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Quando apro gli occhi, la mattina seguente, trovo immediatamente la risposta alla domanda che mi sono posta poco prima di addormentarmi: il posto accanto al mio è vuoto, le coperte sono scostate ed il materasso è freddo, segno che la persona che vi era sdraiata sopra se ne è andata da diverso tempo; per scrupolo personale, dopo essermi alzata ed aver indossato qualcosa, controllo il bagno ed il salotto, e non resto affatto sorpresa di scoprire che entrambi sono vuoti.

Dentro l’appartamento ci siamo solo io, la mia gatta Ceece che dorme acciambellata sul suo cuscino ed il silenzio più assoluto, rotto solo di tanto in tanto dai rumori del traffico di New York che proviene al di là delle finestre: George non c’è; se ne è andato in silenzio, senza lasciare alcuna traccia ed assicurandosi di non svegliarmi.

E questo, beh… Questo dice già tutto quanto da sé.

Per lui non è stata altro che la semplice avventura di una notte, e la decisione di andarsene in modo così furtivo deve averla presa dopo che gli ho lasciato intendere che non mi sarebbe affatto dispiaciuto dare un seguito al nostro appuntamento; evidentemente lui era alla ricerca di qualcosa di tutt’altro che impegnativo ed il mio discorso deve averlo spaventato a tal punto da spingerlo a tagliare la corda prima del mio risveglio, in modo da evitare qualunque genere di domande imbarazzanti a cui dover rispondere: peccato che sia andata così, ma dopotutto non è la fine del mondo.

Anzi: da un lato devo considerarmi piuttosto fortunata perché certi aspetti del carattere di una persona è meglio scoprirli all’inizio che in un secondo momento; evidentemente, in questo caso specifico, sono uscita con una persona molto meno seria e matura di quello che il suo aspetto esteriore lascia presumere, ed averlo scoperto fin da subito mi ha impedito di perdere tempo nel tentativo di costruire qualcosa che non potrebbe mai essere costruito, perché partirebbe dal presupposto di non poggiare su solide basi.

Mi lascio andare ad un sospiro e recupero un elastico per raccogliermi i capelli, affinché abbiano un aspetto il più decente possibile visto che al momento sono ridotti ad un groviglio di fili biondi e sottili a causa della notte movimentata e del sudore; ho assolutamente bisogno di una doccia fredda per rinfrescarmi e per eliminare dal mio corpo ogni traccia della notte appena trascorsa, ma prima di chiudermi in bagno mi sposto in cucina per prendere un bicchiere di succo all’arancia per rinfrescarmi la gola, ed è proprio lì, sopra al bancone, che per puro caso noto un bigliettino che fino alla sera prima non c’era: sono assolutamente certa di non essere stata io a metterlo lì, perché di solito i miei post-it con gli appunti importanti li appendo sempre allo sportello del frigorifero con un magnete, e li scrivo con un pennarello colorato, in modo che non passino inosservati.

E poi, in questo caso la scrittura alta e stretta del messaggio non è assolutamente la mia.

Prendo in mano il foglietto, incuriosita, e questa volta non posso che sollevare le sopracciglia in un’espressione sorpresa perché il messaggio è da parte di George, come testimonia la firma infondo al breve messaggio che ha lasciato per me: non ha tagliato la corda per evitare qualunque domanda, se ne è andato presto a causa di un impegno lavorativo della massima importanza e mi ha lasciato il suo numero di cellulare affinché possa contattarlo quando voglio, se anche io desidero dare un seguito al nostro appuntamento quasi al buio.

Non ho neppure il tempo materiale per realizzare di non essere stata affatto scaricata senza tanti complimenti che vengo colta alla sprovvista dal trillo prolungato del campanello; per un istante, per un solo piccolo istante, penso che si tratti del mio accompagnatore che vuole farmi una sorpresa perché è riuscito a liberarsi in fretta dell’impegno urgente di lavoro, ma quando guardo attraverso lo spioncino della porta d’ingresso vedo che si tratta completamente di un’altra persona.

Andy.

“Sorpresa!” esclama la mia amica, dopo che ho aperto la porta, mostrandomi una busta marrone che stringe nella mano destra “guarda cosa ti ho portato: cappuccino caldo e bagels. La colazione perfetta per il weekend!”.

