ATTO X - Venezia - Ritorno a casa
Venezia 1546, tenuta di Francesco Loredan, 08 settembre
Elena
La gondola scivolava sull'acqua del Canal Grande con insolita lentezza. Venezia non era molto cambiata da quando l'avevo lasciata, ormai quindici anni prima. I palazzi si erano fatti più ricchi, il commercio era diventato più ampio, ma, a parte questo niente di epocale era accaduto.
Il gondoliere, in piedi al suo posto, canticchiava una vecchia canzone che una volta avevo sentito, quando, poco più che bambina, ero fuggita dal palazzo del Doge e mi ero mescolata con la gente comune, fingendo di essere un'altra persona.
Avevo vissuto per tre giorni insieme ad una famiglia di sarti, finché le guardie di mio padre non mi avevano riconosciuta e riportata a palazzo.
Ero stata sgridata e picchiata, ma non mi era importato. Avevo fatto quello che ritenevo giusto.
Da quel giorno erano passati molti anni e potevo dire di essere molto diversa dalla ragazza sottomessa che aveva lasciato Venezia per diventare la sposa di Federico Eynard Liliun. Ero diversa, più adulta e consapevole.
Staccai per qualche minuto lo sguardo dall'acqua che scorreva sotto la gondola per osservare l'imponente figura del Palazzo del Doge che si stagliava contro il cielo quasi a voler sfidare Nostro Signore.
Chiusi gli occhi cercando di ricordare ogni dettaglio di quel palazzo che era stata la mia casa.
Le pareti erano riccamente decorate da dipinti dei grandi maestri che avevano lavorato per i dogi nel corso delle varie legislature.
Il palazzo rispecchiava alla perfezione l'anima della città lagunare legata all'oriente e alle altre potenze europee da forti legami commerciali che la rendevano uno dei maggiori stati italiani per quanto riguardava la ricchezza.
La particolarità del castello era che il corpo principale era sorretto da quelli che sembravano esili colonnati intarsiati che io avevo sempre trovato bellissimi.
Un borbottio scommesso mi distrasse dai miei pensieri.
Lorenzo De Bernardi, uno dei Cavalieri dell'Iris di origini veneziane, come me, era seduto alle mie spalle e aveva appena finito di dire qualcosa al gondoliere.
Lorenzo era un ragazzo di ventitré anni, alto, dalle spalle ampie, corti capelli color oro e gli occhi azzurri seri. Il capo del ragazzo era celato dall'ampio cappuccio cremisi del mantello.
Avrei di gran lunga preferito avere al mio fianco Davide, ma lui era partito per Costantinopoli tempo prima e non avevo la minima idea di quando fosse tornato, anche se messer Gregorio aveva promesso di farmelo sapere appena il mio cavaliere sarebbe rientrato a Firenze.
Ero giunta a Venezia perché vi erano delle faccende che avevo lasciato in sospeso ai tempi del mio matrimonio.
E ora ero tornata per portare a termine quello che avevo cominciato.
Per questo ero stata costretta ad abbandonare Ludovico e, al solo pensiero del mio amato figlio, due lacrime mi comparvero ai lati degli occhi.
Ero stata stupida oltre che egoista, avrei dovuto crescerlo io, avrei dovuto proteggerlo da Federico e invece lo avevo lasciato solo nel momento in cui aveva più bisogno di me.
Federico era un uomo terribile e non avrebbe mai accettato Ludovico per via del suo aspetto così fuori dal comune.
Sapeva essere crudele e senza pietà, soprattutto se avesse scoperto la verità sulle vere origini di mio figlio.
Poiché io consideravo Ludovico soltanto mio figlio, ed era così.
Avevo vegliato su di lui da lontano ed era stata una sofferenza, e avevo capito molte cose.
Messer Gregorio mi aveva avvertito che mi sarei pentita di questa mia scelta.
E, come al solito, aveva avuto ragione. Ancora mi chiedevo come facesse a sapere sempre cosa dire o fare.
Avevo fatto credere a tutti di essere morta e in un certo senso era così.
Elena Loredan Eynard Liliun era morta quel giorno di quindici anni fa. Ora esisteva un'altra persona.
Esisteva Clara De Frescobaldi, una nobile che proveniva da Ferrara. Negli anni messer Gregorio mi aveva insegnato a camuffarmi alla perfezione, tanto che era quasi impossibile riconoscermi.
Era bastata una parrucca bionda e un trucco particolare per rendere la mia pelle ancora più chiara del solito ed il gioco era fatto.
Nemmeno mio padre ci sarebbe riuscito.
Ero furiosa con lui, ma sapevo che non sarebbe servito a niente tentare di vendicarsi, perché niente mi avrebbe ridato la mia innocenza perduta a causa di Federico.
Non avevo mai perdonato mio padre per avermi, praticamente venduta agli Eynard Liliun.
-Madonna de Frescobaldi ci siamo. - dichiarò il gondoliere mentre faceva accostare l'imbarcazione ad un piccolo molo che dava direttamente sul canale.
Il palazzo di mio fratello Francesco era imponente con alte colonne ed una torretta.
Di guardia alla casa vi erano due guardie vestite di oro.
Potevo vedere il simbolo del leone di San Marco svettare dal tetto e sulla divisa degli uomini.
Lorenzo mi aiutò a scendere dalla gondola.
-Tenete e non dite che ci avete visto. - lo ammoní Lorenzo.
Il gondoliere annuì allontanandosi tra i flutti.
-Siete pronta madonna Elena? - domandò Lorenzo.
-Sí.
Ero pronta ad incontrare mio fratello.
Angolo Autrice : nuovo capitolo dedicato ad Elena, cosa ne pensate? 😉
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