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Non tutte le persone che lavorano nello Studio di mio padre si comportano da stronze nei miei confronti ed approfittano di ogni occasione per parlare alle mie spalle: una piacevole eccezione è costituita da una ragazza con cui sono riuscita perfino ad instaurare un bel rapporto d'amicizia, anche se siamo l'una l'opposto dell'altra.
Tanto io sono razionale e pragmatica quanto lei è distratta e confusionaria; ha sempre la testa tra le nuvole, ma è una di quelle rare persone che hanno sempre il sorriso sulle labbra ed è semplicemente perfetta dietro il banco della reception, ad occuparsi dell'accoglienza dei clienti.
Una delle tante frasi che mio padre adora ripetere fin troppo spesso è che la prima impressione è la più importante e che sono piccoli particolari come il modo in cui un potenziale cliente viene accolto per la prima volta a fare la differenza: se un cliente arriva per un primo consulto e trova ad accoglierlo una persona giovane, sorridente, gentile e disponibile (anche se un po' distratta), allora sarà fin da subito invogliato a restare; e se il potenziale cliente si trasforma in un vero e proprio cliente che resta soddisfatto dei nostri servigi, allora quasi sicuramente consiglierà il nostro Studio ad un amico o conoscente in caso dovesse averne bisogno.
Lei è la prima persona a cui decido di comunicare l'ultima importante novità: durante la pausa pranzo, che di solito trascorriamo in una caffetteria situata proprio dall'altra parte della strada rispetto allo Studio, poso sopra il tavolino il fascicolo consegnatomi da mio padre, lo spingo verso di lei e lascio che scopra tutto da sé, aprendolo e sfogliandolo da sola.
Ovviamente, lei capisce subito ogni cosa, come lo dimostrano i suoi occhi scuri che si sgranano all'istante.
"Ohh, mio dio!" esclama, appoggiando entrambe le mani sulle guance "ma se questo fascicolo è nelle tue mani, allora significa che il caso è tuo!"
"Sì, Andy" Andy non è il suo vero nome: la famiglia paterna ha origini italiane, ed alla sua nascita il padre ha voluto chiamarla Andreina, esattamente come la bisnonna che molti anni prima ha lasciato il Paese in cui è nata per trasferirsi negli Stati Uniti in cerca di fortuna, come moltissimi altri compaesani; per comodità personale, e per motivi di pronuncia, Andreina preferisce essere chiamata da tutti quanti Andy "questa mattina mio padre mi ha convocata nel suo ufficio perché voleva parlarmi. Credevo mi aspettasse una bella ramanzina per chissà quale motivo, ed invece mi sono ritrovata tra le mani questa bomba ad orologeria"
"Questa miniera d'oro, vorrai dire" mi corregge prontamente la mia amica, che ancora non riesce a credere ai documenti che sta sfogliando "ti rendi conto dell'enorme fortuna che ti è capitata tra le mani? Sai in quanti vorrebbero essere al posto tuo in questo momento? Stiamo parlando di una notizia che è sulla bocca di tutti! Aspetta solo che lo sappia Rosalie e vedrai come diventerà verde dall'invidia!".
Rosalie Parker non è soltanto una delle tante stronze che lavorano nello Studio di mio padre, ma è La Stronza per eccellenza, oltre ad essere la più accanita sostenitrice dei presunti vantaggi che trarrei dall' essere una figlia di; purtroppo per me, è anche una delle migliori dipendenti di mio padre e sono certa che non prenderà affatto bene la sua decisione di affidare un compito così importante proprio a me.
Da un lato sono contenta, perché per lei sarà davvero una bella mazzata sui denti, ma dall'altro già la immagino rivolgermi chissà quale battutina, con tanto di falso sorriso, in un momento di pausa, quando attorno a noi ci saranno più persone possibili.
