ATTO VII- Feste - Rose rosse nei capelli

Firenze 1546, salone delle feste di Volta Stellata , 06 settembre

Ludovico

La sola idea di un'altra festa mi faceva venire mal di stomaco. Non capivo perché mio padre avesse voluto organizzare l'ennesimo ricevimento.

Non era passato molto tempo da quello precedente. L'unica nota positiva era che ci sarebbe stata anche Cecilia.

Mio padre non mi perdeva di vista nemmeno per un secondo, come se temesse che potessi combinare qualcosa di sbagliato.

Potevo dire che detestavo l'alta società di Firenze, ma ero obbligato a frequentare certa gente per il buon nome della mia famiglia.

Già, quel che restava del buon nome della mia famiglia.

La sala era piena di persone tutte abbigliate nei loro abiti migliori.

Mi domandavo come avesse fatto mio padre ad organizzare quel ricevimento, visto che non era mai in casa.

Individuai subito Cecilia. Era vicino al grande tavolo del buffet con in mano una coppa che doveva contenere del vino, che non doveva essere di suo gradimento visto che la fanciulla mandava continuamente occhiate strane alla coppa come a sperare di veder evaporare il suo contenuto.

Stava parlando con una donna più grande di lei.

Il mio sguardo si fermò insistente sulla figura di Cecilia.

Quel giorno indossava un vestito molto ampio color panna, le maniche a sbuffo si stringevano mano a mano che scendevano sul braccio affusolato.

I lunghissimi capelli castani erano legati in una treccia, tra i cui ciuffi si intrecciavano delle rose rosse che la rendevano ancora più bella. 

Al collo portava un medaglione molto grande con al centro un rubino che brillava alla luce del sole che stava tramontando.

Sembrava nervosa, forse per via dell'argomento della conversazione con la donna che aveva di fronte.

-Messer Federico.  Messer Ludovico sono felice di vedervi. - Madonna Amalia Bagnoli era comparsa dalla  grande porta d'ingresso facendomi salire un conato di vomito.

La donna era molto più grande di me, ma avevo imparato a notare gli sguardi che mi lanciava quando mio padre non guardava.

Ero certo che quella donna avesse una specie di ossessione per me, ogni volta che mi capitava di passarle accanto cercava sempre un modo per restare sola con me.

Per mia fortuna non gliene avevo mai dato occasione.

Mio padre sorrise sornione e io aprofittai di un attimo di distrazione dei due adulti per allontanarmi da loro e avvicinarmi a Cecilia.

-Buonasera, Messer Ludovico.- Mi salutò Cecilia appena le fui di fianco.

La donna che, fino a poco prima aveva parlato con la mia promessa sposa, mi guardò con aria interessata.

-Io sono Beatrice, Messer Ludovico, la sorella di Cecilia.

A quelle parole chinai la testa con deferenza.

-Piacere di conoscervi, madonna Beatrice.

Lei fece un mezzo sorriso per poi annunciare che avrebbe raggiunto suo marito che l'attendeva poco lontano.

Quando fummo soli Cecilia si  lasciò sfuggire un sospiro di sollievo.

-State bene? - chiesi un po' preoccupato.

-Certo, però vorrei uscire di qui, almeno per qualche minuto.

-Allora venite con me.

Ci fecimo largo tra gli invitati fino a raggiungere una porta che dava sul giardino sul retro.

-Mi dispiace di avervi costretto a seguirvi, messer Ludovico. - Dichiarò Cecilia avvicinandosi ad un cespuglio di rose selvatiche.

-Non mi avete costretto a fare niente, madonna.- risposi appoggiandomi contro la parete della casa.

Il suo sguardo era concentrato sulle rose.

-Erano i fiori preferiti di mia madre. - Affermai avvicinandomi.

-Sono veramente bellissime.

-Mai quanto voi. - le parole mi uscirono dalla bocca senza che avessi il potere di fermarle.

Cecilia si voltò verso di me con aria stupita.

Divenni rosso come i miei capelli e abbassai lo sguardo.

Non dovevo dare voce a quello che stavo pensando.

-Perdonatemi.

-Perchè mi chiedete perdono?

-Perchè non è galante fare complimenti così espliciti ad una dama.

Cecilia sorrise appena e ci trovammo con i visi a poca distanza l'uno dall'altro.

