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Andy è una persona meravigliosa ed un'amica altrettanto fantastica, ma purtroppo ha un pessimo tempismo e lo dimostra il fatto che decide di chiamarmi proprio nel momento in cui sono impegnata in un'operazione delicata come quella di truccarmi gli occhi; e per non perdere tempo prezioso (perché Andy è tutt'altro che una persona concisa, soprattutto quando chiama) ed ignorare la sua telefonata, non mi resta che un'unica soluzione: inserire il vivavoce nel cellulare e posarlo sopra il mobiletto che utilizzo come angolo personale per il trucco e parrucco.

"Molla tutto quello che stai facendo in questo momento ed indossa qualcosa di carino, che tra poco ti passo a prendere: ho scoperto che in un locale qui vicino si esibisce una cover band degli Aerosmith, da quello che ho sentito non deve essere affatto male e tu hai bisogno di uscire!" esclama senza lasciarmi il tempo di dire qualunque cosa; alle sue parole entusiaste, rispondo con uno sbuffo.

Ecco un'altra delle tante differenze tra me e lei: io non ho tempo da perdere in sciocchezze come band da seguire mentre nel caso di Andy ho perso il conto di tutti i concerti a cui ha partecipato da quando la conosco; sembra vivere per queste cose, proprio come Paul sembra vivere per il suo piccolo bar in cui ha imprigionato il ricordo che ha degli anni ottanta.

Una volta, nel corso di una discussione, ho provato a dirle che a mio parere è fin troppo grande per sciocchezze simili, ma ovviamente non ho ottenuto alcun risultato: non solo non sono riuscita a farle aprire gli occhi, ma in quell'occasione ha ribattuto dicendo che sono io a sbagliare perché nella vita non esiste solo il lavoro e tutto non deve ruotare solo attorno ad esso.

Sempre in quell'occasione, al culmine della discussione, proprio per questa mia mancanza d'interessi (secondo lei) mi ha additata come una persona vuota.

"Sei arrivata troppo tardi: questa sera non sono disponibile per nessuno perché sono già impegnata"

"Ahh, certo... Impegnata a perdere decimi di vista su quel fascicolo! No, mi dispiace, ma questa volta non mi convincerai ad andare al locale senza di te! Avanti, non farti pregare, vedrai che non te ne pentirai: passeremo la serata ascoltando buona musica, bevendo qualcosa e chissà... Magari facendo anche qualche incontro interessante"

"Certo che il tuo è proprio un chiodo fisso" commento, passando ad occuparmi dell'occhio sinistro dopo aver applicato dell'ombretto grigio ed una sottile striscia di matita nera sulla palpebra di quello destro "ad ogni modo, questa volta non sto cercando di fregarti in nessun modo, credimi: non posso uscire con te perché ho già un impegnato. Infatti mi hai chiamata proprio nel momento in cui mi sto truccando e ti ho messa in vivavoce"

"Un impegno?" proprio come immaginavo, Andy è profondamente sorpresa perché non si aspettava una risposta simile da parte mia "e che genere di impegno? Aspetta, non dirlo: se ti stai truccando è perché hai un appuntamento! A meno che... A meno che tu non debba uscire a cena con tuo padre per discutere sul caso Sharapova"

"No, sei completamente fuori strada" rispondo dopo aver emesso un altro sbuffo: mio padre è una persona troppo impegnata per uscire a cena con la propria figlia... Perfino per una cena di lavoro "ho un appuntamento, ma mio padre non c'entra proprio nulla"

"Hai un appuntamento con un uomo?" per fortuna sono stata costretta ad inserire il vivavoce perché sono impegnata a truccarmi, altrimenti in questo momento non sentirei più nulla dopo l'urlo della mia amica; in compenso, c'è mancato poco che disegnassi una riga ondulata sulla mia palpebra destra e la povera Ceece è scappata fuori dalla camera da letto "e con chi? Perché non mi hai detto nulla? Che cosa aspettavi a dirmelo? Chi è? Aspetta, non dire nulla perché credo di avere capito tutto: si tratta del ragazzo della caffetteria, giusto? Sei tornata lì quando io non c'ero, avete iniziato a parlare ed alla fine hai deciso di seguire il mio consiglio!"