"Bomba ad orologeria" ripeto una seconda volta, recuperando il prezioso fascicolo prima che Andy possa rovesciarci sopra il suo latte macchiato e mettendolo al sicuro dentro la mia borsa "questo caso può rivelarsi una vera e propria bomba ad orologeria se non lo tratto con la giusta cautela. Prima di affidarmelo, mio padre mi ha fatto uno strano discorso riguardo al nostro lavoro. Ha detto che prima o poi per tutti quanti arriva il momento di svolta che segna il decollo od il declino di una carriera, e subito dopo mi ha chiesto se mi sento pronta per affrontare il mio primo vero caso, lasciandomi intendere che sarà questo il mio momento di svolta. E sai che vuol dire? Vuol dire che tutto il mio futuro dipende solo ed esclusivamente da come affronterò questo caso e... Ed ora che sto iniziando a realizzare il guaio in cui mi sono cacciata, non sono più certa della mia scelta"
"Andiamo, Vera, non dire così! Tu sei bravissima nel tuo lavoro e non hai nulla da invidiare a tutti gli altri, neppure a quella smorfiosa di Rosalie Parker che si crede di essere la punta di diamante dello Studio. I tuoi clienti sono sempre stati soddisfatti finora!"
"Sì, è quello che ho detto anche a mio padre, e sai lui che cosa mi ha risposto? Che non è abbastanza, perché finora mi sono occupata di bazzecole da così poco conto che perfino un novellino sarebbe riuscito a portarle a termine senza alcun problema. A questo punto, mi domando se ho fatto bene ad accettare la sua proposta o se ho commesso l'errore di addossarmi una responsabilità ancora troppo grande per me" mormoro, lasciandomi andare con la schiena contro lo schienale del divanetto, osservando la mia tazza di latte macchiato senza vederla realmente.
Uno dei miei peggiori difetti è sempre stata l'impulsività: ho accettato un caso così importante per non deludere le aspettative di mio padre, senza prima prendermi un po' di tempo per riflettere e per capire se davvero mi sento pronta o meno per compiere un passo nel vuoto così grande.
Non stiamo parlando di un incarico di ordinaria amministrazione, come mio padre ha definito tutti quelli di cui mi sono occupata fino a questo momento: in questo caso non c'è solo di mezzo il mio futuro lavorativo o la mia reputazione... Ma anche quella di mio padre e del suo intero Studio: se io fallisco, l'onta immancabilmente si riverserà anche su di lui.
"Come sei pessimista, Vera! Perché per una volta non ti sforzi di vedere il bicchiere mezzo pieno? Se tuo padre ti ha messa davanti ad una scelta così significativa, non pensi che l'abbia fatto perché ritiene che tu sia pronta?"
"O l'ha fatto per mettermi alla prova... O perché dentro di sé sa già che non ce la farò, così avrà altro da rinfacciarmi ogni volta che gli si presenterà l'occasione giusta" mormoro, continuando a fissare il mio latte macchiato che ormai si è raffreddato.
Come se non avesse già abbastanza da rinfacciarmi ogni volta che gli aggrada.
Chiudo per un momento gli occhi, riaprendoli solo quando sento Andy posare le sue mani sulle mie per infondermi coraggio.
"Lo sai qual è il tuo grande problema?" sussurra subito dopo, con un sorrisetto sulle labbra che ricambio.
"Sì, ci sono già arrivata da sola: la mia impulsività. Non ho ancora imparato a fermarmi e riflettere prima di prendere una decisione. Prima o poi finirò per mettermi in guai ancora più grossi di quelli in cui mi trovo già in questo momento"
"No, assolutamente no. Non è questo il tuo problema. Il tuo enorme problema è che devi rilassarti un po'"
"Mi rilasso sempre quando posso"
"Ohh, sì, certo! Fermandoti in quel bar che è ancora aperto solo per miracolo! Io mi sto riferendo a tutt'altra cosa: hai bisogno di staccare un po' la spina, Vera, non puoi pensare sempre e costantemente al lavoro. Esiste un'intera vita al di fuori del tuo ufficio. Dovresti uscire con qualcuno".
Inarco il sopracciglio destro e fisso Andy con un'espressione stupefatta, perché non posso credere che abbia avanzato per davvero una proposta così assurda.