Dovrei essere sorpresa e lusingata dal suo gesto altruista, ma in realtà non provo né l’uno né l’altro sentimento perché ho già capito cosa si nasconde davvero dietro la sua visita inaspettata e la sua premura.

“Tu non sei venuta qui per farmi una sorpresa. Sei venuta qui perché sei ansiosa di sapere come è andata la cena di ieri sera e perché speravi di trovarlo ancora qui. Ammettilo, Andy: ormai ti conosco fin troppo bene”

“Ma è ovvio che sono venuta qui perché voglio sapere tutto prima di chiunque altro!” esclama lei, senza neppure provare a mentire, entrando nel mio appartamento; e mentre richiudo la porta, con la coda dell’occhio la vedo guardarsi attorno, alla palese ricerca del mio accompagnatore “lui non c’è?”

“No, mi dispiace per te, ma sei arrivata troppo tardi. Dovrai accontentarti del mio racconto, anche se non lo meriti affatto visto che ti sei presentata qui con la colazione solo per ficcanasare nella mia vita privata!”

“Suvvia, Vera, hai solo che da ringraziarmi, lo sai? Se io non avessi insistito tanto, non saresti uscita con quell’uomo e quindi il merito è in gran parte mio. E dato che il merito è in gran parte mio, penso che sia il minimo rendermi partecipe di come è andata la tua serata, non ti pare? Ohh, aspetta un attimo” come se fosse a casa sua, Andy si accomoda sul divano, prende in mano il telecomando ed accende la TV “tra poco inizia uno speciale sul Live 8 che non voglio assolutamente perdere”

“Uno speciale su cosa?”

“Il Live 8, Vera, quel concerto a Londra che sono andata a vedere a luglio… Ohh, ma cosa vuoi che lo spieghi proprio a te, la persona che meno se ne intende di musica in assoluto al mondo! Ti dispiace se lascio la TV accesa?”

“Fai pure come se fossi a casa tua, visto che ormai ti sei seduta e l’hai accesa” commento con una punta di sarcasmo, prendendo posto sull’estremità opposta del divano “ma credevo fossi piuttosto ansiosa di ascoltare il resoconto del mio appuntamento”

“Ed io sono ancora ansiosa di ascoltare il tuo resoconto, ma sono anche in grado di fare due cose contemporaneamente. Forza, che stai aspettando? Racconta, dai!”.

Con un sospiro rassegnato, allungo la mano destra verso la busta marrone e prendo un bagels ripieno con salmone e formaggio spalmabile; di solito non faccio mai una colazione così abbondante, ma la notte movimentata mi ha lasciato un enorme buco allo stomaco e per una volta posso permettermi una piccola eccezione.

“La cena, nel complesso, è stata piacevole e tranquilla. Non c’è molto da dire, in realtà: ci siamo dati appuntamento in un ristorante piuttosto carino, che non conoscevo, lontano dal centro, ed abbiamo trascorso tutto il tempo a conversare. Mi ha raccontato un paio di cose su di lui. Ha detto di essere un architetto, ma preferisce definirsi un libero professionista

“Allora è uno che guadagna bene”

“Guadagna bene, eccome. Aveva un Rolex come orologio da polso. Ma questo non ha importanza: uno potrebbe anche avere tutti i soldi del mondo, ma essere uno stronzo di prima categoria… Non potrei mai stare insieme ad un uomo che può comprarmi qualunque cosa senza battere ciglio, ma col vizio di mettermi le corna di tanto in tanto. Sarebbe un’umiliazione troppo grande da sopportare”

“Sì, sì, hai ragione, ma non perdere tempo su questi particolari e raccontami piuttosto del dopocena, avanti, che non aspetto altro”

“E come fai ad essere così sicura che ci sia stato un dopocena?”.

Andy solleva il sopracciglio sinistro e mi squadra da capo a piedi con un’occhiata che dice già tutto da sé; in questo momento non potrei mentire in modo convincente a nessuno, visto che indosso i primi indumenti da casa che mi sono capitati tra le mani ed ho i capelli raccolti in una coda scompigliata.

Tutto nel mio aspetto lascia intuire cosa sia accaduto durante la notte.