"No, sei di nuovo completamente fuori strada. Il ragazzo della caffetteria non ha nulla a che fare con il mio appuntamento e non te ne ho parlato perché è successo tutto fin troppo in fretta. Non è né quel ragazzo né un nostro collega... In realtà, non è nessuno che conosci"

"Allora parlamene, avanti!"

"Mh, ad essere onesti non c'è molto da dire. Non saprei neppure da dove iniziare"

"Perché? Per quale motivo? Che vuoi dire?"

"È... Una storia un po' buffa e particolare da raccontare. Potresti anche non crederci perché sembra quasi uscita da un film o da un romanzo d'amore" finisco di occuparmi anche dell'occhio destro e sostituisco la matita nera con un rossetto rosso per le labbra "due settimane fa al The Blue Lagoon, un uomo mi ha scambiata per la barista ed io gliel'ho lasciato credere. L'ho servito, abbiamo parlato un po' e poi se ne è andato. Pensavo che non l'avrei più rivisto, invece un paio di giorni fa è capitato lì dentro una seconda volta, sempre quando c'ero io, e non se ne è andato fino a quando non ho accettato il suo invito a cena: mi sto preparando perché sto per uscire con lui, e vuoi sapere la parte più assurda? Ho accettato l'appuntamento di una persona di cui non conosco neppure il nome... E sto iniziando a chiedermi se ho fatto bene o se ho commesso un'enorme cazzata"

"Non capisco perché ti fai così tanti problemi quando ci sono centinaia di persone che si danno appuntamento tramite siti d'incontri!"

"E difatti non hanno idea della persona che si troveranno davanti. A volte va bene ed a volte va male perché non sempre le foto che mettono in quei siti corrispondono alla realtà... Proprio la scorsa settimana ho visto per puro caso in TV un programma che trattava di questo argomento e parlava di esperienze concluse nel peggiore dei modi. Non sai mai con chi avrai a che fare e... Insomma... Pensaci un attimo: come puoi sapere quali sono le intenzioni dell'altra persona? Come puoi avere la certezza di non ritrovarti faccia a faccia con... Non lo so... Con un maniaco, per esempio?"

"Ma nel tuo caso non stiamo parlando di una persona con cui hai solo chattato tramite un sito per incontri. Hai detto di aver incontrato quest'uomo due volte"

"Sì, ma ci ho parlato solo per pochi minuti e non so niente di niente sul suo conto, a partire dal suo nome. Non mi sembra che la mia situazione sia così differente" con un fazzolettino, tolgo il rossetto in eccesso dalle labbra e ripongo il tubicino dentro la trousse, concentrandomi finalmente sui capelli: inizio a spazzolarli ed a passarci le mani, con lo sguardo fisso sul mio riflesso allo specchio, perché non so se raccoglierli o lasciarli sciolti sulle spalle; sto tergiversando sull'acconciatura perché la chiacchierata con Andy mi sta facendo riflettere e rivedere la mia decisione.

È stata davvero la scelta giusta accettare l'invito di quell'uomo? Chi è lui per me, se non un completo sconosciuto che ho incontrato appena due volte? In fin dei conti, il mio caso è davvero così diverso da quello di tante persone che si affidano ai siti d'incontri?

Quante donne sono uscite per l'avventura di una notte e si sono ritrovate a vivere un incubo ad occhi aperti?

Sento Andy emettere un verso seccato dall'altra parte del cellulare.

"Vera, ascolta: ma se hai così tanti dubbi a riguardo, si può sapere perché hai accettato l'invito di quest'uomo? Perché non hai rifiutato, inventando una scusa?".

Mi blocco con la spazzola a mezz'aria, a poca distanza dai miei capelli, e con gli occhi ancora fissi sul mio stesso viso.

Quella che la mia amica mi ha posto, è una domanda tutt'altro che semplice, a cui non riesco a dare una risposta immediata.

Perché ho accettato l'invito di questo sconosciuto, anziché inventarmi una scusa?