"Io ti racconto che ho tra le mani quello che molto probabilmente sarà il caso più importante di tutta la mia vita, e che deciderà del mio futuro, e tu mi rispondi che dovrei uscire con un ragazzo? Nei prossimi mesi non avrò neppure il tempo materiale per mangiare, bere, dormire e respirare, come puoi pensare che riesca a trovare quello necessario per frequentarmi con una persona?"
"Forse perché sei stressata? Forse perché hai bisogno di staccare un po' la spina? O forse perché è passato chissà quanto tempo dall'ultima volta che sei uscita con un ragazzo?"
"Ti ricordo che qualche volta ti ho accompagnata in discoteca o ad un paio di feste, e non è colpa mia se gli uomini preferiscono te a me"
"Vorresti davvero dirmi che si tratta di una questione di scarsa autostima?" Andy fruga all'interno della sua borsetta, prende una piccola scatolina rotonda che contiene della cipria e posiziona il coperchio con uno specchietto interno davanti al mio viso, mettendomi faccia a faccia con il mio stesso riflesso "veramente una persona come te può soffrire di scarsa autostima?".
No, non soffro affatto di simili complessi: so di essere una bella donna, so di attrarre gli uomini e so di possedere un bel corpo di cui mi prendo costantemente cura andando in palestra; ma quando hai un bel corpo e sei bella, bionda e con gli occhi azzurri, allora gli uomini non si sentono in dovere di scavare più a fondo e preferiscono soffermarsi molto più in superficie, alla bellezza esteriore.
La maggior parte di loro (o almeno, la maggior parte di quelli che io ho avuto la sfortuna d'incontrare) pensa che essere una bella bionda con un bel corpo significhi in automatico essere anche un'oca starnazzante senza cervello, da trattare alla stregua di un trofeo da sfoggiare per fare invidia agli amici... Almeno finché il gioco è divertente, o fino a quando non subentra un'altra oca starnazzante ancora più giovane, ancora più bella e magari questa volta sprovvista veramente di un cervello.
Quindi no, al contrario di quello che tante donne pensando, la bellezza esteriore non è affatto un pregio e non porta con sé alcun vantaggio, ma solo una lunga serie di pregiudizi.
"Non credo che questo sia il momento più adatto per iniziare una storia" insisto, scuotendo la testa, con la speranza che la mia amica capisca che il discorso è chiuso in modo definitivo, ma certe volte dimentico quanto Andy sia testarda e combattiva, soprattutto quando si mette in testa un'idea fissa, proprio come in questo caso, e non perde tempo per ripartire alla carica con un nuovo tentativo.
"Io non ho mai parlato di storia o relazione. Non ho mai detto che hai bisogno di buttarti a capofitto in una relazione seria, ho detto piuttosto che hai bisogno di rilassarti un po'... E lo puoi fare benissimo con l'avventura di una notte, nulla d'impegnativo"
"Ohh, certo!" esclamo, lasciandomi andare alla prima risata della giornata, perché continuo a non credere che Andy stia parlando seriamente "l'avventura di una notte! È vero, in quel caso non sarebbe nulla d'impegnativo... Peccato che hai dimenticato un piccolo particolare: per avere l'avventura di una notte avrei bisogno prima di tutto di trovare un uomo, e non posso di certo ordinarne uno come il sushi che a volte mi consegnano a domicilio"
"Ma se non fossi stata così impegnata a disperarti per il caso che tuo padre ti ha affidato, anziché concentrarti sull'enorme opportunità che ti è stata concessa, avresti notato che al bancone c'è un nuovo ragazzo che non ti toglie gli occhi di dosso da quando siamo entrate".
Andy fa un cenno con la testa ed io, senza dare troppo nell'occhio, mi volto verso il bancone e noto subito il ragazzo in questione proprio perché noi due siamo clienti abituali, conosciamo ormai le persone che lavorano qui dentro e la sua è una faccia nuova: è di bell'aspetto, non c'è alcun dubbio, ma nulla da lasciarmi senza fiato.
Quando mi giro verso la mia amica, la guardo scuotendo la testa.