“Tralasciando il fatto che quando sono arrivata mi hai detto che lui se ne era già andato e quindi già questo da sé significa che non hai trascorso la notte da sola? Beh, direi che il tuo aspetto parla in modo piuttosto chiaro e lampante” Andy si sistema meglio sul divano, incrociando le gambe, prende un cappuccino ed inizia a bombardarmi letteralmente di domande su domande “allora, racconta: come è stato? Come è successo? Chi ha fatto la prima mossa? È bravo a letto? Ci sa fare?”

“Mio dio, una domanda alla volta, per favore… Come è successo? Beh… In realtà è accaduto tutto quanto nel più classico dei modi: ha insistito per riaccompagnarmi a casa, visto che avevo preso un taxi per raggiungere il ristorante, per ringraziarlo della premura l’ho invitato ad entrare per bere qualcosa e… E diciamo che alla fine nessuno dei due ha sentito il bisogno urgente di bere, e siamo finiti in camera da letto. È stato lui il primo ad avvicinarsi, ma non il primo a baciare. Credevo stesse per farlo, ed invece sai cosa è successo? Si è bloccato e mi ha chiesto se era mio desiderio proseguire perché non voleva fare nulla che non fosse di mio gradimento”

“Ohh, si vede proprio che è un inglese. Nessuno dei tipi con cui sono uscita finora è mai stato così premuroso al primo appuntamento: tutti quanti puntano dritti al loro obiettivo non appena vedono un piccolo spiraglio”
“Invece ti posso assicurare che nel suo caso è tutta un’altra questione. Non è stato premuroso solo nella fase dei preliminari, ma anche durante il sesso vero e proprio. Non lo so… Voglio dire, è strano da spiegare, ma è stato come se non fosse la nostra prima volta insieme, capito? C’era…”

“Chimica?”

“Sì, credo che sia questa la parola giusta che sto cercando. C’era una grande intesa e poi… Poi ti assicuro che ci sa proprio fare”

“Avete fatto qualcosa di strano o particolare? Qualche giochetto erotico?”

“No, nulla di simile” rispondo con una risata imbarazzata alla domanda sfacciata di Andy “solo del sano e buon sesso, fatto veramente bene. E ti posso assicurare che i giochetti erotici per scaldare di più l’atmosfera non servono a nulla quando riesci a fare del buon sesso. Quelli servono solamente alle persone insicure”

“Te lo avevo detto io che puntare sugli uomini maturi dà sempre enormi soddisfazioni, soprattutto se si tratta dell’avventura di una notte: se decidi di concedertela, tanto vale che sia un’esperienza coi fiocchi”

“Mmmh” infilo di nuovo la mano destra dentro la busta marrone per prendere l’altro cappuccino d’asporto ed avvicino il bicchiere di cartone alle labbra “può anche essere che in questo caso non si tratti solo dell’avventura di una notte, come credevo in un primo momento”.

Come immaginavo, vedo la mia amica spalancare gli occhi dalla sorpresa.

“Che cosa?”

“Sì, hai capito benissimo, o meglio… Credevo anche io che sarebbe stata solo l’avventura di una notte perché questa mattina già non c’era più quando mi sono svegliata… Ma poi ho trovato questo, guarda” mi alzo per un momento dal divano e vado a recuperare il bigliettino che consegno direttamente ad Andy “era sopra il bancone. Mi ha lasciato il suo numero di cellulare”

“Ohh, porca puttana!” esclama lei, sgranando ancora di più gli occhi “non ci posso credere! Ma allora hai fatto proprio colpo!”

“Aspetta, aspetta, non correre così in fretta con la fantasia. Guarda che cose come il classico colpo di fulmine esistono solo nei film e nei romanzi d’amore. Evidentemente la serata è stata così di suo gradimento che vorrebbe ci fosse un seguito e devo dirti che, nonostante i dubbi iniziali che avevo sul nostro appuntamento al buio, anche io sono propensa di pensarla allo stesso modo e ti confesso che non appena ho visto il biglietto ho subito sentito l’istinto di chiamarlo, ma forse è troppo presto… Voglio andarci con i piedi di piombo, senza commettere nessun errore, e quindi volevo chiederti quando secondo te sarebbe il momento giusto per…” mi blocco all’improvviso, a metà frase, dopo aver lanciato per puro caso un’occhiata in direzione dello schermo della TV, che per tutto il tempo della conversazione tra me ed Andy ha creato un sottofondo fatto di suoni ed immagini; spalanco gli occhi e, quasi senza rendermene conto, lascio andare la presa sul mio cappuccino.