"Non lo so" dico lentamente, riprendendo a lisciare i capelli "o meglio, non ho avuto molta scelta perché si è dimostrato parecchio insistente... E poi... Beh... Devo ammettere che non è affatto male e ci sa fare parecchio bene con le parole"

"Com'è fatto? Descrivimelo"

"Mmmh, alto... Brizzolato... Potrebbe essere scambiato per il sosia di Richard Gere. Ohh, ha un accento inglese molto marcato... Mi sembra che abbia detto di essere cresciuto a Cambridge, se non ricordo male"

"Ohh, ma allora stiamo parlando di un uomo maturo! Credevo si trattasse di un nostro coetaneo! Quanti anni ha?"

"Come posso sapere quanti anni ha, se non conosco neanche il suo nome? Non lo so, Andy, non l'ho osservato così bene da potermi fare un'idea precisa... Ci siamo visti solo due volte al The Blue Lagoon e l'illuminazione lì dentro non è delle migliori. Dopo questa sera spero di riuscire a darti delle risposte più esaustive"

"Hai ragione, questi sono dettagli che non hanno la minima importanza. Hai fatto bene a puntare su un uomo più maturo per l'avventura di una notte, Vera: gli uomini maturi hanno molta più esperienza e sanno per certo quello che piace alle donne. Dai retta a me: ti aspetta una notte di fuoco che non deluderà affatto le tue aspettative. E poi, hai detto che è inglese, giusto? Ancora meglio, allora. Trovo che l'accento inglese sia terribilmente sexy".

Distolgo lo sguardo dallo specchio e fisso il cellulare con un'espressione perplessa.

Da quand'è che ho come amica una vera ninfomane? Questa parte me la sono proprio persa.

"Guarda che io non ho mai parlato di avventura di una notte, ma di una serata che voglio godermi fino infondo, ed il fatto che io abbia accettato di andare a cena con quell'uomo non implica in automatico che dopo faremo sesso. Prima di tutto bisogna vedere come andrà la serata"

"Sì, certo!" esclama Andy con una risata divertita; ride così forte che non mi sorprenderei affatto se in questo momento avesse la vista appannata dalle lacrime "e secondo te quell'uomo ti ha invitata fuori a cena perché desidera solo mangiare qualcosa con te? Vera, ti ricordo che hai accettato l'invito di un completo sconosciuto perché tu per prima hai detto di essere rimasta affascinata da lui anche se non sai praticamente nulla sul suo conto! Voglio proprio vedere se ti limiterai a mangiare e bere qualcosa in sua compagnia o se dopo gli chiederai di salire nel tuo appartamento per dare un seguito alla serata".







Alla fine decido di lasciare i capelli sciolti sulle spalle: niente acconciature elaborate, un look semplice proprio come il vestito nero che ho scelto, con le spalline sottili e la gonna che si ferma appena qualche centimetro sopra le ginocchia.

Capisco di avere fatto la scelta giusta al mio arrivo al ristorante perché anche il mio accompagnatore (che trovo già seduto davanti al tavolo riservato a noi) ha optato per dei vestiti semplici, ma allo stesso tempo eleganti: un paio di scarpe lucide e nere, dei jeans chiari ed una camicia azzurra; resto piacevolmente sorpresa quando, al mio arrivo, lo vedo alzarsi subito non solo per salutarmi, ma anche e soprattutto per scostare la mia sedia e permettermi di accomodarmi.

Non ricordo di avere mai incontrato un ragazzo che prima d'ora, neppure durante un primo appuntamento, si sia prodigato in una galanteria simile... Evidentemente nel caso del mio misterioso accompagnatore giocano un ruolo decisivo le sue origini inglesi.

Dopo i primi convenevoli (domande del tipo: come stai? Come è andata la giornata? Hai avuto difficoltà a trovare questo posto?) mentre entrambi sfogliamo una copia del menù ne approfitto per osservarlo meglio e con più attenzione, visto che in questo ristorante c'è un'illuminazione che non ha nulla a che fare con quella del mio amato The Blue Lagoon, soffermandomi in modo particolare sul suo volto: viso lungo, zigomi sporgenti, labbra carnose, naso lungo e sottile... Effettivamente, tutto nel suo aspetto fisico denota una provenienza al di fuori dell'America; ed ora che ho la possibilità di osservarlo con più attenzione da più vicino mi rendo anche conto che tra noi due deve esserci un certo distacco di età, ma così, ad occhio e croce, è impossibile stabilirlo con precisione.

