo.
Le Olimpiadi sono alle porte e non potevano non essere selezionati i giocatori migliori provenienti dalle squadre più competitive sul panorama mondiale:
Hinata Shoyo..."

La tv parlava senza che Akaashi capisse realmente che cosa stesse dicendo, ma al momento del piccolo mandarino dei suoi ricordi, alzò lo sguardo sulla tv sentendosi il cuore in gola.

Le foto del suo amico della scuola passavano sullo schermo, mentre il suo cuore si riempiva d'orgoglio, nel ricordare i tempi del liceo; quando quel piccoletto dalla chioma arancione veniva deriso da tutti per la sua statura.

"...Kageyama Tobio..."

Akaashi sussultò ancora una volta: Kageyama, il tenebroso alzatore, Re del Campo, del liceo Karasuno.
Sembrava così diverso in tv adesso, un'altra persona che a stento Akaashi riusciva a riconoscere. Non aveva dubbi sul talento di Kageyama, era sempre stato un'eccezionale giocatore, nonostante avesse qualche problema nel relazionarsi con gli altri.

Il suo ramen fumante arrivò e lui si immerse nel mangiarlo, lasciando che i nomi dei suoi amici e compagni del liceo, gli scaldassero il cuore, proprio come quel piatto gli stava scaldando le budella infreddolite.

"...Bokuto Kōtarō..."

Akaashi nel sentire quel nome smise di sorridere e di mangiare.
Voleva alzare lo sguardo per vedere le sue immagini in tv, ma rimase immobile, a fissare i noodles nella sua ciotola, vorticare all'interno del brodo.

Bokuto, da quanti anni era che non lo sentiva? O meglio, quanti anni erano passati da quando Akaashi aveva smesso di farsi sentire?

Bokuto era stato un compagno di scuola, di pallavolo e di vita importantissimo per Akaashi.
Lui aveva imparato a convivere con la sua esuberante personalità e condivideva il suo stesso sogno: la pallavolo.
Akaashi ci credeva davvero a quel tempo, tant'è che si erano ripromessi di continuare a giocare assieme anche dopo il diploma.

Ma qualcosa andò storto ed Akaashi preferì sparire in un nulla di fatto, piuttosto che, ancora una volta, far chiarezza nella sua testa.

Il giorno della consegna dei diplomi Bokuto si era dichiarato, gli aveva detto che lo amava e che avrebbe voluto stare insieme a lui più di quanto avrebbe voluto continuare a giocare alla pallavolo.

Akaashi si senti travolgere dalla grandezza di quei sentimenti, si sentì travolgere e sopraffare da Bokuto ancora una volta: come poteva stargli dietro? Come poteva calcare quell'onda così improvvisamente?
Rimase immobile, mentre l'altro, che era sempre  stato solo un buon amico, si chinò per baciarlo.

Akaashi reagì a quel bacio, il suo animo intero venne messo in subbuglio, ma in modo del tutto contrario a quello che Bokuto si aspettava.
Akaashi lo schiaffeggiò, dicendogli che era impazzito e che non avrebbe dovuto pensare un'assurdità del genere.
Come poteva preferire lui alla pallavolo?
Bokuto era un grande giocatore, non poteva permettere che quell'avventatezza, -tipica di quel gufo-, pregiudicasse la carriera che aveva davanti.

<<Non dire idiozie come al tuo solito Bokuto.>> gli rispose Akaashi rigido.

<<Ma... ma perché Akaashi?!>> aveva detto Bokuto disperato.

<<Se questo è il tuo ennesimo scherzo, sappi che è pessimo. Smettila di comportarti come un bambino.>>

<<Akaashi... io... io ti amo sul serio. Non te ne sei mai accorto in tutti questi anni?! Perché... perché mi stai rifiutando...>>

Bokuto se ne stava a testa bassa, quasi sull'orlo delle lacrime.
Forse Akaashi avrebbe dovuto riflettere, qualche secondo in più prima di rispondergli.
Forse avrebbe dovuto considerare quei sentimenti, forse avrebbe potuto agire diversamente.

Ma all'epoca Akaashi era molto più infantile di Bokuto, e se ne rese conto solo con il passare degli anni.

Akaashi lo rifiutò con forza, spezzando il cuore di Bokuto e lasciandolo lì, senza dargli una spiegazione sensata al perché lo stesse rifiutando.

Quella scena ancora tormentava Akaashi.
Perché lo aveva rifiutato?

Akaashi era spaventato da quei sentimenti e non sapeva come gestirli, non sapeva come avrebbe fatto a gestire Bokuto.
Scelse quindi la strada più facile, negando a se stesso quel che anche lui sentiva per il suo amico, negando di non essersi mai accorto dei suoi sentimenti, e spingendolo a concentrarsi solo sulla pallavolo.

Bokuto, con il cuore infranto, obbedì, trasferendosi in Brasile e giocando con una squadra straniera ad alti livelli.

Bokuto aveva provato a chiamarlo un centinaio di volte prima della sua partenza, ma Akaashi continuò a trincerarsi dietro quel muro del silenzio.