"Non è male, ma... E quindi? Che cosa ti aspetti? Che vada da lui e che gli chieda se per questa sera è libero per darci dentro?"
"Io non userei queste parole, ma qualcosa di simile sì"
"Beh, te lo puoi scordare: non ho alcuna intenzione di andare al bancone e rendermi ridicola in un posto che frequento ogni giorno. Se facessi una cosa del genere, poi sarei costretta a cambiare caffetteria per la pausa pranzo"
"E proprio una persona come te si fa questo genere di problemi? Se anche dovesse andare male, cosa te ne frega? Ricorda: la vita è una sola, Vera, e non bisogna perdere nessuna occasione che ci si presenta... Ahh, ma guarda un po' che coincidenza!" Andy sorride compiaciuta perché per pura combinazione, o per mia enorme sfortuna, è proprio il nuovo ragazzo ad arrivare con le nostre ordinazioni; provo a fermarla, ma non c'è nulla da fare: ormai è un treno in corsa "lo sai che stavamo parlando proprio di te?"
"Andy..." dico a denti stretti, fulminandola con un'occhiataccia ed assestandole un calcio di avvertimento sotto il tavolo, mentre il ragazzo in questione le rivolge un'espressione perplessa; ovviamente, ancora non mi ascolta e continua dritta per la sua strada dopo che lui le chiede di ripetere quello che ha appena detto.
"Sì, hai capito proprio bene. Ascolta, la mia amica si è accorta che non le hai mai staccato gli occhi di dosso dal momento in cui siamo entrate e vorrebbe farti sapere, se tu sei troppo timido per fare il primo passo, che è completamente libera e disponibile ad uscire quando vuoi. Può farlo perfino questa sera stessa, sai?"
"Andy!" esclamo, per la seconda volta, assestandole un calcio più forte del precedente perché adesso sta davvero esagerando, e dopo averla zittita mi rivolgo direttamente al povero barista, che è rimasto senza parole e non ha ancora aperto bocca, in evidente imbarazzo "scusala. La mia amica non sa quello che sta dicendo. Le piace scherzare, ma purtroppo non riesce mai a capire quando è il caso di chiudere la bocca. Fingi di non aver sentito niente, per favore"
"Nessun problema, tranquilla" sono le uniche parole che escono dalla bocca del ragazzo prima che posi le nostre ordinazioni sopra il tavolo e si allontani di nuovo in direzione del bancone; non appena volta le spalle al nostro tavolo, rivolgo un'altra occhiataccia alla mia amica e ne ricevo in risposta una risentita per i due dolorosi calci che le ho assestato alla gamba sinistra.
"Che figura" mormoro, scuotendo la testa per l'ennesima volta "che figura hai fatto fare ad entrambe. Adesso, ogni volta che entreremo qui dentro e troveremo quel barista, ripenserà sempre a quello che gli hai detto"
"Come sei rigida ed impostata, Vera" commenta lei, sbuffando e massaggiandosi il polpaccio sinistro: il punto esatto in cui l'ho colpita nel vano tentativo di zittirla "con tutta la gente che lavora in questa caffetteria, figurati se durante le nostre pause pranzo troveremo sempre e solo lui! Dovresti seriamente riflettere sulle mie parole, sai? Guarda che la vita è davvero una sola e non possiamo permetterci il lusso di sprecare nessuna occasione che ci si presenta... Un giorno, magari, ce ne potremo pentire".
A fine giornata sono così stanca da rinunciare al mio consueto momento di relax al The Blue Lagoon per tornare direttamente nel piccolo appartamento in cui mi sono trasferita in corrispondenza dello stesso periodo in cui ho iniziato a lavorare nello Studio di mio padre.
Dopo aver salutato con alcune carezze la mia gatta siamese, Ceece, che mi dà il bentornata a casa strusciandosi contro le mie gambe e facendo le fusa, mi trascino in camera per indossare qualcosa di più comodo, come il pigiama, e poi mi lascio cadere sul divano in salotto; Ceece non perde un solo istante a raggiungermi sul divano, e mentre lei si acciambella sopra il mio stomaco, ne approfitto per dare una prima occhiata approfondita al fascicolo affidatomi da mio padre, riguardante il caso che al momento è sulla bocca di tutti.