Ci sono uomini che si ritrovano ad avere i capelli brizzolati molto presto, altri, invece, portano molto bene la loro età dimostrando diversi anni in meno di quelli anagrafici.

Il mio studio visivo silenzioso ed attento non passa a lungo inosservato al mio accompagnatore, e prima che abbia il tempo di abbassare lo sguardo sul menù, fingendo di essere indecisa tra due portate in particolare, mi ritrovo i suoi occhi puntati addosso e solo adesso mi rendo conto che sono molto più chiari di quello che credevo in un primo momento: sono di una sfumatura di azzurro perfino più chiara di quelli di mio padre.

"Mi stai facendo una scansione a raggi X, per caso?" domanda con un sorriso "non mi hai staccato gli occhi di dosso per un solo istante da quando ho preso in mano il menù"

"Ho semplicemente approfittato dell'occasione per osservarti. Sai, si possono capire moltissime cose di una persona osservandola con attenzione. Non sempre le parole sono essenziali... Spesso, anzi, sono solo piuttosto superflue" rispondo, posando la mia copia del menù sopra al tavolo, senza aver scelto il piatto da ordinare.

"Interessante" anche lui posa la sua copia del menù, e subito dopo appoggia il mento sul palmo della mano sinistra "e, sentiamo, che cosa sei riuscita a dedurre sul mio conto tramite una semplice, ma accurata, osservazione visiva?"

"Prima di tutto, ho trovato conferma all'unica informazione personale che so di te, ovvero che sei inglese: i tuoi tratti sono molto diversi da quelli degli uomini che vivono da queste parti... Ed al resto ci pensa il tuo accento, ovviamente... E poi... Poi non credo affatto che tu sia una persona qualunque"

"Che cosa intendi per persona qualunque?"

"Non penso proprio che tu svolga un lavoro poco redditizio. Non puoi essere un operaio od il commesso di qualche negozio, perché nessun operaio o commesso potrebbe mai permettersi tranquillamente vestiti come quelli che indossi e, soprattutto, un Rolex come orologio" commento, posando lo sguardo proprio sul costoso orologio che porta al polso sinistro; l'ho riconosciuto subito per due motivi: primo, lo stemma è inconfondibile; secondo, l'anno scorso ho regalato un modello simile a mio padre per il suo compleanno e quindi so benissimo qual è la fascia di prezzo di partenza.

"Complimenti, sei proprio un'acuta osservatrice. E visto che sei un'acuta osservatrice, sapresti anche dedurre qual è il mio lavoro?" domanda, continuando a sorridere; non so se sia veramente impressionato o meno perché la sua espressione è completamente impassibile, in ogni caso non riesco a dare una risposta perché arriva un cameriere a prendere le nostre ordinazioni, e dal momento che ero troppo impegnata ad osservare il mio accompagnatore per scegliere qualcosa dal menù, finisco per ordinare il suo stesso piatto insieme ad una bottiglia di acqua fresca.

Niente vino, a differenza del mio misterioso accompagnatore.

Quando il cameriere molesto si allontana, possiamo finalmente riprendere il discorso e mi soffermo di nuovo ad osservare il suo aspetto ed i vestiti che indossa, alla ricerca di qualche indizio che possa farmi capire quale lavoro svolga.

"Hai un aspetto molto distinto e curato, quindi significa che svolgi un lavoro a stretto contatto con le persone, in cui l'apparenza rappresenta un punto fondamentale... Potresti essere un rappresentante... O forse un banchiere... O un imprenditore, magari... O un dottore. Un chirurgo. Con le dita lunghe ed affusolate che hai, potresti essere davvero un chirurgo. Uno di quelli così richiesti che devono avere con sé un cercapersone perché potrebbero essere chiamati in qualunque momento per un'emergenza".

Lui ascolta in silenzio le mie parole, ed alla fine delle mie possibili deduzioni la sua espressione impassibile lascia spazio ad un sorriso divertito; lo vedo scuotere lentamente la testa, segno che non ho indovinato.