Ritorno in me solo quando mi sento scrollare per la spalla destra, ed alle orecchie mi arriva la voce preoccupata della mia amica.

“Vera? Vera, si può sapere che ti prende? Ti senti poco bene? Stai male? Devo chiamare qualcuno?”.

Passa ancora qualche secondo prima che riesca ad emettere dei suoni senza aprire e chiudere la bocca in silenzio come un pesce, e quando finalmente riprendo il pieno controllo su di me, appoggio le mani ai lati del viso in quella che potrebbe essere una perfetta parodia dell’ Urlo di Munch.

“Ohh, mio dio, non ci posso credere! Non ci posso credere!” prendo a ripetere “non ci posso credere, è lui!”

“Cosa? Chi? Dove? Di chi stai parlando?”

“Come di chi sto parlando? Di chi abbiamo parlato finora? Guarda, quello è lui! eccolo!” punto l’indice destro verso lo schermo della TV e mi alzo in piedi per avvicinarmi, affinché Andy capisca meglio “quello lì… Quello è l’uomo con cui sono uscita ieri sera!”

“Ma chi?”

“Questo, porca puttana!” punto l’indice destro direttamente contro lo schermo, picchiettandolo contro l’uomo che è apparso per la terza volta, e vedo Andy sgranare di nuovo gli occhi scuri, ma se quella di prima era un’espressione di sorpresa, quella di adesso è una di assoluto sconcerto.

“Stai dicendo che quell’uomo è lo stesso con cui sei uscita?”

“Sì, è quello che sto cercando di farti capire negli ultimi minuti, è proprio lui! Ne sono sicurissima! È proprio lui”

“Aspetta… Aspetta un momento…” Andy si alza di scatto dal divano, si avvicina al mio computer, lo accende, digita qualcosa e con un gesto sbrigativo della mano destra mi fa cenno di avvicinarmi; quando la raggiunto davanti allo schermo vedo una serie di immagini che ritraggono lo stesso uomo “guardale con attenzione e poi rispondi alla mia domanda: è proprio questo l’uomo con cui sei andata a cena ieri sera?”.

Osservo le diverse immagini anche se conosco già la risposta alla domanda della mia amica: è lui, ne sono più che sicura.

“Sì, è la stessa persona… E questa è la camicia che indossava ieri sera. Me la ricordo alla perfezione” dico infine, indicando un’immagine in particolare tra tutte quante; Andy fissa lo schermo e dopo qualche secondo sposta lo sguardo su di me: è ancora sconcertata e non riesco a capire il perché, come non riesco a capire quello che sta accadendo, a partire dalla sua reazione.

“Vera, ti rendi conto che quest’uomo c’era al concerto che sono andata a vedere a Londra?”.

Fisso Andy a mia volta e, dopo aver riflettuto per qualche istante, finalmente riesco a dare una spiegazione a quello che sta succedendo e mi do mentalmente della stupida per non esserci arrivata prima, visto che tutto coincide alla perfezione con quello che George mi ha raccontato sul suo conto nel corso del nostro appuntamento.

“Ha detto di essere un architetto e che alcune volte si è occupato di progettare i palchi per alcuni concerti. Evidentemente uno dei suoi ultimi incarichi è stato proprio quello di progettare quel palco in particolare” nonostante la mia spiegazione plausibile, Andy continua ad osservarmi sconcertata e scuote lentamente la testa.

“No, Vera, tu non hai ancora capito. Quest’uomo era sopra il palco. Lui era uno degli artisti che si è esibito, e se non fossi così ignorante in fatto di musica, sapresti perfettamente di chi sto parlando!”