Il Caso Sharapova.
Katarina Sharapova non avrebbe nulla di speciale se non fosse che è riuscita a cogliere al volo la grande occasione della sua vita quando essa si è presentata davanti ai suoi occhi: ha sposato un vecchio e facoltoso imprenditore russo, è rimasta vedova dopo pochi anni ed ha ereditato tutta la sua colossale ricchezza economica in quanto sua parente più prossima, passando dall'essere un' insignificante ragazza di provincia all'essere una personalità di spicco nel jet set europeo; dopo il suo primo matrimonio, si è risposata altre due volte prima d'incappare nel suo attuale marito e prossimo ex marito, un imprenditore americano.
Katarina appartiene a quella categoria di donne che cambiano un uomo con la stessa facilità con cui cambiano una borsetta od un paio di scarpe: puntano una vittima, la fanno capitolare, la spolpano per bene e quando poi non si divertono più, passano alla vittima successiva e nel frattempo si assicurano di succhiare via il più possibile alla precedente, fino a ridurla al lastrico.
Mentre sfoglio tutto il materiale già raccolto, preparandomi a quello che sarà il primo incontro faccia a faccia con la mia nuova cliente, non posso non soffermarmi a pensare all'intero caso uscendo dal punto di vista oggettivo che d'ora in avanti sarò costretta ad avere.
Personalmente, non nutro alcuna particolare simpatia nei confronti di questa categoria di donne di cui fa parte la mia nuova cliente e, anche se al momento la conosco solo per fama, so per certo che anche lei possiede un bell'armadio capiente bello zeppo di scheletri da tenere nascosti: i suoi precedenti matrimoni, come quest'ultimo, sono durati pochissimo tempo, quasi un battito di ciglia, e come ha fatto ogni volta a trovare subito un altro pollo pronto per essere spennato? È davvero possibile che abbia conosciuto tutti gli uomini della sua vita dopo aver firmato le carte di un divorzio?
No, certo che no, non è possibile. È molto più probabile che tutti i suoi polli da spennare siano passati dall'essere suoi amanti all'essere suoi mariti; dubito con tutta me stessa che anche solo uno dei suoi matrimoni non sia stato un menage a trois ad insaputa della povera vittima di turno.
Povera vittima fino ad un certo punto, ovviamente: perché se da un lato è vero che esistono donne che non si fanno alcuno scrupolo a mandare sul lastrico uomini per puro piacere personale, dall'altro è altrettanto vero che a quegli stessi uomini basta vedere una bella donna per non capire più niente e perdere completamente la testa; se il sesso maschile imparasse ad usare più spesso quello che ha in testa e non quello che ha tra le gambe, molti suoi rappresentanti non avrebbero mandato a frantumi la propria vita per una storia effimera.
Ad ogni modo, le donne come la mia nuova cliente non meriterebbero di essere difese e, come accade nella maggior parte dei casi, di vincere la causa di divorzio... Ma in casi come questo è lei ad avere più soldi, è lei ad avere la fetta di potere più grande, è lei ad essere il personaggio più di spicco e di conseguenza è sempre lei a condurre i giochi.
Viviamo in un mondo di squali in cui, ormai, non ha più importanza chi ha torto e chi ha ragione perché ciò che conta veramente è chi dispone di un benessere economico più alto e può permettersi tranquillamente, senza restare sveglio di notte perché non sa come arrivare a fine mese, il meglio che c'è sul mercato: è spietato da dire e difficile da riconoscere, ma è questa la verità nuda e cruda, tutto il resto non è altro che una serie di favole per bambini.
Ed alla fine, sotto un certo punto di vista, sono costretta a dare ragione alle parole che Andy mi ha detto in caffetteria: infondo, Katarina Sharapova non ha fatto altro che cogliere al volo un'occasione che le si è presentata in modo del tutto inaspettato e sta continuando a sfruttare al meglio i benefici ricavati da essa.
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