Dentro di se si ripeteva che era meglio così.
Era meglio per Bokuto, era meglio per tutti, seppellire quegli sciocchi sentimenti giovanili e concentrarsi sulla vita vera.
In realtà Akaashi, provava un profondo senso di vergogna nei confronti di quel ragazzo, che non avrebbe mai avuto il coraggio di presentarsi nuovamente sotto il suo sguardo.

Pagò la sua cena senza neanche consumarla tutta, ed uscì da quel locale con tutta l'intenzione di andare a sbronzarsi da solo.
L'alcol lo avrebbe aiutato, come sempre, a ricacciare i suoi fantasmi del passato; a non pensare più a Bokuto.

Si infilò di fretta nel primo bar aperto che aveva trovato, entrando a testa bassa e lasciando l'ombrello all'ingresso.

Venne accolto da una calda atmosfera, l'odore di legno misto ad alcol e tabacco, di quel posto gli entrò nelle narici, facendolo sentire al sicuro.
Non era mai stato in quel posto, nessuno lo conosceva: lì dentro poteva essere chiunque, poteva fingersi diverso da quello che era.

Era una sensazione confortante, che lo spinse a farsi largo fino al bancone.

Ordinò una birra grande, si accomodò ed iniziò a sorseggiarla allentandosi un po' il nodo della cravatta.

C'era pieno di gente ed il chiacchiericcio che si levava, sovrastava i suoi pensieri, facendolo sentire allegro ed un po' meno misero.
C'erano parecchie donne che continuavano a puntargli occhi addosso, sapeva di essere di bell'aspetto, ma non aveva mai avuto un'esperienza del genere.
Aveva avuto solo occasionali compagni uomini, e solo da poco la sua strana relazione giunta ormai al capolinea.

Akaashi non si sentiva fatto per amare, a lui bastava essere amato, ad ogni costo, da chiunque, non gli importava chi.

Scolò tutta la sua birra, ordinandone subito un'altra.
La gente ballava e si dimenava in quel locale, con la musica abbastanza alta.
Alcune persone si baciavano appassionatamente sia sulla pista da ballo che sui divanetti dietro di lui.
Intravide la sala del privet, separata dal resto del locale da una tenda fatta di perline luccicanti, che ondeggiavano come tutto all'interno di quel posto.

Nel giro di poco anche la sua seconda pinta finì, ma la sua sete di alcol era solo all'inizio.
Non era ancora neanche brillo, cosa che lo infastidiva parecchio, voleva perdere coscienza di se stesso e voleva farlo nel minor tempo possibile.

Un braccio gli passò intorno al collo, mentre lui portava alla bocca un nuovo sorso, di un nuovo boccale.
Sobbalzò per quel contatto improvviso, non si aspettava di certo che qualcuno lo approcciasse a quel modo.
Nel mentre si voltava per scoprire il proprietario di quel braccio muscoloso, si trovò a pensare che, se gli fosse piaciuto anche di viso, sarebbe sicuramente finito a far sesso con questo sconosciuto.

<<AKAASHI NON CI POSSO CREDERE!!>> disse la voce del corvino, visibilmente brillo, all'orecchio di Akaashi.

Kuroo Testurō si era poggiato a lui, mentre con una mano reggeva un boccale di birra vuoto.

Akaashi si irrigidì, cancellando immediatamente dalla sua testa l'immagine di far sesso con Kuroo.
Si sentì deluso, in quanto aveva davvero sperato di concludere la serata con una scappatella del genere.

<<E-Ehi... quanto tempo!>> disse di rimando.
L'alito di Kuroo puzzava di alcol e forse, anche di marijuana.

<<AH? COME DICI?!>> urlò l'altro, senza lasciare la presa alle sue spalle.

<<Dicevo... quanto t..>> Kuroo non lo lasciò neanche finire, che riprese ad urlargli contro, cercando di sovrastare la musica del locale.

<< VIENI AL MIO TAVOLO... POSSIAMO PARLARE DI LÀ!!>>
Kuroo lasciò il boccale sul bancone, ordinando un'altro giro di birre con un solo cenno della mano, al barista.

Akaashi reggendo nervosamente il suo boccale, lo seguì, mentre questo barcollante si dirigeva nella sala del privet.

Varcata la soglia di quella tenda di perline, c'era una porta, sorvegliata da un bodyguard abbastanza minaccioso, ma dallo sguardo completamente assente.
L'atmosfera nella sala del privet era molto più intima.
C'erano pochi tavoli, appartati, e una musica leggera si diffondeva nell'aria.
Le luci erano molto soffuse e si respirava una forte aria di fumo.

Kuroo continuava a fargli cenno di seguirlo, fino all'ultimo tavolo infondo.
Era molto più alto Kuroo, più muscoloso; il suo corpo era cambiato ed Akaashi lo stava squadrando per bene.
Il suo viso però, a parte una leggera ombra di barba, era esattamente come Akaashi lo ricordava, così come i suoi capelli neri, sparati in aria.