"Le tue sono tutte ottime opzioni, ma purtroppo per te nessuna di loro corrisponde alla realtà"

"Lasciami tentare un'ultima volta: sei un avvocato per caso? Te la cavi piuttosto bene con le parole"

"Sbagliato di nuovo, non potresti essere più lontana dalla soluzione, anche se... Beh, diciamo che in passato mi è capitato di avere a che fare con avvocati e tribunali... Ma non ti preoccupare" si affretta ad aggiungere subito il mio accompagnatore, prima che le sue parole possano farmi pensare al peggio come a qualche attività illecita od a problemi con la giustizia "non ho mai commesso alcun reato, tutt'altro: sono stato io a rivolgermi per primo a loro per questioni lavorative"

"A questo punto mi arrendo" dico, lasciandomi andare contro lo schienale della sedia, mentre lo stesso cameriere di prima ci serve sia il bere che i piatti che abbiamo ordinato; dal mio filetto a media cottura sale un profumo delizioso, ma sono troppo concentrata sull'uomo misterioso che ho davanti a me per pensare a particolari futili come il cibo: voglio sapere il più possibile su di lui, a partire dal lavoro che fa e dal suo nome, perché, ed ormai è inutile nasconderlo, m'intriga.

Tutto in lui m'intriga.

"Diciamo che sono un libero professionista"

"Questo, però, dice tutto e niente allo stesso tempo"

"Amo definirmi in questo modo... Ti do un ulteriore indizio: ho studiato architettura"

"Ohh, quindi sei un architetto! Interessante!"

"Non proprio direi" commenta lui, con un mezzo sorriso, fermandosi un istante per mandare giù un sorso di vino rosso "gli studi di architettura sono stati tutt'altro che interessanti ed un bel periodo. L'educazione nelle scuole inglesi è molto rigida, i miei insegnanti erano dei grandissimi bastardi ed io ho fatto la mia buona parte perché non ero né uno studente partecipe né costante. In realtà, ero piuttosto svogliato e pigro... Ma non per colpa mia, sia chiaro: sarebbe stato tutto diverso se gli insegnanti per primi si fossero posti in modo diverso nei confronti degli alunni"

"Perché hai scelto proprio architettura, visto che non ti entusiasmava affatto?"

"Diciamo che è stata una scelta pilotata da parte di mia madre: voleva essere sicura che sia io che mio fratello avessimo un futuro assicurato e nel mio caso ha insistito con architettura perché da un test scolastico era risultato che fossi idoneo per questo percorso di studi. Abbiamo tanto discusso in quel periodo perché io non ero affatto contento di vedere nel mio futuro uno Studio grigio e spoglio, ma per mia fortuna non è stato così... Ci sono stati un paio di lavori molto soddisfacenti, su cui ho lavorato con estremo piacere"

"Quali, per esempio?"

"Beh... Per esempio, mi sono occupato di progettare il palco per alcuni concerti. Quelli sono stati lavori molto soddisfacenti, anche se in un caso non è andata proprio come io avrei voluto: ero ancora molto giovane, ho commesso degli errori di calcolo ed è stato un vero disastro, ma penso che sia abbastanza normale quando si è alle prime armi, no? L'importante è imparare dai propri errori"

"Ohh, ti sono piaciuti molto quei lavori perché sei un appassionato di musica? Se è così, allora andresti molto d'accordo con la mia amica Andy. Lei... Diciamo che lei vive per queste cose! Sei in proprio oppure hai una società con altre persone?"

"Beh, diciamo che anni fa ero insieme ad altri tre soci, ma poi le nostre strade si sono divise a causa di... Chiamiamole divergenze inconciliabili: avevamo visioni troppo diverse riguardo a come portare avanti il nostro lavoro, ed alla fine, siccome non si riusciva ad arrivare ad un accordo comune, ho preso la decisione di staccarmi da loro e mettermi in proprio. Ed è stato proprio a causa di questa mia scelta che poi sono stato costretto a passare per le vie legali perché c'erano diverse questioni che dovevano essere sistemate... Ma stiamo parlando di fatti accaduti moltissimi anni fa, che ormai mi sono lasciato alle spalle in modo definitivo. Tornando a noi: perché hai parlato della tua amica in quel modo? Sembra quasi che disprezzi la sua passione per la musica... Tu non nutri alcuna passione per la musica? Non ascolti mai nulla? Proprio niente di niente?"