-Da voi apprezzo questo e altro. - dichiarò Cecilia a voce talmente bassa che feci fatica a sentirla.

L'aria tra noi vibrava di una certa elettricità, sentivo il cuore battere all'impazzata.

Era la prima volta che mi trovavo così vicino a Cecilia.

Riuscivo ad osservare ogni dettaglio del suo viso.

L'ovale perfetto, i lunghi capelli tenuti legati, i grandi occhi color cioccolato che mi fissavano timidi e luminosi, le labbra carnose rivolte all'insù a formare un sorriso sincero.

Appoggiai le mie labbra sulle sue.

Non ero riuscito a resistere, avrei dovuto aspettare, ma il mio autocontrollo era andato in tilt.

Lei divenne rossa e cercò di distaccarsi all'inizio per poi arrendersi mentre la stringevo a me.

Fu un bacio casto e puro, niente di più ma era bastato ad avvicinarci, forse troppo.

Quando mi staccai  Cecilia mi guardò rossa in viso.

-Messer Ludovico...

-Vi prego, chiamatemi solo Ludovico.

-Allora per voi sarò semplicemente Cecilia e vi prego smettiamola di darci del  voi.

A quelle parole sorrisi sollevato. Speravo proprio che mi chiedesse questo.

L'etichetta imponeva che ci desse sempre del voi, soprattutto prima del matrimonio, ma era una regola che non riuscivo a capire.

Come si faceva a conoscere la propria promessa sposa se non si poteva nemmeno andare oltre alla fredda cortesia?

In quel momento Cecilia mi abbracciò forte.

Mi trovai spiazzato da quel gesto.

Tuttavia non me la sentii di allontanarla.

-Cecilia, cos'hai?- le chiesi alzandole il viso per guardarla negli occhi.

-Se te lo dico, giurami che mi guarderai con gli stessi occhi con i quali mi guardi ora.

Non sapevo cosa volesse dire ma annuii serio.

-Scosta la spalla del mio vestito.

La guardai leggermente scandalizzato.

-Non posso Cecilia, non qui.

-Vi è un posto dove né tuo padre né il mio possono vederci?

Ci pensai e annuii.

-Sì, vieni con me.

La presi per mano e ci inoltrammo nel giardino fino ad una piccola struttura che fungeva come rifugio per mio padre e molte delle sue amanti.

Chiusi la porta alle mie spalle e mi voltai verso Cecilia.

-Adesso nessuno ci può scoprire.

Lei si avvicinò e ripetè la richiesta di poco prima.

Titubante come non mai scostai la spalla del vestito e quello che notai sotto mi fece infuriare.

Un grosso livido viola copriva la spalla destra della fanciulla, non sapevo a cosa fosse dovuto.

-Chi ti ha fatto questo?

-L'amante di mio padre.

-Come si è permessa? - Chiesi infuriato.

-È il suo modo per farmi capire di stare al mio posto. Mio padre mi accusa di aver ucciso mia madre durante il parto. E poi sono una femmina, Ludovico, per mio padre le femmine sono una maledizione.

Quelle parole mi ricordarono il mio di genitore.

-Anche tu subisci l'ira di tuo padre.

Lei mi guardò mordendosi un labbro.

-Sì.

Mi avvicinai e mi inginocchiai ai suoi piedi prendendole le mani tra le mie.

-Davanti a te e a Dio giuro che mai e poi mai alzerò un dito su di te. Non ti colpirò mai!- Ero serio.

-Ludovico...

-No, Cecilia, nessuno ha il diritto di farti del male. Né tuo padre né io che sarò tuo marito. A discapito di quello che pensano tutti tu sei una persona non un oggetto. Hai pensieri e sentimenti.

Lei rimase spiazzata, ma si inginocchiò a suo volta abbracciandomi.

-Davanti a te e a Dio giuro che mai e poi mai ti darò modo di dubitare di me.

Sorrisi stringendola a mia volta.

Ed ero convinto che quei voti segreti sarebbero stati la colla per renderci alleati in una guerra che solo insieme potevamo vincere.

Angolo autrice: Bentornati messeri e madonne al cospetto di messer Ludovico e madonna Cecilia :) cosa ne pensate di questo capitolo? :)

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