<<Non sei cambiato poi molto, Kuroo.>> disse Akaashi, facendo voltare il corvino con un sorriso malizioso in viso.

Arrivarono al tavolo di Kuroo, ed Akaashi sentì un capogiro fargli mancare l'equilibrio.
Complice anche l'alcol, la terra sotto i suoi piedi sembrava mancare ed il cuore gli salì fino alla gola.

Sul tavolo rotondo, dalla tovaglia azzurra, erano adagiate diverse bottiglie di Champagne, con i rispettivi secchi, alcuni boccali di birra e diversi stuzzichini mangiucchiati.
Il posacenere era pieno, di quella che aveva tutta l'aria di essere stata un'ottima fumata.

Ma non furono questi i dettagli che colpirono Akaashi, ciò che gli fece dimenticare di respirare furono le persone al tavolo.

C'era un ragazzo, dai capelli lunghi e scuri, con le punte biondicce, che stava con la faccia schiacciata sul tavolo a ridere come un bambino.
Indossava un maglioncino rosso, di ottima qualità e portava una catenella dorata al collo.
Non c'erano dubbi, era proprio Kenma Kozume.

Akaashi non sapeva perché rideva così di buon gusto, ma non potè fare a meno di sorprendersi nel vederlo così allegro, ricordando come fosse tacito ed apatico da ragazzo.

Kuroo prese posto accanto a lui, accarezzandogli i capelli, a quel gesto Kenma sollevò il viso e diede un disinibito bacio sulle labbra di Kuroo.

Akaashi si sorprese, trattenne il fiato mentre era ancora in piedi.
Doveva essere sconvolto da questa cosa, non si aspettava di certo che loro due fossero ancora insieme dopo tutto quel tempo.
Eppure la sua attenzione era catturata dall'altra persona che stava a quel tavolo.

Se non lo avesse conosciuto così bene, Akaashi avrebbe potuto scambiarlo per chiunque.
Portava degli occhiali da vista, appesi alla maglietta scura che indossava, con sopra una felpa, i suoi capelli erano pettinati verso il basso, ricadendogli sul viso arrossato, per le risate e per l'alcol all'interno delle sue vene.

Seppur pettinati in una maniera differente il colore di quei capelli era inconfondibile: bianchi e neri, sfumati dalla radice fino alle punte.
Quella persona alzò lo sguardo e lo puntò su Akaashi: i suoi enormi occhi ambrati erano esattamente quelli di un tempo, le sue iridi scintillavano della stessa luce che aveva perseguitato Akaashi per tutti questi anni nei suoi incubi.

Non era cambiato di una virgola, seppur il suo aspetto adesso fosse così diverso da quello del liceale esuberante che Bokuto era.

Akaashi aprì la bocca per dire qualcosa, una qualsiasi cosa, ma non riusciva a dare forma ai suoi pensieri sotto forma di parole.

<<Guardate chi vi ho portato!!>> esordì Kuroo, mentre stringeva Kenma tra le sue braccia.

<<Quanto tempo Akaashi!>> disse quest'ultimo, spostandosi una ciocca dei lunghi capelli dietro l'orecchio.

<<Ah...io... quanto t-tempo.>> rispose, più impacciato che mai.

Akaashi voleva sprofondare nel pavimento pur di sfuggire allo sguardo di Bokuto.
Si sentiva così in imbarazzo, così indegno di stare davanti a lui come se nulla fosse, che avrebbe preferito morire piuttosto che rimanere lì anche solo per un minuto di più.

"Ti prego dì qualcosa Bokuto."

Pensava con tutte le sue forze, così intensamente che sentiva la testa pulsargli sulle tempie.

<< Akaashi... vieni! Prendi posto.>> disse dopo poco il gufo, che ormai non aveva più quell' aspetto così bizzarro di un tempo.

Akaashi tremante, si inserì in quel divanetto di pelle nera, attorno quel tavolo rotondo, proprio di fianco a Bokuto.

Nonostante ci fosse un odore persistente di alcol e fumo, ristagnanti, Akaashi venne investito dal profumo di Bokuto, della sua pelle e di tutto il suo essere.
Era esattamente come lo ricordava, o meglio, come aveva cercato di dimenticare in tutto questo tempo.

<<Certo che sei diventato proprio un damerino.>> disse Kuroo, mentre una cameriera lasciava una nuova bottiglia di Champagne sul tavolo, portando via i boccali ormai scolati.

Akaashi osservo quella bottiglia, doveva essere molto costosa, a giudicare dal marchio dorato imposto come sigillo.
La sua birra, ormai calda, gli sembrò estremamente patetica, di fronte a quelle bollicine dorate che Kuroo si apprestava a versare in 4 flûte.

<< Voi invece... non siete cambiati per nulla.>> disse, mentre si stringeva nelle spalle.

I 3 urlarono, non appena la bottiglia fu aperta.
Akaashi guardò di sottecchi il viso di Bokuto, che si allargava in un grande sorriso mentre nei suoi occhi si rifletteva il dorato di quel liquido afrodisiaco.