"Non è esattamente così: io non disprezzo la passione per la musica di Andy come non disprezzo quella per gli anni ottanta di Paul, ritengo semplicemente che ogni cosa abbia la propria età e le passioni... Le passioni fanno parte del periodo dell'adolescenza, e basta. Ogni ragazzina di quattordici anni ha la propria camera tappezzata di poster e foto del proprio idolo, ma arriva sempre il momento in cui deve prendere uno scatolone e gettare al suo interno tutti quei poster e quelle foto perché subentra la realtà. Ho trent'anni e non ho tempo da perdere in simili sciocchezze, perché non è con le passioni che pago l'affitto del mio appartamento o compro da mangiare per me e la mia gatta" mi ritrovo a rispondere tutto d'un fiato, senza neppure soffermarmi a riflettere su quello che sto dicendo; me ne rendo conto solo in un secondo momento, quando ormai ho concluso il mio monologo e tra di noi scende il silenzio.

Perché sto dicendo tutto questo ad un completo sconosciuto, come se lo conoscessi da sempre? Non ne ho la più pallida idea, so solo che con poche parole, con la sua stessa presenza, è riuscito a mettermi così a mio agio da spingermi a parlare liberamente.

Forse fin troppo liberamente, perché nel mio lungo monologo ci sono dei cenni riguardo cose di cui non voglio affatto parlare.

"Sei una donna molto interessante, Vera, diversa da tante altre. Ed anche le tue parole sono molto interessanti. Quindi, seguendo il tuo ragionamento, anche tu da adolescente avevi le pareti della camera tappezzati di poster? Quali erano le tue passioni?" è lui a rompere per primo il silenzio, dopo avermi osservata a lungo, proprio come io ho fatto mentre fingevo di sfogliare il menù.

Ecco.

Ho parlato troppo presto e l'ho fatto troppo liberamente; di sicuro mi ha posto queste due domande perché deve aver intuito qualcosa di quello che si nasconde dietro le mie parole, ma si tratta di cose di cui non voglio affatto parlare: in passato l'ho fatto a fatica con Andy, omettendole comunque diversi particolari, ed adesso non farò alcuna eccezione con quest'uomo, anche se ha l'incredibile capacità di farmi sentire a mio agio.

"Questo filetto ha un aspetto ed un profumo proprio invitanti, non credi?" domando, sforzandomi di sorridere in modo più naturale possibile "è meglio mangiarlo finché è caldo".







Ad Andy ho detto con estrema convinzione che una serata da godersi fino infondo non equivale in automatico all' avventura di una notte, ma quando raggiungo la porta d'ingresso del mio appartamento (dopo aver accettato un passaggio dal mio accompagnatore, che non ha voluto assolutamente lasciarmi prendere il taxi come ho fatto per il tragitto d'andata) mi ritrovo inevitabilmente a giocherellare con il mazzetto di chiavi che ho in mano perché non so se chiedere o meno al mio accompagnatore di entrare per un dopocena; alla fine, dopo aver ripercorso in fretta e mentalmente la conversazione telefonica con Andy, con lui che mi osserva in silenzio, decido di buttarmi e provare, infischiandomene di quella che potrebbe essere la sua risposta.

"Ti va di entrare? Lascia che ti offra qualcosa da bere per ripagarti del passaggio che mi hai dato" ovviamente quella del bere qualcosa insieme non è altro che una stupida scusa: nessuna donna, al termine di una cena romantica, invita un uomo a entrare nella propria abitazione solo per bere qualcosa... Molte volte, spesso, neppure si perde tempo prezioso a prendere due bicchieri ed una bottiglia di vino dal frigo, e si passa direttamente dalle parole ai fatti.
Gli rivolgo uno sguardo interrogativo, in attesa di una sua risposta, ed il silenzio sempre più prolungato da parte sua non mi lascia presagire nulla di buono: forse non gli è piaciuto quando al ristorante ho cambiato improvvisamente argomento, rifiutandomi di rispondere alla sua domanda, e così facendo ho guastato l'intera serata... O forse, a prescindere da questo piccolo incidente, la cena non è stata così di suo gradimento ed ora sta pensando ad un modo carino per rifiutare il mio invito ed andarsene.

Non voglio neppure pensare ad un rifiuto simile da parte sua perché già riesco ad immaginare fin troppo bene la reazione di Andy quando mi chiederà della serata ed io le racconterò il disastro assoluto che è stata.

"Mi farebbe davvero piacere, Vera".