“Ma no… Questo non è possibile… Lui mi ha detto di essere un architetto…”

“Non è possibile? Guarda tu stessa, allora!” la schermata con le immagini sparisce, ed Andy clicca su una pagina wikipedia e si alza dalla sedia, lasciando spazio a me; dopo un breve attimo di esitazione, perché tutta questa storia è troppo assurda per essere vera, prendo il suo posto ed inizio a leggere tutto quello che c’è scritto, scorrendo lentamente con la rotellina del mouse, mentre la mia amica è in piedi alle mie spalle, a braccia conserte.

“Non è possibile” mormoro dopo qualche minuto, con gli occhi ancora sgranati e le labbra socchiuse, mentre continuo a leggere riga dopo riga, ma non ho più nulla di concreto con cui posso ribattere perché quello che ho davanti ai miei occhi è impossibile da confutare; non solo è la persona ritratta in alcune immagini presenti nella pagina wikipedia, ma ci sono delle informazioni che coincidono alla perfezione con quello che lui stesso mi ha raccontato: l’infanzia e l’adolescenza a Cambridge, gli studi di architettura ed il nome di battesimo “non è possibile…”

“Non sei ancora convinta? Hai ancora bisogno di prove per essere sicura che non ti sto raccontando una bugia? Quattro anni fa sono riuscita ad acquistare un biglietto per una tappa del suo ultimo tour e sono riuscita a fare una foto con lui, guarda” Andy tira fuori da una tasca dei jeans il cellulare e mi mostra una foto in cui è ritratta insieme a lui, a George: la stessa persona con cui sono andata a cena e che poi ho invitato ad entrare nel mio appartamento; lascia il cellulare tra le mie mani e si sposta verso il divano per recuperare la sua borsa ed inizia a frugare al suo interno “e sempre in quell’occasione sono riuscita a farmi autografare la copia di un CD… Quando mi hai fatto vedere il bigliettino ho avuto subito l’impressione di avere già visto quella calligrafia da qualche parte, e adesso ho capito perfettamente il perché. Guarda. Guarda e dimmi tu stessa se non si tratta della stessa calligrafia!”.

Distolgo lo sguardo dallo schermo del cellulare e lo abbasso sul CD e sul bigliettino che ha disposto l’uno affianco all’altro vicino alla tastiera del computer; osservo le righe scritte da George, faccio lo stesso con l’autografo sul CD (senza soffermarmi a chiedermi perché la mia amica giri con un CD in borsa) e non posso ribattere in nessun modo: il nome è diverso, ma la calligrafia alta e stretta è palesemente la medesima.

La prova definitiva.

“Ohh, mio dio” non riesco a mormorare altro che questo dopo aver nascosto il viso tra le mani; non solo sento la testa girare, ma mi si è formato un improvviso nodo allo stomaco ed in questo momento non vorrei fare altro che correre in bagno per vomitare il bagels ed il cappuccino.

“Ohh, mio dio dovrei dirlo io, Vera! Ti rendi conto di quello che è successo? Non solo sei uscita con un personaggio pubblico, ma il personaggio pubblico in questione è uno dei miei artisti preferiti e ti ha lasciato il suo numero… Cazzo, questo è il suo numero personale, Vera! Hai la più pallida idea di quante ragazze farebbero follie pur di essere al tuo posto? Mio dio! Non ci posso credere!”

“Scusa, ma non riesco a vedere il lato positivo in tutto questo” ribatto alzando il viso, con un’espressione cupa in netto contrasto con quella incredula ed estasiata della mia amica “e tu, invece, ti rendi conto che mi ha mentito dall’inizio fino alla fine? Se sono stata presa in giro in questo modo fin dal nostro primo incontro, chissà quante altre cose mi ha taciuto appositamente”.

Andy non dice nulla in risposta alle mie parole, ma noto immediatamente il profondo cambiamento nella sua espressione, che passa dall’essere eccitata all’essere turbata, proprio come se si fosse ricordata qualcosa d’importante solo adesso; aspetto che dica qualcosa a riguardo, ma dato che continua a restare in silenzio sono costretta a spronarla.

“C’è qualcosa in particolare che dovrei sapere?”