All'improvviso si voltò, porgendo ad Akaashi un bicchiere.
Lui esitò un momento, non aveva mai bevuto Champagne e non avrebbe mai pensato che la sua prima volta sarebbe stata assieme a Bokuto.

<<Lascia quel piscio Akaashi.>> lo incoraggiò Kenma, il quale sollevava il suo bicchiere pronto ad un brindisi.

Akaashi si fece coraggio ed accettò, sollevando anche il suo calice.

<<A... a cosa brindiamo?>> disse.

<< Bhe all'inizio era il rientro di quel rompicazzo di Bokuto dal Brasile... poi è diventato la convocazione alle Olimpiadi di questi due coglioni... ma adesso... adesso brindiamo al nostro fortuito incontro con te, Akaashi!>> Kenma ridacchiò, mentre la sua voce usciva più distorta che mai dalla sua bocca.

Akaashi si sentì pervadere da una nuova ondata di vergogna.
Non sapeva che Bokuto fosse rientrato dal Brasile ed aveva appreso la notizia della loro convocazione alle Olimpiadi solo attraverso la televisione.

<< Hai mancato anche quegli assetati di sesso di Hinata e Kageyama... davvero per poco!>> continuò Kenma.
Akaashi non potè fare a meno di arrossire e di scolarsi l'intero calice tutto d'un fiato.

L'alcol dello Champagne gli bruciò leggermente la gola, mentre il suo dolce sapore gli fece venire l'acquolina in bocca.
Si versò, così, un nuovo bicchiere poiché già si sentiva dipendente da quel liquido dorato e dolciastro.

<< Loro... loro stanno...>>

Kuroo scoppiò a ridere, fragorosamente.

<< Mamma mia Akaashi... hai proprio un palo nel culo stasera!!!>>

Anche Kenma iniziò a ridere, seguito da Bokuto, che accennò solo ad un sorriso più contenuto.

<<Ma rilassati... cos'è tra poco finiremo a parlare dei nostri lavori?!>> continuò a sfotterlo Kuroo.

<<Se lo vuoi sapere loro giocano ancora a pallavolo, mentre io sono diventato socio alla pari di un'azienda di produzione di video game... ma non ti posso dire quale altrimenti poi dovrei ucciderti.>> rise Kenma, visibilmente non in possesso del suo solito contegno.

Akaashi sorrise, era davvero così triste parlare dei loro lavori?
Mentalmente si disse di sì, e si rese anche conto che l'unico ad essere diventato un adulto noioso era solo lui.
Gli altri sembravano divertirsi un mondo, nonostante gli anni del liceo fossero ormai lontani alle loro spalle.

<<Congratulazioni per le Olimpiadi...>> disse ad un certo punto.

<< Grazie.>> fu Bokuto il primo a rispondere, voltandosi a guardare Akaashi dritto negli occhi.

<<Verrai a vederci?>> continuò.

<< Ecco io... >> Akaashi non sapeva cosa rispondere davanti quelle iridi ambrate.

<<Avanti Bokuto... dovrà prendere dei giorni di ferie per venire a vederci giocare, lascia stare il nostro imprenditore!!>> lo canzonò Kuroo.

Se lo meritava, effettivamente, per essersi isolato da tutti a quel modo, adesso meritava di essere preso in giro.

<<Allora prendile, le tue ferie Akaashi... prendile e vieni a vederci.>> continuò Bokuto, incurante delle risate tra Kenma e Kuroo.

Era la prima volta, dopo tanti anni che sentiva nuovamente Bokuto pronunciare il suo nome.
Akaashi ebbe un brivido freddo che gli corse lungo la schiena, nonostante si sentiva molto accaldato per l'alcol che finalmente faceva il suo corso nel suo sangue.

La serata si svolse nel migliore dei modi, ridendo e scherzando tra di loro come se fossero tornati ragazzi.
Kuroo raccontò per due volte di come lui e Kenma si fossero fidanzati ufficialmente da poco e che finite le Olimpiadi lo avrebbe portato in Italia per sposarsi.
Bokuto raccontò del Brasile, ma Kenma insistette per fargli raccontare di tutte quelle volte che aveva beccato Hinata fare sesso telefonico con Kageyama, che si trovata in Germania.

Quei due avevano continuato a stare insieme, dai tempi del liceo, nonostante le loro strade si fossero divise, portandoli uno dall'altra parte del mondo rispetto all'altro.

<< Ogni volta che si vedono si sfondano a vicenda. Non fanno altro che scopare, scopare e scopare!!>> aveva riso Kuroo, mentre accarezzava una guancia di Kenma.

Akaashi non potè che sentirsi geloso di entrambe le coppie:
Kuroo e Kenma così profondamente legati.
Hinata e Kageyama, che avevano continuato ad amarsi nonostante la lontananza.

Si sentì patetico, confrontando la sua tiepida storiella di appena 5 mesi, che mandava avanti per inerzia, con l'amore travolgente che i suoi amici avevano nella loro vita.