La sua risposta affermativa mi fa tirare un sospiro di sollievo perché significa che sia la cena che la serata in generale non sono state affatto un disastro assoluto; infilo la chiave nella serratura, la giro verso destra, apro la porta e lo invito ad accomodarsi nel mio appartamento.

"Non badare alla confusione" avverto il mio accompagnatore dopo aver premuto l'interruttore della luce, spostandomi verso il bancone a penisola della cucina "e fai attenzione a dove metti i piedi perché Ceece, la mia gatta, ha la brutta abitudine a passare in mezzo alle gambe delle persone che invito ad entrare. Mi dispiace, ma purtroppo non ho una vasta scelta di bevande a mia disposizione: tra il lavoro e la palestra passo molto tempo fuori casa e qui dentro ho proprio il minimo necessario. Ho deciso di fare così da quando è trascorso un mese e mezzo intero prima che mi accorgessi di avere ancora un cartone del latte nel frigo. Non ho nulla di particolarmente interessante, ma in compenso posso offrirti un buonissimo succo all'arancia..."

"Io qualcosa d'interessante lo vedo lo stesso e ti assicuro che non ha nulla a che fare con il succo d'arancia o con qualunque altra bevanda che puoi offrirmi".

Nello stesso istante in cui sento le parole del mio accompagnatore, chiudo lo sportello del frigorifero, mi volto e sussulto: me lo ritrovo davanti ai miei occhi, senza averlo sentito avvicinarsi, e non ho alcuna possibilità di svincolarmi.

E sinceramente, come testimonia anche il brivido che sento scendere lungo la spina dorsale, non ho alcuna intenzione di allontanarlo da me e dirgli che non è il caso di proseguire.

Lo vedo appoggiare le mani sulla superficie del frigorifero, la destra a poca distanza dal mio viso e quella sinistra vicino al mio fianco destro, bloccandomi definitivamente qualunque via d'uscita, ed avvicinare il viso al mio, costringendomi ad alzare lo sguardo per guardarlo negli occhi visto che è molto alto, molto di più di quello che credevo in un primo momento: tra me e lui devono esserci almeno una ventina di centimetri di differenza; proprio quando penso che mi stia per baciare, si ferma all'improvviso, con le labbra a pochi centimetri dalle mie.

"Vuoi che vada avanti?" chiede in un soffio, provocandomi un altro brivido sulla schiena "non farei mai qualcosa contro la tua volontà, Vera, quindi te lo chiedo ora, finché entrambi siamo ancora in tempo: vuoi che vada avanti oppure preferisci che ti auguri la buonanotte e che torni a casa perché è ancora troppo presto?"

"Nelle ultime settimane, la mia amica Andy non ha fatto altro che ripetermi che devo imparare a cogliere molto più spesso le occasioni che mi si presentano al volo... E credo proprio che in questo caso, almeno per una volta, seguirò il suo consiglio".

Sono io a fare il primo passo dopo aver dato la mia risposta, sono io ad annullare definitivamente la poca distanza rimasta tra noi due, passandogli le braccia attorno alle spalle e posando le labbra sulle sue; lui mi prende per i fianchi, mi solleva senza alcuno sforzo, permettendomi così di passargli le gambe attorno ai fianchi, e mi porta in camera, dopo che io stessa gli ho indicato qual è la porta giusta.

Anche se è trascorso diverso tempo dall'ultima volta che sono stata in intimità con un uomo (forse fin troppo tempo in un caso come il mio, visto che ho appena trent'anni), non vengo sfiorata dalla minima traccia di vergogna od imbarazzo né quando sono io a spogliare lui né quando è lui a spogliare me: le mie mani non tremano mentre gli sbottono la camicia e lo stesso accade quando vado ad armeggiare con i pantaloni, e non gli chiedo improvvisamente di fermarsi quando si occupa della zip del mio vestito da sera; in realtà, incredibilmente, tutto quanto avviene in modo estremamente e totalmente naturale, come quando al ristorante mi sono ritrovata ad accennare ad argomenti fin troppo personali: non solo mi lascio completamente andare, senza fare alcuna resistenza e senza nessuna ritrosia, ma lui sembra conoscere alla perfezione tutto ciò che mi piace.