“Non lo so”

“Andy, ti conosco abbastanza bene da capire subito quando sei sincera e quando, invece, stai mentendo… Ed in questo momento non sei affatto sincera con me: c’è qualcosa che dovrei sapere, ma per qualche ragione non vuoi dirmi di cosa si tratta”

“Non è che non voglio dirtelo, Vera, è solo che non so se questo sia il momento migliore… Con tutto quello che hai appena scoperto non so se…”

“Andy” ripeto il suo nome con un sospiro, guardandola negli occhi “dimmelo e basta, per favore. Tanto, peggio di così non può andare”.








Quando George varca la porta d’ingresso del The Blue Lagoon, sono costretta a stringere il bordo del bancone alle mie spalle per resistere all’impulso di precipitarmi da lui a prenderlo a schiaffi; e quando mi raggiunge, con un sorriso e con il chiaro intento di salutarmi con un bacio, lo allontano subito da me, posandogli la mano destra sul petto.

E come se ciò non fosse già sufficiente per lasciar intendere che qualcosa è accaduto, rifiuto qualunque contatto visivo con lui: una piccola precauzione che preferisco prendere per non rischiare di perdere il controllo e perché in questo momento mi fa troppo schifo per guardarlo negli occhi; e lui, ovviamente, che cosa fa? Qual è la sua prima reazione? Finge di non sapere quello che sta accadendo e, con uno sguardo perplesso, mi domanda che cosa è successo e perché sono così fredda nei suoi confronti.

“Non lo so, dimmelo tu”

“È perché me ne sono andato in quel modo? Speravo che col bigliettino…”

“Lascia perdere il bigliettino perché non c’entra nulla. Ti ho chiesto di vederci qui dentro perché dobbiamo parlare. Ti faccio una domanda: sei proprio sicuro che durante il nostro appuntamento non hai accidentalmente dimenticato di dirmi qualcosa?”

“Qualcosa tipo?” domanda lui, continuando a fingere di non capire, e così facendo contribuisce solo a spingermi sempre più vicino al limite della mia sopportazione.

“Non lo so” ripeto per l’ennesima volta, scrollando le spalle e fingendo un’indifferenza che non sento affatto “qualcosa legato a chi sei veramente, per esempio, tanto per tirare fuori un argomento a caso”

“Ahh” finalmente sul suo volto si fa strada la consapevolezza di essere nei guai, ma non è abbastanza: non m’importa nulla di quello che ha da dire; sono curiosa di ascoltare le sue parole solo per vedere quali cazzate ha il coraggio d’inventarsi, perché nulla mi farà cambiare idea… Soprattutto dopo quello che sono riuscita a far confessare ad Andy dopo qualche insistenza “beh… Che cosa posso dire? È stato bello finché è durato. Immaginavo che questo momento sarebbe arrivato, solo non mi aspettavo così presto… Come lo hai scoperto?”

“È stato grazie all’amica di cui ti ho parlato, ma non provare a cambiare argomento perché con me non funziona. È tutto qui quello che hai da dire? Non hai altro d’aggiungere?”

“Vera, se me ne lasci il tempo, posso spiegarti tutto”

“Spiegarmi tutto?” domando, interrompendolo immediatamente; come può parlare sul serio? Come può sperare di darmi una spiegazione accettabile, a cui io possa credere? “e come pensi di farcela? Non c’è nulla che tu possa spiegare perché parla già tutto da sé: mi hai presa in giro fin dall’inizio, raccontandomi una marea di bugie senza fine! Non stiamo parlando di una piccola menzogna innocente, come spesso accade nel corso di un primo appuntamento: hai mentito sulla tua identità! Ma cosa credevi di fare? Che cosa speravi di ottenere? Credevi… Credevi che presto o tardi non avrei scoperto la verità?”

“Ti ho già detto che non immaginavo che sarebbe accaduto così presto, ma se ora fai un piccolo sforzo e ti calmi, posso spiegarti ogni cosa… Per favore” prova ad avvicinarsi una seconda volta, ma lo allontano di nuovo, in modo ancora più brusco, perché sono sempre più vicina a perdere completamente la pazienza.