<<E tu Akaashi? Sei sposato... hai figli?>> chiese Kuroo, all'improvviso.
La domanda destò l'attenzione anche di Bokuto, che seduto al suo fianco, lo sentì irrigidirsi.

Akaashi la trovò una domanda al quanto fuori luogo, non voleva parlare della sua vuota vita sentimentale davanti a Bokuto.

<< No... no io... non sono sposato.>> disse arrossendo.

<<Ma dai?! Eppure ci avrei scommesso.>> rispose Kuroo.

<< Ma... ti vedi con qualcuno?>> Bokuto prese la parola, dopo tanto ascoltare le chiacchiere che si stavano scambiando.

Akaashi pensò che fosse ora di fare ammenda con lui, per tanto prese coraggio ed annuì.

<< NOOO MA DAI.>> urlò Kenma.

<< Ti vedi con una donna?>> chiese poi il biondino.

Akaashi si morse il labbro inferiore, mentre un nuovo capogiro lo colse alla sprovvista.
Annuì nuovamente, mentendo e vergognandosi di non essere riuscito ad ammettere la sua omosessualità davanti agli altri.
Pensava che se se avesse mentito davanti a Bokuto, forse quest'ultimo avrebbe trovato un senso al suo rifiuto di anni addietro.

Per risposta Bokuto si scolò tutta la bottiglia di Champagne che era rimasta, iniziando poi a ridere con i suoi soliti toni alti.

Lo aveva ferito, un'altra volta.

<< Caaaaazzo sono già le 2:00>> esordì Kuroo all'improvviso, tra gli schiamazzi che Bokuto e Kenma stavano portando avanti.

<<Oya Campione... domani devi prendere un aereo, non ti sarai scordato?!?>> disse in direzione di Bokuto.

Akaashi si avvampò nuovamente.
Davvero lo aveva appena ritrovato e lui stava già per andare via?
Tornava in Brasile?
Perché stava già andando via?

Akaashi avrebbe voluto sapere di più sulla sua vita, avrebbe voluto rimettersi in pari di tutti quegli anni di silenzio, avrebbe voluto scusarsi e tempestarlo di domande.
Avrebbe voluto sapere se fosse felice adesso, se lo avesse perdonato per quel che gli aveva fatto al liceo e se, il suo cuore appartenesse a qualcun altro.

Avrebbe desiderato più tempo assieme a Bokuto, ma ormai non ne aveva davvero più.
Kuroo si alzò, reggendo Kenma per le spalle.

<< Noi andiamo... non ti preoccupare per il conto, del resto questo locale è di Kenma.>>

Akaashi sgranò gli occhi.

Il locale era di Kenma?! Come poteva non sapere che uno dei suoi amici possedeva un locale così IN a Tokyo?

<< Dove.. dove stai andando?>> chiese titubante.

<< Non è ovvio? Sto riportando la principessa nel castello. Assicurati che Bokuto torni nella sua stanza d'albergo.>> gli disse, mentre si stava già apprestando per uscire dal locale.

Guardò Bokuto che era mezzo addormentato sul tavolo, mentre la bava gli colava dalla bocca.

" Io?! Devo riportarlo io?!? Ma non ho idea di dove alloggi... non ho neanche un'auto!!"

Pensò mentre la testa gli girava sempre più forte.

<< Bokuto... Bokuto...>> lo chiamò, mentre lo scuoteva leggermente.

Il ragazzo alzò il viso, con il segno della tovaglia stampato in faccia.

<< Dobbiamo andare...>> lo esortò.

Bokuto si alzò, ergendosi in tutta la sua altezza.
Era cresciuto ancora, i suoi muscoli adesso armonizzavano quello che Akaashi avrebbe detto essere il suo metro e 90 di altezza.
Bokuto si sistemò gli occhiali sul viso, conferendogli un'aria ancora più attraente di quella che già non sprigionasse.
Akaashi non potè fare a meno di arrossire e di mordersi il labbro inferiore.
Si sistemò la felpa sportiva chiudendola fino al collo per poi restare in attesa di Akaashi che si rimettesse la giacca.

Con fare molto impacciato Akaashi si rivestì, facendo cenno a Bokuto di seguirlo.
Non seppe dire chi dei due fosse più sobrio, essendo che entrambi barcollavano vistosamente.

Fuori pioveva ancora e l'impatto con l'aria fredda diede un pugno in faccia ad Akaashi, facendolo risvegliare anche se di poco, dal suo torpore.

Si sentì afferrare il braccio, da un Bokuto abbastanza silenzioso, mentre apriva l'ombrello.
Quell'improvvisa vicinanza fece sussultare Akaashi, il quale, in quel momento, non potè fare a meno di osservare il profilo di quello che era stato il suo migliore amico.

Si sentiva ardere dall'interno, da una forza e un desiderio che lui avrebbe definito come bruto e violento.
Si sentiva un idiota per essersi allontano da Bokuto, si sentiva un idiota per avergli chiuso le porte così in fretta e si sentiva un tremendo idiota nell'averlo rifiutato così con forza, il giorno del diploma.