È come se non fossimo degli sconosciuti; è come se questa non fosse la prima volta in assoluto che finiamo nello stesso letto insieme, ma al contempo stesso è come se consumassi per la prima volta in vita un rapporto intimo completo, ma senza il trauma iniziale ed il dolore dovuti dall'assoluta inesperienza.

E tutto questo non aiuta affatto a fare chiarezza nella mia mente, anzi: a serata conclusa mi ritrovo con in testa più domande di prima sul conto del mio accompagnatore e, a rapporto concluso, dopo essermi lasciata andare contro il materasso, oltre a prendere dei profondi respiri per recuperare il fiato sono anche costretta a chiudere gli occhi per un istante perché ho l'orribile sensazione che tutta la stanza attorno a me stia girando; è solo questione di un istante, però, e non appena sollevo le palpebre mi avvicino al mio accompagnatore, mi rannicchio contro di lui sotto il lenzuolo ed appoggio la testa contro la sua spalla destra.

A differenza mia, ha ancora gli occhi chiusi.

"Non so dove tu abbia imparato a fare tutto quello che hai fatto, ma non mi è mai capitato di trascorrere una serata come questa prima d'ora" mormoro, con il fiato ancora un po' ansante, e le mie parole lo spingono ad aprire gli occhi, girare il viso verso di me e distendere le labbra carnose in un sorriso compiaciuto.

"Allora questo significa che sei stata soddisfatta dalla mia perfomance?"

"Non è stata affatto deludente"

"Affatto deludente?" ripete lui, corrucciando le sopracciglia e perdendo immediatamente l'espressione soddisfatta "aspetta un momento: che cosa significa che non è stata affatto deludente? Perché hai usato proprio queste parole? Significa che è stata soddisfacente o che nel complesso non è stata male, ma non è stata neppure niente di che? Fammi capire"

"Preferisco lasciarti col dubbio" mormoro in risposta, con le palpebre che iniziano già a farsi pesanti "non posso rispondere in modo affermativo alla tua domanda, anche se dovesse essere la verità, perché ti darei esattamente quello che vuoi. E se ti dessi esattamente quello che ora vuoi, correrei il serio rischio di non rivederti mai più... E quindi no: non ti darò nessuna risposta certa perché preferisco lasciarti col dubbio"

"Stai cercando di dirmi che vorresti che ci fosse un seguito a questa serata?".

Scrollo le spalle e questa volta resto in silenzio perché di nuovo non voglio dargli una risposta certa; capirò tutto da me quando aprirò gli occhi: se lo troverò ancora al mio fianco, significherà che abbiamo avuto le stesse sensazioni positive; se non troverò nessuno, beh... In quel caso sarà stata solo una piacevole avventura di una notte.

Comunque Andy ha ragione su un'altra cosa: gli uomini maturi hanno veramente una marcia in più.

"Non sei stato completamente sincero nei miei confronti" mormoro di nuovo, prima di cedere al sonno, perché mi è appena tornata in mente una domanda importante che non gli ho ancora posto e di cui non conosco ancora la risposta "quando hai insistito per farmi accettare il tuo invito a cena, hai detto che avresti risposto a qualunque domanda... E mi hai anche assicurato che mi avresti detto il tuo nome, ma non l'hai ancora fatto: ho accettato il tuo invito, sono uscita a cena con te, ti ho invitato ad entrare nel mio appartamento, sono venuta a letto con te ed in tutto questo non conosco ancora il tuo nome".

Lo fisso in silenzio, in attesa di una risposta, e lui fa altrettanto con me, accarezzandomi lentamente una ciocca di capelli e sistemandomela dietro l'orecchio destro.

"Mi chiamo George... Adesso faresti meglio a dormire, Vera. Hai gli occhi che ti si chiudono, quasi non riesci a tenerli aperti" sussurra lui in risposta, accontentando la mia richiesta, continuando ad accarezzarmi con gesti lenti i capelli, conciliandomi il sonno.
Non c'è quasi bisogno che me lo dica, perché quasi subito chiudo gli occhi e mi stringo un po' di più al suo corpo caldo; prima di scivolare nell'incoscienza, però, riesco a formulare un ultimo pensiero coerente, una piccola considerazione personale: George non è solo un bel nome, ma è proprio un nome tipicamente inglese.

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