“Puoi spiegarmi ogni cosa?” ripeto con un sorrisetto sarcastico sulle labbra, pregustandomi l’enorme figura di merda che sto per fargli fare: visto che è così sicuro di sé, visto che continua a ripetermi che può spiegarmi tutto se solo gliene lascio la possibilità, voglio proprio vedere come reagirà e cosa dirà dopo la domanda che sto per porgli “e allora, visto che hai la risposta a tutto quanto, vorresti gentilmente iniziare col spiegarmi per quale motivo mi hai chiesto di uscire a cena insieme, hai accettato il mio invito ad entrare nel mio appartamento ed hai fatto sesso con me se sei già sentimentalmente impegnato?”.

George resta in silenzio e, nonostante la sua espressione rimane la stessa, capisco di averlo preso totalmente alla sprovvista perché questa volta non ricevo alcuna risposta immediata: sta sicuramente prendendo tempo per pensare alle parole migliori da dire, ma se crede anche solo lontanamente di trovare un modo per cavarsela, si sbaglia di grosso.

“Io…”

“Rispondi alla mia domanda”

“Posso spiegarti anche questo”

“Non c’è proprio altro che tu riesca a dire? Sai solo ripetere all’infinito queste parole? Che cosa dovrebbe esserci da spiegare in questo caso? Andy mi ha fatto vedere delle foto che ti ritraggono insieme ad una donna bionda e risalgono a luglio, quindi neppure a due mesi fa: è così? Questa donna bionda fa parte della tua vita? È la tua compagna? Perché se quello che ho visto su internet e quello che la mia amica mi ha raccontato corrisponde al vero, allora non solo quella donna bionda delle foto è la tua compagna, ma state anche insieme da un paio d’anni”

“Vera, è una storia piuttosto complicata. So che risulterò ripetitivo, ma se davvero mi lasci la possibilità di spiegarti tutto quanto, con calma, dall’inizio fino alla fine, allora capirai ogni cosa”.

Una storia piuttosto complicata.

Certo.

Adesso ho capito perfettamente tutto quanto: mi ha scambiata per una totale sprovveduta solo perché si è ritrovato davanti una bella biondina con gli occhi azzurri; pensa di potermi rigirare a proprio piacimento, come un calzino, raccontandomi una marea di bugie solo perché è un uomo affascinante ed un personaggio pubblico.

È evidente che non ha ancora capito con chi ha a che fare.

Sollevo finalmente il viso per guardarlo negli occhi, perché per tutto questo tempo ho continuato accuratamente ad evitare il contatto visivo con lui, e scuoto lentamente la testa.

“No, hai avuto la tua possibilità quando siamo usciti fuori a cena. Potevi raccontarmi tutto fin dall’inizio, ed invece non solo hai preferito mentirmi spudoratamente, con la convinzione che avrei impiegato chissà quanto tempo a scoprire chi sei veramente, ma non ti sei fatto alcuno scrupolo a tradire la tua compagna. Ho già avuto abbastanza delusioni in amore, adesso non voglio più essere la seconda scelta di nessuno. Faresti meglio ad andartene finché te lo sto chiedendo gentilmente, perché è da quando sei entrato che sto cercando di trattenermi dalla voglia di riempirti il viso di schiaffi… Ed ancora non sarebbe abbastanza visto quello che hai fatto”

“Questa è proprio la tua risposta definitiva?” ha pure il coraggio di pormi una simile domanda, come se potessi davvero prendere in considerazione la sola ipotesi di cambiare idea e di concedergli la possibilità di spiegarmi tutto quanto; e quando vede che non sono intenzionata a rispondergli, perché la mia risposta gliel’ho già data, allora emette un sospiro e si allontana da me di qualche passo “molto bene, Vera, come vuoi tu: rispetterò la tua volontà, se è questa, ma ricorda che ero pronto a spiegarti tutto quanto se solo me ne avessi data la possibilità. È stato un piacere conoscerti”.

Di nuovo, non dico nulla in risposta alle sue parole e gli volto le spalle, a braccia incrociate, girandomi verso il bancone e le mensole su cui sono disposte le diverse bottiglie di alcolici; non lo vedo uscire dal The Blue Lagoon, ma sento i suoi passi allontanarsi, la porta aprirsi, il campanellino trillare vivacemente, un tonfo sordo e subito dopo il silenzio più assoluto, segno che sono rimasta completamente da sola all’interno del locale.

E questa volta so per certo che non lo rivedrò mai più ricomparire da quella stessa porta durante uno dei miei momenti di relax qui dentro.

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