Bokuto lo guardò, iniziando poi a ridere.

<< Cosa... cosa c'è?>> chiese impacciato.

<< Ti stai bagnando tutto... lasciando pendere l'ombrello solo dalla mia parte.>> disse tra le risate.

"Ah... cazzo."

Anche Akaashi si sorprese nel sorridere, vedendo la sua spalla sinistra completamente fradicia.
Il flusso dei suoi pensieri lo aveva così distratto, da non fargli sentire neanche che si stava bagnando.

Il vedere Bokuto sorridere, così di cuore, provocò una tempesta dentro Akaashi.
Non sapeva se si sentisse più disinibito per l'ebbrezza alcolica, ma si sorprese nel sentirsi rincuorare dopo tutto quel tempo, dal suono della risata di Bokuto.

Akaashi era rimasto in silenzio per troppo tempo, aveva taciuto ogni cosa, da quel giorno dei diplomi, che adesso si lasciava avvolgere dall'eccessiva ed estremamente vivace personalità del suo amico.

Ma poteva ancora considerarsi suo amico?
Se ora lo avesse chiesto a Bokuto, questo gli avrebbe sicuramente risposto di sì, poiché avrebbe parlato sinceramente.
Ma uno come Akaashi, che aveva passato gli ultimi anni ammollo nei sensi di colpa, non si sentiva degno di definirsi amico.
Era stato un pessimo amico, era stata una persona meschina.

<< Sono arrivato... >> disse Bokuto, indicando l'entrata di un lussuoso Hotel, nel cuore di Tokyo.

Akaashi si sorprese ancora una volta: Bokuto era definitivamente pieno di soldi adesso, mentre lui riusciva a malapena ad arrivare a fine mese, nonostante le estenuanti ore di straordinari.

"Dovrei salutarlo qui? Ma non voglio..."

<< Bene allora... >> si schiarì la voce Akaashi, cercando di ricacciare all'interno l'improvvisa malinconia.

<< Akaashi... >> chiamò Bokuto, facendo salire nuovamente il cuore in gola al corvino.

Akaashi stava sperando, con tutto se stesso, di essere invitato nella sua stanza.
Sperava di poter avere un momento in più da poter passare con Bokuto, si sentiva in difetto e sapeva che non ne aveva il diritto di volere del tempo in più in sua compagnia, dopo quello che gli aveva fatto.

Non aveva più il diritto di affiancarlo, non aveva più la possibilità di indagare sulla sua vita e di dispensargli consigli.
Non poteva rubargli ulteriore tempo, e lo sapeva bene.

Ma non poteva fare a meno di sperarlo.

Si voltò a guardare Bokuto, che stava in piedi davanti le porte scorrevoli dell'hotel.

<< Akaashi... io...>>

Akaashi gli rivolse un sorriso, non ne aveva motivo di sorridere in quel momento, anzi avrebbe davvero voluto piangere disperato.

<<Akaashi... non credo di riuscire ad aprire la porta della mia camera.>> concluse Bokuto, con evidente imbarazzo, mentre a stento si reggeva sulle sue gambe.

Akaashi si sentì sollevare da un peso che si era appena adagiato sul suo petto.

Era speranza, quella che sentiva battergli nel petto?

Acconsentì, varcando la soglia dell' hotel assieme a Bokuto.
Il portinaio notturno gli rivolse uno sguardo, mentre rumorosamente Bokuto faceva il conto dei vari piani, Akaashi si sentì arrossire nuovamente.
Si rese conto di come le cose fossero cambiate in questi anni:
Una volta, se Bokuto fosse stato troppo rumoroso chiunque avrebbe inveito contro di lui per zittirlo.
Adesso, avendo raggiunto una certa fama anche a livello mondiale, gli veniva concesso di far quel baccano, anche nel cuore della notte.

<<Andiamo Akaashi!!!>> urlò, strascicando le ultime sillabe del suo nome.

"Dio se mi era mancato..."

Mentre avanzava nel corridoio silenzioso, canticchiava una canzone, che Akaashi non risusciva a riconoscere.

<< Questa Akaashi!!>> urlò.

<<Sssshh Bokuto, ho capito.>> si avvicinò rapidamente al suo amico, aiutandolo ad estrarre la chiave dal suo portafogli.

Con estrema sorprese vide che non era altro che una chiave magnetica, che andava solamente appoggiata sulla maniglia della porta.

"Non sarebbe stato davvero capace di aprire una porta del genere ...?"

La camera di Bokuto era una suite, composta da un ampio ingresso con una camera da letto padronale immensa.
Il letto era enorme e a baldacchino, tutto in quella stanza trasudava lusso da ogni fregio e dettaglio che impreziosivano ogni angolo di quella camera.

Era così grande per una persona sola, ma non per Bokuto, il quale aveva sparso i suoi indumenti per tutta camera.

Le luci erano spente, ma le tende erano tirate facendo entrare le luci di una metropoli sotto la pioggia.

Akaashi mosse un passo al suo interno, mentre sentiva Bokuto chiudersi la porta alle spalle, nel più sacro dei silenzi.

Akaashi si voltò, trovandosi quegli occhi dorati fissi nei suoi.
Bokuto era vicino, incredibilmente vicino.
Poteva sentire il suo fiato, entrargli nel naso, mentre alcune goccioline di acqua, gli colavano dai capelli sul viso e sui vestiti.

<< Akaashi... >> disse, mette allungava una mano per accarezzare il volto totalmente paonazzo del corvino.

Lui trattenne il fiato, credendo di star sognando quel contatto, che aveva segretamente desiderato per tutta la serata.

Bokuto lo prese dalle spalle, stringendolo in un abbraccio che lasciò sfuggire delle lacrime, all'auto controllo così austero di Akaashi.

Quell'abbraccio sciolse definitivamente il suo cuore che credeva essere andato in ibernazione da quel giorno a liceo.
Akaashi si sentì investire da un'ondata di aria fresca, rendendosi conto solo in quel momento di come avesse trattenuto il fiato per tutti quegli anni.
I sentimenti che aveva cercato di nascondere infondo al suo cuore, vennero a galla, scorrendogli adesso dagli occhi arrossati.

Akaashi si lasciò andare a quell'abbraccio, affondando il viso nella felpa di Bokuto.
Lo strinse così forte a se, da quasi fondersi con il suo corpo.
Era un abbraccio liberatorio, era un abbraccio riconciliante.

<<Ho passato tutto questo tempo... Akaashi a chiedermi perché... perché tu fossi sparito, che cosa avessi sbagliato...>> disse Bokuto, staccandosi dopo un po' e liberandosi delle scarpe e della felpa.

<<Bokuto... tu non hai sbagliato nulla...>> rispose Akaashi, imitandolo.

<<No... no io devo aver sbagliato qualcosa, perché altrimenti non riesco a trovare una spiegazione a quel che è successo.
Ho provato a contattarti più volte... ho provato a scusarmi con te... ma tu avevi messo un muro...>> Bokuto si tuffò nell'immenso letto, portandosi una mano sugli occhi.

Akaashi rimase in piedi, stringendosi nel suo completo da lavoro, provando un immenso senso di vergogna.

<< Ho avuto paura Bokuto.>> ammise alla fine.

<< Ho avuto paura di quello che mi confessasti, che, la cosa più semplice che mi è venuta in mente di fare è stata quella di nascondermi.>>

Bokuto si mise a sedere sul letto, mentre Akaashi in lacrime si avvicinava a lui.

<< Non ne ho il diritto... ma ti chiedo di perdonarmi Bokuto... è l'unica cosa che... l'unica cosa che vorrei adesso.>> disse, buttandosi in ginocchio.

Si faceva pena, era un adulto ormai eppure eccolo che piangeva come un ragazzino, implorando il perdono di Bokuto.

Quest'ultimo gli afferrò il viso tra le mani e si chinò su di lui.

<< Non ho mai smesso un giorno di amarti Akaashi. Neanche quando ti ho odiato, neanche quando sono partito, neanche quando ti ho visto entrare questa sera. Io non ho mai smesso...>>  gli sussurrò.

Lentamente Bokuto si spinse a posare le sue labbra su quelle di Akaashi, il quale questa volta accolse quel bacio con immensa gratitudine.

Era quello che aveva sognato in tutti questi anni, era quello che più profondamente aveva cercato di immaginare quando si trovava da solo: lui e Bokuto ed una seconda occasione.

Anche Akaashi non aveva mai smesso di pensare al suo amico dall'aspetto bizzarro e negli angoli più remoti della sua mente conservava ancora vivido, il ricordo di quel bacio che aveva rifiutato, con estrema codardia.

Questa volta sarebbe stato diverso, questa volta avrebbe lottato per Bokuto, questa volta se lo sarebbe tenuto stretto.

Si staccarono dopo un po' e si guardarono teneramente gli occhi.

<< Davvero ti vedi con una donna?>> chiese Bokuto, mentre aiutava Akaashi ad alzarsi.

<< No, ma c'è davvero una persona.>> ammise.

Basta bugie, basta doppi giochi, se Bokuto lo voleva sul serio, dopo tutti quegli anni, Akaashi voleva giocare pulito.

Bokuto sospirò, passandosi una mano dietro al collo.

<< Bokuto-San... >> disse Akaashi, riaccendendo quella miccia della nostalgia dei loro anni del liceo.

Akaashi si avvicinò a Bokuto, consapevole che stava per varcare quella soglia tra ciò che si sarebbe potuto definire una "scappatella dovuta all'alcol" e "l'intenzione di fare l'amore" con la persona che aveva davanti.

Gli tolse gli occhiali e li ripose con cura sul comodino, dopodiché passò a sfilargli la maglia.
Il corpo di Bokuto era ancora meglio senza vestiti addosso.
Muscoloso, definito, virile, possente.
Lui si lasciò spogliare, guardando Akaashi che finalmente ricambiava i sentimenti che aveva sempre serbato per lui.

Lentamente anche Bokuto, senza dire una parola, iniziò a sbottonargli la camicia.

Si guardavano, in silenzio, assaporando l'uno il corpo dell'altro, studiando nei minimi particolari come fosse cresciuto e maturato il loro fisico.

Iniziarono a baciarsi con eccitazione, dimenticando di essere ubriachi d'alcol e riscoprendosi ebbri d'amore.

La passione li travolse, facendoli ricadere su quel letto che per molte sere aveva accolto solo il corpo di Bokuto.
Le lenzuola ardevano dei loro desideri repressi, della loro voglia di scoprirsi e ritrovarsi, ancora ragazzini alle prime prese con quel strano batticuore.

Lo amava Bokuto, lo amava con tutto se stesso, e finalmente Akaashi se ne rendeva conto.

Mentre Bokuto lo penetrava, spingendo con forza il suo bacino contro le sue natiche, Akaashi si sentiva finalmente completo.

"Grazie per avermi atteso, Bokuto-San"

Pensava, mentre gemeva sotto le spinte di quello che era appena divenuto il suo amante.
Bokuto lo possedeva, stringendolo in un abbraccio, accarezzando la sua schiena nuda e sudata.

Bokuto entrava ed usciva da Akaashi, mantenendo un ritmo serrato, studiando i tratti del suo viso,- che teneva piegato di lato,-  le luci e le ombre che incorniciavano quel momento così intimo tra loro due, regalando nuove chiavi di lettura a quello che Akaashi rappresentava.

Entrambi si sentivano appagati, si sentivano coinvolti ed eccitati, nel ritrovarsi finalmente a consumare le loro fantasie più perverse.

Gemettero insieme più di un'orgasmo, che gli scosse le gambe ed il petto, così violenti e così profondi, Akaashi non aveva mai provato sensazioni simili con nessuno dei partner che aveva avuto.

Si strinse a Bokuto, al suo corpo nudo e sudato, mentre lentamente scivolarono entrambi in un sonno dolce.

Era circa mezzogiorno quando Akaashi si svegliò in quell'enorme stanza d'albergo.
Non furono i primi raggi del sole che filtravano dalle enormi vetrate panoramiche, bensì l'incessante trillare del telefono nella tasca dei suoi pantaloni, buttati a terra.

Akaashi aveva un tremendo mal di testa, e non ricordò subito come fosse finito in quella stanza così diversa da quella del suo appartamento.

Una marea di messaggi e chiamate perse da parte dei suoi colleghi di lavoro, amici e conoscenti:

" AKAASHI MA QUESTO SEI TU?!"

I messaggi che aveva ricevuto erano più o meno tutti uguali e tutti rimandavano a diversi link di notizie, che stavano spopolando su Twitter e su tutto l'internet.

Akaashi era confuso, non sapeva proprio a che cosa si stessero riferendo.

Si guardò intorno:

"Bokuto!!"

Il suo cuore ebbe un sussulto, nel ricordare la notte di fuoco che avevano passato insieme.
Bokuto non era con lui quella mattina al suo risveglio, Akaashi lo sapeva che sarebbe dovuto tornare in Brasile, ma non poteva contenere la delusione nel suo cuore.

Decise di aprire una di quelle notifiche:

"IL PALLAVOLISTA DA OLIMPIADI KŌTARŌ BOKUTO È STATO PAPARAZZATO IERI NOTTE PER LE STRADE DI TOKYO: ADESSO È CACCIA ALL'UOMO CHE SI ACCOMPAGNAVA CON LUI."


Akaashi sussultò, nel riconoscersi in quella foto rubata, di un loro momento di intimità.

Sorrise, nel vedere il suo volto in quella foto.
Finalmente il vedere la sua immagine non gli provocava più disgusto.
Di fianco a Bokuto, si sentiva assolutamente nel posto giusto.

Il suo sguardo cadde su un bigliettino messo sul comodino di fianco al lato, dove Akaashi stava dormendo.

La calligrafia tremolante di Bokuto, fu subito riconosciuta dal corvino, il quale si sentì nuovamente traboccare d'amore.
Una semplice parola, che racchiudeva mille significati, uno migliore dell' altro per Akaashi.

Lo lesse più di una volta, per convincersi che fosse del tutto reale:

Aspettami.

Akaashi si alzò dal letto, rivestendosi ed andando ad osservare il panorama da quella finestra.
Tokyo si estendeva sotto i suoi occhi, immobile e bellissima.
Non gli era mai sembrata così piccola quella metropoli come in quel momento, non gli era mai sembrata così accogliente come adesso.
L'aveva sempre disprezzata per quanto fosse caotica, ma in quel momento gli sembrava statica e sospesa nel tempo.

Il cielo era carico di nuova pioggia, ma ad Akaashi sembrò una meravigliosa giornata di sole, come non ne vedeva da anni.

Sorrise, continuando a guardare il cielo, mentre scorse le luci e la scia di un'aereo che stava prendendo quota.

"Ti aspetterò."

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